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Tag: amore (Page 4 of 6)

Abbandono: in aMore vince chi fugge? [Domande perBeni]

Il senso di abbandono di Penelope69

“Gentile Beni, da qualche mese l’amore della mia vita mi ha lasciato.
Lo vedo sempre in giro con una vecchia signora.
In amore vince chi fugge, ma mi manca.
Dammi un consiglio”
Penelope69

In aMORE vince chi abbandona?

Antonio P. Beni risponde

Gentile Penelope69,
comprendo, dalle tue parole, che l’amore per questo uomo è ancora forte, intenso e persistente.
Come quando mastichi una gomma alla menta e subito dopo bevi di un fiato una bibita fredda e gassata.
Oppure come quando un brufolo spunta nella zona calda del tuo sedere.

In amore vince chi fugge, ma se il tuo uomo è scappato per una vecchia signora, tra l’altro lentamente, forse devi porti una domanda diversa.

“Posso continuare a ghiacciarmi il cervello per uno che mi abbandona per una vecchia?”

Io non ho nulla contro le vecchie.
Sono anche iscritto all’associazione “Anziani? Perchè no? Finalità diverse per gente che prende la pensione sulle nostre spalle…”
Ho la tessera numero 3, sono tra i più anziani.

Se vuoi riconquistare il tuo uomo devi battere la vecchia signora.
Come?
Prova  a seguire i miei 3 consigli:

  1. Fatti trovare sul cofano della sua auto nuda con un fiocco rosa che copre la tua parte più intima e quando lo incontri dici, usando l’accento emiliano “Scarta il tuo regalo, questo non è riciclato, nè usato sicuro… tutta roba fresca”
  2. Compra dieci gattini e lasciali vicino alla sua porta, appena spunta fuori la vecchia signora scatta una foto, poi pubblicala su Faccebook scrivendo: La vecchia cerca una micia nuova …
  3. Incrocia il tuo ex per caso accompagnata da un bel uomo alto, capace non solo con la testa, che si muova bene e che magari sia più giovane.
    Un ventiduenne dovrebbe essere l’ideale.

Se poi non dovessi riconquistarlo, preferendo la triste vita con la vecchia signora, potrai sempre spassartela con il bel giovane bevendo latte, o Milk per dirla in inglese …

Chi è Antonio P. Beni, esperto in aMORE

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    Antonio P. Beni, esperto in aMORE (con la “a” minuscola)

    «Domande perBeni»

    Conosco Antonio P. Beni dal primo cambio di pannolini: è mio cugino.
    E’ un tipo silenzioso, non ama apparire in prima serata e, come tutti gli scrittori, preferisce il libro alla televisione.

    Nonostante la sua giovane età, la Vita (con la «V» maiuscola) l’ha triturato nello sbattitore dei destini tormentati ed oggi è un uomo migliore.

    Dopo innumerevoli tentativi, finalmente Antonio P. Beni esce dal tunnel ed accetta di tornare in sella: curerà la rubrica «Domande perBeni».

    Una rara immagine di Antonio P. Beni, esperto in aMORE (con la "a" minuscola)

    Esperto in aMore, (con la «a» minuscola)

    Il giovane scrittore risponderà alle e-mail inviate dai Lettori sul tema dellì’aMORE, quello con la «a» minuscola.

    L’aMORE degli sconfitti, l’aMORE di chi è abbandonato, l’aMORE di colui che cerca di capire ma non comprende e necessita dell’aiuto di «chi le ha viste tutte».

    Il sentimento che muove il mondo da sempre, il mistero dell’Umanità raccontato dalle vostre domande e svelato dalle argute – a volte inspiegabili – risposte del Beni.

    Chi è Antonio P. Beni

    (dal suo blog ufficiale)

    Antonio P Beni nasce improvvisamente più di  quarant’anni fa nel centro del mediterraneo.

    Di lui conosciamo solo la sua biografia estratta, grazie al sapiente uso del laser, da un pool di esperti di chimica del gelato.

    Ricco di famiglia, con i suoi dieci fratelli e quindici sorelle fonda il partito «genitori: fatevi una pizza».

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    La sua prima opera: «Le cose degli Altri»

    Dieci anni fa a Roma trovammo una copia clandestina della sua prima raccolta di racconti «Di Beni in meglio» ma come per le statue del Modigliani, molti pensarono che fosse un falso.
    Altri che fosse un falsario.

    Ad ogni modo, questi racconti descrivono chiaramente il carattere di Beni, ma non le caratteristiche psicosomatiche.

    Alcuni anni fa un certo Umberto diede Eco al primo romanzo di Beni «Le cose degli altri».
    Grazie a questa critica molti giornali parlarono dell’avvento del nuovo Messia e in terza pagina anche di Beni.

    Oggi Beni , dopo un letargo di soli dieci mesi in una tomba etrusca, torna su faCCebook per fissare un punto preciso nella storia della letteratura mondiale.

    Quale che sia speriamo di trovarlo presto
    Almeno prima che la pubblicità termini …

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      Il peso della farfalla, di Erri De Luca (recensione)

      Erri De Luca, l’amore per la montagna

      Il peso della farfalla conferma la passione di Erri De Luca per la montagna.
      L’avventura ad alta quota scivola via lentamente: l’azione è minima, il racconto molto introspettivo per descrivere i pensieri di un vecchio bracconiere stanco ed il re dei camosci, esemplare unico, rispettato dal branco e giunto ormai al tramonto del suo regno.

      Odori, profumi, panorami: il vero protagonista del breve romanzo resta comunque la montagna e le sue mille atmosfere magiche.

      Fino all’inesorabile incontro scandito delle ultime, drammatiche righe.
      Il finale amaro, atteso, scontato lascia comunque una riflessione per il Lettore: l’uomo e la Natura potranno mai convivere?

      Recensione di "Il peso della farfallla", di Erri De Luca

      Perché (non) leggerlo

      Erri De Luca è un autore che sto scoprendo negli ultimi tempi, l’ammetto.
      Apprezzo il dibattito sui temi ambientali e le riflessioni che scaturiscono dai suoi romanzi.
      Non impazzisco per il ritmo a volte troppo lento: si susseguono le pagine ma la trama resta ferma.

      Continuerò a leggere i suoi romanzi.
      Erri De Luca, personaggio profondo.
      Da approfondire.

       

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      Higuain il traditore: ecco come Napoli ti accoglierà

      2 aprile 2017, stadio San Paolo

      L’opportunista argentino sale le scale che, dalle viscere delle stadio, portano sull’erba del San Paolo.

      I calciatori napoletani toccano e baciano le foto di San Gennaro affisse lungo le pareti azzurre, pochi metri separano il silenzio della concentrazione pre-partita dal boato dei sessantamila.

      Il Ciuccio carico, pronto ad affrontare il match dell’anno.
      La zebra asettica, abituata, fredda.

      Gonzalo Higuain tradisce Napoli: è pronta l'accoglienza choc per il Pipita

      Higuain ed il coro dei sessantamila

      Il Pipita – oramai juventino convinto da milioni di falsi motivi – è irrequieto.
      E’ pronto a ricevere i consueti fischi ed insulti riservati a chi «tradisce la maglia».

      L’argentino ingrato entra nello stadio che fu il suo tempio.
      Gli occhi di mezzo mondo sono tutti per lui: come reagiranno i tifosi rinnegati?

      Dalle curve e poi dall’intero stadio, all’unisono si alza il coro:
      “HI-GUA-IN HI-GUA-IN HI-GUA-IN”.

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      L’ultimo minuto d’amore

      E’ lo stesso urlo riservato al Campione quando indossava i colori partenopei, dopo un gol mentre lo speaker del San Paolo inneggiava alla prodezza del Pipita e l’atmosfera era incandescente.

      Un grido potente, appassionato, sincero, ferito.

      Il coro d’amore dura un minuto.

      Sessanta secondi di pura emozione, il canto di dolore di un popolo ingannato ed abbandonato dal leader argentino.

      Un minuto d’amore, l’ultimo.

      Dopo i sessanta secondi – non un istante in più – sul Pipita il traditore cala il sipario.
      Perchè l’indifferenza è la migliore arma per dimenticare il meschino voltabandiera.

      Il traditore è alle spalle.
      Andiamo avanti, come sempre.


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      L’amore non è mai una cosa semplice, di Anna Premoli (recensione)

      Target: adolescenti ed universitari

      Dopo la prima pagina di lettura incredula, la domanda è sorta spontanea: che ci fa sul mio Kindle, «L’amore non è mai una cosa semplice» storia di passione e scelte difficili di una giovane universitaria confusa?

      Con uno sforzo pari allo spostamento del massiccio armadio della nonna, termino il capitolo e svelo l’arcano: il lui è un informatico, io sono un informatico 🙂

      Superato lo sconforto iniziale, procedo tra le solite ovvietà sui nerd e la prevedibilità della trama con i ruoli (piatti) dei protagonisti e nessun sussulto nel racconto.

      Forse è il sottoscritto avanti con l’età e non apprezza i sogni di una giovane universitaria?

      Può essere.

      Dunque – esausto per la fatica dell’armadio della nonna – digito le ultime battute buoniste: libro consigliato ad un pubblico adolescenziale o universitario.

       

      Non è contemporaneo (nonostante facebook)

      Non amo criticare un autore – seppure giovane come la nostra Anna Premoli – ma, per rispetto dei Lettori, devo pubblicare l’amara recensione.

      Un libro, per definirsi contemporaneo, non basta mescolare le amicizie via facebook, la forza dei social network, la privacy violata di un profilo, Bitcoin – la moneta virtuale – ed i soliti comportamenti chiusi del genio informatico ed i mille tentativi di conquista dell’universitaria aperta col sorriso a trentadue denti!

      A tutto c’è un limite.

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      Ovvietà (chiedo venia ad Anna Premoli)

      La trama?
      I personaggi?
      I dialoghi?

      Trovate sul dizionario dei sinonimi «ovvietà» ed otterrete la lista dei termini che descrivono – ahimè – «L’amore non è mai una cosa semplice».

      Sconsolato, cancello l’ebook dal Kindle e passo alla successiva lettura.
      Di «L’amore non è mai una cosa semplice» non vi è più traccia 🙁

      L'amore non è mai una cosa semplice, di Anna Premoli - recensione

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      Donatori di sangue: I want you!

      Lucia, l’incontro tre volte l’anno

      Lucia non conosce il mio nome.
      Ma io conosco lei.
      L’incontro tre volte l’anno: gentile, accogliente professionale.

      Lucia è un’infermiera del centro trasfusionale dell’ospedale Pascale di Napoli.
      Assiste noi donatori di sangue col sorriso, intrattiene, chiacchiera, rassicura.
      E ringrazia ogni singola persona che,  dopo dieci minuti – tanto dura l’intera operazione! – lascia il centro con l’orgoglio di chi compie una nobile azione.

      Anche io ringrazio perché vado via con una certezza: donare il sangue mi rende un cittadino migliore.

      Donatori di sangue: come sentirsi un cittadino migliore

      L’appello per i non donatori di sangue

      Cercasi adulto (uomo o donna che sia), dotato della giusta dose di umanità, in buona salute, con una vita normale senza comportamenti a rischio, disposto a concedere dieci minuti della propria giornata per compiere un gesto generoso.

      Offresi atmosfera serena e cordiale, la consulenza di medici esperti, competenti e professionali, una check-up completo (controllo della pressione, cuore, analisi del sangue …).
      Segue una colazione tra amici, un giorno di ferie retribuito dal lavoro.

      Guadagno sicuro: la riconoscenza infinita di tutte quelle persone che necessitano di trasfusioni di sangue.


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      La modella perfetta

      Alla ricerca dello scatto perfetto

      La mia nuova modella renderebbe felice qualsiasi fotografo, esperto e non.
      E la fortuna, oggi, bacia il sottoscritto.

      Immobile, per intere ore, in posa naturale attende lo scatto perfetto.
      Nessuna protesta.
      Mai un movimento brusco.
      Una professionista della posizione, anche la più scomoda.

      Ferma, disinteressata, paziente, libera.

      Una modella impassibile

      La modella non mostra particolari ritrosie: si concede con la medesima indifferenza – quasi non avvertisse la presenza dello smartphone puntato sul naso (ma ce l’ha un naso?) – sia da un centimetro che da lontano.

      Calma, osserva il sottoscritto, quasi sdegnata per gli scatti che le concedo.

      La sua impassibilità mi infastidisce.
      Convinto della mia arte, cerco approvazione.
      Invece, la musa ispiratrice, snobba il mondo che la circonda ed in particolare il sottoscritto.

      Si limita ad avanzare lentamente verso chissà quale meta.
      «Non capisci nulla di foto» le sbatto in faccia l’amara verità, vendetta tipica di chi ama senza essere corrisposto.

      Licenzio la lumachina e vado via offeso.

      La lumachina, la modella perfetta


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      Lo chiamavano Jeeg Robot, film d’amore e di speranza

      Jeeg Robot ci ricorda l’amara verità

      Una branco di iene affamato sogna il salto di qualità: da squallida banda della degradata periferia romana a boss della malavita nazionale.

      L’inaudita violenza sbalordisce lo spettatore impreparato al Pulp fiction di borgata ma ha un indiscutibile merito: ci sbatte in faccia – casomai girassimo la faccia per non vedere – l’amara verità.

      Intere fette della società vivono prive di qualsiasi valore etico ed aspirano a soldi, denaro, successo con ogni mezzo (illecito).
      Lo Stato impotente osserva: droga, camorra, prostituzione, delitti efferati (uccidere un amico colpendolo col cellulare perché sbaglia l’acquisto «lo volevo nero, questo è bianco!»), conquistare il potere criminale dimostrando di essere il Capo con una lucida follia criminale.
      Ad ogni costo.

      Perchè vedere Lo chiamavano Jeeg Robot, film d'amore e di speranza

      Jeeg Robot, film d’amore

      Lo chiamavano Jeeg Robot è un film d’amore.
      Nonostante il fango del Tevere, l’imbarbarimento dei personaggi, l’assenza di qualsiasi indizio di umanità nei protagonisti, il marcio non trionfa.

      Perché la scintilla dell’amore può nascere anche nell’angolo più remoto dell’inferno metropolitano.

      Un abbraccio tramuta gli sporchi destini di Enzo ed Alessia – lui caduto nel fiume romano inquinato dai fusti atomici acquista i superpoteri, lei cresciuta tra violenze e degrado si rifugia in un mondo di fantasia e crede in Jeeg Robot il Salvatore.

      Un film raccontato come un fumetto dark, ogni fotogramma una denuncia per capire fin dove può sprofondare l’animo umano.
      E risorgere.

      corri ragazzo laggiù
      vola tra lampi di blu
      corri in aiuto di tutta la gente
      dell’umanità


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      «L’acustica perfetta», di Daria Bignardi (recensione)

      Daria Bignardi, scrittrice coinvolgente

      La brava Bignardi scava nella coscienza di Arno.
      Lei, donna, descrive magnificamente lo stato d’animo di un uomo costretto a guardarsi dentro.

      Con uno stile avvincente, L’acustica perfetta procede verso il finale inatteso che lascia al Lettore una sensazione di sbalordimento.

      Un libro profondo, mai banale.
      Una trama apparentemente leggera che, dopo aver digerito, risale per presentarsi con tutta la sua amarezza.

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      La trama

      Può la fuga improvvisa della persona amata innescare un processo di crescita?
      Succede ad Arno, felicemente sposato con Sara.
      Tre figli, un lavoro – la musica, la sua passione – ed una vita appagante.
      Almeno a lui così appare.

      Invece, un mattino, il risveglio crudele: Sara scompare e lascia solo un biglietto …
      Arno non si arrende, inizierà una lunga ricerca che lo porterà indietro nel tempo per conoscere aspetti ignoti della donna che ama.
      Forse il presente non è così perfetto come appare ai suoi occhi?

      Daria Bignardi, autrice del bel libro «L'acustica perfetta»

      Perché leggerlo

      Come un sasso nello stagno, L’acustica perfetta costringe il Lettore – come Arno, il protagonista – a riflettere.

      E’ giusto mettere in discussione scelte cementate dall’amore – o presunto tale?
      Ha senso ragionare, con gli occhi di oggi, sulle azioni passate?
      Essere sempre presenti per l’amata moglie e gli adorati figli, basta per definirsi un buon marito ed un papà modello?

      Domande difficili con riposte che potrebbero sconvolgere l’esistenza di chiunque.

      La Bignardi sembra ricordarci che l’amore ha mille sfumature.
      Nessuna scontata.

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      Se l’amore è al muro [FOTO]

      La dedica

      A volte mi domando
      se vivrei lo stesso senza te …
      se ti saprei dimenticare ..!
      Ti amo.
      (13.11.10)

      Lo sfogo d’amore

      Immagino l’autore (per galanteria definito un lui) della sofferta dedica.
      Il cuore infranto e la mano tremante mentre impugna lo spray colorato.
      Sul viso addolorato scivola una lacrima di nostalgia.

      L’innamorato triste guarda la parete candida.
      Un quesito gli dilania la mente: dove sei amore mio?

      La domanda è a un vicolo cieco: abbandonato, desidera buttar fuori il dolore, esprimere la disperazione con le dovute parole.
      Pagherebbe oro pur di liberarsi dall’angoscia che attanaglia lo stomaco.

      Tra amore ed odio il confine è labile

      E’ un attimo.
      Una scintilla d’odio brilla negli occhi del Romeo tradito.
      E’ noto sin dai tempi di Adamo ed Eva: il confine tra passione e disprezzo è labile.

      Il giovane inspira l’aria fresca di una serata di metà novembre.
      Senza esitazione, scrive, scrive, scrive.
      Andare avanti è possibile, anche senza te.
      La vita è unica, bisogna reagire alle avversità!

      La lavagna pubblica appaga la fame di giustizia del Leopardi in erba.
      Il mondo intero deve sapere: io ti amavo, perché sei fuggita?
      Ti dimenticherò mai?

      La denuncia liberatoria è pubblicata.
      Per un attimo il dolore si attenua addolcito dal potere dello sfogo.

      L’innamorato corre via soddisfatto.
      Il muro imbrattato resta.

      Se l'amore è sgrammaticato

      Le tartarughe tornano sempre, di Enzo G. Napolillo (recensione)

      Lampedusa, l’amore tra Salvatore e Giulia

      Se ami il mare e desideri leggere una storia che intrecci il dramma dei migranti con l’amore, sei nel libro giusto.

      Perché Lampedusa può essere una prigione per chi ci nasce e la terra promessa per chi sogna una vita diversa da guerra e violenza.
      Dipende dal destino quale prospettiva ti regala.

      Salvatore è nato e vive nella piccola isola siciliana.
      Giulia trascorre ogni estate nella casa dei genitori, nativi di Lampedusa ed emigrati a Milano per inseguire lavoro e successo.

      Tra loro l’amore, le vacanze troppo brevi, il distacco, la distanza, sentimenti difficili da vivere, l’attesa per la prossima estate, lettere rosa con promesse infinite.

      Le tartarughe tornano sempre, di Enzo G. Napolillo

      L’assuefazione al dramma dei migranti

      Una mattina in spiaggia, la visione di un barcone stracolmo di uomini, donne e bambini – persone diamine! –  in balia delle onde segnerà la vita dei due giovani.

      Quell’immagine al quale il mondo intero ben presto si assueferà, sconvolge le coscienze di Salvatore e Giulia unendo le loro anime con un filo invisibile.
      Per sempre.

      Perché leggere il romanzo di Enzo G. Napolillo

      Le tartarughe tornano sempre di Enzo G. Napolillo è fresco come un tuffo nel mare blu di Lampedusa.
      Attuale, ci ricorda che i migranti sono persone e come tali meritano la nostra attenzione.
      Persone, non dati statistici o “casi” da risolvere.

      Un romanzo ed una denuncia raccontata attraverso gli occhi di due personaggi che ricorderemo nel tempo, Giulia e Salvatore.

      Perché leggere «Le tartarughe tornano sempre»?
      Perché emoziona.

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      Obsidian (Lux Vol. 1) – la recensione

      La saga dei Luxiani in sei volumi

      Non amo le saghe ma l’epopea dei Luxiani fa eccezione.

      Jennifer L. Armentrout costruisce un mondo avvincente nel quale gli alieni (i luxiani appunto) vivono tra noi, con le nostre sembianze – anzi, risultano molto più affascinante e prestanti – ma celati dietro un’esistenza segreta.

      Il Governo, infatti, li costringe isolati in una piccola cittadina americana.
      Oltre a subire il controllo dei militari, i Luxiani devono difendersi dagli attacchi di spietati alieni pronti a sterminare la razza.

       

      Obsidian, il primo volume

      In Obsidian (Lux Vol. 1) Daemon (l’affascinante alieno) conosce la nuova vicina di casa, Katy, trasferitesi da poco nell’anonimo (all’apparenza) paesino sede della comunità dei Luxiani.

      Tra odio ed amore, i due ragazzi «costretti» a frequentarsi, affronteranno la calma quotidianità tra i banchi di scuola e le mille emozionanti battaglie notturne nei boschi limitrofi.

      Pagina dopo pagina, emergeranno verità inconfessabili, antiche paure e speranze future.
      Perché i sentimenti sono i medesimi nell’intero Universo …

      Obsidian vol1,  di Jennifer  L. Armentrout

      Prima il prequel o il volume uno?

      Obsidian (Lux Vol. 1) riprende le medesime dinamiche del prequel, Shadows (Lux Vol. 0).

      Se sei un Lettore che ama stupirsi durante la narrazione (a costo di non comprendere appieno la storia) consiglio di partire dal volume uno (e poi il prequel).

      Al contrario, se preferisci una lettura più lineare ma meno sorprendente, leggi il prequel e poi il volume uno: in questo caso, comprenderai ogni riga di Obsidian (Lux Vol. 1) ma con minor coinvolgimento emotivo.

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      Avvertenza per il Lettore incauto

      Confermo quanto già affermato per il prequel, Shadows (Lux Vol. 0)

      Scritto con uno stile semplice e discorsivo, nonostante si parli di ragazzi, la trama risulta avvincente e adatta per lettori di tutte le età.
      Un’unica avvertenza: iniziata la prima pagina, la dipendenza immediatamente prenderà il sopravvento e si farà fatica a smettere.

      L’esperienza insegna e mi son fatto furbo.
      Giunto all’ultima riga dell’ultima pagina, Jennifer Armentrout non mi ha fregato.
      Stavolta sono pronto: ho già acquistato il volume due 🙂

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