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Tag: amore (Page 6 of 6)

L’infinito (in uno scatto)

Per il Matematico, l’infinito è una quantità incommensurabili.
Per un bimbo, il cielo è infinito.
Per un giovane, la sua forza è infinita.
Per due innamorati, l’amore è infinito.
Per il credente, il suo Dio è infinito.
In Natura, l’evoluzione della vita è infinita.

Il mio infinito

Ho catturato il mio concetto di infinito in questo scatto (Baia Domitia, 11 maggio 2014)

L'infinito

I colori della montagna

La montagna, i pro e contro

«Ma che ci faccio su questo pizzo di montagna?» è il solito quesito che mi pongo quando trascorro un weekend a mille metri sopra il livello di casa mia.

La breve vacanza a Campo di Giove – un piccolo centro nel parco nazionale della Majella – nel ponte della Liberazione conferma i miei dubbi da turista metropolitano.

Se affermassi di detestare la montagna mentirei.
Sicuramente non mi entusiasmano le vette, la neve, l’isolamento ed il meteo incontrollato tipico delle alte quote.

Vanno bene gli spazi infiniti, l’aria fresca e pulita, le passeggiate nei boschi, i picnic vicino al lago, le oasi protette, l’avvistamento di uccelli, camosci, cavalli e volpi, riposarsi all’ombra di un vecchio faggio, osservare un insetto posarsi su un fiore, seguire il letto di un fiume fino alla cascata.

Amo, poi, i mille colori della natura.

I mille colori della montagna

La galleria fotografica

Dunque, io e la montagna – elementi maturi frutti della secolare evoluzione della specie – abbiamo raggiunto il giusto compromesso: non ci amiamo, non ci odiamo bensì ci rispettiamo.

Questo rapporto civile e formale permette di vivere una relazione soddisfacente per entrambi con brevi vacanze a quote sopportabili in periodi tranquilli (immagino i puritani della vera montagna storcere il naso difronte ai i 1.064 metri  del piccolo paese in provincia de L’Aquila).

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Senza esitazione e forte dell’impegno comune, in quest’ultimo weekend abruzzese mi sono dedicato alla fotografia.

Ho provato ad immortalare le atmosfere magiche del bosco ed i silenzi di questi luoghi, il verde e l’azzurro predominante che, in pochi minuti, fanno spazio al grigio di minacciosi nuvoloni carichi di pioggia.

A voi il frutto del nostro patto segreto.


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Caro SpiderCiccio, avrei voluto …

SpiderCiccio: Francesco Caputo

L’unico desiderio era aiutare il mio amico Andrea nel suo nobile intento: pubblicizzare la maratona 2014 «Walk of Life di Napoli» organizzata da Telethon dedicata al ricordo del piccolo Francesco Caputo.

Andrea conosce SpiderCiccio e frequenta la famiglia Caputo.
Io, invece, ho appreso questa storia attraverso i post, le foto ed i video presenti sul web e dedicati alla forza di questo bimbo, al coraggio dei suoi genitori, alle emozioni ed al dramma che racchiude una vicenda così delicata.

La maratona di Telethon dedicata a Francesco Caputo, SpiderCiccio

Avrei voluto …

Avrei voluto guardare il video Il bambino più forte del mondo ma dopo pochi fotogrammi ho chiuso la pagina YouTube.

Avrei voluto leggere tutte le testimonianze pubblicate sulla pagina facebook La storia di Francesco ma dopo due righe della lettera di un amico del papà mi sono fermato.

Avrei voluto intervistare Andrea ed attraverso le sue parole ricordare il piccolo SpiderCiccio per spronare le Lettrici ed i Lettori a partecipare alla maratona del 4 maggio per sostenere Telethon.

Avrei voluto porre domande per descrivere la voglia di vivere di SpiderCiccio affinchè sia di esempio per chi è costretto a combattere ogni istante della sua vita contro un male invisbile.

Avrei voluto sottolineare l’importanza di investire nella ricerca scientifica, l’unica strada possibile per annientare – in un futuro non troppo lontano – queste inspiegabili ingiustizie.

Ma poi ho visto il volto di Ciccio, ascoltato la sua voce, osservato la tenerezza ed il coraggio d’animo della mamma … emozioni troppo grandi ed intime da affrontare per me, un perfetto sconosciuto esterno all’immenso dolore che ha colpito queste persone.
D’altronde, chi sono io per porre domande sul piccolo Francesco?
Ho il diritto di parlare dell’amore di una coppia per il loro bimbo?
Sono cosciente di ciò che chiedo e della profondità di sentimenti presenti in questa terribile e commovente storia?

Scusatemi ma non credo di essere all’altezza.
Io, oltre queste parole (sincere e sentite) scritte di getto, non riesco ad elaborare nulla di più.

La vera trasgressione è l’amore

Trasgredire con amore

Quando si tocca l’argomento “amore”, si finisce per impantanarsi nei luoghi comuni o nella psicologia spicciola.
E’ uno di quegli argomenti sui quali si può dire tutto ed il contrario di tutto, senza giungere a nessuna vera conclusione.
Ognuno di noi può raccontare una delusione o un torto subito in amore, un fallimento o un amore mai dimenticato.
Ma una ricetta universale non esiste.
Questa è l’unica certezza che abbiamo.

La fine della certezza dei ruoli

Al tempo dei nostri nonni c’era la certezza dei ruoli: tutti sapevano esattamente quali comportamenti aspettarsi da un uomo e quali da una donna; il femminismo ci ha aiutato ad interrogarci a lungo su quello che vuole una donna.

Freud ci ha messo del suo, ma cosa vuole un uomo no, non saprei dirlo.
Ecco, ti pare di avere proprio tutto: la vita che volevi, il lavoro, e poi la casa, il conto in banca, e la famiglia, i figli e forse perfino l’amore.

La vera trasgressione: l'amore ai giorni nostri,

La trasgressione e l’amore

Poi un bel giorno vieni a sapere di una certa Lula o Maurizia che si prende “cura” del tuo uomo. E all’epicentro del terremoto che fa crollare la tua vita perfetta, un maestoso fallo con cui non c’è possibilità di gara!

Madre, santa e pu….a, il trans è un uomo che racconta ad un uomo come deve essere una donna: sempre disponibile, insaziabile, esperta, esile o morbida ma forte, attivo-passiva, attaccata, sensibile, comprensiva, paziente ascoltatrice e fine psicologa.

Ma spesso i consumatori di tali prestazioni sono uomini che hanno essi stessi bisogno di una terapia a sostegno delle carenze della propria personalità, in una società in cui l’allusione erotica si annida ovunque, divenendo oggetto di una forsennata mercificazione e spettacolarizzazione.

Infatti in tutto questo l’amore cosa c’entra?
Niente, proprio niente, direi.

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Gli uomini innamorati e la crisi di coppia

Gli uomini innamorati sono disposti a tutto: fanno qualunque follia pur di avere la donna dei propri sogni, la passione li acceca e diventano off-limits per qualunque altra donna.

Ma dura lo spazio necessario per consumare la passione, finché la fiamma si spegne.

La cosa più difficile che ti possa capitare oggi è di avere una relazione esclusiva: relazioni complicate, amanti, incontri clandestini, ménage à trois consenzienti, sono tutto ciò che si riesce a rimediare se si cerca una relazione.

Non c’è una, dico una persona che conosco che si dichiari soddisfatta del proprio rapporto di coppia; ma soprattutto, se indaghi, viene fuori che quella relazione apparentemente felice, in realtà si basa sulla finzione, sulla convenienza e sull’opportunismo.

Il mio osservatorio, certo limitato alla mia cerchia di conoscenze, mi offre uno sguardo d’insieme desolante dei rapporti uomo-donna, dove osservi che si è fortunati se durano 2-3 anni.
Dopodiché diventano altro …

E allora ecco che entra in gioco la trasgressione che di per se non è negativa.
In molti casi ha una valenza se non positiva, fisiologica e naturale come parte del comportamento evolutivo di un individuo.

E quindi, in un universo maschile/femminile in cui la normalità è condividere più partners contemporaneamente e mollarsi al primo intoppo, io vedrei la vera trasgressione in un weekend romantico con cenetta a lume di candela e passeggiata mano nella mano, come preludio ad una storia d’amore in cui si condivida la vita quotidiana con un unico partner con il quale realizzare un progetto di vita comune, con onestà reciproca e sincerità.

Per riscoprire le emozioni che ci fanno sentire vivi perché, come si dice nel film “L’ultimo bacio” di G. Muccino, “la normalità è la vera rivoluzione”.


PS: purtroppo (per me) questo post non l’ho scritto io ma una lettrice che ringrazio ed invito a proporre altri argomenti
Mario


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Come calcolare l’indice di Teledipendenza domestica

Il numero di televisioni è significativo

Mi piace osservare le case degli altri.
L’arredamento moderno o antico, i colori scelti per le pareti (uniformi oppure a tinta diverse), il tipo di pavimento, la dicotomica scelta tra vasca e doccia, il gusto per i dettagli e l’ottimizzazione degli spazi.

E infine, l’attenzione ricade sull’ultima significativa informazione statistica: quante televisioni sono presenti?

Come calcolare la teledipendenza domestica

Secondo una mia personalissima indagine, il numero di apparecchi televisivi misura l’atmosfera familiare.
Per capire la teledipendenza domestica eseguo un semplice algoritmo: calcolo il rapporto tra il numero di televisori ed il numero di inquilini presenti in casa.

L'indice della teledipendenza

Alta teledipendenza? Famiglia disunita

Per semplificare il ragionamento, è utile fornire alcuni esempi limite.
Pensiamo ad un nucleo composto da quattro persone con un solo televisore: l’indice della teledipendenza è basso (1/4 = 0,25).
Invece, una coppia che vive in un appartamento con cucina, piccolo salotto, studio e camera da letto con un apparecchio televisivo in ogni stanza ha un rapporto pari a 2 (4/2 = 2).

Maggiore è  il valore della teledipendenza e più alto sarà il grado di distrazione generale provocato dalle immagini e dai suoni che scorrono sul piccolo schermo in ogni angolo dell’alloggio, minore sarà il dialogo tra gli inquilini ed il tempo da dedicare ad altre attività (lettura, ascolto della radio, modellismo, gioco …) e – con molta probabilità – il nucleo si dividerà per guardare un programma diverso con conseguente isolamento.

Con un solo televisore in casa, invece, se l’apparecchio è acceso il gruppo sarà coeso (quasi sempre, insieme sul divano del salotto) favorendo il confronto, la condivisione di opinioni, l’unità.

La TV in camera da letto: da evitare!

La statistica prevede un ulteriore coefficiente peggiorativo per coloro che hanno posizionato il televisore anche in camera da letto.

A costoro auguro la rottura irrimediabile del telecomando: solo un incidente così violento potrà ridurre il loro «mostruoso» indice di teledipendenza.


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1+1=3

Le domande di sempre

I quesiti esistenziali posti dall’Uomo sono i medesimi nei secoli.

Chi siamo?
Dove andiamo?
Siamo soli nell’Universo?
E’ nato prima l’uovo o la gallina?
Ed il gallo cosa ne pensa?

A tali dubbi, nessuno può fornire una risposta certa ed ognuno si comporta secondo coscienza: l’illuso è convinto di controllare tutte le variabili dell’esistenza, lo scienziato sogna di scoprire la formula del Bing Bang, il religioso crede fermamente nel suo Dio, l’ignorante si reputa il primo della classe.

L’assenza del modello Matematico

Il sottoscritto, di fronte all’ignoto, segue la somma lezione del vecchio saggio: la Vita non è regolata da nessuna Legge Matematica.

Se osserviamo con attenzione la realtà, possiamo affermare senza esitazione: l’esistenza è un teorema non dimostrabile.

E’ impossibile formulare validi ragionamenti per spiegare la follia umana, i piccoli e grandi drammi del Pianeta non rispondono a nessun modello scientifico, la Vita non è un’equazione (oppure se lo è, è un’equazione impossibile).

Dietro l’angolo e nel lato opposto del globo, in questo preciso momento si sta consumando un’ingiustizia.

I «mostri» rendono i destini degli uomini una corsa ad ostacoli e le soluzioni sono toppe, l’errore non è mai nullo.
La geometria e la fisica – teoricamente impeccabili – difronte alla volgare quotidianità presentano macro difetti incolmabili.

1+1=3 l'equazione impossibile

L’equazione impossibile

L”unica immagine forte per riflettere sulla iniquità che colpisce ogni essere umano, la sola rappresentazione algebrica della inesattezza della Vita, l’icona dell’uguaglianza impossibile 1+1=3 è il tenero abbraccio tra un uomo ed una donna, il sigillo per la futura nascita del frutto del loro amore.


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Matteo Cocco e Enrico Drilli

Il coccodrillo, l’evoluzione della specie

E’ il più giovane coccodrillo della palude ed è affamato, è un predatore pericoloso, accecato dal potere avanza con lo sguardo basso e la coda minacciosa pronto ad azzannare chiunque incroci il suo sguardo.

La conservazione della specie impone la sopravvivenza del più forte, è la legge che vige dai tempi dell’Homo Habilis (il nonno dell’Homo erectus) e deve essere rispettata. 

L’evoluzione obbliga il sacrificio dell’essere debole, l’anello malato della catena è eliminato anche se è un essere della propria specie.

Questione di prospettive.

Isolato, ti estingui

Il coccodrillo abbandonato dal branco ora è solo.

Eppure, fino a ieri era il leader: riconosciuto da tutti come il salvatore della giungla, sostituiva il vecchio giaguaro incapace di garantire i giusti equilibri per l’intero ecosistema. 

Il suo potere è durato dieci mesi, tutte le energie spese per placare i malumori ed evitare sommosse.
Parole di cui il vorace branco si è presto stancato.

D’altronde le regole del gioco sono chiare ed i partecipanti le accettano senza ribellarsi, da sempre è così e l’ex leader è conscio: se sei solo, sei morto.

Non gli resta che scappare e lasciare il trono al giovane sostituto, il nuovo e feroce imperatore della palude promette la svolta.

Ma io – nonostante i «mostri» – credo nell’Amore e se penso a due coccodrilli immagino Cocco e Drilli.

coccoEdrilli

Enrico e Matteo, Ccoco e Drilli

Sono certo che, come i due personaggi della canzone dello Zecchino d’Oro, i due coccodrilli – oggi nemici – per ritrovare l’amore necessitano solo di affrontare un perfido cacciatore che minacci il regno, qualcuno pronto ad imprigionarli e a detronizzare l’Imperatore e l’intera corte.

Possiamo solo augurarci che, in caso di ritrovato feeling, consumino la loro storia in Marocco, proprio come Cocco e Drilli.


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Sesso facile (v.m. 21 anni)

Bloccato a Stoccolma

Capodanno, una forte nevicata ti impedisce il rientro a casa.
Sei a Stoccolma per lavoro, bloccato in aeroporto attendi il prossimo volo per l’Italia.
Vai al bar per ristorarti, sono quasi le dieci di sera ed affranto sorseggi l’ultimo cocktail.

Cravatta larga, giacca stropicciata, barba sfatta: sei l’icona della stanchezza.
Desideri solo tornare nella tua dolce dimora, buttarti nel letto e risvegliarti due giorni dopo.

Un «bip» sinistro ti risveglia dal coma, lo smartphone è più scarico di te e ti abbandona senza pietà.
Ora sei fuori dal mondo, isolato dalla realtà, disconnesso da ogni network relazionale.

L’incontro

«Italiano?» chiede la sensuale ragazza seduta su un lungo sgabello alla tua sinistra.
E’ una hostess, giovane, scandinava, sensuale di una bellezza dirompente.
Occhi di ghiaccio, una cascata di capelli biondi, ricorda Brigitte Nielsen nell’altezza e Pamela Anderson nelle forme.

Una dea racchiusa in una elegante divisa blu.

La sua voce è una scossa elettrica per la tua schiena piegata, colto da cotanto splendore hai la forza di farfugliare: «sì» e restare immobile per i successivi due minuti incantato dalla visione nordica. La bionda ti sprona: «amo gli italiani, mi divertono … come dite voi? BUNGA BUNGA?» dichiara con la sua ingenua voce straniera.

Una lampadina si accende nel tuo cervello fino ad un minuto prima spento: «ci sta!» .
Non ti chiedi nemmeno perché una divinità femminile di tale calibro ti presti attenzione inorgoglito dal tuo fascino di latin lover mediterraneo.

«Il mio collega dire che tutti aerei fermi fino a domani mattina. Vieni da me? Ceniamo cinese e guardiamo televisione» ammicca l’Anita Ekberg moderna.
Con la bava alla bocca, puoi solo accettare.

Sesso facile a Stoccolma?

Il drink

Paghi il taxi e, dopo un breve viaggio, arrivate in un appartamento di un anonimo condominio di Stoccolma.

Entrate, la piccola alcova è confortevole.
Ti accomodi nel living e con la mente già sogni una notte da film erotico.
Maledici di aver lasciato l’albergo in mattinata senza esserti fatto la doccia pur di rubarti l’accappatoio.

«Vado a mettermi a mio agio, ti ho preparato un drink bevi tutto in un sorso» comanda l’hostess mentre sfugge via e ti strizza l’occhio.
Obbediente come un cagnolino col suo padrone, butti giù l’intero bicchiere di vodka …

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L’incredulità

Ti risvegli in piena notte, sei gelato e non ricordi nulla.
Ti guardi intorno, sei fuori l’aeroporto di Stoccolma senza bagagli, portafogli e nemmeno lo smartphone scarico.

Solo, chiuso nella tua giacca, comprendi che sei stato ignobilmente derubato (si sono presi anche l’accappatoio dell’albergo).

Un biglietto ti riporta alla dura realtà: «idiota, non parlare con nessuno di me altrimenti pubblico le tue foto su faCCebook e ti rovino. Comunque, oltre a puzzare, sei pure un pezzente».

Sesso facile

Ecco cosa succede a chi crede, senza il giusto senso critico, a tutte le fandonie che ci raccontano.

E, in fin dei conti, è lo stesso discorso vale anche per te, amico Lettore: sei giunto fino a questa pagina (magari in segreto per non farti scorgere dal tuo fedele partner oppure nascosto dietro il monitor dell’ufficio) solo perché nel titolo del post hai trovato la parola sesso.

Sei caduto in una truffa virtuale, hai seguito il link senza porti troppe domande sperando in una storia torbida ed in una foto osè di una donnina svedese svestita.

Se non vuoi finir sbattuto su faCCebook e deriso dall’intera comunità, condividi questo post.

Non è un ricatto e nemmeno una truffa bensì una lezione: impara a tenere sotto controllo il «mostro» che vive dentro di te altrimenti, prima o poi, pagherai un conto ben più salato.


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Il perdono di Berlusconi

Berlusconi, la pugnalata di Alfano …

Sono deluso: in questo mondo colmo di cattiveria speravo che almeno l’amicizia resistesse come un ultimo, robusto baluardo. Invece anche questo sano principio è crollato.

L’ultima dimostrazione?
La violenta pugnalata sferrata da Angelino Alfano al buon Silvio Berlusconi.

Lui, sempre circondato dai compagni d’infanzia (da Fedele Confalonieri ad Adriano Galliani), uomo esageratamente generoso (con le estranee come con le abituali frequentatrici della sua dimora), talmente buono da apparire credulone agli occhi dei magistrati, il Salvatore disinteressato della politica italiana viene tradito da chi gli è più vicino nel momento di massima debolezza.

Con la ferita alla schiena ancora sanguinante per il colpo mollato dal vicepremier, mentre il povero Cavaliere tenta faticosamente di rialzarsi, segue il fendente mortale di Renato Schifani.

Berlusconi: il perdono è dei forti

… ed l tradimento di Schifani

Anche il Presidente del Senato lo rinnega senza nessuna pietà cancellando in un attimo l’eterna riconoscenza verso colui che l’ha cresciuto e difeso sotto l’ala protettrice del potere.

L’inganno appare ancora più grave poiché ideato a mente fredda, proprio in casa dell’illuso Berlusconi intento a difendersi dagli attacchi dei nemici di sempre (almeno questo fronte è chiaro) sotto la minaccia eloquente di divenire il prossimo ospite delle patrie galere.

Chi ha assistito al tradimento, però, racconta di un gesto al limite della follia umana.

Il Cavaliere – nella sua infinita e celestiale nobiltà d’animo – ancora sofferente per le due coltellate, guarda in faccia i suoi assassini politici e – col solito sorriso a trentadue denti – pronuncia poche, semplici parole già entrate nella storia: «vi scagiono perché la colpa non è vostra bensì dei magistrati comunisti. io vi perdono!».

Se questa leggenda verrà confermata, alle prossime elezioni, oltre al doveroso appoggio della Santa Sede ed il voto del partito dell’amore, Berlusconi avrà anche il mio devoto sostegno (morale).


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L’Amore è … un trancio di pizza ed un gianduiotto?

L’Amore con la “A” maiuscola

Non tocca certo a me descrivere l’Amore, quello con la “A” maiuscola intendo.
Per comprendere questo sentimento inspiegabile, si possono consultare i versi dei sommi Poeti oppure – per chi ama i peccati di gola  – gli aforismi dei Baci Perugina.

D’altronde, è noto pure ai sassi: in questo blog mi occupo di «mostri» e nessuno pretende che in un post (breve per rispetto del Lettore) sbrogli una matassa complicata in cerca di una soluzione da duemila anni e passa!

Posso, però, aggiungere all’enciclopedia esistente sull’argomento una nuova, insignificante osservazione: il vero Amore si evince (anche) in cucina.

L'ingordigia amorosa è pur sempre amore

L’amore in cucina

Il teorema è presto spiegato con due semplici esempi.

Mangio la pizza con la tecnica del Sistema eliocentrico: il centro della Pizza è l’ultimo, prelibato boccone da gustare ed intorno al quale gira la degustazione di tutte le altre fette.

Ebbene, giunti al fatidico morso finale – quel piccolo, morbido e succulento trancio rettangolare ricco di mozzarella e pomodoro –  guardo negli occhi la mia dolce metà ed amorevolmente le  chiedo (preoccupato, l’ammetto): «mica lo vuoi?».

E lei garbatamente rifiuta conscia del sacrificio affettuoso a cui mi sono (volontariamente) esposto.

Il sano egoismo

Un piccolo dolce dopocena è obbligatorio: rafforza lo spirito, gratifica l’animo e rende i «mostri» quotidiani meno orribili.

Dallo scatolo estraggo l’ultimo, gustoso gianduiotto.
Osservo con ingordigia il piccolo dessert a forma di barca rovesciata avvolto in una leggera carta dorata per la delizia delle mie papille gustative e poi la vista si sposta sul mio pargoletto: padrone del divano, col telecomando ben stretto tra le mani, ride mentre guarda in TV le avventure di Tom e Jerry.

Offro l’ultimo cioccolatino al marmocchio: senza distogliere lo sguardo dallo schermo, inghiottisce il pasticcino con un sol boccone.
«Me ne dai un altro papà?» chiede l’ignaro.
«Sono finiti, era l’ultimo» rispondo e divertito penso all’ingenuo e sano egoismo dei bambini.

Non è forse vero che l’Amore si manifesta anche attraverso la rinuncia volontaria, consapevole e gioiosa all’ingordigia culinaria (e non)?


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La risposta è tra la gente (comune)

Voci di popolo

Le voci della strada descrivono meglio di un telegiornale la realtà odierna.
Basta passeggiare per la città per carpire il mondo di oggi, gli stati d’animo delle persone comuni e le mode del momento.

Cammino, incrocio l’altro e negli istanti di intersezione delle nostre vite ascolto frammenti di discorsi, particelle di sfoghi, briciole di esistenze.

Poi il tizio a passo veloce svanisce tra la folla subito sostituito da un altro anonimo individuo.
Nuove parole urlate al vento, frasi incomplete per disegnare parti del mondo che vivono dietro ogni essere umano.

Bisogna però prestare la giusta attenzione.

Voci di popolo: perché la risposta è tra la gente (comune)

Lasciarsi su facebook

Tra il fiume di pendolari mattutini che scorre nei tunnel del metrò, capto lo sfogo di una giovane ragazza: «mi sono appena lasciata e difatti su facebook ho messo nessuna relazione» urla al cellulare mentre tenta di aprire un varco tra la ressa della stazione.

La generazione social vive mischiando realtà virtuale e vita privata: il confine è ormai depennato e probabilmente il suo ex (eterno) amore scoprirà di essere tornato single perché non è più tra gli “amici” di lei.

I politici sono tutti ladri

Il battito di un occhio ed afferro il più gettonato tra i luoghi comuni: «Berlusconi si trova bene in Parlamento perché sono tutti ladri!» sentenzia un tale mentre corre verso la biglietteria con un altro sconosciuto che annuisce pacchiano.

Giunge il sospirato treno, in breve la mandria dei pendolari riempe le carrozze-bestiame.
Compressi come sardine, per restare in equilibrio non è necessario nemmeno mantenersi alle maniglie: la schiena dell’uno appoggiata a quella dell’altro a formare un unico, voluminoso corpo compatto autogestito.

Dal fondo si alza una protesta: «il biglietto aumenta ma il servizio fa sempre schifo» sentenzia un uomo in vena di polemiche.
A parlare è uno dei pochi fortunati che viaggia seduto.

Non tutti i frammenti captati sono esempi di buon senso.


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La montagna, un amore non corrisposto

La leggenda di Renato Caccioppoli

All’Università Federico II circolava una leggenda su Renato Caccioppoli, il matematico napoletano riferimento per ogni studente con aspirazioni da genio.

L’allora professore di Analisi, tra il serio ed il faceto, nell’ultima lezione di fine corso e prima delle imminenti temute verifiche, ad un’aula di matricole sognanti (ed io sedevo tra quei banchi) raccontò un divertente aneddoto sull’irascibilità del mitico accademico: «durante una seduta di esami, Caccioppoli infastidito dall’ignoranza della studentessa, boccia la giovane allieva per l’ennesima volta e con modi bruschi l’invita ad abbandonare gli studi. La ragazza umiliata si difende con passione: “professore, ma io amo la Matematica!” ribatte convinta.

E lui: “il suo è un amore non corrisposto” sentenzia con disprezzo».

Quando il sentimento non è corrisposto

Non sapremo mai se questa storia corrisponde al vero ma sintetizza al meglio le difficoltà con le quali un innamorato deve scontrarsi se i sentimenti non sono reciproci.

E’ la stessa sensazione che ho provato io quest’estate in montagna.

La montagna, un amore non corrisposto

Non basta la buona volontà

Io ce l’ho messa tutta: mi son fatto crescere la barba stile Reinhold Messner, armato di bastone ho passeggiato lungo i sentieri tortuosi salutando chiunque incontrassi, ho bevuto acqua gelida che zampillava direttamente dalle fonti pure, ho mangiato carne di cinghiale, salami e formaggi di ogni genere, ho bevuto grappa nelle baite isolate in compagnia di vecchi pastori, ho piantato la bandiera su vette selvagge mentre impazzava il temporale, ho avvistato camosci e attraversato gole profonde ascoltando il vento, ho cercato i segreti dei boschi nella fitta e lussureggiante vegetazione, ho corso sotto la pioggia per carpire l’equilibrio trasmesso dalla natura, ho respirato profondamente per inalare energia nuova … ma nulla, la scintilla non è scattata.

E così, nonostante tutto il mio impegno, l’amore non è sbocciato: la montagna resta un ambiente ostile, un luogo che mi respinge.

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Scatti dalla montagna

Ora non mi resta che allegare l’album dei ricordi del mio viaggio tra Campo di Giove, Pescocostanzo e Palena: dopo sette giorni di lotte intestine tra passione e razionalità, scendo a valle.

Addio monti dell’Abruzzo, torno a zero metri sul livello del mare.

 


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