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Tag: arte (Page 2 of 4)

Francolise e Valogno: due storie speciali da conoscere [VIDEO]

Fracolise e Valogno, esempi di coraggio

Francolise e Valogno sono due granelli di sabbia sulla cartina della Campania.
Ma, le due micro-realtà in provincia di Caserta, raccontano storie speciali.

Che vale la pena conoscere.

Perché questi piccoli centri, grazie alla determinazione di alcune persone, rappresentano un importante baluardo contro il degrado.

A Francolise, il Gruppo Archeologico Falerno-Caleno, richiede alle autorità competenti l’affidamento della villa romana di San Rocco.

Il Gruppo Archeologico Falerno Caleno, conduce una intensa attività di valorizzazione e fruizione della villa romana in località San Rocco (Francolise)

A Valogno, il prof. Giovanni Casale fa rinascere il borgo dimenticato tramite l’arte.

Il sottoscritto, alla villa romanda di Francolise, cerca i migliori punti per le riprese

Se ragionassimo al contrario?

Per comprendere l’importanza dei volontari di Francolise e del vulcanico professore di Valogno, ragiono al contrario: se non fossero intervenuti, questi due luoghi, oggi, cosa sarebbero?

L’incuria e l’indifferenza avrebbero mangiato i resti della magnifica villa romana di Francolise.
Il borgo di Valogno sarebbe disabitato e prossimo a divenire un paese fantasma.

Invece, con l’azione diretta di queste donne e uomini, a Francolise è possibile visitare gli importati scavi romani, a Valogno passeggiare per il borgo in compagnia degli ottantanove abitanti, osservare i quarantacinque murales che ornano il paese, partecipare al pranzo condiviso organizzato dalla signora Dora – la moglie del professore Giovanni.

I murales di Valogno

Francolise e Valogno, l’arte contro il degrado

L’arte contro il degrado, Francolise e Valogno confermano l’idea vincente: la cultura e l’esempio diretto sono le migliori armi per fermare il degrado (morale e non).

Il sottoscritto registra in tre minuti di videoclip l’entusiasmo dei volontari di Francolise e gli ideali del professore di Valogno.

Grazie a BeTime, l’Università del tempo libero, sono felice di aver scoperto due angoli nascosti della nostra Campania dove, i soliti «mostri», stavolta, sono stati respinti.

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Il video


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«Fotografo per catturare le emozioni», Luigi Borrone e la ricerca dell’attimo perfetto [INTERVISTA]

Luigi Borrone, fotografo per passione

Stavolta tocca a Luigi Borrone, fotografo per passione.

Perché l’ispirazione è il terzo occhio del fotografo – professionista o semplice appassionato che sia – e Luigi possiede la scintilla.

Luigi, definisci l’ispirazione.

L’ispirazione non esiste, o meglio, non è un qualcosa di tangibile che si può avere a comando: viene quando vuole e se ne va quando vuole, soprattutto senza mai avvisare.
Può rivelarsi come uno stato di entusiasmo, un impulso improvviso di eccitazione che fa scattare la creazione dell’opera, nel nostro caso fa scattare la fotocamera e riesce a fermare l’attimo per incastonarlo nell’immagine.

Luigi Borrone, il fotografo che ferma il tempo

«Cerco quell’attimo perfetto»

D: Luigi, nei tuoi scatti, immortali angoli nascosti di Napoli e della zona flegrea da un punto di vista originale, il tuo.
Catturi l’istante in una foto.
Da dove nasce quel momento unico che ti obbliga a fermare il tempo e catturare l’emozione?
R: Ho sempre voluto fotografare, anche da piccolo.
Mi piaceva molto e mi piace tutt’ora avere la testimonianza di ciò che vedo e, attraverso la foto, ricordo le emozioni che ho provato in quel momento.
Mi diverto moltissimo a ricercare l’attimo perfetto da fotografare, catturare il momento in cui io e i miei amici ridiamo oppure catturare un pezzo della città che amo per portarlo sempre con me.

Uno scatto denso di ispirazione di Luigi Borrone

«Dopo gli attentati di Parigi, la mia foto di successo»

D: L’ispirazione si può allenare oppure è un dono naturale?
R: Capire e carpire l’attimo in cui scattare è uno stato d’animo che risiede dentro il fotografo e, per ritrovare gli stimoli giusti, occorre sempre esercizio costante, mettersi continuamente in relazione con questo fantomatico attimo.
E fermarlo.
Per regalarlo all’eternità attraverso lo scatto.

D: Luigi, ricordi la tua prima foto di successo?
Lo scatto che ha sancito la voglia di condividere le tue pubblicazioni?
R: La foto dopo gli attentati a Parigi.
Pensai quanti amici e concittadini erano per lavoro e quante persone lasciavano la propria città per trovare fortuna altrove.
Invece, per un gesto folle, hanno trovato la morte.
Per essergli vicino, presi i due simboli delle città e scattai una foto.
La mia città, Pozzuoli, e quella dove i miei concittadini avevano trovato il terrore, Parigi con la torre Effeil.
Con grande sorpresa, la ritrovai twittata dal sindaco di Pozzuoli.
E su Facebbok con oltre 3000 like.

Luigi Borrone, i canali social 

D: Luigi, prima di chiudere, condivido una riflessione di Paola – nostra comune amica: chi scrive (nel tuo caso, chi fotografa) lo fa per se stesso o per gli altri?
R: Cito il grande Daniel Pennac:

Ho fatto delle foto.
Ho fotografato invece di parlare.
Ho fotografato per non dimenticare.
Per non smettere di guardare.

Poi, per me, come già ti dissi, vale sempre il concetto: la foto è l’unico strumento per fermare il tempo.

Luigi Borrone è su facebook, twitter e instagram

A Luigi il mio sincero ringraziamento per l’interessante intervista che ci ha rilasciato.
Per chi volesse seguirlo, segnalo la fanpage ufficiale Luigi Borrone – Fotografo Per Passione, il profilo twitter ed i canale Instagram.


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Real sito di Carditello, tra bellezza ed abbandono. Con segnali positivi [VIDEO]

Al Real sito di Carditello con Be Time

«Questo luogo dovrebbe essere visitato da migliaia di turisti ed invece …» è l’amara riflessione che scaturisce mentre osservo, dal piccolo schermo della mia Handycamla bellezza ferita del real sito di Carditello 

Sono con Be Time, l’Università del tempo libero, alla scoperta di luoghi d’arte, tra cultura e divertimento.
Oggi siamo tra le campagne di Casal di Principe e la mitica Capua, in quella che fu la riserva di caccia di Carlo di Borbone.

Al sottoscritto il compito di catturare la giornata in un video di tre minuti.

Stanca, rassegnata, innocente, invasata 
Nuda, svergognata, tradita, condannata 
Ma è la mia città 
Sporca, avvelenata, incivile, incendiata 
Sempre affollata, devota, ammutinata 

Al real sito di Carditello con Be Time

I volontari dell’associazione “Agenda 21”

Sui resti di un affresco del 1700 noto una volgare incisione, due iniziali di uno dei tanti «mostri» che, nel tempo, ha violentato questo sito meraviglioso.
Due incisioni, come quelle sigle degli innamorati sui tronchi degli alberi.

Resto sbigottito.

Il real sito di Carditello, nel corso degli anni, ha subito furti e razzie.
Ciò che resta oggi, testimonia la magnificenza di questo luogo.

Grazie ai volontari dell’associazione Agenda 21 Carditello e Regi Lagni, da qualche anno è possibile visitare parte del monumento.

E’ un inizio, il cambio del trend, la speranza.

Ma domani chi lo sa 
Vedrai che cambierà 
Magari sarà vero 
Ma non cambierà mai niente 
Se ci credo solo io 

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«La mia città», di Edoardo Bennato

Mentre registro ho ben chiara la colonna sonora: le immagini del real sito di Carditello scorreranno accompagnate dalle parole di Edoardo Bennato.

Perchè questo luogo ben rappresenta il paradosso nostrano: ciò che potrebbe essere ma non è.

Il real sito di Carditello sembra stare lì per ricordare a tutti noi l’eterno dilemma
italiano, un paese ricco d’arte che disprezza l’arte, incapace di tutelare i propri tesori, in balia della burocrazia malata e del disinteresse generale, depredato dai delinquenti comuni e dalla criminalità organizzata.

Però. il real sito di Carditello, ci dimostra pure che una realtà diversa è possibile.
Se ci crediamo tutti.


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«L’immaginazione? E’ un viaggio nel tempo», Luciano Esposito, scrittore di nuovi mondi [INTERVISTA]

L’ispirazione secondo Luciano Esposito

Scavo ancora nei meandri della fantasia.
Nella mente dello scrittore, dove nasce la scintilla.

Per carpire quel momento magico nel quale un pensiero diviene un’idea felice.

L’ispirazione: da dove nasce? L’ispirazione: chi la possiede?

L’ispirazione nasce dal sentimento, quindi ce l’abbiamo tutti, dobbiamo solo imparare a riconoscerla e a sprigionarla per darle voce.
In un qualsiasi momento puoi vedere, ascoltare, pensare, qualcosa che ti fa dire: Sì, questa è un’idea!
A quel punto devi subito annotarla da qualche parte per catturarla (io di solito uso il blocco note dello smartphone), perché le idee sono evanescenti e se non le afferri al volo sfumano via come nebbia al sole.
Mi piace pensare che l’ispirazione rappresenti un viaggio nel tempo, nel senso che ciascun pensiero illuminante è figlio di tutto ciò che si è vissuto fino a quel momento, di qualcosa che è venuta prima e sta diventando presente; è quindi un processo creativo che può portarti avanti, nel futuro, in un posto in cui bisognerebbe cercare di restare il più a lungo possibile.

La parola a Luciano Esposito, autore di Abbi fortuna e dormi, per comprendere dove e come sia nato il suo primo libro.

Per conoscere colui che è dotato della scintilla.

«L'ispirazione? E' un viaggio nel tempo» (Luciano Esposito, autore di "Abbi fortuna e dormi"

Abbi fortuna e dormi, il primo libro di Luciano Esposito

D: Quel giorno alla Ubik di Napoli, io c’ero.
Era evidente la tua emozione nel presentare al pubblico  Abbi fortuna e dormi, la tua prima opera.
Oggi, a distanza di tempo, che ricordi hai di quel momento speciale?
R: Ho un meraviglioso ricordo, vivido e indelebile.
Venerdì 24 febbraio 2017, Ore 18:00.
Fino a quel momento non avevo mai presentato un libro e quello è stato il modo migliore per festeggiare il mio compleanno.
Per me un gran motivo di soddisfazione ritrovarmi tra le frizzanti parole del prof. Gerardo Salvadori, il profondo intervento dello scrittore Sergio Saggese, le emozionanti letture animate dal prof. Michele Farina e le magiche esecuzioni live con chitarra classica del Maestro Federico Quercia.
Ricordo ancora uno ad uno tutti i partecipanti, parenti e amici insieme a persone mai viste prima.
Grazie a tutti!

Ad esser sincero, all’inizio ero un po’ teso perché non avevamo steso alcun programma per la serata, a parte la scaletta delle letture di Michele.
Passati i primi momenti d’emozione, mi sono sciolto, le parole sono uscite fluide dalla mia bocca senza stare troppo a pensarle.
Fosse stato per me, avrei continuato per ore ed ore.

Colgo l’occasione per ringraziare ancora una volta la prof.ssa Ermelinda Federico (che ci guarda da lassù) che ha creduto in me fin dall’inizio, lo scrittore Nando Vitali per avermi sostenuto col suo meraviglioso modo di pensare, la Robin Edizioni che mi ha offerto la possibilità di pubblicare il mio romanzo e la libreria Ubik che ci ha ospitati.

Sento infine di ringraziare i miei genitori, che mi hanno sopportato e supportato durante le innumerevoli revisioni del testo.

D: Luciano, Abbi fortuna e dormi era da sempre nei meandri della tua mente.
Un giorno speciale hai trasformato l’ispirazione in trama.
Come è nata la scintilla del tuo primo libro?
R: Le scintille sono state varie.
La prima è stata l’idea centrale intorno a cui la trama si svolge, un sogno che avevo in testa da tempo, tra me e me non finivo mai di dirmi:
prima o poi dovrò scriverne.
La seconda scintilla è scoccata con la nascita di mia figlia.
Le lunghe attese in clinica prima del parto hanno alimentato la mia ispirazione.

Posso solo dire che il giorno della venuta al mondo della mia bambina è stato quel momento speciale che ha trasformato l’ispirazione in trama.

Abbi fortuna e dormi  è una storia incentrata sulla scintilla di un sentimento puro di vero amore da parte di un uomo nei confronti di due donne.
Non stiamo parlando di un volgare tradimento ma di
polifedeltà, termine (coniato da Sergio Saggese) che sintetizza perfettamente in una parola la trama del mio racconto.
Infine, a trasformare la trama in libro, ci ha pensato la scintilla della
Robin Edizioni.  

Abbi fortuna e dormi, il primo libro di Luciano Esposito

«La creatività massima nasce dai sogni»

D: Tu scrivi storie, crei racconti mai narrati fino ad oggi.
Storie nate dalla tua fantasia, l’intreccio dei pensieri irrazionali con emozioni ataviche.
Da dove nasce quel fulmine che trasforma una riflessione in una trama?
Quel momento magico che ti obbliga a buttar fuori e mettere nero su bianco le parole imprigionate nel tuo cervello?
R: Amo scrivere sia racconti brevi che scritti più lunghi.
Quasi sempre i primi sono ispirati a fatti realmente accaduti o piccole storie derivanti da esperienze vissute durante la vita di tutti i giorni.
In uno scritto breve riversi su carta, in poco tempo (qualche ora al massimo), una serie di emozioni, argomentazioni che logicamente organizzate possono suscitare una riflessione od un sorriso.
Diversamente, in un romanzo bisogna tener sotto controllo la storia, i personaggi, il modo di esprimersi, i tempi, in maniera tale che ogni parola sia giustificata e alla fine tutto abbia un senso.
Quando mi dedico ad uno scritto breve, ogni momento è buono: giorno, notte, in treno, all’Autogrill, al mare, in montagna.
Al contrario, ai romanzi mi ci dedico prevalentemente a casa, durante i week end.

D: Luciano, l’ispirazione nasce dal mondo che ti circonda?
Quale è il segreto per alimentare l’immaginazione?
R: L’immaginazione è una creatura che vive dentro la nostra anima, io la nutro con pochi ingredienti naturali: viaggi, libri e film.
A volte mi capita di trarre un’ispirazione inconscia dai sogni, sono loro a suggerirmi lo spunto per alcune stesure letterarie, lì raggiungo il mio picco massimo di creatività.
Dimenticavo la vita!
Tutte le esperienze vissute, belle o brutte che siano, alla fine diventano ricordi su cui si basano le fondamenta dell’immaginazione.

"Ogni momento + buono per scrivere", (Luciano Esposito)

I progetti futuri: il secondo, atteso libro

D: Luciano, ci hai già rilasciato una sincera ed interessante intervista nella quale abbiamo affrontato vari temi.
Parliamo, invece, del prossimo futuro: a quale opera stai lavorando?
Nuovi progetti?
R: Essendo architetto, ho diversi progetti in cantiere (risatina).
Riferendomi alla produzione letteraria, sono in procinto di ultimare il mio nuovo romanzo, completamente diverso dal precedente per genere, struttura e stile narrativo.
Questa volta ho affrontato uno dei temi più insidiosi e tenebrosi della riflessione umana: la morte.
Ho cercato di esorcizzarla a modo mio attraverso gli occhi di un vecchio impresario.
La storia si svolge in un remoto paesino di montagna.
Per il momento non aggiungo altro, posso solo dire che non mancheranno sorprese e un gran finale.

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«La scrittura è una necessità»

D: Luciano, prima di chiudere, condivido una riflessione di Paola: chi scrive lo fa per se stesso o per gli altri?
R: Anche se la scrittura è un modo per esternare al mondo qualcosa di noi, sono convinto che chi scrive lo fa per sé stesso.
Mettere alcune storie nero su bianco è, per me, una necessità.
Non c’entrano fama, soldi o ritorni d’immagine, è un semplice bisogno naturale, come mangiare, bere o respirare.
Una cosa che non ha nulla a che vedere con la razionalità, ma riguarda il cuore, l’istinto, la passione.
Scrivere, nel mio caso, ha anche un effetto rilassante perché mi permette di mettere da parte i pensieri pesanti e regalarmi alcune ore di pace e serenità.
Perchè creare con le parole significa inventare nuovi mondi, ed io, in quei mondi, mi ci perdo puntualmente …

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«L’ispirazione? E’ nascosta dentro ogni cosa», Maria Carmela Micciché, scrittrice [INTERVISTA]

L’ispirazione secondo Maria Carmela Miccichè

Cerco ancora la scintilla.
Desidero carpire quel momento magico nel quale un pensiero illumina la mente e diviene un’idea felice.

L’ispirazione: da dove nasce? L’ispirazione: chi la possiede?

Ogni essere vivente.
Il gatto che va a dormire in un posto impensabile, il pappagallino che corteggia la cocorita, Leonardo che disegnò la macchina per volare. L’ispirazione è futuro, è un’idea che ha il futuro dentro, per questo credo sia dentro ciascun essere vivente, pensa al tronco che rotolò e a quell’uomo che guardandolo pensò “e … se facessi una ruota?”: ispirazione geniale!

L’ispirazione si può allenare oppure è un dono naturale?

Visto che, secondo me, appartiene a ciascuno, è una componente dell’uomo ma se ci prendi confidenza puoi allenarla, per lo meno, si dovrebbe allenarla.
Il cuoco trae ispirazione dai sensi, la maestra dai suoi alunni, il venditore ambulante dai clienti, l’ispirazione è una specie di gioco che ti permette di trovare un sistema per raggiungere lo scopo, solo che a volte ci facciamo distrarre da altro e allora impostiamo, quantifichiamo, inquadriamo e l’ispirazione zittita da tanto rumore, tace.

La risposta è nella mente degli artisti, esseri speciali capaci di creare dal nulla, trasformare un pensiero illuminato in un’opera.

Gli artisti sono i più fortunati perché l’ispirazione è la vita stessa, l’artista non inventa nulla racconta la vita dal suo punto di vista, che scolpisca o dipinga, che fotografi o componga musica, racconta ciò che vede la sua anima, poi che diventi un’opera d’arte beh, quello chi può dirlo?

Maria Carmela Miccichè, nel suo laboratorio, scrive racconti e poesie, dunque crea con la forza dell’immaginazione storie fino ad oggi mai narrate.

Maria Carmela possiede il dono: è ispirata.

Maria Carmela Micciche, lautrice di Elena intrecciava fiori di sale
«L’ispirazione è una chiave di lettura della vita stessa»

D: Tu scrivi storie, crei racconti mai narrati fino ad oggi.
Storie nate dalla tua fantasia, l’intreccio dei pensieri irrazionali con emozioni ataviche.
Da dove nasce quel fulmine che trasforma una riflessione in una trama?
Quel momento magico che ti obbliga a buttar fuori e mettere nero su bianco le parole imprigionate nel tuo cervello?
R: Come dicevo prima, secondo me, l’ispirazione è una chiave di lettura della vita stessa.
Tutto ciò che ci circonda è frutto di un’ispirazione a volte felice a volte no.
Cos’è la creazione se non il risultato dell’ispirazione?
Non credo di inventare nulla ma un’immagine, un ricordo, un profumo, un sentimento, sono parole che hanno delle storie dentro.
La trama, almeno per me, prende forma nel divenire, magari parto dal profumo di pane appena sfornato e finisco in un vicolo di Roma.
E’, quello che dicevo, un’idea con il futuro dentro e chissà dove finirà 🙂

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«Ho cominciato a scrivere piccole cose in terza elementare»

D: L’amore per la lettura/scrittura è nata a scuola oppure è una passione sorta all’improvviso, in un tempo indefinito, in un luogo non luogo?
R: Sono nata in una casa piena di libri e a dieci anni amavo girare per i corridoi della biblioteca comunale e sentire l’odore di tutte quelle parole sugli scaffali.
Mi ha sempre affascinato il libro come oggetto e come contenitore di storie.
Ho cominciato a scrivere piccole cose che ero in terza elementare, per me era un gioco divertentissimo, potevo scrivermi le storie che volevo leggere, una specie di self service 🙂

D: La scrittura, come tutti i grandi amori, si alimenta di passione.
Maria Carmela, quale è il segreto per mantenere sempre viva la passione?
R: Vivere. Imparare a guardare per prima noi stessi e poi tutto ciò che succede attorno con curiosità, non dare nulla per scontato.
Vivere è meravigliarsi sempre.

D: Maria Carmela, segnalaci gli ultimi tre libri letti e due titoli che non possono mancare nella libreria di famiglia.
R: Regine di quadri, scritto a tre mani da Tremanidipittura ossia Fernanda, Lucia e Rita, Puntaspilli e abiti di carta, di Patrizia Vittoria Rossi e Racconti dell’anno di mezzo di Franco Antonio Belgiorno.
Due autori che non possono mancare sul mio comodino: Pirandello e Agatha Christie.

Lo studio di Maria Carmela Miccichè

“Elena intrecciava fiori di sale”, un’ispirazione di successo

D: Maria Carmela, “Elena intrecciava fiori di sale” forse era da sempre nei meandri della tua mente.
Un giorno speciale hai trasformato l’ispirazione in trama.
Come è nata la scintilla del tuo primo libro?
R: La scintilla è nata all’editore Armando Siciliano, ci siamo incontrati per caso, abbiamo chiacchierato un po’ e prima di salutarci mi ha chiesto di fargli avere del “materiale”.
Sinceramente ho pensato che fosse più per gentilezza che per altro.
Comunque, gli mandai alcuni racconti.
Mi telefonò a ottobre e a dicembre c’era il mio libro.
Ho avuto il libro, il mio libro, in mano la sera della presentazione, è stata un’emozione non da poco.

D: “Elena intrecciava fiori di sale” forse è la gratificazione che tutti gli scrittori sognano. Quali sensazioni provi nell’immaginare il Lettore, con la testa nel tuo libro, pronto a divorare le pagine, felice di leggere una storia che lo appassiona?
R: Mi stupisco e mi meraviglio quando un lettore mi contatta per raccontarmi del mio libro.
Mi stupisco perché è qualcosa di talmente bello che non sono mai preparata.
Ogni volta che un lettore mi racconta le emozioni che ha vissuto con i miei personaggi, è un regalo che mi fa ed è la spinta a migliorarmi sempre per cercare di dare sempre il massimo.

D: Dunque, il tuo primo libro: a distanza di tempo, lo ami ancora come il primo giorno?
R: Lo amo e per me sarà sempre un contenitore di emozioni ma la scrittura ha un suo percorso e quindi adesso scrivo in modo diverso non migliore, solo con un tempo diverso.

Scopri il nuovo libro di Maria Carmela Miccichè, Elena intrecciava fiori di sale

Il futuro: teatro ed un nuovo libro

D: Maria Carmela, i tuoi racconti nascono dalla realtà che ti circonda?
Quali le maggiori fonti di ispirazione?
R: L’amore.
L’amore per i miei nonni che ascoltavo mentre mi raccontavano la vita, l’amore per la mia terra, l’amore per gli odori, per i rumori, per la ruvidità di una pietra o la morbidezza di un pensiero, l’amore immenso che ho per le parole, questi mucchietti di lettere e vocali capaci di far comunicare uomini e anime.

D: A quale opera stai lavorando? Progetti futuri?
R: Lo scorso anno ho scritto un testo teatrale “Isabel”, un atto unico poco facile e forse per questo, per usare le parole del regista, “Ogni parola è un macigno”.
Insomma, ha incontrato l’entusiasmo del regista Vittorio Rubino, di Vania Orecchio e Simonetta Cuzzocrea, le due attrici professioniste, il compositore, attore e regista Salvo Giorgio che ha composto le musiche originali per “Isabel” e così a marzo lo daremo in teatro.
Nel frattempo di Isabel sta nascendo il libro e poi ho in cantiere un libro di poesie e un altro testo teatrale che mi è stato commissionato da una storia del libro.

D: Prima di chiudere, condivido una riflessione di Paola: chi scrive lo fa per se stesso o per gli altri?
R: Io ho iniziato a scrivere le storie che mi piaceva leggere, quindi scrivevo solo per me.
Al liceo scrivevo sul diario scolastico che poi passava di banco in banco e ho cominciato a trovare divertente il fatto che altri leggessero.
Adesso scrivo, come mi piace dire, mi lascio scrivere, per me e per ogni lettore che mi dedica il suo tempo.
Chi mi legge sta regalandomi il suo tempo, potrebbe fare altro e invece è con me e io scrivo per lui.

D: Maria Carmela, chiudiamo l’intervista con una riflessione libera:l’ispirazione sia con te.
R: Grazie.
Le tue interviste portano bene, lo so per esperienza e quindi spero di essere intervistata ancora da te perché vorrà dire che avrò altre cose da raccontare e che l’ispirazione avrà dato ancora i suoi frutti.
Grazie per il tuo tempo e grazie a chi avrà letto tutto quanto.
Buona ispirazione a te 🙂


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Esercito di terracotta cinese, due motivi per visitare la mostra

1 La location

La Basilica dello Spirito Santo, nel centro storico di Napoli, è il luogo ideale per mostrare il mistero e le meraviglie dell’esercito di terracotta cinese.

Le luci soffuse, quell’aria fredda che si respira nelle chiese maestose, gli affreschi settecenteschi, i quadri della scuola napoletana, i volti impenetrabili dei soldati cinesi in difesa del mausoleo di Qin Shi Huang, il primo (sanguinario) imperatore della Cina.

La bellezza della nostra arte, il fascino orientale: un connubio perfetto.

Esercito di terracotta cinese, la visita del sottoscritto con BeTime

2 La denuncia 

La mostra, oltre all’interesse storico, ha un altro notevole merito: accendere i riflettori in una luogo ricco di opere ma che necessita di restauro.

Alzo lo sguardo e scruto delle macchie che minacciano parte della volta della Basilica.

Umidità?
Perdite d’acqua?
Non saprei.

Però, sono certo: la presenza dei soldati cinesi è una denuncia contro l’incuria del nostro patrimonio artistico.

L’importante mostra, sotto l’attenzione mediatica, può servire a sbloccare i meccanismi arrugginiti della burocrazia malata.
E avviare quella manutenzione necessaria per conservare la bellezza di questi luoghi.

L'esercito di terracotta cinese in mostra alla Basilica dello Spirito Santo di Napoli

Esercito di terracotta cinese, con BeTime

Visito la mostra con BeTime, l’Università del tempo libero.

La guida d’eccezione, il prof. arch. Massimo Rippa, ci svela i misteri che si celano dietro la costruzione del maestoso esercito – senza mai trascurare le opere della Basilica dello Spirito Santo.

Rapito dalle bellezze della chiesa, affascinato dalle parole del prof. Rippa, attratto dalle espressioni secolari scolpite sui volti dei soldati, dimentico di scattare foto e registrare video.

Ad immortalare la visita, ci penseranno gli scatti del bravo Raffaele D’Agostino, il fotografo ufficiale dell’evento BeTime.

A voi la la galleria fotografica (sul sito di BeTime).


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Pietrarsa, il museo ferroviario per ricordare la strage dimenticata

1861, a Pietrarsa lavorano 1050 operai

Il 6 agosto del 1863, i Bersaglieri attaccarono i manifestanti.
Uccisero sette operai e ne ferirono una ventina …

Sono al Museo ferroviario di Pietrarsa con BeTime, l’Università del tempo libero.
Ascolto la guida raccontare la storia di questo luogo magnifico, tra il mare di Portici ed il golfo di Napoli.

Il maestoso capannone raccoglie le più importanti locomotive delle ferrovie italiane, ognuna con una sigla che identifica il modello ed il “numero di pezzi” costruiti.
Ogni locomotiva, una rivoluzione sociale.

Al museo di Pietrarsa, la storia dimenticata

Il declino dopo l’unità d’Italia

Nel 1861, prima dell’unità d’Italia, a Pietrarsa, lavoravano 1050 operai.

Due clic ed in Rete trovo mille altri approfondimenti: operai ben pagati e con le attuali otto ore lavorative.

Scopro che ll Real Opificio di Pietrarsa voluto da Ferdinando II nel 1840, è una delle maggiori industrie del tempo.

Ben presto però, dopo l’unità d’Italia, inizia il declino della fabbrica.

La strage di Pietrarsa oggi è storia ufficiale

La strage di Pietrarsa, la nota delle FS

Dal sito ufficiale:

1863 Il Governo cede Pietrarsa in gestione alla ditta Bozza che adotta subito una dura politica di licenziamenti e restrizioni che causano malcontento e azioni di protesta da parte degli operai.
Fino ad arrivare ai violenti scontri del 6 agosto quando 30 bersaglieri caricano le maestranze provocando la morte di 7 operai e il ferimento grave di altri 20.
Dopo l’agosto di sangue, Bozza chiede la rescissione del contratto d’appalto.
L’Opificio viene, quindi, dato in gestione alla Società Nazionale di Industrie Meccaniche.
Nei 7 anni della nuova gestione, vengono costruite, tra l’altro, 150 nuove locomotive ed eseguite 72 grandi riparazioni.
La Società Nazionale non riesce però a risollevare le sorti finanziarie delle Officine.

La strage di Pietrarsa oggi è storia ufficiale

L’importanza del museo

Grazie al museo ferroviario, la strage degli operai del 1863 per mano dei Bersaglieri non verrà dimenticata.

Il cruento episodio, contro i lavoratori che protestano per tutelare i propri diritti (nell’Italia unita, uno dei primi scioperi) entra nella cronaca ufficiale della nostra nazione.

Ai più, però, resta un dramma sconosciuto, mai citato in nessun testo scolastico.
Come molteplici altri episodi violenti, legati allo stesso periodo, accaduti nel nostro sud Italia e non raccontati.

Perché?

Al di là delle idee personali – a favore dei Borboni o detrattori dei regno delle due Sicilie – resta la necessità di completare la narrazione degli avvenimenti avvenuti prima e dopo il 1861.

Per rendere giustizia alla Storia.
Ed il museo ferroviario di Pietrarsa, aggiunge un anello importante alla Verità.

Pietrarsa, la strage dimenticata dalla storia ufficiale

PS: ringrazio pubblicamente la mia amica prof. Ornella per la concessione delle sue foto, scatti d’autore


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L’augurio del fan imbrattatore [FOTO]

Dichiarare senza imbrattare?

Osservo sbigottito il cuoricino vicino al nome del sottoscritto.

Il “MARIO” scritto a lettere cubitali, di nascosto, dalla mano tremante di un timido fan?

Quel nome – il mio nome! – compare all’improvviso.
L’augurio stampato sul muro bianco, proprio di fronte l’ufficio dove, ogni giorno, passo e ripasso.
Ed il puntino sulla “i” trasformato in un altro piccolo cuoricino, una dolce dichiarazione per l’amato MARIO – lo scrivente!

Ma, la tenera dedica pubblica, al sottoscritto suscita rabbia più che commozione.
Perchè trattasi di un orribile segno di inciviltà.

Auguri Mario! Il fan imbrattatore colpisce ancora!

Imbrattare=degrado

Imbrattare un muro è il primo segno del crescente degrado urbano.

La mancanza di rispetto per la collettività, il menefreghismo totale delle regole basilari del vivere insieme, l’abuso della libertà concessa, la vigliaccata di un ignorante.

L’indifferenza di chi dovrebbe controllare e – casomai – ripulire la parete completa il pietoso quadro (sporco).
Lasciamo alle intemperie il compito di cancellare il gesto vandalico, il tempo correggerà ciò che l’uomo danneggia.

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L’appello all’imbrattatore innamorato

Imbrattatore innamorato, invia un segnale di civiltà al tuo Mario: in una notte d’ottobre, adoperati e fa tornare la parete allo splendore iniziale.

Così attirerai di nuovo l’attenzione del tuo partner ed i complimenti del sottoscritto.
Attendo fiducioso.

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A New York con Guia Rossignoli, blogger e studiosa d’arte [RECENSIONE]

Guia Rossignoli, dal blog al libro

Planando piano su New York: un anno nella Grande Mela tra musica, libri e musei di Guia Rossignoli non è la classica guida su New York.

Al contrario, l’autrice presenta la metropoli statunitense con un libro … di post.

Strutturare l’opera con uno stile da sito web, caratterizza – nel bene e nel male, l’ebook di Guia Rossignoli.

Invece dei capitoli, le riflessioni.
Anziché pure informazioni su un luogo, un articolo nato dall’esperienza diretta di vita vissuta.

La New York di tutti i giorno: i mercatini, la lavanderia sotto casa, i mille labirinti della metropolitana, i quartieri multirazziali, i bar ed i locali.
Ma anche l’amore, l’attenzione e la dedizione che gli «altri» dedicano all’ arte – a differenza di noi italiani.

Un intenso anno di esperienze che Guia Rossignoli raccoglie in questo libro originale, fresco, leggero.

Guia Rossignoli, autrice del libro Planando piano su New York: un anno nella Grande Mela tra musica, libri e musei

Osservazioni sull’ebook

Un aspetto da evidenziare: la lettura dell’ebook, con il mio Kindle Paperwhite, non è risultata perfetta come al solito.

Difficoltà per visualizzare le foto nei post ed impossibilità ad accedere ai link suggeriti, privano l’ebook del valore aggiunto scaturito dalle origini del libro: il blog.

D’altronde, la struttura dei post scritti da Guia Rossignoli risulta corretta – link ed immagini sono il cuore di un blog – ma i limiti dello strumento riducono l’efficacia dell’opera digitale.

Ma non bisogna scoraggiarsi: l’esperienza risulta innovativa ed interessante.
Da provare.

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I love New York

Visitare New York?
Non basta.

Due, tre settimane, un mese?
Nemmeno.

Desidero vivere New York, entrare nel circuito sociale della Grande Mela e carpire i segreti nascosti oltre la cartolina riservata al turista.
Verificare se davvero New York regala opportunità come visto in mille pellicole hollywoodiane.
Vivere il sogno.

Proprio come la brava Guia Rossignoli.

Acquista Planando piano su New York: un anno nella Grande Mela tra musica, libri e musei di Guia Rossignol su Amazon!

 


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Bud Spencer a Montesanto, in ricordo di Petru Birladeanu [FOTO]

Petru Birladeanu, vittima innocente di camorra

La foto di zio Bud è a Montesanto, all’uscita dell’affollata stazione della cumana, nella piazzetta dove perse la vita il giovane musicista rumeno Petru Birladeanu – vittima innocente di camorra.

L’arte per strappare un metro di terra al degrado, i colori e la simpatia di Bud Spencer per (ri)guadagnare un angolo di piazza lacerata dal dolore.

Bud Spencer a Montesanto, l'ulivo della pace dove morì Petru Birladeanu, il musicista rumeno vittima innocente della camorra

Bud Spencer a Montesanto

Napoli
L’ho difesa e portata nel mondo con i miei film
Bud Spencer

Osservo e sorrido.

Lo sguardo burbero, i piccoli occhi socchiusi, il barbone incolto.
L’espressione di zio Bud, la solita espressione vista e rivista mille volte nei suoi indimenticabili film.

Bud Spencer è in compagnia di altri personaggi famosi che hanno reso celebre Napoli nel mondo.

Ad ognuno il suo ulivo, simbolo della pace in un luogo speciale.

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Montesanto, gli ulivi della pace

Osservo gli altri ulivi: saranno una dozzina, curati, ben piantati, dal futuro promettente.
Sotto ogni giovane arbusto, un volto famoso ed una citazione ad effetto.

Gli ulivi trasmettono forza e positività, un’idea giusta e convincente.

Guardo ancora zio Bud.
Sorrido quando la fisarmonica di un giovane rumeno mi accompagna mentre fotografo l’ulivo della pace.


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Mimmo Jodice e l’enigmatico murales al rione Sanità

Mimmo Jodice e quel murales misterioso

E’ a pochi metri dal cimitero delle Fontanelle, nel rione Sanità a Napoli.
Il volto dell’uomo triste ricopre l’intera superficie della chiesa.
Un personaggio pensieroso, l’espressione incute un po’ di timore.

Rubo una mezza frase ad una guida intenta a spiegare al gruppo di turisti «… il murales di Mimmo Jodice …».

Osservo il disegno misterioso.
Fotografo.
Lo guardo ancora.
Memorizzo “Mimmo Jodice”.
Proseguo.

Il murales alla Sanità di Mimmo Jodice

Chi è Mimmo Jodice?

Dal sito ufficiale dell’artista, scopro chi è costui.

è uno dei grandi fotografi della storia della fotografia italiana

Espone le sue opere in tutto il mondo, anche nella sua città.
Non certo nel salotto buono di Napoli ma in un quartiere difficile.

Beata ignoranza 🙂

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I murales contro i «mostri»

La domanda è la medesima posta di fronte al gigante verde di Materdei: i murales sono una forma d’arte?

Il sottoscritto non ha gli strumenti per argomentare una teoria convincente a favore o contro.
Però un’osservazione (elementare) la sottopongo all’attenzione del Lettore: se Mimmo Jodice non avesse disegnato il murales, l’edificio della Sanità non sarebbe ricordato e risulterebbe “più anonimo”.

Questa affermazione è oggettiva e – suppongo- veritiera.

Dunque, la presenza dell’opera, analogamente al murale di Materdei, rende riconoscibile la zona e migliora il luogo.

A conferma che l’arte può fermare il degrado (morale ed urbano).
Sono convinto: la bellezza resta il nemico numero uno dei «mostri».


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Dal cimitero delle Fontanelle alla casa di Totò: un tuffo nell’arte di Napoli [VIDEO]

Il cimitero delle Fontanelle, per esorcizzare la morte

Tra i quarantaquattro mila teschi censiti, uno è sempre lucido.
Nonostante la polvere, la pioggia e gli agenti naturali, il  «teschio di Concetta» è privo di granelli di terra.
Come se un addetto invisibile l’avesse ripulito per il pubblico.
Ma, ci assicurano, l’addetto non esiste (e non è mai esistito).

E’ una delle infinite leggende che ruotano intorno al cimitero delle Fontanelle, un luogo mistico dove il culto della morte occupa ogni pulviscolo infinitesimale.

Forse, è proprio questo il significato dell’immenso ossario di Napoli: esorcizzare l’ancestrale paura dell’uomo?

Il cimitero delle Fontanelle a Napoli, un luogo mistico per esorcizzare la morte

Rione Sanità, la casa di Totò

Domenica mattina, la passeggiata organizzata da Be Time, l’Università del tempo libero è davvero interessante.

Dal cimitero delle Fontanelle, il sottoscritto – insieme ad un colorato gruppo di 58 persone, tra amici, famiglie e colleghi di lavoro  – con lo stupore ancora negli occhi, si sposta verso il rione Sanità.

Prossima meta: la casa di Totò, il principe Antonio De Curtis!

Il rione Sanità, famoso per la cronaca nera, è un quartiere paradossale che bene racchiude le contraddizioni di Napoli: visiti una chiesa e resti incantato da un affresco meraviglioso del 1500, esci e sei folgorato dall’opera dedicata a Genny Cesarano, il ragazzo vittima innocente di camorra.

Arte e violenza, cultura e degrado, bellezza e barbarie nella medesima città, nello stesso quartiere, convivono a pochi metri – nella stessa piazza.

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Il video

Girato e montato dal sottoscritto, il videoclip di quattro minuti racchiude l’intensa mattinata d’arte.

A voi, amici Lettori, le immagini di una passeggiata speciale, un tuffo nell’arte napoletana.

In attesa del prossimo, meraviglioso tuffo.

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