Andrew Peterson, romanzo d’azione (con riflessione)
Il primo da uccidere, di Andrew Peterson è un romanzo d’azione geneticamente modificato.
Il libro, difatti, non è un insieme banale di inseguimenti, sparatorie e scazzottate.
Anzi.
L’autore approfondisce la psiche dei personaggi, del buono come del cattivo.
Dalla prima all’ultima pagina, assistiamo – col fiato sospeso – ad una intensa caccia all’uomo.
Con un quesito che si ripete pagina dopo pagina: i buoni, fino a che punto possono spingersi pur di difendere la sicurezza dei cittadini?
I fantasmi del tiratore scelto
Dietro la violenza brutale, quale intrigo si nasconde?
Nathan McBride è l’ex cecchino chiamato dall’FBI per fermare i tre folli che disseminano di esplosivi la città.
Userà tutte le armi a sua disposizione – lecite e non – pur di fermare il piano criminale degli assassini.
L’uso autorizzato della violenza per fermare i folli, distingue il romanzo dagli altri del medesimo genere.
Il primo da uccidere, di Andrew Peterson descrive i fantasmi di chi, per lavoro, è costretto ad ammazzare un altro essere umano.
Anche se il nemico appartiene alla peggiore feccia umana.
Anche se chi è abbattuto da un proiettile di un fucile di precisione, è un killer spietato.
I «mostri» interiori del tiratore scelto, sono i principali nemici da affrontare?
Il primo da uccidere, di Andrew Peterson rientra di diritto tra i libri d’azione.
Un romanzo per conoscere il mondo oscuro di chi, per professione, si sporca l’anima per difendere noi altri.
Consigliato per coloro che amano guardare in faccia la dura realtà (anche se fa male)
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