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Tag: bambini (Page 1 of 2)

Europeizzare Napoli: con la bici, sul battello nel golfo [FOTO]

In bici, ovunque

Il mondo non ha bisogno di parole ma del tuo esempio

Abituare gli altri alla presenza della bici.
Dimostrare ai napoletani una semplice teoria: in città è possibile spostarsi con la bicicletta.
E lo dimostro con i fatti: il tragitto casa-lavoro è certezza, ora utilizzo l’e-bike come mezzo di trasporto quotidiano.

Alla Posta, per comprare un paio di scarpe, al supermercato.
E, per un giro sul battello turistico nel golfo di Napoli.

Sul battello in bici: per europeizzare Napoli

Come (e più) di Amsterdam

Rifletto su vantaggi e svantaggi partenopei:

  • il clima è benevole quasi tutto l’anno e rispetto ad Amsterdam, Berlino o Copenaghen siamo baciati dalla fortuna (ripeto: sul meteo)
  • siamo penalizzati dalla morfologia del territorio con continue salite/discese e strade strette
  • assenza completa di cultura ciclistica (cittadini)
  • politica per la mobilità alternativa nulla (istituzioni)

Sfrutto la bontà del clima per pedalare tutto l’anno, con la bici a pedalata assistita annullo l’handicap delle continue salite/discese napoletane.
Per gli altri punti, invece, l’esempio diretto risulta lo strumento più significativo.

Ne ho conferma quando – in sella alla e-bike – incrocio lo sguardo stupito dei bambini, (incolpevoli) passeggeri sullo scooter dei genitori (veri colpevoli).
Mi scrutano come se fossi un alieno, poi, superato lo stupore iniziale, comprendono: esiste una alternativa!

Ecco, in quegli sguardi innocenti, mi illudo (e spero) di fare breccia, guadagnare consenso, mostrare e costruire una nuova realtà urbana.

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Sul battello, in bici: la galleria fotografica

Partecipo all’evento organizzato da BeTime, l’Università del tempo libero
Partecipo, in bici.
Per rendere concreto li concetto di mobilità alternativa, ogni giorno, per divertimento, shopping, lavoro.
Come se fossi ad Amsterdam.

PS: parcheggio la e-bike fuori ad un negozio di scarpe.
Entro.
Con un occhio osservo le scarpe, con l’altro controllo la bici.
Europeizzare si, fesso no 🙂


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«La paranza dei bambini» di Roberto Saviano: nella mente dei baby-boss [RECENSIONE]

La paranza dei bambini: il fascino del Male

La paranza dei bambini di Roberto Saviano affascina.
Il romanzo porta il lettore nella testa dei giovani camorristi di Forcella per descrivere i ragionamenti, le motivazioni, le aspirazioni dei baby delinquenti del centro storico di Napoli.

Molte vicende ricordano tristi fatti di cronaca registrati durante le faide degli ultimi anni.
Saviano, però, racconta tale violenza dall’interno: la prospettiva di chi sogna ricchezza e potere a colpi di kalashnikov.

Vicende apparentemente assurde presentano motivazioni che, per i baby delinquenti, rispondono ad una logica.

Stazione centrale, ore cinque del mattino: extracomunitari in attesa dell’autobus colpiti da un gruppo di giovani in scooter con mitragliatrici e pistole?
Una semplice esercitazione della baby gang che si addestra con la nuova santabarbara, regalo di un boss agli arresti domiciliari.

– Che sta dicendo?
– Ha detto che non ha fatto niente – disse Nicolas senza esitazione.
– E chillo nient’ha fatto, il povero pocket coffee – disse Lollipop – però ci serve nu bersaglio , no?
Accelerò il motorino e gli si avvicinò all’orecchio:
– nun tieni colpa e niente pocket coffee, si solo nu bersaglio […]

Roberto Saviano, "La paranza dei bambini"

Il valore di una vita

Il merito di Saviano è evidente: spiegare le paradossali dinamiche celate dietro l’ascesa violenta della baby gang.

La lettura spaventa ma risulta necessaria per comprendere i valori inversi di queste giovani belve.

Oggi ci stammo, domani non ce stammo.
T’o rriccuord? Amico, nemico, vita, morte: è la stessa cosa.
‘O ssapimmo nuje e lo sai pure tu. Accussì è. E’ n’attimo.
E accussì che se campa, no?

Il romanzo fa riflettere.
E descrive la secolare malattia che affonda nelle radici di un pezzo di città.

Un male incurabile?
E come ripristinare i giusti ideali?

Chiudo il libro con un amaro interrogativo: un giovane delinquente di quattordici anni, è davvero già irrecuperabile?

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Caffè, effetti collaterali [Il vizio di Paola]

Una scoperta «scottante»

Ogni sera, dopo Carosello, la mamma mi manda a letto.
Io però sono grande, ho 4 anni, e la spiegazione che mi rifila ogni sera sugli effetti benefici del sonno per i bambini non mi convince mai.

Allora l’ho capito che l’unico modo per farla contenta e avere via libera è far finta di addormentarmi, così lei se ne va nella sua camera, dove si mette a leggere, in poltrona, dimenticandosi di chi la circonda.

Il babbo, invece, si ritira nel suo studio, tra le sue carte, annotando ogni tanto qualcosa su quel libro con la copertina di pelle che lui chiama agenda.
Dopo un po’, furtivamente, si dirige in cucina.
Sento il suo passo lento mentre trascina le pantofole per il corridoio.
Non accende neppure la luce e apre il frigorifero. 
Ne tira fuori una vecchia bottiglietta di vetro di coca cola dove mia madre versa il caffè avanzato nella giornata, e ci si attacca a canna.

Aspetto che mio padre esca dalla cucina e si diriga altrove.
Quindi entro in azione.

La sedia vicino al frigo è tutto ciò che mi occorre.
Me la svuoto in bocca in un attimo.

Ogni sera.

Però ora non devo farlo più, le persone pensano male.

Stamattina ho litigato con Irene, quella mia compagna di scuola bionda e capricciosa, perchè voleva prendermi i pastelli ma io non ho voluto darglieli.

Allora lei si è messa a urlare che ero brutta e che i miei genitori mi avevano adottato.
Io le ho risposto, piangendo, che non poteva saperlo, che non ne aveva le prove, che allora anche lei era stata adottata.

Lei mi ha deriso: “ma sei stupida! non vedi che i tuoi genitori sono bianchi e tu sei nera?”.

E allora mi sono tranquillizzata.

Irene si sbaglia, non sono stata adottata.
Lei non può saperlo che è il caffè che mi colora la pelle.

I colori della vita

«Il vizio di Paola», note sull’autrice

Paola, lettrice per passione e scrittrice per vizio.
Alla continua ricerca di ispirazione.
Gli specchi è il suo breve racconto vincitore del primo premio della «III edizione di Scintille in cento parole».

Paola, autrice della rubrica «Il vizio di Paola»

 Luigi Borrone, fotografo per passione

«Amo la fotografia perché unico strumento per fermare il tempo. due foto scattate nello stesso istante non saranno mai uguali »
Luigi Borrone, fotografo per passione, è l’autore della foto presente in questo post.
A Luigi il mio sincero ringraziamento.

Per chi volesse seguirlo, segnalo la fanpage ufficiale Luigi Borrone – Fotografo Per Passione, il profilo twitter ed i canale Instagram.

 


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L’aquilone, l’ultimo viaggio [FOTO]

L’aquilone, il filo alla mia infanzia

Alcuni ricordi sono indelebili, impossibile da cancellare anche per l’inesorabile tempo che passa.

L’aquilone rientra tra questi.

E così, ogni volta che il Panda colorato si alza in cielo, gli dedico uno scatto.
 
Il mio aquilone

Io, maestro di aquiloni

L’aquilone, in cielo nel suo dolce ondeggiare, è l’icona della libertà e fantasia.
Ma quanti sono in grado di far volare il vecchio Panda, amico decennale del sottoscritto?

Occorre un pizzico di magia per far decollare il sogno di ogni bambino.

Lo scrivente – modestia a parte – è un maestro e possiede il tocco magico.
Stavolta la sfida è ardua: il veterano è stanco, con le ali ferite ed il filo spezzato e ricucito in mille punti.

Ce la farà per un nuovo viaggio?

Il piccolo gruppo di giovani spettatori, ansiosi di guidare il Panda fino a superare le grosse nuvole bianche in questa bollente giornata di luglio, attende speranzoso il decollo.

Aiutato da un vento generoso, il mio vecchio amico di giochi – provato da mille voli colorati – non delude i sogni dei fanciulli.
Barcolla, si alza, poi oscilla, perde quota e con una folata di entusiasmo cattura il cielo!

Passo il controllo ai bimbi festanti.

Il sogno continua.

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Epilogo

Il vecchio aquilone regala l’ultima emozione.
Poi cade come un uccello abbattuto da un bracconiere.

Mentre riavvolgo il filo, il Panda striscia sulla sabbia e si avvicina sofferente.
Lo raccolgo.
E’ davvero messo male: ali spezzate, dorsale fratturata, il filo ridotto ad una matassa impossibile da sciogliere.

E’ finita.

Guardo con tenerezza il mio amico Panda.

Non mi resta che accettarea l’amara verità: é giunta l’ora di comprare un nuovo aquilone.
Dopotutto, i sogni non hanno età 🙂


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Carnevale, il giorno dei supereroi

Carnevale e quel segreto inconfessabile?

Dietro ad una maschera di Carnevale, si cela un desiderio.
Chi vorrei essere ma non sono.
Il segreto inconfessabile: il destino sognato da piccolo e mai realizzato.

Teoria assurda?
E se invece fosse realtà?

Carnevale, il giorno dei supereroi | Foto di Luigi Borrone

Carnevale, tra Principesse e Supereroi

Alla cassa del supermercato, la giovane Principessa sorride ai clienti.
In coda, nessuno utilizza i poteri speciali.

«Paghi solo l’insalata, prego» Batman gentile cede il posto ad una sorridente Cenerentola.
Spiderman è in bolletta (come sempre), compra un tubo di Baci per Mary Jane e salta via concentrato: «da un grande potere, derivano grandi responsabilità»

Per strada, Pinocchio gira le spalle allo sceriffo Woody: non è giunta ancora l’ora di rispettare le regole.
Una giovane Biancaneve osserva il burattino con dolcezza.

Carnevale, il giorno dei supereroi | Foto di Luigi Borrone

Sandokan e Zorro, il mio Carnevale

Da piccolo amavo Sandokan, l’eroe di Emilio Salgari.

Lo alternavo con Zorro, il ladro che, alla fine, difendeva sempre i più deboli.
Ricordo, però, anche l’eccezione: un vestito da cowboy, col cappello da Far West e cinturone con pistole penzolanti.
Un look da vero duro per un film di Sergio Leone.

Concordo: sarebbe stato meglio un travestimento da Toro Seduto ma certe verità si comprendono col tempo.

Carnevale, il giorno dei supereroi | Foto di Luigi Borrone

Napoli, città colorata

Raggiungo l’ufficio, in città l’aria di festa è tangibile.
Le scuole chiuse, i coriandoli per strada, i bimbi viaggiano con l’immaginazione in mondi migliori.

Molti quartieri attraversati da parate colorate, un gioioso rumore invade luoghi troppo spesso lasciati nel degrado (culturale e non).

Una ventata di creatività, un fiume di sogni tra i vicoli ed il centro di Napoli..
Aria fresca, aria buona, aria di festa.

Per un giorno niente «mostri», per Napoli solo la fantasia dei piccoli supereroi.

Luigi Borrone, fotografo per passione

«Amo la fotografia perché unico strumento per fermare il tempo. due foto scattate nello stesso istante non saranno mai uguali »
Luigi Borrone, fotografo per passione, è l’autore delle foto presenti in questo post.
A Luigi il mio sincero ringraziamento.

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Napoli – Juventus, l’immagine della vittoria

Napoli – Juventus, il giorno dopo

Un gruppo di bambini gioca a calcio sulla spiaggia e dopo l’interminabile partita si tuffa in acqua.

E’ l’autunno napoletano, lo stadio è il litorale domitio, i pali delle due porte dei piccoli sandali incastrati nella sabbia, il sole riscalda la fantasia, il Napoli di Sarri convince gli adulti e diverte i più piccoli.

La foto della vittoria

Palla al centro e via!
In campo Higuain, Insigne, Pepe Reina … il più grande ha otto anni, dribbling e gol, parate e rigori, azioni sognate più che giocate.

All’immaginario novantesimo vince il Napoli, la Juve è battuta anche in questo picnic autunnale, il mare tenta i campioncini, la malridotta palla SSC non ufficiale buttata fuori campo attende il ritorno dei piccoli calciatori azzurri.

A me, arbitro discreto, non resta che immortalare l’istante.

Napoli - Juventus, l'immagine della vittoria

La gioia (in una foto)

Non importa il luogo, l’età ed il tempo.

Questo scatto (rubato) rappresenta la gioia di un bambino che ritrova il primo mare di stagione, la purezza e l’entusiasmo innocente, lo spazio infinito, il senso di totale libertà, le onde che si infrangono sulla riva, la sfida per evitare di essere bagnati dalla freschezza dell’acqua.

Il mare, il gioco di fantasia senza tempo per i bimbi di ogni angolo del mondo.

Ecco, nonostante non volessi, ho spiegato questo (mio) scatto a parole anche se sono conscio che la fotografia non si misura con una didascalia ma delle
emozioni che suscita.

E a me, questo scatto emoziona 🙂

la gioia di un bimbo che riscopre il primo mare di stagione

Al cinema: io, Doraemon ed il «mostro»

Delusione.
Al cinema, Doraemon non mi ha entusiasmato.

E’ il giorno della prima visione italiana, la sala è gremita, bimbi eccitati attendono i chiusky del gatto spaziale ma ben presto il largo sorriso stampato sulle bocche del giovane pubblico adorante verrà sostituito da un’attesa tradita.

La trama è contorta: occorre aiutare il piccolo ed impacciato Nobita (ma non si chiamava Guglia?) a modificare il suo futuro per evitare che diventi un adulto pigro e perdente. Arriva in soccorso Doraemon ma la storia non convince, forse troppo «giapponese» fallisce nel trasmettere quei sentimenti globali tipici dei cartoni animati hollywoodiani.

Circondato da un gruppo di bulli, l’insicuro ragazzino giapponese piagnucola per l’intero film e concentra tutte le sue energie per conquistare le attenzioni ed il cuore della candida Shizuka.

Doraeom al cinema, più amore che chiusky

I bimbi, in attesa dei trucchi spettacolari del gatto blu, si ritrovano un’avventura sdolcinata e priva di magia, il puro divertimento tipico dell’eta spensierata che non prevede pene d’amore. E così, quando le luci si accendono e scattano i titoli di coda (potevano utilizzare almeno la sigla della serie TV!), il piccolo pubblico abbandona la sala con un grosso punto interrogativo sulla testa: ma Doraemon dov’era?

Alla mia sinistra una mamma-accompagnatrice continua a smanettare con il cellulare.

Durante l’intera proiezione, il buio evidenzia la dipendenza dei tempi moderni: schiava della tecnologia, la donna non segue le avventure che scorrono sul grande schermo ma si perde nei meandri del monitor luminoso del suo indemoniato smartphone.

La delusione per il Doraemon cinematografico passerà, il gatto spaziale gode di una fiducia sterminata ed i fans sparsi per il mondo continueranno a seguirlo – nonostante il film.
La donna-robot, invece, se non inventano un apposito chiuskyrischia di restare «mostro» per sempre.

Al cinema io, Doraemon ed il mostro

Caro SpiderCiccio, avrei voluto …

SpiderCiccio: Francesco Caputo

L’unico desiderio era aiutare il mio amico Andrea nel suo nobile intento: pubblicizzare la maratona 2014 «Walk of Life di Napoli» organizzata da Telethon dedicata al ricordo del piccolo Francesco Caputo.

Andrea conosce SpiderCiccio e frequenta la famiglia Caputo.
Io, invece, ho appreso questa storia attraverso i post, le foto ed i video presenti sul web e dedicati alla forza di questo bimbo, al coraggio dei suoi genitori, alle emozioni ed al dramma che racchiude una vicenda così delicata.

La maratona di Telethon dedicata a Francesco Caputo, SpiderCiccio

Avrei voluto …

Avrei voluto guardare il video Il bambino più forte del mondo ma dopo pochi fotogrammi ho chiuso la pagina YouTube.

Avrei voluto leggere tutte le testimonianze pubblicate sulla pagina facebook La storia di Francesco ma dopo due righe della lettera di un amico del papà mi sono fermato.

Avrei voluto intervistare Andrea ed attraverso le sue parole ricordare il piccolo SpiderCiccio per spronare le Lettrici ed i Lettori a partecipare alla maratona del 4 maggio per sostenere Telethon.

Avrei voluto porre domande per descrivere la voglia di vivere di SpiderCiccio affinchè sia di esempio per chi è costretto a combattere ogni istante della sua vita contro un male invisbile.

Avrei voluto sottolineare l’importanza di investire nella ricerca scientifica, l’unica strada possibile per annientare – in un futuro non troppo lontano – queste inspiegabili ingiustizie.

Ma poi ho visto il volto di Ciccio, ascoltato la sua voce, osservato la tenerezza ed il coraggio d’animo della mamma … emozioni troppo grandi ed intime da affrontare per me, un perfetto sconosciuto esterno all’immenso dolore che ha colpito queste persone.
D’altronde, chi sono io per porre domande sul piccolo Francesco?
Ho il diritto di parlare dell’amore di una coppia per il loro bimbo?
Sono cosciente di ciò che chiedo e della profondità di sentimenti presenti in questa terribile e commovente storia?

Scusatemi ma non credo di essere all’altezza.
Io, oltre queste parole (sincere e sentite) scritte di getto, non riesco ad elaborare nulla di più.

Con mio figlio al San Paolo, perchè il vero calcio è allo stadio

Calcio e pay-tv

Una recente indagine svela l’ignoranza di molti bimbi metropolitani: «le uova si sviluppano sui banconi del supermercato» è una delle risposte più gettonata.

Tra televisione, videogames e realtà virtuale l’infanzia ignora gli sporchi processi del mondo reale e la distanza tra la ciò che si «tocca» ed i fotogrammi trasmessi da un monitor aumenta di generazione in generazione.

Lo stesso ragionamento vale anche per il calcio e su come viene “percepito” l’evento sportivo dai più piccoli.

Assuefatti alla poltrona del salotto, i pargoletti guardano le partite col telecomando tra le mani ignorando la vera atmosfera che circonda la gara.
Tra spot pubblicitari, i commenti pilotati dei telecronisti e le riprese ipertecnologiche ma pur sempre limitate del tubo catodico, lo spettacolo agonistico si riduce ad reality show.

Il sudore e la fatica degli atleti non è colto, le voci dei tifosi filtrate dai microfoni ed i colori dello stadio depurati dai cameraman della pay-tv.

Al San Paolo per Napoli Lazio

Prima che sia troppo tardi, decido di rompere questo ciclo vizioso e – alla tenera età di sei anni – giunge il battesimo per mio figlio: tutta la famiglia al San Paolo per Napoli Lazio!

Napoli Lazio, la prima volta di mio figlio al San Paolo

Tripletta di Higuain!

All’ingresso del settore “Family”, osservo gli occhi del mio pargoletto non appena  intravede il prato verde: lo stupore è evidente e la gioia emerge sul suo viso innocente.

Le due squadre ci regalano una domenica con gol ed adrenalina pura: prima lo svantaggio azzurro, poi il fantasmagorico pareggio di Dries Mertens ed infine la fenomenale tripletta del Pipita-Higuain.

Novanta minuti di sentimenti ancestrali: il coinvolgimento emotivo è spontaneo, le nostra urla si confondono con lo sfogo degli altri tifosi, la disperazione per il gol subito che – nello stesso istante – gela tutti gli spettatori ed il salto dal sediolino dei cinquantamila del San Paolo al missile del folletto belga.

Il rito del panino prima dell’inizio del match, la musica e la coreografia delle curve, il caffè borghetti, il papà che abbraccia il figlio, lo strepitare contro l’arbitro, la sensazione di svuotamento al triplice fischio finale.

La sofferta vittoria è giunta, possiamo tornare a casa stanchi ma soddisfatti.

Per mio figlio – come fu per me e per ogni altro bimbo amante del calcio – la prima volta allo stadio è indimenticabile.
«Papà, torniamo un’altra volta?» chiede felice.
Missione compiuta, il telecomando è già un lontano ricordo.

Napoli Lazio, la prima volta di mio figlio al San Paolo

 


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E se ricominciassimo a nutrirci meglio?

La festa di compleanno? Al fast food

Alla festa di compleanno del piccolo Alessandro c’è l’intera classe, una prima elementare rumorosa e colorata.

Non manca nessuno, l’appuntamento è troppo ghiotto: hamburger e patatine, coca-cola con cipster, torta al cioccolato ed animazione per l’intrattenimento delle piccole pesti, ventidue bimbi che saltano sui tavoli del McDonald’s mentre giocano a nascondino tra il divertimento dei pochi, coraggiosi clienti del locale.

E se ricominciassero a nutrirci meglio? La festa di compleanno al fast food

Fast food, luogo di maleducazione

A sei anni i migliori «amici» sono quasi sempre i compagni di scuola ed a questo importante ricevimento non possiamo proprio mancare.
Raggruppati in un angolo, a distanza di sicurezza, noi genitori fingiamo di discutere mentre con un occhio controlliamo gli scalmanati pargoletti.

Osservo incuriosito gli altri papà e mamma ed il mio spirito critico deve – per forza – registrare il loro sconsolante comportamento: evidentemente non capiscono che la giusta cultura alimentare si insegna in tenera età e l’obesità infantile è un problema serio da non sottovalutare.

«Antonio, mangia tutto il cheeseburger!», «Ilenia, forza bevi la coca-cola», «non lasciate nemmeno una patatina fritta» … incoraggiamenti per i figli mentre gli adulti si rimpinzano di un BIG TASTY BACON con un doppio contorno di CHICKEN McNUGGETS senza rinunciare ad un McFLURRY® SMARTIES come dessert.
Il tutto bagnato in una COCA-COLA ZERO ZUCCHERI per non esagerare.

L’educazione alimentare subito!

La festa termina, fuori dal locale i bimbi satolli continuano ad inseguirsi come schegge impazzite (sarà l’effetto delle bibite gassate?).

«Papà, quel panino non mi piaceva proprio» commenta convinto il mio piccolo ed ingenuo marmocchio mentre ci incamminiamo verso la metropolitana sorseggiando l’acqua naturale.
«Hai ragione, aveva un sapore di plastica» incalzo io.

La riflessione di mio figlio conferma la teoria: l’educazione alimentare non è una rinuncia se insegnata da subito.

Il primo pensiero appena svegliati: c’è il sole?

Il sole si sveglia insieme a noi!

«C’è il sole?»
«Si c’è il sole!» e allora la giornata inizia più leggera, perché ti mette allegria sentire un po’ di calore del sole appena sorto e perchè per uscire di casa devi metterti meno cose addosso.

E poi sai che qualcuno si è svegliato insieme a te: il sole!

Se anche lui è nascosto dietro le nuvole allora ti vien voglia di restare nascosta tra le coperte ad aspettare che esca un raggio di sole tra quel doppio strato di nuvole lattiginose. 
Se poi addirittura piove e fà freddo allora la giornata cambia inesorabilmente.
Eh sì diciamo che una volta il freddo e la pioggia mi piacevano, perchè l’aria si rinfrescava e si diceva che ci voleva proprio un pochino di pioggia, ve lo ricordate?

Napoli tra nuvole e sole

La preparazione per andare a scuola

Ora quando sento le previsioni vado anch’io in modalità allerta meteo bimbi: allora Galoshes, cappottina antipioggia, ombrello, sciarpe e guanti, ricambio scarpe e calzini.
Una trasferta programmata ogni volta e l’uscita da casa sembra l’uscita prima di una sfilata di moda: c’è tutta la fase dell’addobbo e a fine lavoro escono dei cucciolotti in formato Michelin!

Quando si esce tutti coperti come se fosse lo sbarco sulla luna, il fiume in piena ti travolge e se poi c’è anche il vento rischi che i due cucciolotti volino via.

E allora si va a scuola in macchina e quindi, scopri e spoglia i tuoi cucciolotti (perchè poi c’è traffico e si suda in macchina) per poi rivestirti di tutto punto per i quattro passi dalla macchina al portone della scuola.

E come dice un mio amico: «ma che ne sai tu!» .

Davvero un’avventura.

Ma i cucciolotti per fortuna si divertono sotto l’ombrello per loro è un gioco e quindi cerchi di ricordarti che non devi stressarti ma goderti l’avventura di andare a scuola in macchina sotto la pioggia, come se fosse con una navicella spaziale.

CaroBabboNatalepensacitu.

This post was written by: MammaSmemorina – who has written 2 posts on faCCebook.eu.

Sono nata a Cusano Mutri un piccolo paesino del Beneventano nel 1971, con la neve alta così! Dal beneventano ho girato tutta la Campania inseguendo con la mia famiglia il lavoro di mio padre e alla fine mi sono ritrovata a Napoli. Qui mi sono laureata in matematica. La mia passione per i numeri mi ha fatto diventare un’informatica. La tecnologia mi circonda e mi sconvolge tutti i giorni, mi usa e la uso, mi svuota e mi aiuta, mi stressa e mi diverte, mi smemorizza? Ed io la memorizzo… per futura memoria! Think in big!

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