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Tag: bici (Page 3 of 3)

Foto d’inverno: la bellezza di pedalare per Napoli

Lungomare liberato, anche d’inverno

La pioggia polare caduta in questo freddo gennaio, costringe allo stop.
Per sgranchire la gamba, al primo raggio di sole, non mi resta che salire sul sellino e pedalare.
Destinazione: lungomare liberato.

Lungomare liberato di Napoli, da godere anche d'inverno

Il Vesuvio innevato e Castel dell’Ovo: le star

Con piacere, accolgo l’invito di un amico.
Pedalare in due è sempre un’esperienza divertente.

Carichiamo le batterie delle nostre e-bike, tute termiche, guanti, caschetto.
Nonostante un vento fastidioso, la temperatura, in questa domenica di fine gennaio, è accettabile.
Si parte!

In giro per Napoli in bici, poco traffico, molti ciclisti.

Dal lungomare liberato, uno scatto al Vesuvio innevato è obbligatorio.
Ma la vera diva, resta il mitologico Castel dell’Ovo.

Il bianco e nero aiuta a trasferire la magnifica atmosfera del lungomare d’inverno?

Castel dell'Ovo, la star del lungomare di Napoli

N’Alberto,  la novità

Quest’anno, la novità si chiama N’Albero.

L’osservo, ci giro intorno, lo guardo con circospezione.
Mi piace.

Come in una bilancia magica, N’Alberto rappresenta il secondo peso per equilibrare l’indiscussa supremazia del castello.

Impresa ardua ma N’Albero – con la sua giovanile audacia – può infastidire l’icona assoluta?

Lungomare di Napoli, NAlbero non è la superstar

Napoli vista da Posillipo

Dal lungomare, decidiamo di salire: direzione Posillipo.
La vetta è distante, la forte salita presenta ben presto il conto.

Pedalo con fatica – nonostante l’aiuto del motore elettrico.
Folate di vento gelido tagliano il volto come rasoi.

Osservo il mio amico dinanzi pedalare con convinzione.
Ruota nella ruota, sembriamo Coppi e Bartali scalare le vette in quelle leggendarie immagini in bianco e nero.

Prima che ci scambiassimo la borraccia, il ronzio del motore elettrico ci riporta alla realtà.
Sostiamo su una terrazza panoramica.
La fatica vale il premio: la foto da cartolina è servita.

Napoli vista da Posillipo, la foto da cartolina è servita

Tappa cittadina da 23 km

Il computer di bordo segna 23 km percorsi in due ore.
Un piacevole allenamento, le due ruote regalano sensazioni speciali: senso di libertà,  piacere di vivere la città appieno, giusta fatica nelle gambe, amicizia.

Una spremuta d’arancio e via.
Si torna a casa.
Con la voce rauca.
Ma felici.


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In bici per Napoli: consigli per sopravvivere e pericoli da evitare

Il segreto: la freddezza

  • non perdere mai la calma
  • distaccati dal contesto
  • pedala, osserva, sii freddo

Perché il pericolo è in agguato.
Sempre.
Soprattutto se ti sposti in bici per Napoli, città priva di cultura a due ruote.

Pedalare a Napoli: cinque consigli e periocoli per il ciclista metropolitano

Il nemico del ciclista in città? Il panico

Avvilito dopo le prima pedalate, pensavo fosse impossibile recarmi al lavoro utilizzando la e-bike (a pedalata assistita).
Superati i primi scoramenti, dopo i primi 1000 KM, viaggio con sicurezza.

E con soddisfazione.

Oggi non rinuncio mai alla comodità della bici (solo la pioggia mi costringe alla metropolitana, l’asfalto viscido è il pericolo numero uno).

L’esperienza forgia ed è l’arma migliore per respingere il «mostro» che, ad ogni metro, attacca l’eroico ciclista metropolitano.
Come?
Conservando la calma.
Sempre.

Bloccato in un ingorgo, quando evito un motorino sparato a tutta velocità controsenso, mentre un scooter sorpassa a destra incurante di ogni regola.
Non cedo mai al panico.

Freddo, distaccato, supero l’ostacolo, continuo, avanzo, giungo alla meta.
Nessuna reazione, emotività zero.
Cinico, determinato, convinto: il giusto sono io in bici, l’anormale sei tu sullo scooter in zigzag o bloccato in auto.

Organizzato è meglio: i consigli utili

La freddezza è necessaria ma alcuni accorgimenti per attraversare la giungla metropolitana in bici sono necessari:

  • indossare il casco
  • utilizzare una maschera antismog
  • viaggiare osservando la giusta distanza tra le auto (per evitare l’apertura improvvisa dello sportello) ed il centro strada
  • rispettare i semafori (in generale, tutte le regole stradali)
  • percorrere traiettorie lineari e non cambiare direzione in modo repentino
  • utilizzare le braccia come “frecce” per indicare a chi ci segue il cambio di direzione

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I pericoli per il ciclista metropolitano

I pericoli più frequenti da affrontare?

  • l’apertura improvvisa dello sportello di un auto parcheggiata o bloccata nel traffico
  • i binari del tram (mai infilarsi ma tagliarli obliqui)
  • i fumi di scarico dai tubi di scappamento di bus, scooter, moto, auto

Eppure, nonostante i mille pericoli, pedalare per Napoli permette di vivere appieno la città, scoprire angoli dimenticati, rilassarsi dopo una intesa giornata di lavoro.

Basta convinzione e determinazione.

Se un giorno la paura prenderà il sopravvento, resterà solo una scelta: parcheggiare la bici in garage.
Ma, per il sottoscritto, non accadrà.

Io, ciclista metropolitano


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Napoli, i miei primi 1000 KM. In bici

1000 KM, primo traguardo

Il millesimo chilometro scatta a Materdei mentre supero di gran carriera il gigante verde dalla bocca spalancata.

La pedalata scivola veloce, la gamba allenata non teme più la salita che all’esordio spaventava.

Guardo il numero a tre zeri.
Inspiro soddisfatto.

I miei primi 1000KM. In bici. A Napoli

Nonostante tutto, 1000 KM!

Una boccata di puro smog invade il sottoscritto, coraggioso ciclista napoletano.
Davanti, un ingorgo blocca la strada: l’enorme autobus pubblico sbuffa fumo nero maleodorante.
Non può procedere, un auto parcheggiato in doppia fila impedisce il passaggio.

Pochi istante e la coda di mezzi bloccati cresce a dismisura.
Un esercito di automobili, lo sciame impazzito di motorini, qualche bicicletta: ognuno cerca una via di fuga per saltare l’ostacolo.

L’orchestra di clacson inizia il concerto di protesta.
Dopo pochi minuti di ordinaria follia metropolitana, la strada miracolosamente torna libera.

Lascio sfogare i «mostri» urbani.
Osservo ancora il display: 1000 KM!

Quanto non ho inquinato

Il conto è servito:

  • con un litro di diesel/benzina, percorro 15 km. in città
  • per 1000 KM servono (più o meno) 67 litri di carburante

Sottraggo all’inquinamento cittadino 67 litri di idrocarburi, una piccola e grande quantità di smog non generato.
Non partecipo al concerto dei rumori assordanti prodotto dal milione di veicoli che strombazzano per Napoli.
Non occupo spazio prezioso tra i pendolari schiacciati come sardine in metropolitana o negli autobus.
Fornisco l’esempio: l’alternativa esiste.

Una piccola goccia nell’oceano?
Però una goccia pulita.

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1000 km. di casa-lavoro

La bici (a pedalata assistita) come mezzo di trasporto.
Le due ruote per raggiungere il luogo di lavoro.

Napoli non è ancora una città per ciclisti, le difficoltà sono evidenti ed i pericoli ti minacciano ad ogni pedalata.

Eppure pedalo.
In città.
A Napoli.

E con un pizzico di volontà, puoi pedalare anche tu.
Basta iniziare, poi non ti fermi più.

Ci vediamo tra 1000 km.

Fotogrammi deii miei primi 1000 KM in bici


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Non sono un alieno

Alieno (per necessità)

«Terrorista! Se ti ferma la polizia, t’arresta!»
«Talebano, fai paura!»
Le battute si sprecano, gli epiteti pure.

Il volto nascosto dietro la maschera avvolgente nera, la testa protetta dal casco militare, lo sguardo impenetrabile.
Le occhiate perplesse dei passanti, inchiodano il sottoscritto e la sua e-bike alla dura realtà: nel contesto urbano dove è totalmente assente la cultura della bicicletta, il ciclista risulta un elemento estraneo, un corpo da emarginare, un extraterrestre da abbattere.
Un alieno, appunto.

Io, ciclista napoletano, non sono un alieno: chi sono i veri mostri?

La giungla metropolitana

Eppure, l’eroico ciclista napoletano, resiste.
Per sopravvivere nella giungla metropolitana utilizza le uniche armi a sua disposizione: pazienza, tolleranza, concentrazione, passione per la pedalata, fede inossidabile per la salvaguardia dell’ambiente, lotta senza quartieri contro i «mostri» metropolitani.

Il sorpasso

Il clacson cafone chiede strada.
Arranco in salita con mille occhi(ali) aperti per intercettare i pericoli contromano, le orecchie-radar a percepire il rombo dell’idiota di turno pronto al meschino sorpasso a destra.

L’auto si avvicina, l’ennesima strombazzata e la grossa tartaruga metallica supera la piccola lumaca a due ruote.

Avrà cinque anni.
Il bimbo – in braccio alla mamma, seduto d’avanti lato passeggero – affacciato al finestrino dell’auto, durante gli interminabili istanti del sorpasso, studia il sottoscritto pedalare.

Lo sguardo innocente tradisce lo stupore.
La meraviglia si fa largo nei suoi occhi puliti.

L’adocchio.
Catturo la sua sorpresa.
Il mio sorriso resta imprigionato nella maschera antismog.
Saluto il piccolo con la mano.
Intimorito dall’aspetto cibernetico che trasmetto, il bimbo non risponde al cenno.

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Chi è il vero «mostro»?

Vorrei gridare: «ehi piccolo, l’alieno non sono io!»

I «mostri» siete voialtri che usate l’auto anche per comprare le sigarette sotto casa, evitate i mezzi pubblici come la peste bubbonica, ignorate il car-sharing, odiate passeggiare, impestate l’aria con i tubi di scappamento delle vostre carcasse metalliche sempre bollenti.

La tartaruga sgancia l’ultima nuvola nera di veleno, accelera e prosegue nella giungla.

Il bimbo allunga il collo, si affaccia di nuovo, mi osserva ancora.
Prima di sparire dietro la curva, muove la manina per un timido saluto.


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#SaveBikeSharingNapoli: se il MIUR mi ruba la bicicletta

Burocrazia del MIUR: il «mostro»

L’ultima «pedalata condivisa» risale allo scorso ottobre (2015).
Da allora, le bici arrugginiscono in chissà quale deposito mentre sale l’indignazione tra i cittadini: perché il progetto Bike Sharing di Napoli è fermo?

Il post Ridateci le bici! #SaveBikeSharingNapoli svela il mistero.
Il «mostro» ha un volto: la burocrazia, termine astratto per indicare l’inefficienza della farraginosa macchina pubblica capace di complicare (e fermare) un’idea tanto geniale quanto semplice.

In 15.000 per tre giri intorno alla Terra

Muoversi in città con il bike sharing presenta mille, innegabili vantaggi ed i numeri incredibili del progetto partenopeo lo dimostrano (io stesso ho provato il servizio con estrema soddisfazione).

Dal sito ufficiale::

Forse non lo sapevate, ma ci abbiamo creduto in più di 15.000 e insieme abbiamo percorso in bici oltre 120.000 km.
Circa 3 volte il giro della Terra, per intenderci!

Bloccare un’idea vincente a favore dei cittadini è tipico della burocrazia italiana, capace di ingessare un paese per una firma dimenticata su un modulo o la vacanza di un dirigente.
Oppure per negligenza ed incapacità.

#SaveBikeSharingNapoli, l’hastag dell’SOS

Gli organizzatori non si arrendono e lanciano l’SOS social.
L’hashtag #SaveBikeSharingNapoli vola su twitter: al MIUR giunge la rabbia, le proteste, richieste, testimonianze e foto dei tanti napoletani ai quali hanno scippato le bici.

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Invece di ampliare, chiudono

Il sottoscritto, fermo d’avanti la ciclostazione «fuori servizio» di Castel dell’Ovo, pone un quesito elementare: invece di combattere per ripristinare il servizio (gratuito) di condivisione della pedalata, non dovremmo festeggiare l’estensione del progetto e le aperture di nuove ciclostazioni?

In una città (o nazione?) normale la domanda sembrerebbe assurda, da noi invece assume un tono provocatorio che suscita la risposta cinica del Lettore assuefatto: «ma dove credi di vivere? A Stoccolma?».
Domanda rispedita al mittente: anche a Napoli abbiamo il diritto di pedalare!

Ridateci le bici! #SaveBikeSharingNapoli

Ciclostazione di Castel dell’Ovo di Napoli: il bike sharing fermo dall’ottobre 2015. Perché?

Col casco ma senza le bici

Sul lungomare di Napoli, alla visione dell’ennesima ciclostazione in disuso, con i monitor spenti, i display privi di qualsiasi segnale vitale, l’assenza delle bici colorate, abbandonata al suo triste destino per colpe non sue, sorrido amaro alla mia stessa battuta:

 a Napoli usiamo il casco ma ci hanno tolto le bici

Mettiamo la parola fine a questa (ennesima) vergogna.
Ridateci il Bike Sharing.


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Contro lo smog, il disegno di Maria Pia

Smog, il «mostro» invisibile è tra noi

Il «mostro» è invisibile.
La sua sinistra presenza si annuncia con sintomi evidenti: prima la vampata di calore, poi la puzza, segue un senso di disgusto nauseabondo.

Lo smog, la cappa di fumo nero che attanaglia le nostre città e rende l’aria irrespirabile.
Colpisce tutti, senza distinzione di colore e razza, età e posizione sociale.

La difesa di un ciclista napoletano

D’avanti a me – esponente dell’esiguo esercito di ciclisti napoletani – una moto riscalda il motore pronta per lo sprint.
Al suo fianco, il pilota di un vecchio furgone prepara la partenza con la stessa concentrazione di Lewis Hamilton.

L’orchestra di motori rombanti suona la triste musica, la nuvola di inquinamento copre pedoni, auto, moto e ciclisti.

Fermo al semaforo, attendo diligente il via, percepisco l’attacco.
La mascherina antismog funge da scudo impenetrabile, sotto assedio non perdo la calma: con un’agile mossa felina sposto la mia e-bike sul marciapiede limitrofo.
Se non posso sconfiggere il «mostro», preferisco una ritirata strategica.

Scatta il verde,

I tubi di scappamento sparano velenosi colpi neri ed i pesanti dinosauri fuggono via, la nube tossica si dissolve, la strada è libera, torna la calma apparente.
Pedalo e riparto, la sfida continua.

L’opera di Maria Pia

Giunto in ufficio, trovo il ritratto: autrice Maria Pia.
La mia collega è un’artista: ispirata dalle bici, quella del sottoscritto – neofita della pedalata – e le due ruote di Angela, la vera esperta del settore, immortala i mezzi in sosta.

Il quadro colorato ispira aria pulita, natura e musica rilassante.
L’opera è la perfetta risposta ai tubi di scappamento grigi e sporchi che infestano le nostre città.

Grazie Maria Pia, era la giusta boccata d’ossigeno che cercavo 🙂

Lotta allo smog: le bici secondo Maria Pia


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Il ciclista napoletano

La gioia del ciclista

Pedalo per San Gregorio Armeno con calma, tra turisti e passanti.
Il famoso vicolo è affollato anche in un anonimo venerdì pomeriggio di marzo.

Giro in bici nel centro storico di Napoli, esperienza per pochi fortunati, affascinante ed alquanto originale.

Osservo vetrine, bancarelle, presepi, chiese, volti e colori.
Incamero odori e profumi.

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Pedalare a Napoli tra mille difficoltà

Pista ciclabile assente, pavimentazione sconnessa rendono faticoso ogni singolo metro percorso.

Mancanza assoluta di cultura ciclistica, un continuo zigzag tra pedoni e sanpietrini malefici trasformano la bici in un doloroso yoyo.
Ogni sussulto una pugnalata alla schiena.

Pedalare a Napoli è un’impresa eroica.

Bicicletta a Napoli, una scelta coerente

Sono conscio: l’indubbia morfologia del territorio partenopeo – salite / discese / strade strette / vicoli / buche – non favorisce l’uso della bici per spostamenti quotidiani.

Eppure desidero pedalare in città perché girare in bici è coerente con la mia personale visione della vita.

Acquisto una bici a pedalata assistita ed aderisco all’esercito – ancora in minoranza – di cittadini napoletani che, nonostante tutto, lasciano l’auto in garage e raggiungono il luogo di lavoro con mezzi non inquinanti.

Il motore elettrico montato discretamente sul mezzo permette di affrontare il tragitto casa-lavoro con serenità.
Giungo in ufficio senza particolari sforzi fisici eppure l’attività quotidiana aiuta il corpo, rilassa la mente, combatte lo stress, mi aiuta a star meglio.

Nonostante il traffico, lo smog ed i mille «mostri» presenti in una metropoli dove il ciclista è considerato ancora un alieno da abbattere.

Io, ciclista (napoletano) felice

Io, ciclista (napoletano) felice

Un fantastico itinerario verso il mare

Saluto San Gregorio Armeno.
Procedo lungo i decumani, raggiungo via Toledo, intravedo il teatro San Carlo, l’ennesimo slalom intorno alla fontana di piazza Trieste e Trento ed accelero verso piazza del Plebiscito.

Ancora poche pedalata ed intravedo il mare.
Sulla mia e-bike sembra di volare, piccole lacrime escono spontaneamente dagli occhi colpiti dal vento gelido d’autunno.

Arrivo sul lungomare.
Mi fermo, osservo le onde ancora alte.
Tolgo i guanti.
Poi il casco.

Con la mano destra mi asciugo gli occhi.
Sorrido mentre guardo l’orizzonte blu.

Anche oggi ho sconfitto i mille «mostri».
Anche oggi sono un ciclista (napoletano) felice.

Quando sei in salita e non ce la fai più, le gambe ti fanno male e vuoi fermarti, è giunto il momento di pedalare ancora più forte.

Mario, un ciclista napoletano


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Bike sharing Napoli, ho provato il servizio. Ecco come è andata

«Scusate, ma è gratis?» mi chiede incuriosito un signore in giacca e cravatta mentre consegno la bici alla ciclostazione di via Toledo.
«Sì è gratis per trenta minuti. Però bastano» annuisco.
Aggancio il mezzo, attendo il messaggio di conferma sul display della stazione e vado via soddisfatto.
Ho completato il mio primo giro utilizzando il servizio di bike sharing Napoli.

Il ritiro (tramite app)

Napoli, piazza Dante – domenica 15 febbraio, ore 11,00.
L’app ufficiale non mente: sono disponibili due biciclette e difatti, bloccate nella stazione, due veicoli attendono fiduciose.
Impiego pochi istanti per capire il funzionamento.

Apro l’app Bike Sharing Napoli installata sullo smartphone:

– clicco su Stazioni
– seleziono Piazza Dante
– clicco su Preleva bici
– sullo schermo del cellulare, viene visualizzato un codice numerico di cinque cifre
– vicino il mezzo scelto, pigio il bottone Sblocca ed inserisco il codice fornitomi via cellulare
– il sistema verifica la correttezza dei dati e poi visualizza un messaggio di conferma
– il gancio che tiene bloccata la bici si apre
– ritiro la bici ed inizio a pedalare

Bike sharing Napoli, la ciclostazione di piazza Dante

 

La bici

Bike sharing Napoli, la bicicletta La bici è in buone condizioni.
Un simpatico cartello posto nel cestino davanti al manubrio ricorda di essere prudenti.
D’altronde, il mezzo non è una bike da montagna e nemmeno da corsa ma piuttosto una bici per una tranquilla passeggiata cittadina.
Trovo difficoltà solo per le marce: non capisco l’uso del cambio. Per ora lascio perdere, indagherò in futuro. Verifico l’uso dei freni: funzionano entrambi.
La sella è standard, dovrei regolare l’altezza ma per questo primo giro desisto e parto.

 

Il viaggio

Impiego quattro minuti per percorrere via Roma, da piazza Dante fino alla stazione della metropolitana di via Toledo.
Favorito dalla leggera discesa e dal traffico quasi nullo, pedalo senza sforzo. Le uniche difficoltà sono legate alle condizioni della strada, dalle buche e dall’assenza di una vera pista ciclabile.
La folla di pedoni non aiuta ma non incontro particolari difficoltà.
La passeggiata è piacevole, rilassante: un modo alternativo, pulito, salutare ed efficace per spostarsi in città.

La consegna

Giunto a via Toledo, aggancio la bici alla ciclostazione e clicco sul bottone di blocco.
Dopo pochi istanti, il veicolo risulta perfettamente collocato e disponibile per un nuovo utilizzo.
Sul display del mio cellulare, i dati della sessione risultano aggiornati (sono trascorsi sedici minuti da quando ho ritirato la bici al momento in cui l’ho consegnata).
Nessun imprevisto, tutto è filato liscio.

Non mi resta che invitarvi a salire in sella e pedalare: il servizio di bike sharing è realtà anche a Napoli.

Bike sharing Napoli, consegno la bicicletta a via Toledo


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