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Tag: borboni

Real sito di Carditello, tra bellezza ed abbandono. Con segnali positivi [VIDEO]

Al Real sito di Carditello con Be Time

«Questo luogo dovrebbe essere visitato da migliaia di turisti ed invece …» è l’amara riflessione che scaturisce mentre osservo, dal piccolo schermo della mia Handycamla bellezza ferita del real sito di Carditello 

Sono con Be Time, l’Università del tempo libero, alla scoperta di luoghi d’arte, tra cultura e divertimento.
Oggi siamo tra le campagne di Casal di Principe e la mitica Capua, in quella che fu la riserva di caccia di Carlo di Borbone.

Al sottoscritto il compito di catturare la giornata in un video di tre minuti.

Stanca, rassegnata, innocente, invasata 
Nuda, svergognata, tradita, condannata 
Ma è la mia città 
Sporca, avvelenata, incivile, incendiata 
Sempre affollata, devota, ammutinata 

Al real sito di Carditello con Be Time

I volontari dell’associazione “Agenda 21”

Sui resti di un affresco del 1700 noto una volgare incisione, due iniziali di uno dei tanti «mostri» che, nel tempo, ha violentato questo sito meraviglioso.
Due incisioni, come quelle sigle degli innamorati sui tronchi degli alberi.

Resto sbigottito.

Il real sito di Carditello, nel corso degli anni, ha subito furti e razzie.
Ciò che resta oggi, testimonia la magnificenza di questo luogo.

Grazie ai volontari dell’associazione Agenda 21 Carditello e Regi Lagni, da qualche anno è possibile visitare parte del monumento.

E’ un inizio, il cambio del trend, la speranza.

Ma domani chi lo sa 
Vedrai che cambierà 
Magari sarà vero 
Ma non cambierà mai niente 
Se ci credo solo io 

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«La mia città», di Edoardo Bennato

Mentre registro ho ben chiara la colonna sonora: le immagini del real sito di Carditello scorreranno accompagnate dalle parole di Edoardo Bennato.

Perchè questo luogo ben rappresenta il paradosso nostrano: ciò che potrebbe essere ma non è.

Il real sito di Carditello sembra stare lì per ricordare a tutti noi l’eterno dilemma
italiano, un paese ricco d’arte che disprezza l’arte, incapace di tutelare i propri tesori, in balia della burocrazia malata e del disinteresse generale, depredato dai delinquenti comuni e dalla criminalità organizzata.

Però. il real sito di Carditello, ci dimostra pure che una realtà diversa è possibile.
Se ci crediamo tutti.


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Pietrarsa, il museo ferroviario per ricordare la strage dimenticata

1861, a Pietrarsa lavorano 1050 operai

Il 6 agosto del 1863, i Bersaglieri attaccarono i manifestanti.
Uccisero sette operai e ne ferirono una ventina …

Sono al Museo ferroviario di Pietrarsa con BeTime, l’Università del tempo libero.
Ascolto la guida raccontare la storia di questo luogo magnifico, tra il mare di Portici ed il golfo di Napoli.

Il maestoso capannone raccoglie le più importanti locomotive delle ferrovie italiane, ognuna con una sigla che identifica il modello ed il “numero di pezzi” costruiti.
Ogni locomotiva, una rivoluzione sociale.

Al museo di Pietrarsa, la storia dimenticata

Il declino dopo l’unità d’Italia

Nel 1861, prima dell’unità d’Italia, a Pietrarsa, lavoravano 1050 operai.

Due clic ed in Rete trovo mille altri approfondimenti: operai ben pagati e con le attuali otto ore lavorative.

Scopro che ll Real Opificio di Pietrarsa voluto da Ferdinando II nel 1840, è una delle maggiori industrie del tempo.

Ben presto però, dopo l’unità d’Italia, inizia il declino della fabbrica.

La strage di Pietrarsa oggi è storia ufficiale

La strage di Pietrarsa, la nota delle FS

Dal sito ufficiale:

1863 Il Governo cede Pietrarsa in gestione alla ditta Bozza che adotta subito una dura politica di licenziamenti e restrizioni che causano malcontento e azioni di protesta da parte degli operai.
Fino ad arrivare ai violenti scontri del 6 agosto quando 30 bersaglieri caricano le maestranze provocando la morte di 7 operai e il ferimento grave di altri 20.
Dopo l’agosto di sangue, Bozza chiede la rescissione del contratto d’appalto.
L’Opificio viene, quindi, dato in gestione alla Società Nazionale di Industrie Meccaniche.
Nei 7 anni della nuova gestione, vengono costruite, tra l’altro, 150 nuove locomotive ed eseguite 72 grandi riparazioni.
La Società Nazionale non riesce però a risollevare le sorti finanziarie delle Officine.

La strage di Pietrarsa oggi è storia ufficiale

L’importanza del museo

Grazie al museo ferroviario, la strage degli operai del 1863 per mano dei Bersaglieri non verrà dimenticata.

Il cruento episodio, contro i lavoratori che protestano per tutelare i propri diritti (nell’Italia unita, uno dei primi scioperi) entra nella cronaca ufficiale della nostra nazione.

Ai più, però, resta un dramma sconosciuto, mai citato in nessun testo scolastico.
Come molteplici altri episodi violenti, legati allo stesso periodo, accaduti nel nostro sud Italia e non raccontati.

Perché?

Al di là delle idee personali – a favore dei Borboni o detrattori dei regno delle due Sicilie – resta la necessità di completare la narrazione degli avvenimenti avvenuti prima e dopo il 1861.

Per rendere giustizia alla Storia.
Ed il museo ferroviario di Pietrarsa, aggiunge un anello importante alla Verità.

Pietrarsa, la strage dimenticata dalla storia ufficiale

PS: ringrazio pubblicamente la mia amica prof. Ornella per la concessione delle sue foto, scatti d’autore


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