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Tag: burocrazia (Page 2 of 2)

Napoli, perché il Parco Mascagna (chiuso) è l’emblema dell’Italia

Due mesi?

Due mesi per completare i lavori: è questo il peso della burocrazia, dell’inefficienza politica e della scarsità di risorse pubbliche?
Due mesi per riaprire l’unico polmone verde per le migliaia di famiglie che vivono ed abitano al Vomero, importante quartiere di Napoli?
Due mesi per ripristinare un’area che andrebbe valorizzata, protetta ed estesa ed invece è in uno stato di crescente abbandono?

«Parco Mascagna chiuso per verifiche»

«Perché è chiuso?» chiedo all’ambulante pakistano che vende la sua merce all’esterno del Parco Mascagna, un tempo affollato dai colori delle famiglie e dalle urla gioiose dei bambini.
«Alberi pericolosi, tanto tempo è passato …» farfuglia sconfitto l’uomo.

Un triste catenaccio impedisce l’apertura del cancello, dietro le sbarre si intravedono i giochi dei bimbi deserti ed il vuoto riempe lo sconforto di chi, fino a qualche mese fa, trascorreva il tempo libero in quest’oasi.

giardinetti di via Ruoppolo sono chiusi dagli inizi di marzo.

Napoli, il Parco Mascagna (i giardinetti Ruoppolo) chiuso da due mesi: perchè?

Il comunicato ufficiale di Giorgia Pietropaoli

Le forte raffiche di vento di inizio anno hanno reso inagibile il Parco Mascagna al Vomero (nome ufficiale) e l’intero quartiere è in attesa dei lavori di ripristino.
L’e-mail dell’assessorato esposta all’ingresso è inviata da Giorgia Pietropaoli: le verifiche partiranno il 30 marzo e si concluderanno entro il 10 aprile dopodiché seguiranno gli eventuali interventi necessari.

Dal profilo twitter di Giorgia Pietropaoli apprendo il ruolo del mittente: «mi occupo di comunicazione e organizzazione di eventi. Oggi per il Vice Sindaco di Napoli».

Quindi, a conti fatti, il portavoce del Comune comunica – con la massima trasparenza – che il parco Mascagna resterà impraticabile dagli inizi di marzo a quasi fine aprile.
Totale: cinquanta giorni (più o meno).

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La domanda di un cittadino qualsiasi

I giardinetti di via Ruoppolo sono l’emblema dell’Italia: un paese prigioniero della farraginosa macchina burocratica dove, per agire, serve il visto di un funzionario e l’assenza di un impiegato rinvia la pratica al mese successivo.
Di settimana in settimana il «mostro» amministrativo ingrassa ed i cittadini inermi subiscono i disagi.

Chiedo al Sindaco e a Giorgia Pietropaoli: in una città assediata dal traffico e dal cemento, in un quartiere affamato di verde, è normale attendere due mesi per restituire ai cittadini il parco Mascagna?
Per cortesia, spogliatevi del politichese e rispondete con onestà.
Grazie.


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Quanto tempo occorre per la fornitura del gas?

La burocrazia italiana è un «mostro» dalle mille teste.

Te ne accorgi quando non hai alternativa e devi necessariamente affrontare una di queste teste.
Prima di giungere nell’ufficio competente (che, dopo l’irriducibile fila kilometrica, ti smisterà ad un altro ufficio già chiuso quando arriverai), frequenta un corso di yoga on-line, armati della pazienza di Giobbe e bevi una tisana con radici di valeriana, camomilla, tiglio e fiori d’arancio (almeno un litro).

Nonostante tu sia preparato, il percorso ad ostacoli presenta sempre nuovi intoppi e quando credi di avercela fatta spunta un ultimo inghippo che blocca la pratica per un tempo indefinito.
Gli uffici predisposti, invece di agevolare l’utente, si divertono a torturarlo (devi compilare un modulo – riceviamo solo il terzo giovedì del mese dalle 11,30 alle 11,55 – l’impiegato che deve timbrare il certificato è assente e nessuno può sostituirlo).

La testimonianza di un lettore conferma che l’Italia è tutt’oggi il paese dello scaricabarile.

Salvatore ci segnala i disagi subiti per l’allacciamento della fornitura del gas.

Il film dell’horror, dopo più di quaranta giorni ed un numero di appuntamenti fissati e non rispettati, non ha ancora i titoli di coda.
Segue la sua e-mail.

Eni Gas e la burocrazia infinita

«Devo allacciare la fornitura di gas per un appartamento in Napoli dove è già presente il tubo ma non il contatore.
Penso: non dovrebbe essere molto complicato e invece …
Il 24 novembre 2014 chiamo il Numero Verde di Eni Gas e Luce.
Mi dicono che poichè non c’è il contatore devo inviare un fax per richiedere un sopralluogo della Napoletana Gas.
Il Fax lo invio il giorno dopo (25/11) e mi confermano l’appuntamento per il 3 dicembre 2014.

Nessuno si presenta all’appuntamento e neanche al successivo dell’11 dicembre 2014.
Non solo non si presenta nessuno ma dalla Napoletana Gas mi contattano per chiedere se desidero rivolgermi a loro per la certificazione dell’impianto del gas.

Vi rivolgereste voi ad una azienda che vi fissa due appuntamenti per poi darvi buca?
Io no!

Un ulteriore inspiegabile quesito: perché quando non si presentano non li puoi chiamare perchè affermano che non possono avere rapporti con il pubblico mentre per chiedere se vuoi la certificazione ti possono chiamare loro?
Mah … mistero.

Comunque, dopo l’ennesima telefonata, finalmente all’appuntamento del 19 dicembre 2014 si presenta qualcuno della Napoletana Gas che attribuisce il PDR e fornisce un preventivo per spostare la posizione del contatore.
Accetto immediatamente ed il call center Eni mi fissa un appuntamento per il 31 dicembre 2014.
A capodanno?
Sorrido … sono scettico ma voglio crederci.
E difatti non viene nessuno.

In un mercato del Gas veramente libero potrei chiamare un’altra azienda ma l’Eni afferma che solo la Napoletana Gas può completare l’iter burocratico.
Mi sa che il mercato dell’energia è libero solo quando spilla più soldi all’utente.

Prossimo appuntamento: 9 gennaio 2015.

… to be continued»

In bocca al lupo Salvatore e tienici aggiornati.

Voglio acquistare un auto blu su ebay!

Vecchia Skoda, la mia auto blu

La mia elefantiaca Skoda blu perde colpi ed il pessimismo dell’intelligenza e l’ottimismo della volontà non mi ingannano.

Conscio, attendo il momento nel quale lo spirito masai guiderà il vecchio pachiderma a quattro ruote per l’ultimo viaggio nel luogo ove tutto è iniziato e nel quale dormirà per sempre.

Per non essere impreparato, medito come sostituire il fedele ed inseparabile amico meccanico degli ultimi tredici anni.

L’animo romantico mi impone una scelta di continuità: la prossima vettura sarà blu.
Anzi, perché non acquistare un’auto blu?!

Auto blu, l’asta su ebay

L’eccellente idea guadagna consensi all’interno della scatola cranica fino a prevalere sui dubbi razionali posti dell’emisfero sinistro ed in breve trionfa: voglio un’auto blu!

Paulo Coelho aveva ragione: «quando desideri ardentemente qualcosa, tutto l’Universo cospira affinché tu realizzi il tuo desiderio».

E difatti, la promessa cosmica del Premier Renzi è profetica: «Il Governo vende 151 auto blu di proprietà dello Stato tramite asta per contenere i costi della Pubblica Amministrazione» (12 marzo 2014: fonte).

Benissimo!
Accedo al negozio Ebay ufficiale e consulto la lista dei bolidi disponibili.

L'elenco delle 151 auto blu in vendita su ebay

7115 euro, il prezzo medio di un auto

Sono 151 in totale e ne sono state vendute 52 che hanno fruttato alle casse dello Stato quasi 372 mila euro.

Briciole rispetto ai milionari bilanci della Pubblica Amministrazione ma utili, ad esempio, a pagare lo stipendio del Presidente della Repubblica Italiana per due anni (circa 240 mila euro l’anno, fonte Il Secolo XIX)

Spulcio l’elenco, non male i «mostri» presenti soprattutto se si pensa che, in media, ogni auto è costata 7115 euro: un affare per il cittadino non troppo schizzinoso (i puritani potrebbero definire queste macchine gli scarti della casta ma tant’è).

Un breve calcolo e decido: d’accordo, non potrò permettermi la Maserati 139 che, a quanto leggo su vari siti web, fu pagata più o meno 117 mila euro ma dopotutto una Citroen C8 non si nega a nessun contribuente onesto.

E’ fatta: vada per la Citroen C8 del Ministero della Giustizia!

Le auto blu del Governo su ebay

Asta chiusa?

Il mio entusiasmo viene presto spezzato, l’asta on-line è chiusa e non trovo notizie se e quando ripartirà.

Ma non demordo (sarà colpa della burocrazia?).

Convinto ripeto a me stesso che non farò la fine del solito elettore tradito da spot elettorali propagandistici, invierò questo articolo al Premier ed attenderò sicuro una sua risposta istituzionale.

Nel mentre, fiducioso mi affido alla mia vecchia, elefantiaca Skoda blu.


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ASL, la lista d’attesa che guarisce l’otite

ASL, i tempi d’attesa

15 maggio 2014
«Deve consultare uno specialista» sentenza il medico di base oramai più passacarte che dottore.
«Ma mentre prenoto la visita all’ASL passerà un’eternità» obietto sconsolato.

Otite, la visita dopo 12 giorni

Da qualche giorno una fastidiosa otite assilla il mio orecchio sinistro e la morsa del dolore non accenna a diminuire.
Dalla farmacia (adibita alla prenotazione) confermano le mie perplessità: la prima data utile è fra dodici (12) giorni.

Dodici giorni possono essere un nonnulla oppure un tempo infinito, dipende dal problema.
Per un mal di denti e per un’infiammazione dell’orecchio dodici giorni di attesa sono insostenibili.

«E secondo Lei, come resisto fino al 27 maggio?» chiedo all’addetto.
«Aerosol e tachipirina 1000» risponde asettico il mostro.

Inizio la cura: rinowash mattina/sera ed, in caso di difficoltà, il miracoloso paracetamolo per placare le sofferenze.
Armato della pazienza di Giobbe, vedo avvicinarsi la data della visita.

L'otite e la lista d'attesa all'ASL

La Sanità pubblica ti spinge verso il privato?

Sempre più dubbioso, mi chiedo a cosa serva una Sanità con servizi inutilizzabili. Difatti, le liste d’attese spingono il cittadino verso gli specialisti privati ed i costi sono quasi equivalenti alla tariffa di un luminare (tra superticket e prima visita, il controllo all’ASL costa 38€).

Un imprevisto: ASL, 22 giorni d’attesa

Purtroppo l’inefficienza della burocrazia abbatte anche il più forte dei tenaci e dopo qualche giorno ricevo la stupefacente telefonata di uno zelante impiegato dell’ASL.

Dopo le dovute presentazioni, chiede la conferma: «buongiorno, Lei ha prenotato la visita otorinolaringoiatria per il 27?».
«Sì, esatto» rispondo mentre un vortice di domande mi balena nella mente.
«L’informo che il dottore non è disponibile per quella data, dobbiamo spostare l’appuntamento al 6 giugno» afferma gelido.

Impiego qualche istante per comprendere, poi – ingoiato il polpettone indigesto – esplodo: «e secondo Lei io dovrei aspettare ancora altri dieci giorni? Alla fine, per il mal d’orecchio, devo attendere tre settimane??? Ma è normale???» urlo spazientito.
«Il mio compito è informarla, certo ha ragione» si giustifica l’anonima voce.
«E non c’è un altro dottore per una sostituzione?» reclamo senza speranza.
«Ovviamente no» sentenzia l’ignavo impiegato.
«Voglio protestare! A chi devo rivolgermi? Comunque, nel frattempo, sono pure guarito quindi mi cancelli da questa ridicola lista d’attesa» concludo forte della mia rabbia.
«Si rivolga al direttore del distretto» e proclama il The End all’ennesimo film dell’horror.

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The End: 25 giorni d’attesa

Se la Matematica non è opinabile, con l’otite in corso, avrei dovuto attendere venticinque (25) giorni per una visita otorinolaringoiatria all’ASL.

I più resistenti guariscono da soli, i mollaccioni pagano e si rivolgono ai privati: deve trattarsi di un innovativo piano del Ministero per ridurre i mostruosi tempi d’attesa della Sanità Pubblica.


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L’Informatico, chi è costui?

L’informatico, questo sconosciuto

«Di che ti occupi?».
«Sono un informatico».
«Cioè?».

Questo è il solito, monotono botta-e-risposta che si genera automaticamente quando qualcuno mi chiede informazioni sul mio lavoro.
Perché il paradosso è grande quanto l’Empire State Building: in un mondo strapieno di computer, tablet e smartphone in molti ignorano l’importante e meticolosa attività di noi, moderni artisti volgarmente noti come programmatori informatici.

L'Informatico, eroe moderno (foto di repertorio)

L’Informatico, eroe moderno (foto di repertorio)

L’informatico, eroe moderno

Ti rechi in Banca, dopo mezz’ora di fila giungi allo sportello e chiedi lumi sulle misere briciole presenti sul tuo conto corrente.
Iscrivi il tuo pargoletto in prima elementare via internet.
L’iter della Pubblica Amministrazione appare meno «mostruoso» e non ti perdi nei meandri della burocrazia grazie al progredire della digitalizzazione …

Tutto merito nostro, piccoli e grandi «eroi» hi-tech a cui nessuno assegnerà mai una medaglia al valore oppure il (meritato) minuto di gloria.

Eppure trascorriamo intere giornate davanti ad un monitor, chiusi in uffici o raggruppati in open space – con la pioggia e con il sole – progettiamo iperboliche soluzioni durante interminabili meeting, filosofeggiamo in infinite discussioni su come disegnare pirotecniche architetture web, scoviamo errori che – precisi come bombe ad orologeria – esplodono improvvisi nella jungla di programmi sparsi nello sconfinato universo di byte.

L’informatico, l’artista della Rete

Fantastichiamo algoritmi strampalati ed istruzione dopo istruzione diamo vita a pagine internet, affascinanti opere colorate, nodi della Rete globale, strumenti immateriali che migliorano la vita quotidiana dell’umanità, potenti e leggeri segnali che viaggiano veloci tra le intercapedine dei server disseminati per il Pianeta e raggiungono i computer di mezzo mondo.

L’informatico è invisibile?

Il nostro lavoro è impalpabile e non è facile da misurare: non costruiamo nulla che si possa toccare con mano né tantomeno spostiamo le montagne.

Perseguiamo un compito oscuro, operiamo da dietro le quinte, manipoliamo informazioni delicate, siamo le fedeli sentinelle dei dati conservati in sicuri archivi-cassaforte, operai delle infrastrutture su cui fonda la società moderna.

Siamo invisibili ma non «virtuali».

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