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Tag: calcio (Page 3 of 5)

Napoli – Juventus, l’immagine della vittoria

Napoli – Juventus, il giorno dopo

Un gruppo di bambini gioca a calcio sulla spiaggia e dopo l’interminabile partita si tuffa in acqua.

E’ l’autunno napoletano, lo stadio è il litorale domitio, i pali delle due porte dei piccoli sandali incastrati nella sabbia, il sole riscalda la fantasia, il Napoli di Sarri convince gli adulti e diverte i più piccoli.

La foto della vittoria

Palla al centro e via!
In campo Higuain, Insigne, Pepe Reina … il più grande ha otto anni, dribbling e gol, parate e rigori, azioni sognate più che giocate.

All’immaginario novantesimo vince il Napoli, la Juve è battuta anche in questo picnic autunnale, il mare tenta i campioncini, la malridotta palla SSC non ufficiale buttata fuori campo attende il ritorno dei piccoli calciatori azzurri.

A me, arbitro discreto, non resta che immortalare l’istante.

Napoli - Juventus, l'immagine della vittoria

La barca a vela dei miei sogni [FOTO]

Dalla spiaggia osservo la piccola barca a vela solcare le onde del mare.
Affascinante» commento invidioso e – come in un film – d’improvviso mi ritrovo proprio su quella’imbarcazione.

Il sogno …

Timone alla mano scavalco i frangenti azzurri e disintegro la schiuma bianca dell’oceano ribelle.
Infinite gocce di mare colpiscono il volto abbronzato da mille navigazioni mentre stormi di gabbiani inseguono la scia che si apre dietro il leggero natante.
Protetto dal giacca impermeabile e dagli occhiali da sole, con un ghigno beffardo continuo la corsa verso la libertà.

Una barca a vela solca le onde del litorale domitio

… oppure l’incubo

Il mal di mare mi paralizza.
Abbracciato al palo della vela, non oso guardare i frangenti azzurri del mare agitato.
Precise come un orologio, fastidiose gocce d’acqua colpiscono il mio volto arrossato privo della giusta dose di crema solare.
Odiosi gabbiani svolazzano intorno all’imbarcazione come gli avvoltoi intorno alla preda.
Sudato per la paura e per la pesantezza della giacca impermeabile, con gli occhiali bagnati emetto l’ultimo grido di sofferenza in attesa di toccar terra.

La realtà

La pallonata di un giovane calciatore sul bagnasciuga del litorale domitio mi riporta alla dura realtà.
«Scusi» farfuglia il maleducato campione ricoperto di tatuaggi.
«Figurati» replico indifferente.

Tolgo i granelli di sabbia dalla spalla appena colpita, smartphone alla mano, immortalo la barca a vela dei miei sogni.

«Utilizzerò lo scatto per il mo sito» osservo mentre un ghigno beffardo si fa spazio sul volto abbronzato da mille lotte contro i «mostri» moderni.

Di più non posso fare.
Per ora.

Mezza Pipita

Una campione incompleto

Gonzalo Higuain, l’attaccante del Napoli e della nazionale argentina, non è un «mostro».
Nonostante i numeri lo scagionino (una media di un gol ogni due partite), il presunto campione è privo di quel pizzico di magia che rende speciale un calciatore.

Ispido, polemico, in campo protesta anche contro i compagni di squadra.
Tecnico non talentuoso, rigorista senza la sicurezza del cecchino e con una percentuale di errori fatale, goleador e mai capocannoniere.

L’immagino nello spogliatoio, dopo il novantesimo minuto, sfinito guardarsi allo specchio in modo cagnesco ed insultare se stesso.

Higuain è una pietra preziosa di livello medio-alto, non un diamante eccelso.
Brilla a sprazzi senza abbagliare, una domenica vale oro e la successiva è un pesante pezzo di bronzo che rotola in campo privo di lucentezza.

Il Pipita è un gioiello incompiuto, l’opera scolastica di un’artista geniale.
L’atleta dall’atteggiamento pigro, l’uomo che sogna la luna senza meritarla, un calciatore avvelenato perché il mondo non lo celebra a dovere.

higuain mezzo Pipita

Per Gonzalo

Eppure Gonzalo, quando sei tranquillo, hai numeri da campione.

Purtroppo, il più delle volte, ti accontenti di giocare nell’esercito dei calciatori di fascia media mentre, potenzialmente, saresti un attaccante da 40 gol a stagione.

La testa, caro Gonzalo, devi lavorare sulla testa.

Allena il cervello non le gambe.
Concentrati sull’equilibrio interno invece di tirare punizioni e dribbling.
Correggi gli atteggiamenti isterici, alza il pollice al compagno che sbaglia il cross, in campo sorridi e trascina la squadra.

Se giochi concentrato, convinto e con gli occhi determinati, risulterà insignificante il rigore tirato in curva.

Allora e solo allora, per noi tifosi del Napoli ed amanti del bel calcio, brillerai come una vera pepita.

Calcio, amore e … capricci: quando il campione è triste

L’esempio più famoso: lo sguardo verso il basso, il capo chino e l’espressione malinconica di Mario Balotelli.
Seguono volti meno noti ma pur sempre infelici: l’interista Mauro Icardi qualche settimana fa, il francese del Milan Jérémy Ménez l’ultimo depresso.

Dopo l’agognata rete, la star del calcio non esulta.
Anzi, invece di esplodere in una gioia spontanea, ostenta un’espressione offesa.

Calcio, amore e ... capricci: quando il campione è triste

Come un bambino capriccioso, la stellina è convinta di aver subito un’ingiustificata punizione e pretende prima le scuse e poi le nuove coccole.
Il campione cresce nella (sua) persuasione di essere un divo, un fotomodello da venerare che non merita critiche, un vero uomo indiscutibilmente perfetto da amare, sempre.

Ma il paterno procuratore rassicura: la faccia offesa del giovane viziato del pallone è un messaggio d’amore verso gli ultrà gelosi, schermaglie tra folli innamorati, dopotutto gli uni necessitano degli altri.
Quando la crisi è lampante, i blasonati capitani della serieA si abbassano a discutere con i fans incalliti: dopo i chiarimenti selvaggi, ritorna la pace e scoppia nuovamente la passione.

Al prossimo gol – speriamo tra le mura di casa – il (finto) campione corre ad esultare sotto la curva innamorata.
Il malumore è superato, la ferita rimarginata, il calciatore capriccioso è di nuovo felice.

Se nel calcio vale la proprietà transitiva (razzista) …

Nel calcio vale la proprietà transitiva.
Non troverete la dimostrazione del teorema pubblicata su nessuna rivista matematica perché la scoperta risale a qualche ora addietro.
Lascio agli esperti del settore gli approfondimenti scientifici, per chi ignora l’eleganza dell’algebra valga il seguente esempio esplicativo:

se a = b e b = c, allora a = c.

I Matematici juventini

I tifosi della Juventus (o presunti tali), a dispetto dei volgari striscioni esposti durante l’incontro di Champions League con il Borussia Dortmund, evidentemente sono dotti in Matematica.
Difatti, i giornali di oggi riportano gli slogan dedicati ai colleghi tedeschi:

«l’amico del mio nemico è mio nemico».

Perché la curva dello Juventus Stadium enuncia con disinvoltura la proprietà transitiva contro il «nemico» teutonico?

Grazie allo studio dell’algebra, il mistero è presto svelato: la tifoseria del Napoli e quella del Catania sono infatti gemellate con quella della squadra tedesca.

I tifosi della Juve e la proprietà transitiva

La proprietà transitiva razzista

Dunque, a rigor di logica, i tifosi del Napoli e del Catania sono amici (gemellati) dei supporter del Borussia.
Ma i partenopei e gli etnei sono nemici degli juventini.
Ne consegue che gli juventini diventano matematicamente nemici dei tifosi del Borussia Dortmund.

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I dotti juventini, dunque, nella loro spirale di odio insensato, imprigionati dall’ignoranza del razzismo becero, giungono a offendere Napoli e Catania durante una manifestazione europea (ove le due città, tra l’altro, non sono nemmeno rappresentate) per un’applicazione razzista della proprietà transitiva.

Mediocri matematici, sportivi repellenti, pessimi uomini: ne consegue che questi incivili sono dei poveri «mostri».


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In ventimila al San Paolo per festeggiare la Supercoppa

Non è una partita di campionato ma al San Paolo siamo in ventimila.

C’è da festeggiare la vittoria della Supercoppa Italiana ed i tifosi del Napoli corrono in massa, soprattutto bimbi accompagnati dai papà, mamme-supporter e ragazzi di ogni età.

In 20mila allo stadio San Paolo per assistere all'allenamento del Napoli e festeggiare la vittoria della Supercoppa!

Per dovere di cronaca, il sottoscritto non potevo mancare al primo allenamento del nuovo anno.
Armato di un modesto smartphone, scatto qualche foto che condivido in questo post tutto azzurro.

Supercoppa Napoli-Juventus, quando il calcio è un film

Il film inizia alle 18,30 di un indimenticabile martedì 22 dicembre.
La sala è gremita, sono presenti circa 14mila spettatori perlopiù arabi.

Siamo a Doha, in un cinema ultramoderno inimmaginabile in Italia.

La capitale del Qatar dista 5.064KM da Napoli (e quasi 6mila da Torino) eppure la lontananza è nulla rispetto alla prepotenza infinita del Dio Danaro: i petrodollari sauditi comprano eventi sportivi, manifestazioni mondiali, marchi, industrie, atleti, artisti, uomini.
I nuovi «giocattoli» degli sceicchi hanno un prezzo, basta pagare ed ogni sfizio è consentito.

Il film è un «made in Italy» taroccato.

Il cast proviene dal «paese del sole» ma gli attori sono quasi tutti europei non italiani, il produttore cinematografico è il furbo Aurelio De Laurentis, lo sponsor principale l’emigrante FIAT.
Ma tant’è: per gli sceicchi i tre o quattro milioni di euro versati per il cinepanettone di fine anno sono briciole pagate senza batter ciglio, un gesto di innocua beneficenza, un pomeriggio tra amici, un tea caldo con biscotti nel lussuoso bar tra il primo e secondo tempo dell’evento mondano.

Gli ascoltatori collegati da ogni angolo del pianeta in diretta TV non restano delusi.

Gli ingredienti per una pellicola di successo ci sono tutti: ventidue gladiatori, il sudore della lotta, due ore di forti emozioni, errori, colpi di magia, il trionfo, la gioia dei vincitori, la morte degli sconfitti.
Il pathos e l’eros dal campo di battaglia non coinvolge il pubblico assente dell’arena araba bensì viaggia attraverso l’etere per raggiungere gli spettatori globali seduti su comode poltrone, nel salotti di casa.
Il tifoso moderno, armato di patatine, pizza, coca-cola e birra si gusta quella che un tempo fu una partita di calcio ed oggi è un investimento mediatico che restituisce profitti ed elargisce mance agli organizzatori.
Non è necessaria la presenza allo stadio, il biglietto è omaggio e giunge via telecomando.

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Il film termina tra gli applausi virtuali degli spettatori.

Per problemi tecnici, si è rischiata una visione in bianco e nero.
Invece, è stato un film a colori.
Di un azzurro indimenticabile.

Supercoppa Napoli-Juventus, quando il calcio è un film


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Viaggiare da Napoli a Doha per la finale di Supercoppa

Voglio assistere alla finale di SuperCoppa tra i bianconeri – vincitori del campionato di serieA – e gli azzurri detentori della Coppa Italia.

Chiedo a Google Map come arrivare a Doha.

Da Napoli, la capitale del Qatar dista 5.064KM da percorrere in auto in 63ore (senza traffico).

Google, però, evidenza alcuni disagi:

– il percorso prevede il pagamento di pedaggi
– il percorso prevede una tratta in traghetto
– questo percorso attraversa più Paesi

Se scegliessi di viaggiare in aereo, invece, abbatterei il tempo in 8ore e 35minuti.

Come arrivare a Doha da Napoli

Il potente motore di ricerca – e di percorsi – suggerisce anche i prezzi dei biglietti aerei: il più economico è offerto dalla premiata ditta Alitalia-Etihad alla modica cifra di 1058$ (pari a 862€).
Al momento preferisco evitare la spesa e scarto l’ipotesi volante.

Dovrei guidare notte e giorno per macinare i 5.064KM stradali e non sono sicuro di farcela.
Non mi spaventano nemmeno i 1593Km della strada 615 di Salwa Rd e a Al Anbar in Iraq ma temo la chiusura domenicale della biglietteria di Brindisi per l’imbarco verso Igoumenitsa.

L’ammetto: necessito di un copilota.

Se qualche tifoso della Juventus volesse viaggiare con il sottoscritto, sarei ben lieto di nominarlo secondo pilota.
D’accordo, ci sono da aggiungere altri 891KM del tratto Torino-Napoli consumati in 8ore e 17minuti ma ne varrebbe la pena.

Nelle successive 63ore di viaggio potremmo discutere di molteplici argomenti come ad esempio la «mostruosa» organizzazione di una partita di calcio e gli interessi televisivi.
Con la remota speranza di arrivare in tempo per il fischio di inizio (ammesso che a qualcuno interessi ancora la presenza dei tifosi allo stadio).

Marco Miccoli (PD) e Fabio Rampelli (FdI), due politici in cerca della verità

Proposta Miccoli-Rampelli su Juve-Roma

Il Governo delle larghe intese è unito anche sull’inutile: Marco Miccoli (PD) e Fabio Rampelli (FdI) dichiarano di voler presentare in Parlamento una interpellanza sul discusso operato dell’arbitro Rocchi nell’ultima sfida di serieA, Juve-Roma.

Oltre ai due firmatari, ai rimanenti 59,83 milioni di cittadini italiani, interessa la questione?

A chi interessa l’arbitro Rocchi?

Sicuramente la problematica coinvolge il 44% dei giovani disoccupati che, di tempo libero per esaminare la moviola, ne ha a sufficienza.

Il mezzo milione di cassa integrati, dopo una settimana instabile, certamente vorrà rilassarsi nei weekend e pretende un arbitraggio corretto.

I 3,3 milioni di precari – già con la schiuma alla bocca per la rabbia – necessitano di tutele (non possono ammalarsi per contratto) ed il calcio è un valido effetto placebo.

Dei 200 mila esodati chi se ne frega (numero irrisorio): la mozione, invece, potrebbe appassionare il 44% dei pensionati italiani che riceve un assegno sotto i 1000 euro lordi (ammesso che abbiano la paytv) poiché, in questa moltitudine di disperati, la statistica garantisce la presenza contemporanea di tifosi bianconeri e supporter giallorossi.

Ci consola constatare che l’ esercito di cervelli in fuga, abbandonata la nostra piccola Italietta, non usufruirà dei benefici della proposta Miccoli-Rampelli (vuoi vedere che sti cervelli non sono poi così intelligenti?).

E allora, ringraziamo i due «mostri» bipartisan, politici interessati alla verità e all’interesse nazionale (il rigore su Progba era in area oppure un sentito regalo di Rocchi per la zebra in difficoltà?).

La proposta Miccoli-Rampelli /Marco Miccoli e Fabio Rampelli), i due politici autori dell'interpellanza parlamentare per Juve Roma?

Link utili:


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Napoli, il «mostro» non è Rafa Benitez

Un paio di sconfitte ed il nostro intelligente allenatore già traballa, il Rafa Benitez mago di coppa, il profeta del calcio moderno stimato in tutta Europa ora siede su una panchina instabile.
Perché i tifosi giudicano dai risultati e bastano novanta minuti per trasformare l’idolo in bidone. Alla squadra del cuore non è concesso perdere – in molti casi, nemmeno pareggiare – se non vinci sei secondo e la domenica sera la classifica di serieA si erge a giudice supremo per emettere la sentenza inappellabile: se non sei primo, hai fallito.

E’ la cultura dello sport inquinato dai soldi e spacchettato della televisione,  lo sport dove il fair-play è una regola scritta nel manuale ma invisibile sui campi, lo sport dove non è contemplata la possibilità che il tuo avversario sia più forte di te e meriti di vincere, lo sport dove a fine partita non ci si complimenta con l’avversario e non si torna mai negli spogliatoi abbracciati mentre dagli spalti dello stadio cadono applausi per tutti gli atleti, vinti e sconfitti.

«Non è un dramma» è la stupefacente affermazione dell’allenatore del Napoli dopo lo zero ad uno in casa col Chievo.

Benitez, la sconfitta del Napoli non è un dramma

Ed ha ragione don Raffaè: perdere una partita alla seconda giornata di campionato è un dato insignificante ed essere sconfitti alla terza partita di campionato resta ancora un dato insignificante.

Ma chi comprende questo elementare concetto?

I vertici del club preoccupati solo del profitto? Gli sponsor in cerca di nuovi testimonial da mercificare? Il tifoso fanatico drogato di risultati? La pay-tv legata agli indici di ascolto e alla pubblicità?

E allora, osservare il Napoli in fondo alla classifica non mi preoccupa.
Mi preoccupa, invece, l’isterismo legato ai risultati, il dramma di certi tifosi – i veri «mostri» di questa vicenda (sportiva).

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Fantascommetto, il gioco senza la scommessa

La passione per il calcio mi spinge a giocare e mai a scommettere.
I soldi fanno a cazzotti con lo spirito sportivo e guai ad immischiare i due ingredienti, si rischierebbe di rovinare la ricetta che da anni sazia milioni di uomini (e donne) affamati di emozioni.

Eppure, a ben riflettere, sono proprio i calciatori ed i loro procuratori ad aver mercificato questo gioco: il tempo di trasformare due normali azzurri – Cavani e Lavezzi – in campioni e subito sono stati risucchiati dai petrol-dollari parigini.

Vige la regola del più ricco.
Addio ai sentimenti, benvenuti nel l’universo del pallone dorato.

In questo mondo di arraffoni, chi tutela il povero tifoso-romanticone?
Il web.

E così, dall’inzio della serieA, anche io Fantascommetto

fantascommetto, il sito ufficiale

Le regole di fantascommetto

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Prima regola imprescindibile: il gioco – perché si tratta semplicemente di un gioco – è gratis.

Si punta sulla giornata di campionato (Champions League e/o Europa League)) come in una vecchia schedina, con il romantico segno 1-X-2 che ricorda i tempi gloriosi, quando il calcio si seguiva per radio ed i gol in tv arrivavano nel “Novantesimo Minuto” delle 18,15.

Niente formazioni, calciomercato, panchine corte e lunghe: stavolta i soldi non determinano il più forte.

Il guru del giorno

E’ solo una questione di intuito, perché essere «guru del giorno» dopotutto è come «fare tredici al totocalcio» (per i più giovanissimi, si informino sul significato intrinseco del termine e del profondo concetto storico che racchiude tale affermazione).

Una fortuna non impossibile da carpire in una domenica di puro divertimento on-line, quando gli amici sballano i pronostici e tu sei al posto giusto nel momento giusto: sei su fantascommetto.com

Per chi volesse sfidare il sottoscritto – noto nell’ambiente delle scommesse senza soldi come il «mostro» – può partecipare al campionato Best Bet.

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Balotelli, il salvatore della Patria

Al bar, in metropolitana ed in ufficio non si discute d’altro: l’Italia è uscita dal Mondiale brasiliano e la colpa è di Prandelli e del suo flaccido alfiere, Balotelli.

Ai veri problemi, quelli importanti, siamo assuefatti.

Disoccupazione alle stelle, camorra-mafia-ndrangheta che controllano indisturbate intere zone della nazione, corruzione e politica fuse in un’unica soluzione indivisibile come lo zucchero mischiato col caffè, cassa integrazione a valanga su ogni tipo di azienda (privata), crisi perpetua del lavoro e la fine del tunnel non si intravede.

Eppure riflettiamo sull’infedeltà della moglie dell’arbitro, sugli sforzi fisici dei nostri (presunti) campioni costretti a giocare all’ora della merenda, se il morso di Suarez a Chellini abbia danneggiato la dentiera dell’uruguaiano, perché Pirlo parla poco e Marchisio sia stato licenziato senza giusta causa . Preferiamo omettere la palese verità: il mondiale brasiliano ha celebrato il funerale del calcio italiano ma nel Belpaese le rivoluzioni durano il tempo di uno spot pubblicitario.

Balotelli il parafulmine

E allora prendiamocela pure con Balotelli, dopotutto è facile.

E’ nero, antipatico per natura, non esulta se realizza un gol ed ha l’espressione sempre angosciata nonostante sia ricco e famoso.

E’ lui l’antieroe per eccellenza, colui che attira le attenzioni mediatiche e gli sfoghi popolari, una calamita di offese e prime pagine, il bel tenebroso, il perfetto capro espiatorio per far dimenticare i drammi, quelli seri almeno.

Teniamocelo stretto, di «mostri» la nostra martoriata nazione ne è purtroppo piena ed una risorsa del calibro di SuperMario è necessaria per la conservazione dei giusti equilibri sociali.

Il Governo si impegni a trattenere questo giovane «cervello».

L’Italia non si pieghi al cinismo di una qualsiasi multinazionale straniera, nessuno ci ruberà il nostro parafulmine nazionale.

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