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Tag: camorra (Page 2 of 2)

Due anni fa, la «guerra civile» bruciava Città della Scienza

L’esercito del bene

In Italia si combatte una guerra civile.
Due eserciti contrapposti: il primo formato da noi, napoletani perbene, cittadini italiani, soldati disciplinati governati da generali spesso eroici e a volte traditori.

Siamo le truppe più numerose ma, nonostante ciò, costretti a difenderci, bloccati dietro la trincea.
Le nostre armi sono la cultura, il rispetto delle regole, la legalità, la forza della giustizia e l’idea del bene comune.
Respingiamo ogni forma di prepotenza e neghiamo la violenza, sogniamo una città normale e vivibile.
Crediamo nelle Istituzioni, amiamo la Vita.

Ogni giorno, però, subiamo le angherie dell’altro esercito, le milizie del male, i soldati della camorra.

Napoli, due anni fa la «guerra civile» bruciava Città della Scienza

L’esercito del male

Questi «mostri» sono ovunque, ratti che vivono nell’illegalità, topi senza etica, gente sporca e priva di morale, delinquenti pronti ad uccidere il fratello per conquistare il potere della distruzione.
L’esercito del male, pur se in netta minoranza, è spietato.

Tra le sue file vige l’odio e la vendetta.
Ogni membro è cresciuto tra la violenza e l’arroganza e, anche tra i più giovani, è indelebile il ricordo di un parente morto ammazzato.
La vita di questi soldati non vale nulla, sono consci che moriranno presto e la loro anima è insanguinata, forse incurabile.

Questi «mostri» non credono a nulla perché odiano la Vita.

L’anniversario

Due anni fa, l’esercito del male ha attaccato e distrutto una nostra fortezza, simbolo della cultura e ritrovo di migliaia di studenti, La Città della Scienza di Napoli.

Come in ogni guerra cruenta, non viene risparmiato nessuno.
Le icone del sapere colpite senza pietà, le strutture cardine della società civile bruciate senza vergogna.

Ebbene, questo triste anniversario, serve a ricordare a noi tutti che in Italia la maledetta «guerra civile» è ancora in atto.
Non abbassiamo la guardia, non dimentichiamolo mai.


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Camorra e società civile, quale il confine?

Soluzione inseparabile

Verso lo zucchero di canna nel caffè.
Sono al bar, la tazzina è bollente come la tradizione napoletana impone; col cucchiaino giro la miscela che assorbe il saccarosio.
Dopo pochi istanti, il caffè e lo zucchero costituiscono un’unica soluzione inscindibile: ora non è più possibile separare la bevanda dal dolcificante.
Il processo di fusione è irreversibile e nessuna regola fisico/matematica sarà capace di dividere le due sostanze oramai indissolubilmente legate.

La diga compatta

L’acqua trasparente scende lungo il letto del piccolo fiume.
Sassi disposti in modo disordinato si oppongono al passaggio del liquido che, senza fatica, passa tra le pietre continuando la sua corsa a valle.
Osservo una semplice regola: se i sassi sono vicini formano una piccola diga compatta che impedisce all’acqua di passare. Al contrario, se lo spazio tra le pietre aumenta, il flusso dell’acqua diviene potente e travolge tutto ciò che incontra.

La camorra, parte integrante della società civile

Il sondaggio

Mi chiedo:  quale relazione esiste tra la camorra (mafia, ‘ndrangheta e criminalità organizzata) e la società civile?

Sono oramai due elementi inscindibile – come lo zucchero miscelato nel caffè – oppure lo Stato riuscirà ad arginare il fenomeno malavitoso come i sassi con il fiume?
A voi la risposta.

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L’Italietta e quell’indistruttibile zona grigia

n un locale elegante e chic …

Immagina di entrare in un ristorante elegantissimo, accolto da un cameriere gentile ed accogliente.
Immagina di essere ricevuto da una giovane e raffinata hostess di sala che ti invita ad accomodare e scegliere le pietanze da un menù prelibato.

Atmosfera signorile, ambiente chic, in una parola: locale perfetto.

A metà serata, mentre gusti una ricercata ricetta francese e conversi amabilmente con gli altri distinti commensali, irrompe la polizia.

L'Italia e la maledetta zona grigia

Un blitz delle teste di cuoio crea scompiglio

Il panico dilaga nella sala, i gas lacrimogeni completano il dramma.

Le forze dell’ordine sparano vari colpi in aria, finalmente il fumo si dilata e cala il silenzio: scattano gli arresti, il cameriere gentile, l’hostess di sala, l’esperto chef ed il ricco proprietario del ristorante in manette, portati fuori come i peggiori criminali e ripresi dalle telecamere di mezzo mondo in diretta tv.

La notizia su tutti i giornali

Il giorno dopo, sconvolto, leggo sul giornale: «la polizia sgomina un’intera famiglia mafiosa. 
I malavitosi riciclavano danaro sporco tramite un lussuoso ristorante in centro città frequentato abitualmente da noti politici e calciatori di fama.
Durante l’irruzione, tra gli ospiti a cena, era presente anche il famoso webmonster Mario Monfrecola, nemico giurato dei mostri in tutte le forme e colore».

Quante volte abbiamo letto simili notizie?

La parte sana della società civile mischiata con il malaffare, l’economia legale alimentata da capitali mafiosi, la delinquenza che si rifà il trucco e si (ri)presenta pulita con i complimenti delle istituzioni.

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E’ la cosiddetta zona grigia

La fascia di società italiana caratterizzata da tutte quelle persone che – contemporaneamente – compiono azioni illegali e chiedono giustizia, l’insieme di cittadini che vivono quotidianamente borderline, al confine tra legalità e piccole e grandi imbrogli.

Gente che non esita a chiedere “un piacere personale” al camorrista eppure si indigna se un politico viene arrestato per corruzione, uomini dai comportamenti pubblici irreprensibile e con gli scheletri (privati) negli armadi.

I doveri della politica (e del cittadino)

E’ compito della politica ripulire questa zona franca, in primis eliminando dai partiti personaggi ambigui che mentre parlano di lotta alla mafia strizzano l’occhio ai clan della malavita in cerca di voti (sporchi di sangue innocente).

E’ un dovere del cittadino, invece, marcare una distinzione netta tra legalità e delinquenza, rifiutare ogni logica truffaldina ed arrendevole del «così va il mondo».

Il tempo è scaduto, la zona grigia – alimentata dalla corruzione, dal malaffare e dalle convivenze pericolose – deve essere annientata.

Ne saremo capaci?


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Napoli senza la camorra in due foto

Ho vissuto per un’ora in una Napoli liberata dall’asfissiante morsa della camorra, la cappa di morte (metaforica e non) che schiaccia la città da troppo tempo.

E’ successo sabato mattina sul lungomare liberato.

Il sottoscritto è – ahimè – sprovvisto di un qualsiasi talento artistico: sogno la pittura, non ambisco alla scultura, ammiro il musicista ed invidio lo scrittore.
L’arte ha il compito di descrivere la società attraverso le opere e dopotutto anche la fotografia – la volontà di un umile gregario con l’uso della tecnologia spicciola – è un valido strumento per raccontare la realtà che mi circonda senza troppe pretese.

Dunque rimedio all’incapacità di descrivere Napoli epurata dalla camorra con queste due foto.

Napoli senza camorra

Venti gradi – eppure è novembre! – passeggio beato sul largo marciapiede lindo e pinto ed osservo le barche a vela navigare nel mare calmo del golfo sotto l’ombra del Vesuvio.
Castel dell’Ovo, il secolare custode della città, è la star più fotografata dai tanti turisti estasiati mentre napoletani orgogliosi si godono questo angolo di paradiso cittadino sgombrato dallo smog e delle auto.
Ciclisti sudati – dal sole e non dalla pedalata – apprezzano la pista a loro dedicata con vista Capri, alcuni ragazzi girano incuriositi intorno al punto di bike sharing mentre i genitori controllano le scorribande dei pargoletti liberi di correre tra la villa comunale e la strada svuotata dai veicoli.
Non mancano i selfie dei fidanzatini con le isole a far da cornice: una splendida giornata per marinare la scuola, non vi è dubbio.

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La presenza discreta delle forze dell’ordine rende sicuro questo meraviglioso kilometro di striscia azzurra.

Un salotto blindato lontano mille miglia dai problemi caotici della metropoli campana, trasformato da enorme parcheggio abusivo in un luogo ordinato e restituito ai fasti del passato.

Vorrei illudermi che la forza delle immagini trasmetta anche a te, amico Lettore, l’atmosfera di positività che questo primaverile sabato mattina di novembre ha inculcato al sottoscritto: tranquillità, calma, silenzio, il mare blu come il cielo, il lento scorrere del tempo, l’attesa del pescatore, la gioia dei bambini, la serenità delle famiglie, la passeggiata, le bellezze naturali della città, l’assenza di lotte fratricide, la normalità ritrovata.

I due quadri digitali di questo post rappresentano Napoli ripulita dalla camorra: una fantastica illusione oppure una possibilità concreta se il modello «lungomare liberato» venisse applicato a tutti gli altri quartieri della città?

Napoli senza la camorra


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Napoli, il bimbo e l’assuefazione al parcheggiatore abusivo

«Mamma, perché hai dato i soldi al signore?».

Il bimbo, attraverso i suoi occhi puliti, osserva il mondo e non comprende il gesto naturale della donna.

A Napoli, pagare un tizio perché – senza il nostro consenso – guarda l’auto è un’azione di ordinaria quotidianità.

Siamo fuori ad un importante supermercato ed all’ingresso del parcheggio per i clienti (sosta libera) staziona l’uomo. Stupisce, soprattutto, il comportamento di chi giunge: alla vista del posteggiatore illegale, gli automobilisti rallentano, abbassano il finestrino della loro vettura e regalano spontaneamente la mancia al parcheggiatore abusivo senza che lui chieda nulla.

Il «mostro» si limita ad incassare.

Il falso dipendente non è certamente autorizzato dalla direzione del piccolo centro commerciale (ma nemmeno denunciato e mandato via), siede sotto un ombrellone e «lavora» durante tutto l’anno alla luce del sole.
Sfrutta la rassegnazione di chi, ogni giorno, è abituato alle piccole e grandi ingiustizie metropolitane, cittadini sconfitti dalla maleducazione collettiva, persone oneste vittime di delinquenti più o meno organizzati, la cultura della sopraffazione dilaga laddove lo Stato latita.

Completo la spesa e vado via – ovviamente non verso il tributo al malfattore.
Il «mostro» mi osserva indifferente, è conscio che il rifiuto è l’eccezione e non avanza diritti.

La mamma, colta di sorpresa dal quesito elementare del figlio, si chiude in un colpevole silenzio.

«Andiamo» balbetta mentre spinge il bimbo dentro il negozio affollato di gente apatica che ha rinunciato a combattere. Per molti – ma non per tutti – la presenza di un individuo che (non) guarda l’auto in sosta è ormai normale, un elemento dell’arredo urbano napoletano da accettare come l’alternarsi delle quattro stagioni.

Esiste un «mostro» invisibile pericoloso quanto un «mostro» in carne ed ossa: l’assuefazione.
Per fortuna è sconosciuto ai bimbi: aiutiamoli a crescere con il giusto esempio, ogni giorno e nelle piccole e grandi azioni.

Napoli e l'assuefazione al parcheggiatore abusivo


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Balotelli, il salvatore della Patria

Al bar, in metropolitana ed in ufficio non si discute d’altro: l’Italia è uscita dal Mondiale brasiliano e la colpa è di Prandelli e del suo flaccido alfiere, Balotelli.

Ai veri problemi, quelli importanti, siamo assuefatti.

Disoccupazione alle stelle, camorra-mafia-ndrangheta che controllano indisturbate intere zone della nazione, corruzione e politica fuse in un’unica soluzione indivisibile come lo zucchero mischiato col caffè, cassa integrazione a valanga su ogni tipo di azienda (privata), crisi perpetua del lavoro e la fine del tunnel non si intravede.

Eppure riflettiamo sull’infedeltà della moglie dell’arbitro, sugli sforzi fisici dei nostri (presunti) campioni costretti a giocare all’ora della merenda, se il morso di Suarez a Chellini abbia danneggiato la dentiera dell’uruguaiano, perché Pirlo parla poco e Marchisio sia stato licenziato senza giusta causa . Preferiamo omettere la palese verità: il mondiale brasiliano ha celebrato il funerale del calcio italiano ma nel Belpaese le rivoluzioni durano il tempo di uno spot pubblicitario.

Balotelli il parafulmine

E allora prendiamocela pure con Balotelli, dopotutto è facile.

E’ nero, antipatico per natura, non esulta se realizza un gol ed ha l’espressione sempre angosciata nonostante sia ricco e famoso.

E’ lui l’antieroe per eccellenza, colui che attira le attenzioni mediatiche e gli sfoghi popolari, una calamita di offese e prime pagine, il bel tenebroso, il perfetto capro espiatorio per far dimenticare i drammi, quelli seri almeno.

Teniamocelo stretto, di «mostri» la nostra martoriata nazione ne è purtroppo piena ed una risorsa del calibro di SuperMario è necessaria per la conservazione dei giusti equilibri sociali.

Il Governo si impegni a trattenere questo giovane «cervello».

L’Italia non si pieghi al cinismo di una qualsiasi multinazionale straniera, nessuno ci ruberà il nostro parafulmine nazionale.

Renzi: «Gli F35 contro la mafia e nella Terra dei Fuochi»

La dichiarazione di Renzi

«L’Italia, ringraziando Iddio, non è impegnata in nessun conflitto. La possibilità di un’invasione da parte di un nemico straniero è pressoché nulla e minacce aliene sono altamente improbabili. E’ necessario combattere l’unica, vera e sanguinosa guerra che affligge e distrugge il nostro Paese: il «mostro» da sconfiggere non è fuori i confini ma dentro casa. Acquisteremo dieci F35 per difenderci e annientare la mafia, la camorra e la ndrangheta e per controllare la martoriata Terra dei Fuochi».

Così Matteo Renzi non parlò mai.

Renzi e gli F35

F35, a cosa servono?

Il mistero sull’acquisto degli F35 continua: quanti ne compreremo?
A cosa serviranno?
Da chi/cosa dobbiamo difenderci?

Davanti le telecamere i politici si mostrano pacifisti e dotati del buon senso richiesto dalle parti sociali («utilizzeremo quei miliardi per sanità, scuola e sicurezza») per poi smentirsi nelle riunioni private dei partiti e stipulare accordi segreti con le multinazionali («potete state sereni, confermiamo la commessa»)

Oggi la burla viaggia sul web e la bufala è dietro ogni clic.
E difatti anche questa dichiarazione del nostro Premier – tanto auspicata quanto impossibile – è un triste pesce d’aprile tricolore.


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#fiumeinpiena, impossibile voltare la testa

Non potevo non esserci: impossibile voltare la testa dall’altra parte, #fiumeinpiena nun è cos’è niente.

#fiumeinpiena, ka manifestazione contro i roghi nella Terra dei Fuochi


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Terra dei Fuochi, non basta essere un onesto cittadino?

Diritti, non favori!

Anni addietro ero al Comune di Napoli per il rinnovo della carta di identità.
Mentre pazientavo fuori il corridoio dell’ufficio preposto, incontrai un conoscente che – poco dopo – scoprii essere un dipendente di palazzo San Giacomo.

«Dammi i moduli, l’addetto è un mio amico, un minuto e avrai il nuovo documento» esordii furtivamente.
«Ti ringrazio ma preferisco attendere il mio turno» ribattei senza fornire spunti per ulteriori spiragli a trattamenti di favore.

Non è forse questo un esempio del male endemico di cui è vittima l’Italia?
Far passare per un favore ciò che è invece un sacrosanto diritto del cittadino.

26 ottobre, la manifestazione contro i roghi

A Napoli, oggi 26 ottobre, migliaia di persone oneste hanno manifestato per chiedere allo Stato di fermare i roghi tossici che quotidianamente avvelenano la Terra dei Fuochi.
Analogamente, le popolazioni chiedono alle Istituzioni locali e centrali le bonifiche dei territori violentanti dalle discariche abusive gestite dalla camorra.

Io, cittadino di un paese civile, trovo queste due richieste scandalose.

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Perché chiedere i propri diritti?

Debellare la criminalità organizzata non è un dovere del Governo?
Far vivere ogni abitante in un luogo salubre, privo di rifiuti tossici ed inquinanti non è un dogma di uno Stato di legalità?
I cittadini devono manifestare per chiedere di essere tutelati?
L’esasperazione del popolo è la molla che fa agire i nostri politici?
La richiesta di difesa della salute deve passare attraverso slogan e proteste?

Allora mi sorge un dubbio: ad un cittadino che vive nella martoriata Terra dei Fuochi, non basta essere onesto, pagare le tasse, lavorare (duramente) ed adempiere ai propri doveri civili per essere protetto dallo Stato nel quale – nonostante tutto – continuare a credere?

Perché ciò che gli spetta di diritto (la tutela della salute) viene promesso dai governanti come se fosse un «favore» personale?

I mostri della terra dei fuochi


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Carmine Schiavone ci ricorda che non siamo un paese normale

In Italia è in atto la guerra civile?

Come può una Nazione definirsi civile se intere zone del paese sono controllate dalla criminalità organizzata?
Un Governo non deve garantire a tutti i cittadini – dalla Val d’Aosta fino a Lampedusa – gli stessi diritti?
Perché subire le angherie di un mafioso (vedi pizzo) a Palermo è accettato e considerato (quasi) «inevitabile»?
Può essere considerata «normale» la guerra che ogni giorno si combatte in Italia tra i clan della mafia, camorra, ndrangheta e sacra corona unita?

Carmine Schiavone, il camorrista pentito

Le parole choc di Carmine Schiavone

Siamo un popolo assuefatto, abituati a leggere di morti ammazzati nei trafiletti della terza pagina dei giornali non percepiamo più la gravità della situazione.

Allora, vedere in faccia Carmine Schiavone, ascoltare le sue sconcertanti parole, capire (o cercare di farlo) le teorie folli e lucide di un camorrista pentito, è scioccante.

L’ex capo dei casalesi parla di «rifiuti tossici intombati tra Campania e Lazio», «politici affiliati al clan», «tre miliardi al mese per corrompere polizia, carabinieri, finanzieri e pagare gli stipendi», affermazioni farneticanti di un pazzo oppure una realtà oscura, paurosa, orribile, inquietante, terrificante, agghiacciante ma esistente?

Forse è più prudente non affrontare questi «mostri», sono troppo reali e pericolosi.
Meglio parlare di IMU, videomessaggi, servizi sociali e larghe intese.


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