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Tag: crisi (Page 1 of 2)

La vecchiaia di un amore giovane [Domande perBeni]

La crisi del secondo giorno

Gentile Beni, la mia ragazza, dopo due giorni di fidanzamento, è in crisi.
Ha paura che stiamo invecchiando perché ci siamo impegnati in una storia seria. Secondo me ha ragione. Però ho il sospetto che mi voglia in realtà scaricare?” 
Tenerone99

La vecchiaia di un amore giovane

Antonio P. Beni risponde

Carissimo Tenerone,
ho letto e riletto la tua missiva e capisco che due ragazzi come voi stanno rischiando di mandare tutto in malora, solo perché siete giovani.

Mi domando perché due ragazzi come voi si facciano tanti problemi.
Anch’io, a dodici anni, sono andato a convivere con la mia prima moglie.
A tredici lavoravo in miniera e, a quindici anni, avevo due figlie.
Carestia e Inedia.

La vostra è la classica sindrome da Vecchiaia di un amore giovane.

Durante la seconda guerra mondiale, il mio medico personale, il compianto dottor Scapagnini, si impegnò in una ricerca basata sull’acqua minerale della fonte del Foceto.
Località segreta, in cui solo i grandi uomini del tempo potevano inzuppare i propri corpi.

Secondo Scapagnini, questa fonte faceva restare giovani.
Tra la metà degli anni novanta e i primi quindici del duemila, realizzò uno studio su cavie umane per dimostrare l’efficace della sua fonte.
Come effetti collaterali si ottenne che un suo assistito, coinvolto nello studio, divenne per vent’anni il capo indiscusso del Governo.

L’amore non ha età, amava dire il profeta Esachiele di Eremo mentre fu arrestato per pedofilia canina.

Posso consigliarvi qualche esercizio per rassicurare il vostro fidanzamento:

  1. Non occupare lo spazio dell’altro.
    Se un giorno la tua amata dovesse chiederti di partecipare ad una gheng-band , apriti e lasciale un po’ di spazio, di solito ce n’è per tutti.
  2. Accetta i compromessi per amore.
    Amore è il contrario di compromesso, ma se non scendi a compromessi non trovi l’amore. Un paradosso che solo chi è stato beatificato può capire. Impara a dire sì come i cagnolini di plastica dietro le auto
  3. Non essere gelosi, ma occorre esserlo.
    Un mio amico, Otello di Rieti, diceva sempre che la gelosia è una brutta bestia, ma occorre sempre tenerla ad un guinzaglio lungo. Otello è sempre stato un illuminato, soprattutto quando mischiava LSD alla Crema di Pistacchio.

Chi è Antonio P. Beni, esperto in aMORE

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    Perché non vivo a Milano (nonostante #hpemergency)

    Milano, città generosa

    Nel produttivo meccanismo lombardo, c’è un’opportunità per tutti.
    Il gigantesco congegno gira senza mai incepparsi da più di cinquant’anni e sostiene l’intera economia del Nord.

    Chiunque giunga a Milano – i campani, pugliesi e calabresi di ieri o gli egiziani, siriani, filippini di oggi – può contribuire a tener vivo il sistema.

    Potrà insediarsi in un anello infinitesimale del congegno, essere un nuovo bullone in una serie di bulloni invisibili oppure ampliare l’insieme inventandosi nuove funzionalità.

    Dipende dalle proprie potenzialità e capacità, Milano è pronta ad inserire il volenteroso nel sincronismo perfetto.

    Milano al settimo posto, Napoli al novantaseiesimo

    La pagella finale stilata dal Sole 24Ore per il 2014 premia Milano con un lodevole settimo posto.
    Nella classifica annuale che misura la qualità della vita, il capoluogo lombardo è la prima tra le grandi metropoli italiane (precede Roma di cinque posti).

    I numeri bocciano il Sud e Napoli: nonostante guadagni undici posizioni rispetto all’anno precedente, la nostra città resta nei bassifondi con il desolante novantasei appiccicato sul Vesuvio.

    Perché non vivo a Milano (per ora)

    Perché non vivo a Milano (per ora)

    La qualità della (mia) vita

    Lo scorso luglio pernotto a Milano per un paio di giorni.
    Mancavo dal capoluogo lombardo dal lontano 2004 (allora ero uno dei tanti pendolari: mi fermavo dal lunedì al venerdì per rientrare a Napoli nel weekend e ripartire ad inizio settimana).

    A distanza di dieci anni, trovo la città più accogliente ed organizzata.

    L’efficienza dei trasporti pubblici è – se possibile – migliorata, la puntualità della metropolitana e degli autobus, la pulizia delle strade, gli eventi per l’EXPO sono aspetti positivi di un quotidiano buon funzionamento della macchina lombarda.

    Una metropoli italiana al pari delle più grandi capitali europee, ne sono convinto.

    Bastano questi parametri per valutare la qualità della vita?

    No.
    Io a Napoli vivo bene, nonostante il 96, numero scarlatto.

    Finché potrò lavorare nella mia caotica città, contribuirò a migliorare il disordinato meccanismo partenopeo che, seppure non risulta efficiente come l’orologio milanese, conta sulla generosità, volontà, tenacia, dignità e talento di un popolo abituato ad affrontare le avversità da sempre.

    Dateci solo la possibilità di restare a Napoli, fermate #hpemergency.

    Repubblica, Renzi: «HP Pozzuoli non chiuderà»

    Repubblica, la prima pagina di domani

    Repubblica, la prima pagina di domani

    HP Pozzuoli, mai più #hpemergency

    Il Premier 2.0 interviene personalmente nella spinosa vertenza HP Pozzuoli che coinvolge 161 informatici altamente specializzati.

    Renzi – come tutti i lavoratori della multinazionale americana della sede napoletana – non è soddisfatto delle mosse del Ministro Guidi: difatti, dopo l’interpellanza parlamentare di metà luglio, il Governo non ha preso posizione.

    Il rottamatore fiorentino dunque, per rimediare all’immobilismo della politica, rilascia un’intervista esclusiva a Repubblica: il Sud è fermo, l’intero Mezzogiorno cresce meno dell’ultima periferia greca.
    Il tempo delle parole è scaduto, la rinascita deve partire oggi stesso e la vertenza HP è un’occasione d’oro.

    L’intervista si conclude con le parole che tutti noi avremmo voluto ascoltare al MISE lo scorso 27 luglio: tuteleremo HP Pozzuoli che NON CHIUDERA’ anzi il Governo rilancia con nuovi investimenti ed ASSUNZIONI.

    L’intervista impossibile

    L’intervista integrale sarà pubblicata sul giornale di domani.
    Correte in edicola con fiducia, il ruolo della politica è proteggere gli interessi dei cittadini e i diritti dei lavoratori quindi non ci meravigliamo se il nostro Premier scende in campo con azioni concrete a favore del Sud.

    Se non troverete le suddette dichiarazioni su nessun quotidiano oppure siete convinti che tali affermazioni siano pura utopia, scaricate l’app gratuita Crea la prima pagina.

    Come ho fatto io.

    Hp Pozzuoli affonda, colpita dal fuoco amico

    La nave HP Pozzuoli affonda? Nessun rischio

    «Tornate subito a bordo, tutti e 160!» tuonano dagli uffici del nord.
    «Impossibile signore, la nave affonda» ribatte il fedele marinaio.

    Con il cellulare sull’orecchio sinistro ed il braccio destro avvinghiato ad un pezzo di relitto galleggiante, l’uomo osserva i suoi 160 colleghi di lavoro caduti in mare aiutarsi con salvagenti e zattere improvvisate, increduli ed impotenti scrutano la loro nave – la giovane e proficua “HP Pozzuoli” – in una posizione sinistra con la prua che, mestamente, cala verso gli abissi.

    Hp Pozzuoli affonda

    Hp Pozzuoli affonda

    I clienti non devono sapere

    «Le merci sono salve? I nostri clienti non devono sapere dell’imprevisto» comandano dagli asciutti e sicuri uffici del nord.
    «Signore, la nave “HP Pozzuoli” viaggiava a tutta birra ed era carica di merci per il MIUR, la Motorizzazione Civile, l’INPS … i nostri importanti clienti avrebbero ricevuto gli ordini e la relativa assistenza puntuali come sempre – la loro soddisfazione è tangibile – e tutti e 160 lavoravamo a pieno regime. Ma, a freddo e senza nessun segnale concreto, siamo stati colpiti da un siluro. E vuole sapere lo stupore? E’ un missile HP, capisce? Una pugnalata! Un siluro HP affonda una nave HP. Cosa succede signore?» chiede il marinaio tradito.

    La nuova opportunità

    «Calma, possibile che non capiate? Vi offriamo una nuova opportunità!» confermano dagli uffici HP del nord.
    «E non potevamo discutere questa “opportunità” insieme prima di affondarci? Avete colpito una nave carica di professionalità nel povero mare del Sud» replica il marinaio in balia delle onde.
    «Guardate all’orizzonte, dal Nord giungono gli aiuti. Non vi abbandoniamo, smettetela di lamentarvi e cogliete questa nuova, imperdibile occasione» tagliano corto dagli uffici del Nord.

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    Il tradimento

    Il fedele marinaio depone il cellulare e col binocolo studia l’orizzonte: felice, vede la grande ammiraglia HP navigare stabile e sicura verso i 160 naufraghi di Pozzuoli!
    Poi, allarga la visione e scruta un numero indefinito di piccoli oggetti luccicanti intorno alla grande nave HP.

    Preoccupato per la sorte della nave aziendale, avvisa immediatamente gli uffici del nord.
    «Signore, grazie per gli aiuti ma attenzione ho contato 160 oggetti non identificati intorno alla nostra nave ammiraglia» informa il fedele marinaio.
    «Non sono nemici, proprio non comprendete: sono delle piccole imbarcazioni, verrete trasferiti singolarmente, si prenderanno cura di voi, uno ad uno …» tagliano corto dagli uffici del nord.

    Il marinaio incredulo riprende il binocolo ed osserva con maggiore attenzione.
    La grande nava ammiraglia ha cambiato rotta e si dirige verso i mari del Nord, durante la manovra cala due scialuppe abbandonando altri cinquanta fedeli marinai alla loro sorte.

    Il marinaio sconvolto effettua uno zoom su una delle piccole 160 imbarcazioni.
    Sgrana gli occhi, ora la visione è chiara: ciò che da lontano appariva come un soccorso non è altro che uno squalo dai denti affilati.

    Le lame del nemico luccicano al sole, i 160 marinai ora sono pronti: venderanno cara la pelle.


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    HP Pozzuoli, il comunicato stampa dei lavoratori

    HP Pozzuoli, dodicesimo giorno di sciopero

    I 161 lavoratori di HP Pozzuoli bloccano ogni attività per il dodicesimo giorno consecutivo contro la decisione dell’azienda di chiudere la sede.

    Dopo l’incontro al Ministero dello Sviluppo Economico dello scorso 20 luglio dove l’HP ha confermato il trasferimento individuale di 130 dipendenti presso la MATIC MIND ed il trasferimento degli altri 31 presso altra sede, i lavoratori HP continuano lo sciopero ad oltranza finché non giungerà un segnale di apertura da parte della multinazionale americana.

    HP Pozzuoli al dodicesimo giorno di sciopero consecutivo

    HP Pozzuoli al dodicesimo giorno di sciopero consecutivo

    Le Istituzioni al fianco di HP Pozzuoli

    La Regione Campania, il Comune di Napoli, il Comune di Pozzuoli sostengono con decisione la posizione dei 161 tecnici informatici campani: la sede di Pozzuoli non deve essere smantellata.

    HP Italia, la soluzione alternativa

    L’alternativa per scongiurare la chiusura del sito flegreo proposte dalla RSU e dal Sindacato è già state applicata dalla stessa HP in un recente passato: gli esuberi devono essere divisi tra tutte le sedi HP Italia (che conta quasi 1800 dipendenti) e non possono colpire un unico sito per di più nel sud Italia, zona con un tasso di disoccupazione altissimo.

    Se l’HP chiude la sede di Pozzuoli abbandona la Campania contribuendo alla desertificazione industriale della nostra regione (nell’intero sud Italia, resterebbe solo il sito di Bari).

    Aggiornamento

    Il Ministro dello Sviluppo Economico fissa un nuovo tavolo istituzionale per lunedì 27 luglio dedicato alla vertenza HP Pozzuoli.
    Noi ci saremo 

     

    Risky lovin’: Tutto quello che non so di te [recensione]

    Risky lovin, di Emily Susan Bell – la trama

    Separata, con due piccoli figli a carico, disoccupata, moglie in lotta col suo ex, mamma isterica cerca uomo rassicurante per sistemarsi e un lavoro sicuro.

    Argomenti scontati, lettura noiosa, storia prevedibile fino al 90% della trama.
    Poi un improbabile finale con un colpo di scena che rende il libro ancora più irreale.

    Emma, la wonder woman del libro, vorrebbe apparire come la novella eroina che – nonostante la crisi economica e non – supera le difficoltà quotidiane per realizzare una nuova vita (sentimentale e lavorativa).
    Il personaggio, invece, è inverosimile con aspetti grotteschi ed infastidisce l’immagine della figura femminile – nevrotica, distratta e cacciatrice – descritta dalla scrittrice.

    Risky lovin': Tutto quello che non so di te [recensione]

    La recensione

    Il giudizio negativo nasce dall’avversione che ho verso la figura della donna descritta in questo libro e – ammetto – il genere non è tra i miei preferiti.
    Ciò nonostante, leggo con piacere storie rose divertenti, ironiche, brillanti ed appassionanti.
    Purtroppo non è questo il caso.

    Unico aspetto positivo: il libro scorre via con la stessa semplicità con la quale si beve un bicchiere d’acqua e  svanisce nel nulla, senza lasciare traccia, dopo aver letto l’ultima riga.

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    I buoni ed i cattivi (politici)

    La riforma del lavoro in tv

    Concentrato, guardo un talk show.
    Si parla della riforma sul lavoro, l’argomento – nonostante la seconda serata e la stanchezza galoppante – mi interessa.
    Raccolgo le ultime energie e provo a resistere: la forza di attrazione del divano è un potente sonnifero.

    Entropia

    Il Ministro del Lavoro dichiara: «da oggi l’occupazione crescerà perché è più facile licenziare».

    Al sottoscritto, dipendente privato, l’affermazione appare un preoccupante paradosso ma probabilmente, visto l’orario, sono io poco lucido.

    La confusione aumenta quando lo scaltro presentatore annuncia gli illustri ospiti:
    – un politico del centro-sinistra esponente del Governo
    – un politico del centro-destra esponente del Governo
    – un politico del centro-sinistra esponente dell’opposizione
    – un politico del centro-destra esponente dell’opposizione
    – un ex sindacalista poi ex politico del centro-sinistra che critica il Governo del suo ex partito
    – una personalità di Confindustria felice delle scelte del Governo

    Il caos: i buoni ed i cattivi (politici)

    Il dibattito

    Parte la discussione.
    Tutti contro tutti, la rissa è servita.

    Le colpe rimbalzano tra disfattisti e cercatori di soluzioni, tra chi scommette sulla crescita e chi teme il perdurare della crisi.
    «Le ricette sono note, perché non le avete applicate e completate le riforme quando eravate voi al Governo?» denuncia un esponente del centro-destra di maggioranza ad un esponente del centro-destra di opposizione.
    Lo scaricabarili impazza, i meriti anche.

    Per mettere ordine e sentenziare verdetti certi, in collegamento da Milano (perché i numeri li danno sempre da Milano?), interviene l’esperto nei sondaggi: il centro-sinistra è in crescita mentre il centro-destra perde due punti.

    La perplessità dei politici presenti in studio dura un attimo, il tempo di scambiarsi occhiatacce complici e poi il teatrino riparte tra finte accuse e falsi sorrisi.
    La confusione regna sovrana, la relatività dei verdetti è la teoria regina.

    Nel mentre, cedo alle lusinghe del divano e cado in un dolce e profondo sonno conciliatorio
    Domani la sveglia suona all’alba, devo andare a lavoro.

    Il caos: i buoni ed i cattivi (politici)


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    Lavoro, la vera alternativa non è il piano B

    Generazione Fantozzi

    La ripresa economica? Un cavallo che insegue la carota

    Basta, è giunto il tempo del piano B.

    Stanco di inseguire la ripresa economica come un cavallo con la carota davanti la bocca, medito una alternativa concreta (start up).

    La generazione-Fantozzi con sacrificio e qualche ideale in più è vissuta con la certezza del lavoro, concetto cancellato per noi giovani del duemila (new generation).

    Per mascherare l’amara verità, i media ed i politici ci bombardano: non esiste più il posto fisso, bisogna rimboccarsi le maniche e convincersi che la crisi economica – dopotutto – genera nuove opportunità (job act).

    Ed io, ottimista per natura, voglio crederci (I want to believe)

    Aggiorno periodicamente il profilo Linkedin, incremento le conoscenze tecniche (skill), partecipo a forum informatici (programmer analyst), studio costantemente (knowledge) e miglioro l’inglese (well done!).

    Ma non basta.

    Il perchè della crisi

    Perché la crisi – non circoscritta ad un periodo di tempo limitato – non indietreggia di un centimetro e da tempesta passeggera è divenuta oramai quotidianità.

    Perché la politica incentiva le nuove assunzioni precarie ma non garantisce il mantenimento duraturo del lavoro per i pochi fortunati che ne hanno (ancora) uno.

    Perché se è vero che non esiste più il posto fisso è altrettanto innegabile che – se licenziato – un giovane di quarant’anni non troverà un’altra occupazione.

    Rammento a me stesso: devo essere realista.

    Conscio che una tempesta nel sud est asiatico oppure una giornata di sole eccessivo in Florida implicano una crisi economica planetaria con conseguente taglio del 40% del personale di una qualsiasi multinazionale in tutto il mondo, non resta che vivere giorno dopo giorno con un ritrovato equilibrio.

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    Il piano B

    Col sorriso e convinzione, investo un euro a settimana nel Super Enalotto ma confido anche nella pensione con una giocata spot al WinForLife.

    Perché per battere gli effetti imprevedibili ed incontrollati della globalizzazione ed affrontare il futuro prossimo con ottimismo e positività, razionalmente concludo che il piano B non serve: oggi non resta che affidarsi ad un grande lato B (the End).

    Lavoro e piano B? Meglio il latoB per battere la crisi economica


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    L’Italiano, il cittadino più forte d’Europa

    Non c’è (mai) l’alternativa?

    «Siamo sul baratro, il professor Monti ci salverà. Non c’è alternativa».
    E uno.

    «Monti ha fallito, è tempo di un governo di grande intese che unisca il Paese ferito. Letta è l’uomo giusto, farà le riforme di cui l’Italia necessita. Non c’è alternativa».
    E sono due.

    «Letta è bloccato tra le paludi della politica, occorre accelerare e Renzi è l’ultima possibilità. Non c’è alternativa».
    E tre.

    Non ho alternativa!

    I tre Governi senza voto

    Sono tre governi che noi, elettori senza voto, subiamo.
    Secondo i partiti, l’alternativa al Premier-non-eletto sarebbe la catastrofe, The End.

    Eppure, al fallimento dei tecnici – che pure furono annunciati come i salvatori della Patria – siamo sopravvissuti.
    Tempo trasacorso dal «Non c’è alternativa a Monti» alla sua caduta: 1anno-5mesi-12giorni per un totale di 530 giorni

    Il Governo dei compromessi, invece, con una serie di riforme doveva spingere l’Italia fuori dalla crisi ma ben presto si è inceppato tra i meandri dei suoi stessi compromessi.

    Eppure siamo sopravvissuti anche alla caduta delle prime grandi intese.

    Tempo trascorso dal «Non c’è alternativa ad Enrico Letta» alla sua caduta: 9mesi-25giorni per un totale di 300 giorni.

    Oggi siamo al terzo governo consecutivo sostenuto dal postulato matematico «Non c’è alternativa».
    La storia insegna che il vigoroso Matteo cadrà quando un suo alleato lo tradirà perché se ti accordi col serpente, prima o poi ti avvelenerà.

    E’ solo una questione di tempo.

    L’Italiano, il cittadino di ferro

    Nel mentre, l’italiano fornisce l’ennesima dimostrazione di forza: difronte all’assenza della libertà di scelta, in bilico sul ciglio del burrone, sotto la costante minaccia di cadere nell’oblio, con la Vita appesa ad un sottilissimo filo trasparente, allo stremo delle forze ed ormai privo di sogni, l’Italiano resiste da oltre 830 giorni senza alternative.

    E’ evidente, siamo più resistenti di qualsiasi altro cittadino europeo.

    Sanremo2014, il festival delle larghe intese

    Sanremo2014, l’Italia di oggi

    Il festival di Sanremo da sempre rispecchia il momento storico della nazione (almeno nelle ottimistiche  intenzioni degli autori).

    Anche quest’anno, dunque, dal palco del teatro Ariston andrà in scena il meglio dell’attualità, possibilmente senza scontentare nessuno e con un budget ridotto all’osso.

    La crisi morde i polpacci e la RAI corre ai ripari: gli artisti rinunciano all’orchestra (non rinnovati i contratti a progetto dei musicisti) e cantano in playback.
    Gli spettatori presenti in sala si impegnano a ripulire la poltrona visti i tagli al personale adibito al servizio.
    Le vallette indossano abiti di Valentino omaggio dell’Outlet, il televoto è autorizzato solo per gli italiani all’estero mentre i presentatori devolveranno l’intero cachet ai colleghi che andranno in pensione in anticipo (circola con insistenza il nome di Pippo Baudo e Mara Venier n.d.r.).

    Sanremo2014, il festival delle larghe intese

    Le polemiche politiche

    In questo marasma, è passata la mozione degli ecologisti liguri: i fiori per gli ospiti saranno di plastica e riutilizzati per tutte le serate.

    Quest’ultima delibera ha provocato il prevedibile terremoto politico ed ora il Governo rischia la crisi: il PD si è spaccato («ci accuseranno di essere i soliti tirchi genovesi», «decisione di grosso spessore ambientalista»), Forza Italia minaccia il ricorso al TAR pur di evitare il crollo di un settore già in crisi, i grillini lanciano un referendum on-line mentre il centro invita tutti «ad abbassare i toni e rispettare le Istituzioni».

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    Un’ultima ora appena giunta in redazione conferma l’intenzione di delocalizzare il festival in Romania.
    Il Premier rassicura il Paese: «non permetteremo la svendita del made in Italy al miglior offerente» dichiara convinto in diretta TV al dopo-festival di mezzanotte.
    E’d annuncia il decreto salva-festival che prevede un piccolo sacrificio economico per gli italiani (un ritocco sul prezzo delle sigarette e un aumento delle accise sui carburanti), legge votata all’unanimità dalla destra e dalla sinistra indistintamente.

    «Il festival delle larghe intese» è salvo, il playback può continuare.


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    Convinzioni

    Le antipatiche, solite dichiarazioni

    La politica è accusata di essere distante dalla realtà.
    Come i monarchi di un tempo, di fatto i nostri amati governanti non carpiscono le reali esigenze dei sudditi, anonimi individui da ascoltare solo in prossimità delle elezioni. Numeri, sondaggi, exit poll, preferenze, ballottaggio, voti, nomine, cariche, ministeri: il cerchio si chiude e ritorna la siderale lontananza tra il centro del potere ed il cittadino medio.

    A comportamenti fastidiosi seguono inevitabilmente dichiarazioni antipatiche.

    Prendiamo in esame l’ultima affermazione del Premier in trasferta negli Emirati Arabi: «La crisi è finita, tornate ad investire in Italia».

    Il quesito di Letta e le sue convinzioni sulla crisi

    Le domande di Mario Rossi

    Il nostro buon Enrico Letta viaggia con gli autobus sempre in ritardo?
    La mattina raggiunge Palazzo Chigi in metropolitana insieme ai pendolari depressi chiusi in carrozze come sardine?
    E’ conscio di quanto costi un litro di latte?
    Si pone lo stesso quesito esistenziale di tutti gli automobilisti? (perché al primo temporale in Arabia Saudita il prezzo della benzina schizza e poi impiega settimane per calare – se cala?)
    E’ normale che l’RC auto costi più dell’auto?
    Se nessuna azienda propone un contratto a tempo indeterminato e le banche non rilasciano mutui, un neoassunto potrà mai acquistare una casa?
    Domani sono certo di non trovare il cartello “Chiuso” fuori il mio ufficio oppure la lettera di licenziamento nella cassetta postale?

    Forse sono io il pessimista, devo ricordarmelo: «la crisi è finita».

    Economia ferma: convinzioni o pessimismo?

    Eppure, nell’ultimo periodo, i biglietti dei mezzi pubblici aumentano come anche i pedaggi autostradali, nessun mio conoscente ha comprato una macchina nuova (e nemmeno usata), in molti perdono il lavoro e tanti amici sono in cassa integrazione.

    Nel mio quartiere, svariati negozi chiudono bottega e mio cugino da due mesi combatte per ottenere il sospirato prestito.
    I prezzi degli immobili calano ma, almeno nelle mie cerchie, nessuno ha la possibilità di fare l’affare o comprare a buon prezzo.

    Tutti sintomi di un’economia ferma.

    Detto questo, oggi mi sento anche io un sognatore ed urlo al Lettore indignato: «calma ragazzo, non sempre ciò che appare è come sembra, se lo desideri ardentemente e ci credi, la crisi è finita».
    Se poi non hai veramente un centesimo, che dirti?
    Il problema è tuo.


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    L’algebra delle tasse

    Come un cavallo che insegue la carota

    «Abbiamo abbassato le tasse» dichiarano convinti dal Governo (ma nessuno se ne è accorto).
    Segue il periodico annuncio del Ministro dell’Economia di turno: «l’Italia presto fuori dalla crisi».

    Ma davvero crede nelle sue parole oppure anche lui segue una cantilena prestabilita?
    Il Paese che rincorre l’uscita della recessione ricorda il malefico trucco della carota posta davanti la bocca del cavallo: il quadrupede corre per mordere l’ortaggio senza mai avere la reale possibilità di addentarlo.
    Durante l’inseguimento spasmodico la speranza è forte, la meta è ben visibile ma – di fatto – resta fuori portata.
    D’altronde, la ripresa ecomica è sempre all’orizzonte …

    Il miraggio: la riduzione del cuneo fiscale

    A questo fiume di parole seguono risultati impercettibili per noi comuni mortali: i prezzi aumentano, le bollette pure mentre gli stipendi restano fermi.

    E allora, puntuale, per calmare la tempesta, giunge la panacea di tutti i mali, il miraggio agognato, il sogno bramato da tutti i lavoratori dipendenti, la promessa biblica: «ridurremo il cuneo fiscale».

    Il cuneo fiscale in Italia

    Leggo con interesse l’articolo de “Il Post” che spiega che cos’è il “cuneo fiscale”:

    Si definisce cuneo fiscale la somma delle imposte (dirette, indirette o sotto forma di contributi previdenziali) che pesano sul costo del lavoro, sia per quanto riguarda i datori di lavoro, sia per quanto riguarda i dipendenti (e i liberi professionisti)

    In Italia la somma delle tasse che incidono in busta paga è pari al 46,2%, una cifra a dir poco mostruosa (per ogni 100€ pagati dall’azienda, la redistribuzione netta in busta paga del dipendente è 53,8€).

    Lascio agli esperti del settore gli studi di fattibilità e le proposte, ai politici i paroloni da bruciare nei talk-show preconfezionati per giustificare le decisioni mai prese indice di una classe dirigente totalmente incapace e distante dalle soluzioni reali. A me, lavoratore dipendente, resta la visione onirica:

    IL CUNEO FISCALE DIMINUISCE DI UN SOLO, MALEDETTO, STRAMALEDETTO PUNTO PERCENTUALE.

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    Sarebbe una rivoluzione storica, la riforma di tutte le riforme, il miracolo del Governo, un atto concreto (finalmente!) ricordato nei decenni, un rovesciamento ideologico, una vera botta alla crisi, ossigeno puro per milioni di famiglie, la prima vera soluzione a favore dei lavoratori onesti che ogni mese – puntualmente – pagano le tasse.

    Un giusto premio che, come ogni fantasia, resterà utopia.


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