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Tag: cultura (Page 13 of 17)

«Gli ultimi giorni di HP Pozzuoli», scarica gratis l’ebook!

Perché il mio primo libro

Leggo “Mario Monfrecola” su Amazon come autore di un ebook e strabuzzo gli occhi!
Il mio nome sugli scaffali della libreria più grande al mondo, che emozione!

Immagino un cowboy del Texax cercare “HP” – la società nella quale lavora il nipote – e becca la testimonianza, una raccolta di articoli pubblicati sotto la spinta delle emozioni di quei difficili giorni, la cronaca informale di un dipendente sulla soglia del burrone e desideroso di non cancellare quasi vent’anni di professionalità per un cinico click da Palo Alto.

Rassicuro tutti: Gli ultimi giorni di HP Pozzuoli è il mio ultimo (e primo) manoscritto (definirlo libro appare esagerato anche all’autore).

HP Pozzuoli, documento il settimo giorno di sciopero

HP Pozzuoli, documento il settimo giorno di sciopero

L’ebook, la prefazione

«Mario, ci chiudono» la notizia giunge mentre sono in attesa del treno che da Gardaland mi riporta a Milano.
Sono in vacanza, stazione Peschiera del Garda ore 17,30: la telefonata del collega blocca l’entusiasmo per la giornata di festa (ironia della sorte, a decretare la fine è la medesima persona che diciotto anni prima portò il mio curriculum nell’allora EDS – nella quale fui assunto – poi confluita in HP).

E’ Il 7 luglio 2015: l’HP annuncia la chiusura della sede di Pozzuoli, gli uffici napoletani nei quali lavoro (insieme ad altri 160 esperti informatici).
Una e-mail e la vita è stravolta, la comunicazione di una multinazionale non prevede ringraziamenti e scelte ma concetti sinistri celati da termini aziendali.

HP Pozzuoli al dodicesimo giorno di sciopero consecutivo

HP Pozzuoli al dodicesimo giorno di sciopero consecutivo

«Ristrutturazione», «riorganizzazione» e «trasferimenti» per giustificare la chiusura della sede di Pozzuoli, nel territorio più depresso d’Italia dove la disoccupazione raggiunge percentuali bulgare.

A me, informatico flegreo coinvolto in prima persona, nasce l’esigenza di raccontare questo momento storico. Desidero evitare che un pezzo di vita – ero un neoassunto ventottenne, oggi un uomo di quarantacinque anni – cada nel dimenticatoio.

Decido così di raccogliere in questo ebook tutti i post pubblicati sul mio sito faCCebook.eu, articoli dettati dalle emozioni del momento privi di una qualsiasi pretesa informativa.
La cronaca di un lavoratore che vede demolire in sessanta frenetici giorni, le certezze costruite in quasi vent’anni di passione, professionalità ed etica.

Documentare questi drammatici giorni, mi appare – forse in modo del tutto irrazionale – giusto.

Ebook, download gratuito

Titolo: Gli ultimi giorni di HP Pozzuoli: 7 luglio 2015 – 14 ottobre 2015
Autore: Mario Monfrecola
Estensione del file: pdf
Dimensione del file: 3 MB
Download: gratuito

Descrizione
La testimonianza di un dipendente della sede HP di Pozzuoli negli ultimi, difficili mesi antecedenti la chiusura del sito informatico.

I soldi di Amazon in beneficenza

L’ebook è ugualmente in vendita su Amazon a 2,99€.
Il mio desiderio, invece, è distribuirlo gratuitamente ma il colosso americano impone un prezzo minimo ad ogni prodotto pubblicizzato.

Dunque, in attesa di attivare una promozione per il download free, mi impegno a devolvere in beneficenza gli eventuali ricavi.

Se dovessi vendere anche solo una copia, con la massima trasparenza, girerò i profitti a chi necessita.

Promesso.

Acquista subito l’ebook su Amazon!

Lo spirito dell’albatros

Dalle puntate precedenti

La nave “HP Pozzuoli” è affondata, i 115 marinai sono sull’isolotto accolti dal comitato di benvenuto.
Il fedele marinaio riflette sul futuro incerto mentre una certezza si fa spazio tra mille dubbi: volare sempre alto!

Puntata1: Hp Pozzuoli affonda, colpita dal fuoco amico
Puntata2: HP Pozzuoli, il giorno della decisione
Puntata3: fatti non foste a viver come bruti?
Puntata4: «Io non sono d’accordo», l’orgoglio dell’ultimo marinaio
Puntata5: Chi è il verno nemico?
Puntata6: Il giorno degli scatoloni

Sull’isolotto …

«Com’è goffo e maldestro, l’alato viaggiatore!».
La giovane recluta sfida il fedele marinaio su un tema a lui caro: la poesia.
«Lui, prima così bello, com’è comico e brutto!» insiste.

La nave “HP Pozzuoli” è affondata, alcuni malridotti relitti raggiungono la spiaggia del piccolo isolotto, la nuova dimora dei 115 superstiti.

Il comitato d’accoglienza

Il fedele marinaio e la giovane recluta osservano il mare mentre, a breve distanza, un chiassoso comitato di accoglienza dà il benvenuto ai reduci.
Gli uffici del nord hanno organizzato la festa, pagato il buffet, ingaggiato l’orchestra, preparato i discorsi ufficiali.
Un gruppo di marinai apprezza, altri diffidano.

Un’onda spinge una borraccia col logo della multinazionale ai piedi dell’uomo.
Il marinaio la raccoglie, senza spostare lo sguardo dall’orizzonte recita:

Spesso, per divertirsi, i marinai
catturano degli albatri, grandi uccelli dei mari,
indolenti compagni di viaggio delle navi
in lieve corsa sugli abissi amari.

L’hanno appena posato sulla tolda
e già il re dell’azzurro, maldestro e vergognoso,
pietosamente accanto a sé strascina
come fossero remi le grandi ali bianche.

Lo spirito dell’albatros

«Saremo derisi come l’albatros?» chiede preoccupato la giovane recluta.
«Se non ci sarà data l’opportunità di scoprire il potere delle ali e la capacità di lasciarsi andare al vento, assomigliamo a grossi uccelli grossolani e pesanti. Se spiegheremo le enormi ali, con la nostra innata abilità voleremo lontani» commenta il fedele marinaio.

La musica termina, il comitato d’accoglienza sale sul palco rosso e bianco.

Il Presidente dell’isolotto prende la parola:
«benvenuti marinai, ci aspetta un futuro roseo … » la claque applaude fiduciosa mentre, con le spalle alle chiacchiere e con lo sguardo rivolto verso il mare, il fedele marinaio ascolta distratto.

Ha già aperto le grandi ali elevandosi in volo.

Lo spirito dell'albatros

Il giorno degli scatoloni

Dalle puntate precedenti

E’ giunto il giorno dei saluti: un gruppo di marinai abbandona la nave “HP Pozzuoli” per sempre.
Gli uomini raccolgono i propri effetti personali negli scatoloni, salgono su una scialuppa e scompaiono all’orizzonte.
L’addio, per il fedele marinaio, è una profonda ferita …

Puntata1: Hp Pozzuoli affonda, colpita dal fuoco amico
Puntata2: HP Pozzuoli, il giorno della decisione
Puntata3: fatti non foste a viver come bruti?
Puntata4: «Io non sono d’accordo», l’orgoglio dell’ultimo marinaio
Puntata5: Chi è il verno nemico?

Il saluto

«Vorrei dire qualcosa ma non trovo le parole».
Il fedele marinaio saluta il vecchio Gabriele, un amico con un destino diverso.
Pochi minuti prima, col sorriso forzato, l’addio ad Isa pronta ad abbandonare la nave “HP Pozzuoli”.

Isa, Gabriele, Antonio, Gianni, Davide … da domani navigheranno in mari diversi.

Dopo quasi vent’anni di viaggi affrontati nella stessa barca, gli uffici del nord smantellano la squadra: una piccola parte promossa sulla terraferma, la maggioranza vivrà sul piccolo e misterioso isolotto dal futuro incerto, chi rifiuta andrà via – per sempre.

«In bocca al lupo a voi che restate» è l’augurio di chi non crede alle promesse della multinazionale e rinuncia.

La comunicazione

La nave “HP Pozzuoli” è ferma nelle acque calme, la fine dista poche ore.
Un funzionario degli uffici del nord sale a bordo, l’aspetto rassicurante tradisce le reali intenzioni dell’uomo.

Dal megafono ordina perentorio: «depositate ogni bene aziendale nello scatolone posto al centro del ponte: chiavi, telefoni, computer e la divisa. Consegnate tutto prima di scendere sull’isolotto, avete 48 ore di tempo a partire da questo istante».

Difronte la platea ammutolita, il funzionario degli uffici del nord non mostra segni di rispetto.
Anzi, infierisce: «coloro i quali rifiutano l’isolotto, lascino entro stasera la nave».

Il tempo degli scatoloni

Una nuvola di tristezza cala sulla nave.
I marinai che hanno scelto un fato diverso, raccolgono i propri effetti personali in piccole scatole.
Chi resta, invece, consegna vent’anni di ricordi in un unico, grosso scatolone.

La metafora beffarda è servita: «piccole scatole per destini individuali, lo scatolone per il destino di gruppo».

L'addio dei marinai

L’addio

L’uomo osserva impotente gli altri marinai abbandonare la nave nel silenzio generale e questa assurda calma piatta gli provoca una profonda ferita nella coscienza.

Vorrebbe fermarli, abbracciarli ad uno ad uno, rimediare a tale ingiustizia, bloccare la fine, invertire la traiettoria, sfidare la sorte, riprendere la navigazione verso l’orizzonte, solcare di nuovo le onde perché la vita di un marinaio è nel mare aperto, insieme ai suoi marinai.

Mille avventure, tempeste e difficoltà, successi e burrasche, momenti di gloria e sconfitte, da giovani ad uomini la nave “HP Pozzuoli” ha forgiato la loro esistenza.

Ma oggi è il giorno dell’addio, un gruppo andrà via – per sempre.

I marinai, aggrappati ai loro scatoloni come salvagente, salgono sulla scialuppa. Pochi minuti e la piccola imbarcazione si allontana e scompare al tramonto.

Con il dolore nell’anima, il fedele marinaio scruta impotente la scena.
Non ama le parole inutili, preferisce cercare le risposte nei libri, i detentori delle chiavi per leggere l’animo umano.

Ai suoi marinai, dedica a denti stretti i versi immortali del Manzoni.

tutto ei provò: la gloria
maggior dopo il periglio,
la fuga e la vittoria,
la reggia e il tristo esiglio:
due volte nella polvere,
due volte sull’altar.


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Napoli, l’etica inversa del parcheggiatore abusivo

L’accusa del parcheggiatore abusivo

«Dotto’, non è giusto».
L’accusa giunge dal parcheggiatore abusivo, un tizio autoproclamatosi proprietario dei posti auto di fronte l’ingresso principale del bosco di Capodimonte.

Un paio di ore prima …

Domenica 4 ottobre, la giornata al museo di Capodimonte è gratis.
C’è il pienone di visitatori, napoletani e non.
La pattuglia di carabinieri controlla l’affluenza, una squadra di vigili urbani dirige il traffico, presidia gli incroci, tutela il pullman scoperto dei turisti incantati.

Nessuno, però, interviene contro l’azione illegale del parcheggiatore abusivo.

L’uomo si avvicina e mentre sosto, con tono amichevole cela la minaccia: «dotto’, un’offerta a piacere».
«Ci vediamo dopo» ribatto, allenato a combattere questa malsana abitudine.
«Dotto’ si paga in anticipo» incalza con insistenza e stavolta il tono è meno amichevole e più cattivo.

E’ chiaro: questo «mostro» non teme la presenza delle forze dell’ordine, conosce bene il luogo e scommetto che presidia l’area ogni weekend.

«Pago dopo» taglio corto e vado via.
L’esattore farfuglia qualcosa, rientra alla base e confabula con un altro «mostro» posizionandosi al centro del viale pronto a chiedere l’estorsione a chiunque parcheggi.

Al bosco di Capodimonte, in lotta contro il parcheggiatore abusivo

Al bosco di Capodimonte, in lotta contro il parcheggiatore abusivo

L’ingiustizia?

Dopo un paio d’ore torno a riprendere l’auto.
Il parcheggiatore abusivo è in agguato: «Dotto’, allora?».
«Non è passata nemmeno un’ora …» mi giustifico senza motivo.
«Dotto’, non si comporta così, non è giusto» ribatte il testimone vivente dell’illegalità quotidiana.

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L’etica inversa del parcheggiatore abusivo

Questa storia di piccola, grande ed ordinaria follia napoletana evidenza un aspetto inquietante: al mio rifiuto di pagare la tangente, il parcheggiatore abusivo si sente vittima di un’ingiustizia.

Lui, colpevole di estorcere soldi con la minaccia a persone indifese, autore dell’impunito racket del parcheggio, attore di continue sopraffazioni, è convinto di subire una prepotenza.

Abituato a ricevere senza insistere, assuefatto alla anormalità del pagamento non dovuto, avvezzo all’indifferenza delle istituzioni, addestrato a combattere l’uno-contro-uno contro il cittadino perbene, educato alla cultura inversa della violenza, l’uomo non accetta ciò che altrove è ovvio: la sosta libera.

Secondo la sua distorta visione del mondo, ha subito una violazione di un diritto acquisito.

La rivoluzione

E se da oggi nessuno pagasse più la tangente al parcheggiatore abusivo?
Un gesto rivoluzionario che colpirebbe un’atavica abitudine partenopea, talmente antica da far accettare normale ciò che normale non è.

Siamo ancora in tempo, coraggio il «mostro» può essere sconfitto.
Con l’aiuto delle Isttituzioni, la tutela delle forze dell’ordine, la rivoluzione abbia inizio: provandoci in prima persona.


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HP – Matic Mind, la risposta è nella poesia

Matic Mind, la selva oscura

«Nel mezzo del cammin della mia vita, mi ritrovai in Matic Mind, ché la diritta via dell’HP era smarrita».

Questo nobile verso dantesco (ispirato al primo canto dell’Inferno), potrebbe essere l’incipit della prossima storia scritta per noi, i 160 informatici di Pozzuoli trasferiti dalla multinazionale americana verso la selva oscura.

Matic Mind, la selva oscura

Oltre la siepe c’è l’Infinito

Eppure, nonostante le mille difficoltà leopardiane, affermiamo con orgoglio «sempre caro mi fu quest’ermo ufficio».

L’ostacolo appare insormontabile, i silenzi altrui ci scaraventano oltre la siepe costretti ad immaginare un futuro al di là di HP ove «tra questa immensità s’annega il pensier mio: e il licenziamento m’è dolce in questo mare».

Ed è subito precariato

«Ognuno sta solo sul cuor della terra
trafitto da un raggio di Sole:
ed è subito sera».

I tre ermetici versi di Salvatore Quasimodo bene rappresentano il mio attuale stato d’animo: solitudine, gioia e dolore, precarietà della vita.

Col permesso dell’autore, non mi resta che aggiornare la poesia (risalente agli anni trenta dello scorso secolo) ai nostrani temi di stretta attualità:

«Ognuno sta solo in HP
trafitto da una mail:
ed è subito Matic Mind»

fatti non foste a viver come bruti?

Dalle puntate precedenti

Il fedele marinaio è vittima di un ammutinamento.
I suoi compagni di viaggio, stanchi e sconfitti, accettano l’invito degli uffici del nord e decidono di attraccare sul piccolo isolotto nonostante siano coscienti della trappola che li attende.
Al fedele marinaio, allontanato nella sua cabina, non resta che trovare la risposta tra i libri …

Puntata1: Hp Pozzuoli affonda, colpita dal fuoco amico
Puntata2: HP Pozzuoli, il giorno della decisione

L’ammutinamento

Il fedele marinaio se l’aspettava, l’ammutinamento – come il tradimento – è parte della Storia.

I 160 uomini della malridotta nave “HP Pozzuoli” cedono alla tentazione delle sirene.
Il piccolo isolotto è a portata di naso, la sicura terraferma attrae i lavoratori oramai stanchi, professionisti prima traditi e poi abbandonati dai loro stessi comandanti.

La debolezza prevale e contro la volontà del marinaio, leader fino a ieri, la nave inverte la rotta e dirige le esili speranze verso l’apparente salvezza.

«Vogliamo vedere quali opportunità offre quest’isola», «meglio un pezzo di deserto che il buio e la tempesta», «se continuiamo, affonderemo», urlano dal ponte dell’imbarcazione ridotto ad un’assemblea pubblica.

Il fedele marinaio, emarginato dal gruppo e prigioniero nella sua cabina, riflette.
Perché i suoi colleghi credono alle illusorie promesse provenienti dai ricchi uffici del nord? Fingono di poter ancora scegliere quale futuro costruire oppure sono rassegnati per un destino segnato?

fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza

Inferno – Canto XXVI

L’uomo, amareggiato, cerca le risposte nella Storia perché il tempo scorre, la scienza si evolve ma la debolezza dell’animo umano è la medesima nei secoli.

Legge e rilegge il canto XXVI dell’Inferno, tra le righe della Divina Commedia trova le parole per incoraggiare i suoi compagni di viaggio a non perdersi d’animo e a proseguire la rotta …

“O frati”, dissi “che per cento milia
perigli siete giunti a l’occidente,
a questa tanto picciola vigilia

de’ nostri sensi ch’è del rimanente,
non vogliate negar l’esperienza,
di retro al sol, del mondo sanza gente.

Considerate la vostra semenza:
fatti non foste a viver come bruti,
ma per seguir virtute e canoscenza”.

Scrive delle brevi note su un fogli di carta che fa scivolare sotto la porta della sua cabina-prigione.

“O fratelli”, dissi, “che avete raggiunto l’estremità occidentale in mezzo a centomila pericoli, in questo poco tempo di vita sensibile che ancora ci rimane, non vogliate negare la conoscenza seguendo la direzione del sole della parte del mondo disabitato.
Riflettete sulla vostra origine: non siete stati creati per vivere come delle bestie ma per conseguire virtù morale ed estendere il vostro sapere”.
Con questo breve discorso resi i miei compagni così desiderosi di mettersi in viaggio che a stento dopo sarei riuscito a fermarli; e rivolta verso Oriente la poppa della nostra nave, trasformammo i remi in ali per quella folle impresa …

Il fedele marinaio crede nel coraggio, nel rischio e nella sete di conoscenza perché in ogni uomo vive un piccolo, grande Ulisse.

Pariare, il verbo più utilizzato dai giovani

Pariare, il significato

Il divertimento a spesa altrui, una presa in giro più o meno innocente, lo scherzo pesante – stile anziano militare verso la recluta – oppure la derisione di un professore (a sua insaputa), lo scherno del gruppo nei confronti del più indifeso.

«Pariare» è il verbo più utilizzato dai giovani nostrani ed il «pariamento» avviene ovunque ci siano uno o più teenegers che dibattano.

Pariare: i film di Alvaro Vitale sono un campionario di parieamenti

Il contesto

Il termine assume significati diversi a secondo del contesto: può trattarsi di un’azione leggera (un giovane chiede ad un amico: «pariamm?» significa usciamo e ci distraiamo) o un gioco crudele («pariamm?» significa prendere di mira una persona specifica fino a sconfinare nel bullismo più becero).

L’evoluzione del linguaggio

Quando posso, ascolto sempre con estremo interesse le discussioni (spesso in un linguaggio opinabile  e con intercalari discutibili) tra adolescenti.

Affermazioni tipo: «stasera pariamm a quattro?» sono frequenti e consiglierei ai grandi studiosi della Lingua Italiana di approfondire l’argomento.

Se siete giunti fin qui, posso ammettere l’amara verità: amici Lettori, con questo post tra il serio ed il faceto, ho «pariato» alle vostre spalle 🙂

Sono finito sul giornale (anzi, su CADZINE)

CADZINE, la nuvola fu galeotta

La magia dell’infinito non sfugge all’occhio attento di Salvio Giglio, il vecchio caporedattore di CADZINE, la rivista di tecno-curiosi che parte da AutoCad per affrontare svariati argomenti (dal modellismo 3D al cinema, dalla musica all’hardware, dall’arte al software).

Matematica & dintorni

Il volpone – sempre alla ricerca di nuovi contenuti per la sua celeberrima web-creatura – promuove sul campo il sottoscritto assumendolo (a tempo determinato, visto i tempi difficili) come autore della rubrica «Matematica & dintorni».

Mi ritrovo, dall’oggi al domani, tra le star dell’editoria senza meritarlo.

Matematico per studio ma informatico di professione, non mi resta che ringraziare: il compito è arduo ma scrivere per un magazine così prestigioso è uno vezzo al quale non rinuncio (anche se in redazione mi immaginano più come un nero di Harlem che un devoto discendente di Renato Caccioppoli).

CADZINE, lo scherzo della redazione

Il grande Amore

La Matematica fu il primo Amore che, subito dopo la laurea, mi lasciò.
Per necessità e per passione l’ho sostituita subito con un’amante dal carattere opposto: la prima precisa, certa e analitica; la seconda empirica, elastica, priva di certezze e mai uguale al giorno precedente.

E’ andata bene: con l’informatica convivo tutt’oggi.

Conto quasi vent’anni di battiture folli sulla tastiera, alla ricerca di bug nascosti tra le righe di codice, kilometri di byte percorsi lungo le autostrade digitali.

Dopotutto, se sono qui a scrivere questo post, posso affermare che la relazione è ancora viva ed appassionante.

CADZINE, il magazine della community G+

Non mi resta che invitare tutto voi, amiche ed amici Lettori, all’edicola di CADZINE.
Prendete pure il numero di maggio (è gratis), sfogliate i post e fermatevi a pagina 45 🙂

Seguono i link utili:

Sfoglia la rivista, Maggio 2015
Visita la community G+ AutoCAD, Rhino e SketchUp designer

Napoli, quel magnifico mosaico di via Salvator Rosa

Il murales di Salvator Rosa

Il murales a via Salvator Rosa (nei pressi dell’omonima stazione della metropolitana napoletana) sovrasta la parete del palazzo.

Quante volte l’ho osservato con curiosità?

Scruto e cerco di carpire il messaggio: una maestosa divinità femminile seminuda con un piccolo omuncolo come cappello.
Quale misterioso significato cela?
L’arte non va spiegata razionalmente, mi basta recepire l’emozione che suscita il quadro.

L’autore: Ernesto Tatafiore

Pensavo ad un’opera di importanza minore, invece, dopo la pubblicazione della foto nella simpatica e preparata community di Google+ Napoli image Naples, dai commenti degli utenti scopro che trattasi di un mosaico in vetricolor realizzato nel 2000 dell’artista Ernesto Tatafiore.

Viva il web, viva la cultura.
A voi lo scatto.

Salvator Rosa, Napoli: mosaico di Ernesto Tatafiore


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Risky lovin’: Tutto quello che non so di te [recensione]

Risky lovin, di Emily Susan Bell – la trama

Separata, con due piccoli figli a carico, disoccupata, moglie in lotta col suo ex, mamma isterica cerca uomo rassicurante per sistemarsi e un lavoro sicuro.

Argomenti scontati, lettura noiosa, storia prevedibile fino al 90% della trama.
Poi un improbabile finale con un colpo di scena che rende il libro ancora più irreale.

Emma, la wonder woman del libro, vorrebbe apparire come la novella eroina che – nonostante la crisi economica e non – supera le difficoltà quotidiane per realizzare una nuova vita (sentimentale e lavorativa).
Il personaggio, invece, è inverosimile con aspetti grotteschi ed infastidisce l’immagine della figura femminile – nevrotica, distratta e cacciatrice – descritta dalla scrittrice.

Risky lovin': Tutto quello che non so di te [recensione]

La recensione

Il giudizio negativo nasce dall’avversione che ho verso la figura della donna descritta in questo libro e – ammetto – il genere non è tra i miei preferiti.
Ciò nonostante, leggo con piacere storie rose divertenti, ironiche, brillanti ed appassionanti.
Purtroppo non è questo il caso.

Unico aspetto positivo: il libro scorre via con la stessa semplicità con la quale si beve un bicchiere d’acqua e  svanisce nel nulla, senza lasciare traccia, dopo aver letto l’ultima riga.

Acquista Risky lovin, di Emily Susan Bell su Amazon!

 

Come calcolare l’area di una nuvola (e la magia dell’infinito)

La nuvola, la regina delle forme irregolari

Immaginiamo una nuvola: è, per definizione, la regina delle figure irregolari.
Supponiamo di volerne calcolare l’area, cioè misurare la superficie che occupa in cielo.

Un buon metodo è ricoprire l’intera nuvola con una serie di mattonelle quadrate la cui area è nota, ipotizziamo di un metro quadro.
Se riuscissimo a foderare la nuvola utilizzando – ad esempio 50 mattonelle – potremmo affermare che l’area della nuvola vale, più o meno 50 metri quadrati.

L’errore dipende dal numero di mattonelle

La stima è imprecisa: l’errore che si commette è dovuto all’approssimare l’area della nuvola (di forma irregolare) come somma di aree di figure regolari (le mattonelle quadrate).

La differenza (lo scarto) diminuisce se utilizziamo piastrelle di dimensioni minori che, però, implica incrementare il numero di elementi da usare.
L’errore, quindi, dipende dal numero di piastrelle a disposizione: esso tende a zero (ma in realtà non è mai nullo) con l’aumentare della quantità di mattonelle.

Come calcolare l'area di una nuvola: il limite e la magia dell'inifito Come calcolare l'area di una nuvola: il limite e la magia dell'inifito

E se usassimo infiniti granelli di sabbia?

La sfida è avvincente e desideriamo migliorare la stima: passiamo dalle mattonelle a piccoli granelli di sabbia.
Supponiamo che sia nota l’area del singolo e microscopico granello di sabbia (ad esempio, un millimetro quadrato): con un po’ di impegno, riusciamo a rivestire l’intera nuvola (anche nei contorni) con una certa precisione con un numero altissimo di chicchi (altissimo ma sempre finito!).
Come calcolare l'area di una nuvola: il limite e la magia dell'inifito
Più alto sarà questo numero, più precisa sarà la nostra misurazione, minore sarà l’errore che si commetterà nell’approssimare l’area della nuvola come sommatoria di arie infinitesimali.
Se – per assurdo – avessimo a disposizione un numero INFINITO di granelli di sabbia, potremmo ricoprire l’intera superficie della nuvola in modo uniforme, senza “buchi” e calcolare precisamente la sua area come somma di infinite aree: tale misurazione sarebbe esatta con errore zero.

Il limite, magia dell’Analisi Matematica

Il paradosso è servito: nella realtà non abbiamo a disposizione l’infinito, ci dobbiamo accontentare dei “miliardi” che – seppure siano un valore illimitato – è pur sempre finito, cioè possibile da contare (in teoria).

Per nostra fortuna, il mondo Matematico, a differenza di quanto si immagini, è magico e fantasioso e tutto diventa possibile, anche toccare con mano l’orizzonte.
Lo strumento che ci permette di raggiungere il confine tra terra e mare è appunto IL LIMITE.

Come calcolare l'area di una nuvola: il limite e la magia dell'inifito

Per chi desidera sognare, consiglio la lettura della favola di Tau il Topologo.

Il parco archeologico di Baia in un minuto [VIDEO]

Le foto

Ho immortalato le più belle immagini della giornata FAI dello scorso 28 marzo nel post Weekend FAI, il Parco archeologico di Baia [FOTO].

Ma detto tra noi, la mia passione resta la videocamera.
Non potevo lasciarmi sfuggire l’occasione, il luogo incantevole ed i panorami mozzafiato meritano un videoclip su YouTube.

Il parco archeologico di Baia in un minuto

Il video

Un minuto per raccontare due ore di visita al parco, una passeggiata tra monumenti e antiche storie con i giovani studenti di una scuola limitrofa a farci da guida.
La colonna sonora è dei Napoli Jazz Sound, a voi le immagini.


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