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Tag: cultura (Page 6 of 17)

Ficarra e Picone: l’onestà vale solo per gli altri?

E se giungesse un Sindaco integerrimo?

Esco dal cinema con un senso di vergogna.
L’ora legale, il nuovo film di Ficarra e Picone, lascia interdetti.

La trama è incentrata su una domanda semplice dalla risposta non scontata.

L’italiano si lamenta della malapolitica.
Istituzioni corrotte, politici-ladri, nessuno compie il proprio dovere, meritocrazia assente, favori ad amici e parenti invece di operare per il bene comune.

Ebbene, se per una serie di coincidenze assurde, il Sindaco della tua città (piccola o grande, al sud o al nord) è una persona onesta, integerrima, incorruttibile, applica la Legge senza preferenze alcuna, rispetta le regole: come reagisce la società? 
(attenzione, parliamo di un Sindaco che, in altri Paesi, è «normale» mentre da noi sembra un alieno)

L'ora legale, il nuovo film di Ficarra e Picone

Italiani, popolo senza regole?

Siamo un popolo senza spina dorsale?
Allergici ad ogni tipo di regola del vivere civile?
Esiste una remota possibilità di cambiare la nostra nazione?

L’ora legale strappa risate amare su assurdità nostrane nelle quali ci riconosciamo perché vissute in prima persona.
Il film ha il merito di scuotere lo spettatore assuefatto alla ordinaria inciviltà che appare oramai ineluttabile.

Una fotografia comica e penosa dei nostri tempi, un film che non ti aspetti dal duo siciliano.

Perché al di là delle facili battute sulle difficoltà della raccolta differenziata, dell’accettazione del parcheggio in doppia fila, dei favoritismi per il non-rispetto della coda — è in discussione la cultura di un paese.

E’ facile criticare il prossimo ma essere onesti implica anche una serie di sacrifici individuali, l’azione in prima persona, il rifiuto del compromesso.

Siamo capaci?

L’onestà? La pretendiamo solo dagli altri

Vogliamo onestà dalle Istituzioni?
Pretendiamo trasparenza dai politici?
Esigiamo il rispetto delle regole?

Concetti affascinanti ma validi per gli altri.

Noi, invece, siamo esenti: gettiamo il sacchetto dell’immondizia a tutte le ore, accettiamo un favore dal politico di turno ma spariamo, sbraitiamo, urliamo contro il vicino se deposita il sacchetto fuori orario oppure è un raccomandato.

Assolviamo noi stessi e condanniamo gli altri: la ricetta è servita.
Ma dove ci porterà questo atteggiamento egoistico?

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L’ora legale, la conferenza di Ficarra e Picone


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faCCebook reloaded 2016, un anno di «mostri»

Gennaio, parte Maticmind Napoli

Il giorno degli scatoloni sancisce la fine dell’epopea HP (e dell’anno).
L’apertura del 2016 è da cerchietto rosso sul calendario: l’avventura Maticmind entra nel vivo con l’inaugurazione della nuova sede al Centro Direzionale di Napoli.

Voltiamo pagina.
Ripartiamo.

Il giorno degli scatoloni: dopo dieci anni, l'ultimo giorno di lavoro a via Antiniana (dicembre 2015)

Libri, la passione di una vita

Più leggo, più scrivo.
Un loop nel quale amo perdermi.

Condividere con Voi, amici Lettori, le recensioni dei libri, genera post gratificanti (e, auspico, utili per chi desidera acquistare l’opera).

Con un clic sulla categoria Media, rivedo le mille pagine degli ebook divorati nel 2016.

I sei volumi dell’avvincente saga dei Luxiani di Jennifer L. Armentrout (gli alieni sono tra noi) alla eccezionale biografia di Adriano Olivetti scritta da Carlo Mazzei, passando tra i romanzi gialli, sportivi, d’amore e d’avventura fino al capolavoro di Michael Dobbs, House of cards.

Storia di donne, uomini, trame inventate, immaginate, a volte drammaticamente vere, sempre meravigliose.

Libri amati, goduti rigo per rigo, recensiti.

Resta forte la convinzione: la prima arma da utilizzare contro i «mostri» di ogni forma, colore e razza è nascosta tra le pagine di un buon libro.
Si chiama Cultura.

Non temete per noi, la nostra vita sarà meravigliosa: Storie di ragazzi che non hanno avuto paura di diventare grandi, di Mario Calabresi

Io, giornalista per un giorno

Il 2016 scappa via e regala al sottoscritto innumerevoli soddisfazioni.

La gioia di vedere su Vivere, il giornale del Centro Direzionale, il post sul muro del carcere di Poggioreale resta indelebile.

Io giornalista per un giorno: un sogno realizzato.

«Il muro di Poggioreale» su Vivere, il mensile del Centro Direzionale di Napoli

147 post contro l’assuefazione

I 147 post pubblicati nel 2016 – in media tre a settimana – contengono un unico, potente messaggio: mai assuefarsi.

Perché l’assuefazione è indice di rassegnazione e la rassegnazione porta alla resa.

Quando ripartirà il servizio di bike sharing a Napoli?
E’ utopia ripristinare i dispenser gratuiti per la raccolta degli escrementi dei cani lungo i marciapiedi infestati?
Sarà riaperta l’area giochi per i bimbi al parco del Poggio chiusa da mesi?

Oltre alla denuncia, ricordo con piacere gli articoli con le gallerie fotografiche realizzate dopo una visita speciale.
Per combattere l’assuefazione alla bellezza dei nostri luoghi.

Come agli Scavi di Ercolano, la meravigliosa macchina del tempo oppure le stupende grotte di Seiano.

Capri dalla Gaiola, Grotte di Seiano

2016, l’anno delle interviste

Intervistare amici e conoscenti, sconosciuti, scrittori in erba, personaggi affermati o chiunque desideri dibattere di un argomento particolare è uno degli obiettivi della mia casa digitale.

Accendere il riflettore – anche solo per un giorno – su una persona rende speciale il post.

Come è accaduto, ad esempio, con Mario Cavaliere, l’instagramer di successo, Luciano Esposito, autore di Abbi fortuna e dormi oppure con Andrea Petringolo, il proprietario di EL CAFESINO, il bar sotto l’ufficio (solo per citarne alcuni).

Un clic sulla categoria Interviste per leggere la soddisfazione che trapela tra le domande e risposte, sempre argute, mai banali dei graditi ospiti di faCCebook.

Andrea Petringolo e lo staff de EL CAFESINO (Centro Direzionale di Napoli, isola G7)

I miei primi 1000 km in bici

Mille chilometri in bici, la rivoluzione personale nel trasporto urbano.

Pedalare per spostarsi in città, scoprire nuove prospettive, il tubo di scappamento dell’auto resta freddo, l’ambiente ringrazia, la salute ne guadagna: io faccio la mia parte, vado al lavoro in bici.

Anche nel 2017.

Nel 2016, i miei primi 1000 KM in bici

In redazione con Antonio P. Beni

La collaborazione col talentuoso Antonio P. Beni è un’altra importante novità dell’anno appena trascorso.

Le divertenti risposte (con pratici consigli) alle domande poste dai Lettori nella rubrica «Domande perBeni», rappresentano un punto di vista diverso ed originale.

Il sottoscritto ringrazia lo scrittore «nato nel nel centro del mediterraneo» per i post surreali ed unici.

La redazione, ovviamente, è aperta a tutti.
Anche a Te che, proprio in questo istante, sei giunto fin qui.

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Addio 2016, evvvia il 2017!

Riavvolgo velocemente il nastro del film di questo intenso anno.
I vecchi «mostri» sono già alle spalle.

Un respiro profondo, un istante di concentrazione, il 2017 è ad un metro, pochi passi ed inizia una nuova avventura.

Mi resta un ultimo, sentito rigo da digitare, un grazie speciale, caro Lettore.

Auguri sinceri a Te ed i tuoi cari per l’anno che verrà.


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Natale 2016, 5 consigli da (non) seguire

Natale 2016, 5 azioni da evitare

  • Lo smartphone scarico il 25 dicembre: gravissimo.
  • Condividere su facebook la foto del capitone che sguazza nel lavandino: orripilante.
  • Affondare il volto nel cellulare mentre gli altri giocano a tombola: asociale.
  • Guardare «Una poltrona per due» su Italia1: anacronistico.
  • Copiare ed incollare gli auguri virtuali via Whatsapp: testone.

Natale 2016, i miei più sinceri auguri

Natale 2016, 5 consigli da seguire

  • Tagliuzzare in piccoli pezzettini le voluminose confezioni dei regali: W la raccolta differenziata.
  • Telefonare ed incontrare amici e parenti: rafforza i legami.
  • Godere del buon cibo tradizionale: una volta l’anno, è lecito impazzire (anche a tavola).
  • Dedicare il tempo ai propri cari e a ciò che ti appassiona: relax.
  • Vivere l’atmosfera natalizia con calma e serenità: è una festa, non una «guerra».

I miei auguri? Non nascere capitone

Caro amico Lettore, auspico per te ed i tuoi cari, un Natale che soddisfi i suddetti punti.

Ricordati di non andare al cinema il 26 dicembre (di peggio c’è solo il 26 dicembre al centro commerciale), di non assuefarti mai al Natale.
Dopotutto è un giorno solenne.

Ma, consiglio vitale, se in una futura vita rinasci, meglio evitare di reincarnarsi in un capitone.
Chiedi all’interessato per comprendere.

Buone feste 🙂


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Concerto di Natale in chiesa, vince la maleducazione tecnologica

Concerto di Natale o concerto degli U2?

Un muro umano di fotografi invasati.
Armati di smartphone e tablet, riprendono lo spettacolo senza mai staccare la registrazione.
Braccia al cielo, per sorvolare gli altri cameramen, e catturare l’immagine esclusiva.

Flash, luci, la calca della prima fila.
I cento display illuminano la piccola chiesa, affollata di bimbi, genitori, parenti, amici.

Il concerto di Natale organizzato dalla parrocchia è un evento da non perdere.

I piccoli cantanti, ingenui e gioiosi, sussurrano le parole tra emozione e sano divertimento.
Gli adulti, invece, forniscono il peggio del repertorio dei «grandi».
Egoismo, nessun rispetto per la collettività, egocentrismo, maleducazione.

In un luogo sacro.

Concerto di Natale, vince la maleducazione

Furbi? No, maleducati

I «furbi» ignorano la presenza degli altri spettatori.
Gli ossessi della ripresa convulsa, nel loro egocentrismo galoppante, si preoccupano solo di se stessi.

Chi, con educazione e rispetto altrui, resta seduto al suo posto, non ha il diritto di guardare il mini-concerto.

Una ripresa inutile

Quando la foga sarà esaurita, i maleducati scopriranno l’amara verità: la ripresa via smartphone sarà inguardabile.
Mossa, buia, lunga, insignificante, non verrà mai più rivista né dal bimbo né dai genitori e parenti.
Noiosa, verrà eliminata con l’anno nuovo.

Dal fondo della chiesa osservo la scena.

Le piccole star cantano beati, sembrano non accorgersi dello squallido teatrino dei genitori, convinti di essere i più furbi.
Invece, sono solo dei «mostri» maleducati.


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SMAU Napoli 2016: promossi e bocciati

Salvatore Rullo, da HP a speffy.com

Conosco Salvatore dal 1998.
Lui un Project Manager, il sottoscritto un neoassunto fresco di laurea.

Entrambi in EDS, una importante multinazionale americana confluita – dopo una mastodontica fusione tra colossi dell’Information Technology  – nell’HP (come è andata a finire in Gli ultimi giorni di HP Pozzuoli, ebook gratuito).

Salvatore, anticipando la crisi, lascia il gigante per ricominciare da zero.

Oggi è responsabile di Dasir Tech, una giovane azienda informatica creatrice – tra l’altro – di Speffy, il motore di ricerca di palestre e centri sportivi.

Un salto allo stand della Dasir Tech allo SMAU Napoli 2016 è obbligatorio.

La sua scelta, rispetto agli standard culturali vigenti nella nostra nazione ingessata, va controcorrente.
Un mix tra coraggio imprenditoriale e passione per lo sport: in bocca al lupo Salvatore, ti seguo con interesse!

Salvatore Rullo di speffy.com allo SMAU Napoli 2016

Anna Pernice, fashion travel blogger

Il tema del workshop di Anna Pernice è vitale: lo storytelling.
Parola chiave per i blogger: l’arte del narrare.

Al di là dei concetti per addetti ai lavori, acronimi impossibili, trucchi e strategie, la brava giornalista di moda e viaggi – il suo blog, I consigli di una fashionista in giro per il mondo – evidenzia un aspetto sul quale concordo appieno: il racconto deve emozionare il Lettore.

Un articolo di giornale, il post della tua casa digitale: il successo dipende dalla reazione emotiva che trasmette.

E’ una regola vecchia come il pianeta, intrinseca nell’animo umano.
La medesima regola sulla quale si basano le favole, storie ricordate da tutti, storie ricordate nel tempo.

Storytelling, il workshop di Anna Pernice allo SMAU Napoli 2016

Stand istituzionali: ripetitivi e superati

Anche quest’anno, al sottoscritto, gli stand istituzionali, continuano a deludere: stantii, con i soliti slogan inzuppati di «start up», «innovazione», «facciamo rete».

La prosopopea al potere.

Concetti esposti da chi non è credibile, per trasparenza, sincerità, convinzione.

SMAU Napoli 2016, promossi e bocciati

Lo SMAU partenopeo chiude i battenti.

Ai falsi innovatori – società con grossi capitali ma bloccate dalla peggiore burocrazia italiana – preferisco le idee fresche e coraggiose dei vari Salvatore ed Anna, professionisti convinti della propria forza e capaci di proporre un modello imprenditoriale e tecnologico originale.

Sono loro i veri motori dello SMAU.


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Luciano Esposito e la storia dell’uomo innamorato di due donne (contemporaneamente)

Tra Eco e Fallaci sbuca Luciano Esposito

Luciano, partiamo dalla fine.
Quali emozioni ti suscita l’immagine di Abbi fortuna e dormi sugli sugli scaffali delle librerie?
R: Chi l’avrebbe mai detto. Non posso negare che vedere esposto il mio romanzo in libreria, tra Umberto Eco e la Fallaci, mi ha fatto un certo effetto.
Per carità, lungi da me qualsiasi tipo di accostamento, è solo questione di iniziali di cognome.

Luciano Esposito è un amico di famiglia.
Gioviale, disponibile, ospitale.
Pochi sospettano che, dietro quel sorriso bonario, si cela l’animo sensibile dello scrittore.

«Chiunque ha una storia da raccontare, basta porgli le giuste domande» è la scintilla per le interviste del sottoscritto a personaggi perlopiù sconosciuti al grande pubblico.

Oggi tocca al novello scrittore, il tipo di personaggio sul quale amo accendere il riflettore.

Per scoprire un possibile talento, per ascoltare e conoscere il mondo di una persona che ha realizzato un’opera immortale: un libro.

Luciano Esposito, l'autore di «Abbi fortuna e dormi»

L’intervista

D: Luciano, perché un bel giorno senti l’esigenza di raccontare una storia che, forse avevi dentro da sempre, e pubblichi Abbi fortuna e dormi, il tuo primo libro?
R: Mi è sempre piaciuto raccontare storie. Era mia intenzione lasciare sul comò dei miei figli un romanzo scritto dal padre. La pubblicazione è stata conseguenza di un evento fortuito, devo tutto all’incontro con la prof.ssa Ermelinda Federico (persona eccezionale recentemente scomparsa) che ha trovato un editore (Robin Edizioni) disposto a pubblicare il mio manoscritto.

D: dunque, che significa scrivere? Trovi valida la teoria: «più leggo, più scrivo, più leggo»
R: Scrivere vuol dire mettersi in gioco per raccontare e, inevitabilmente raccontarsi. E’ un atto creativo che ha il potere di trasformare la realtà, oltre ad essere un modo indiretto per parlare con qualcuno e sentirsi meno soli, anche se spesso quel qualcuno sei tu.
Scrivere è linfa vitale.
Trovo che la teoria «più leggo, più scrivo, più leggo» funzioni alla perfezione, anche se, ultimamente «più scrivo».

D: Puoi anticiparci qualcosa della trama del tuo romanzo?
R: Premetto che non è un romanzo autobiografico.
Tutto comincia con un viaggio in treno.
Stefano è un architetto con un unico grande amore, Barbara, che però l’ha lasciato. Un giorno incontra Cleo, una ragazza tanto bella quanto misteriosa; lei è la donna dei suoi sogni e diventerà l’unica ragione per continuare a esistere.
Quando un’altra donna inaspettatamente entrerà a far parte del suo cuore, Stefano affronterà l’esperienza travagliata di una doppia relazione.
Si possono amare due persone contemporaneamente?
L’esito finale, per nulla scontato, arriverà dopo un lungo tragitto interiore costellato di domande che troveranno sorprendenti risposte.

Nando Vitali, il maestro e l’amico

D: La stesura dell’opera, ti ha prosciugato ogni energia oppure volavi sull’onda dell’entusiasmo? Quali i momenti di difficoltà? Mai affrontata la «crisi della pagina bianca»?
R: Mi ci sono volute parecchie energie per volare sull’onda lunga di un entusiasmo sempre più crescente. Avevo la trama bene in mente fin dall’inizio ma ho dovuto lavorare non poco per chiudere la storia come volevo.
La difficoltà più grande che ho incontrato è stata dare coerenza e scorrevolezza alla narrazione per oltre trecento pagine. Problematiche tante, tutte superate grazie al sostegno professionale dello scrittore Nando Vitali, mio maestro e amico, senza il suo contributo il mio romanzo non sarebbe così riuscito.
Non ho mai affrontato la crisi della pagina bianca, quando decido di sedermi davanti al PC lo faccio per scrivere.

D: Come immagini i tuoi Lettori? Sei curioso di carpire la loro espressione quando, col volto immerso nelle pagine del tuo libro, leggono le parole uscite da dentro la tua anima?
Sorrideranno? Rifletteranno? Si emozioneranno?
R: Nel mondo dei miei lettori c’è di tutto: amici, amici di amici, parenti, persone conosciute, persone sconosciute e persone che forse non conoscerò mai.
Abbi fortuna e dormi è una storia trasversale, rivolta a lettori di ogni età, leggibile anche dai più giovani per la scorrevolezza significativa del testo.
Spesse volte mi chiedo quale sia l’espressione dei miei lettori mentre leggono i diversi passaggi, sono sicuro che sorrideranno, rifletteranno e si emozioneranno.

«Abbi fortuna e dormi» di Luciano Esposito, sugli scaffali della Feltrinelli tra Umberto Eco e Oriana Fallaci

La scuola e la prof.ssa di Italiano

D: La fan page ufficiale di Abbi fortuna e dormi è ricca di commenti e foto.
I veri amici sono rari. sei felice di tanto affetto e stima oppure temi di deluderli?
R: La paura di deludere qualcuno è sempre dietro l’angolo, devo dire, però, che i complimenti e i giudizi positivi ricevuti fino ad ora mi hanno riempito di gioia e mi hanno dato un grande slancio per continuare a scrivere.

D: Luciano, torniamo sui banchi di scuola: che tipo era il tuo professore di italiano? Ha contribuito a modellare la scrittore di oggi oppure la formazione scolastica pensi sia solo nozionistica e non produce vera cultura?
R: Cominciamo col ricordare che la mia professoressa di italiano, alle superiori, era una bella donna. Spesso durante l’interrogazione si distraeva guardando fuori dalla finestra con occhi assenti ed io me ne accorgevo, allora, per allungare il brodo, cominciavo a raccontarle di tutto, da Pinocchio a Biancaneve, l’importante era non interrompere l’esposizione.
Alla fine me ne tornavo al banco con un bel voto. Giuro!
Anche se la scuola mi ha formato infondendomi le nozioni base, la passione per la scrittura è nata in età matura.
Scrivere deve essere un atto libero, non un’imposizione.

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Povertà di spirito: il «mostro» da sconfiggere

D: Se avessi la possibilità – anche temporale – quale scrittore vorresti incontrare?
R: Mi piacerebbe incontrare George Orwell, per chiedergli come ha fatto a prevedere eventi futuri.
Il suo 1984 (scritto nel 1948) è straordinariamente avveniristico.
Stupefacente.

D: Chi consideri i tuoi «maestri» di penna?
R: Tutti gli autori che ho letto, e il mio maestro Nando Vitali, ovviamente.

D: ultimo libro letto?
R: Il suonatore di pietre, di Sergio Saggese.

D: Luciano, domanda d’obbligo: quali sono i peggiori «mostri» affrontati?
Convieni che una delle armi più potente per sconfiggerli sia la cultura?
R: Credo che il mostro più grande di tutti sia la povertà.
Povertà, non solo intesa come condizione di chi si trova ad avere un limitato accesso a beni e servizi d’importanza primaria.
Sto parlando di un altro genere di povertà, per certi aspetti ancora più grave: la povertà di spirito, che spesso equivale a ignoranza.
È un po’ come un cane che si morde la coda, l’ignoranza genera povertà che genera ignoranza (la peggiore delle povertà).
Se vogliamo fare un esempio, l’ignoranza è anche la principale causa di un’infinità di guerre. Non a caso, le zone del mondo teatri di conflitti sanguinosi coincidono con quelle dove è maggiormente diffuso l’analfabetismo.
In altre parole, l’ignoranza rende succubi nei confronti di chi ne sa di più.
La crescita culturale è l’unica vera possibilità di riscatto e di liberazione per l’umanità.

D: Luciano, l’intervista termina con una riflessione libera.
A te il messaggio da lanciare nell’oceano sconfinato della Rete.
R: Se avete voglia di sognare e di passare qualche ora spensierata, di sorridere, riflettere ed emozionarvi, leggete Abbi fortuna e dormi.
E se l’avete già letto, rileggetelo!

Acquista il libro su Amazon!

Abbi fortuna e dormi è anche cartaceo


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Reggia di Caserta di sera, giochi di luci ed appartamento reale: magnifica!

Reggia di Caserta di sera: ingresso 3€

Una musica profonda ci accoglie mentre il buio avvolge il corridoio.

Osservo la monumentale scala che porta verso gli appartamenti reali: sembra di essere in una scena di Star Wars.

Atmosfera surreale, lo scenario della Reggia di Caserta di sera è da film di fantascienza!

Il gioco di luci è affascinante: lungo le pareti, fasci luminosi sparono simboli natalizi, auguri ed immagini storiche.
Alzo lo sguardo: sotto la volta della scala reale, si susseguono diapositive tra sacro e profano.

Aprire la Reggia di Caserta dopo le 16,30 è una iniziativa geniale.
Con soli 3€ a persona (i bimbi entrano gratis), visitiamo i magnifici appartamenti reali e ci godiamo lo spettacolo delle luci.

Reggia di Caserta di sera

Gli appartamenti reali: magnifici

Seguo l’intero percorso con gli occhi all’insù: gli splendidi lampadari, affreschi stupefacenti, collezioni di quadri esposti come album fotografici, libri secolari, mobili antichi, la camera da letto del Re, …, il pieno di storia in un solo respiro.

Mostruoso.

La mostra di Presepi chiude il tour serale.

Il Presepe alla Reggia di Caserta

Sul sito ufficiale, poche parole

Riporto le uniche info raccimolate dalla pagina ufficiale della Reggia sul sito dei Beni Culturali:

Da giovedì 8 dicembre a venerdì 6 gennaio 2017

Percorsi di Luce di Natale: un percorso emozionale a cura di Francesco Capotorto, che conduce il visitatore in una dimensione mai esplorata all’interno del “Cannocchiale, Vestibolo Inferiore, Scalone Reale, Volta Ellittica e Vestibolo Superiore”;

Cotanta sintesi non spiega le emozioni suscitate dalla visita notturna.
Provate per credere 🙂


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SMAU Napoli 2106, io ci sarò (come VIP)

SMAU Napoli, l’invito VIP della Regione Campania

Confermo la presenza allo SMAU Napoli 2016 per la mattinata di giovedì 15 dicembre.
La Regione Campania, anche quest’anno, regala al sottoscritto un invito VIP per partecipare all’evento tecnologico dell’anno.

Al Grande Fratello di via Santa Lucia non sfugge nulla.

E così, per un inspiegabile mistero alieno, l’algoritmo della Regione premia il «blog dei mostri»: nella cassetta postale, tra un volantino del supermercato e l’offerta del parrucchiere, trovo il gradito omaggio.

SMAU Napoli 2016, l'invito VIP della Regione Campania per il sottoscritto

Giovedi 15, i workshop 

Il programma della giornata è pieno di eventi, bisogna organizzare l’agenda per ottimizzare tempo e impegni.

Seguirò con interesse il Storytelling online: come emozionare e fidelizzare clienti e lettori, il workshop di Anna Pernice.

Un salto allo Smart Communities per le ultime innovazioni in ambito urbano e poi in giro per il tour tra startup e novità tecnologiche.

Armato di smartphone, documenterò la visita a colpi di hashtag.

Ovviamente, lo SMAU prima di essere un evento tecnologico è un luogo per incontrare persone: se, anche tu andrai alla Mostra d’Oltremare, contattami.
Un caffè ed una chiacchierata sono ancora da preferire ad un chat.
Anche allo SMAU Napoli.

PS: una richiesta per la Regione Campania.
L’anno prossimo, inviatemi l’invito via e-mail, dopotutto la digitalizzazione dei documenti è un obiettivo da perseguire.
Grazie 🙂

La mia casa digitale aspetta proprio te!

faCCebook, casa digitale aperta a tutti

La piccola casa digitale del sottoscritto è aperta a tutti coloro che desiderino scrivere e condividere i propri pensieri.

L’invito vale anche per Te, amico Lettore che, proprio in questo istante, leggi questo post e ti chiedi: «io? Non ho nulla da proporre!».

Sbagli.

Non ricordo chi – forse proprio il sottoscritto – in tempi non sospetti, quando «Mi piace» era una dichiarazione d’amore e la videochiamata una chiacchierata spaziale tra il Capitano Kirk e Spock, affermò convinto:

ognuno ha una storia da raccontare, basta porgli le giuste domande

Come accade (da tempo) con Antonio P. Beni, mio cugino, lo scrittore.

Antonio P. Beni, ospite (da anni) di faCCebook, mia casa digitale

Quella volta che Antonio P. Beni parlò …

L’intervista integrale ad Antonio P. Beni risale alla fine del 2010.
Era un freddo dicembre e – con la promessa di un nuova sciarpa e un paio di guanti per il vicino Natale – riuscii a convincerlo.

Rispose, col suo inconfondibile stile, ad un pugno di domande.

Quel giusto mix tra racconto surreale ed ironia mi diverte e, tra una risata spontanea ed un sorriso amaro, spinge a riflettere.

Un talento della penna che ospito, ancora oggi, nella rubrica Antonio P. Beni, esperto in aMORE (con la “a” minuscola).

Forza, ti aspetto nella mia piccola casa digitale, ti aspetto su faCCebook.eu, il blog dei «mostri».
Una sciarpa ed un paio di guanti sono pronti anche per Te.

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Estratto dell’intervista ad Antonio P. Beni

D: Antonio, partiamo dalla fine, cioè dal tuo ultimo (e al momento anche primo) romanzo, “Le Cose Degli Altri”.
A leggere i commenti degli entusiasti lettori, sembra un libro divertente e ricco di riflessioni. Che temi tratta?
R: Ti ringrazio per la domanda, erano mesi che mi preparavo su questo quesito. Purtroppo ho perso gli appunti e risponderò a caso…
Nel romanzo si parla di amicizia, di morte, di fede, di tradimenti, di tolleranza, di superbia, di malintesi, di sesso, di guerra e di pace, di buona e cattiva sorte, di matrimoni e di funerali, della guerra in Nigeria e della pace dei sensi, ecc.
Ad un certo punto il lettore potrebbe chiedersi “come mai in questo romanzo non riporta queste cose?”.
La risposta è perché non sono descritte in modo evidente, ma nascoste tra le righe e le pieghe del romanzo. Provateci, ma non scollate troppo la copertina.

D: Antonio. da dove è giunta l’ispirazione per il tuo libro? Dalla realtà? 
R: sì, prendo spunto dalla realtà e la trasformo in finzione e poi prendo spunto dalla fantasia e la trasformo in realtà, anche se per alcuni Fisici è impossibile.

D: Antonio, per chi ancora non ti conosce, come ti descrivi?
Chi sei? Dove sei? Dove andrai? Cosa vorrai fare da grande? 
Ed oggi, la tua vita come procede?
R: il modo più semplice di descrivermi è nelle parole del grande poeta latino: il migliore uomo che un donna possa chiedere a Dio, sempre che si stia parlando di Adamo ed Eva, altrimenti la classifica non è delle migliori.
Oggi curo il mio orto di fragole tedesche e amo succhiare il gomito la sera, naturalmente il mio gomito!
Da grande mi piacerebbe fare qualcosa nel sociale. Pensavo di fare il portatore di handicap.

D: Antonio, concludi questa chiacchierata con una tua ultima riflessione …
R: Le Cose Degli Altri è il mio primo romanzo pubblicato , ovvero è il mio settimo capolavoro, prima ho scritto romanzi come: “Memorie di un Verme” – “L’assassino è il maggiordomo” – “L’uomo che sapeva leggere nel futuro” – ecc ecc –
Ho deciso di pubblicare prima le Cose Degli Altri solo per motivi fiscali …
Seguitemi su faCCeBook e vi renderò liberi!

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    Perché leggere «Adriano Olivetti. L’utopista concreto» di Carlo Mazzei (recensione)

    Adriano Olivetti, il filantropo

    «… un complesso di abitazioni per gli operai, con tanto di asilo nido e scuola materna condotti con metodi all’avanguardia, villette a schiera per gli impiegati nei pressi della nuova fabbrica, a sua volta costruita ex novo, con le grandi vetrate divenute famose, a testimonianza della vocazione verso l’esterno, a contatto con la natura e la campagna circostante, con i grandi spazi aperti inondati di luce».

    Adriano Olivetti. L’utopista concreto di Carlo Mazzei è un libro da leggere con attenzione per assaporare ogni singola azione di’uomo unico nella storia d’Italia.

    Un industriale di successo – ed i profitti eccezionali della Olivetti lo attestano – che poneva l’uomo al centro della fabbrica, intesa come mezzo per migliorare l’ambiente circostante e la vita di ogni singolo operaio.

    La filosofia futuristica di un imprenditore vincente che ben presto portarono l’Olivetti ai vertici europei: basti pensare che, nel pieno boom anni sessanta, ad Ivrea lavoravano 10 mila dipendenti (su 22 mila abitanti) e a Pozzuoli 1500.

    Adriano Olivetti, imprenditore e filantropo: l'uomo al centro della fabbrica

    Prima di Google e Steve Jobs

    « … lo stipendio di un impiegato Olivetti era mediamente il 20% più alto di un metalmeccanico di un’altra industria, orari meno pesanti (45 ore invece di 48), sabato libero, più giorni di ferie, permessi speciali per gli operai che avevano campagne nei tempi delle raccolte, facilitazioni per le operaie in maternità (tre mesi prima e sei mesi dopo il parto retribuiti più un contributo economico straordinario), colonie estive per i figli dei dipendenti, permessi di studio anch’essi retribuiti, mense aziendali rifornite direttamente dal centro agrario di proprietà.
    La fabbrica era dotata di biblioteca, erano previsti incontri con intellettuali, allestite mostre negli spazi della fabbrica, proiezioni di film …»

    Sono solo alcuni benefici garantiti da Adriano Olivetti ai suoi dipendenti.

    Da evidenziare il contesto: siamo nell’Italia degli anni sessanta e dibattiamo di diritti che oggi – nel ventunesimo secolo – sono ad appannaggio di poche realtà industriali (forse Google ed affini?).

     

    Perché leggere il libro di Carlo Mazzei

    L’opera di Carlo Mazzei sulla vita di Adriano Olivetti è appassionante: dalla nascita ad Ivrea fino ai viaggi americani, per conoscere la realtà industriale nel mondo (visitò, ad esempio, gli stabilimenti della Ford).

    Una parte del libro è dedicata all’avventura politica di Adriano Olivetti.
    Il progetto da lui ideato – definito utopistico dai partiti di allora – era troppo innovativo per essere compreso.

    Fu, ovviamente, stroncato da tutti i partiti e costretto a ritirarsi dalla politica nazionale e locale (fu eletto sindaco di Ivrea oltre che parlamentare della Repubblica).

    Ecco come definì i partiti ed il Parlamento di allora:

    Alla fine del fascismo la maggior parte degli intellettuali vedeva nei partiti uno strumento di libertà. Io no. Sono organismi che selezionano personale politico inadeguato. Un governo espresso da un Parlamento così povero di conoscenze specifiche non precede le situazioni, ne è trascinato. Ho immaginato una Camera che soddisfi il principio della rappresentanza nel senso più democratico; e poi sappia scegliere ed eleggere un senato composto delle persone più competenti di ogni settore della vita pubblica, della economia, dell’architettura, dell’urbanistica, della letteratura

    Adriano Olivetti. L’utopista concreto di Carlo Mazzei, lettura consigliata per conoscere la vita di un uomo eccezionale.

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    Steve McCurry al PAN di Napoli. Io c’ero [FOTO]

    Steve McCurry, la ragazza afgana

    Era destino, l’ audioguida stringe i tempi e spinge l’attenzione del sottoscritto sulla foto numero 37: la ragazza afgana.
    La giovane, immortalata da Steve McCurry nel 1984, suo malgrado, diviene l’icona dei conflitti afgani.

    Sono alla mostra dedicata al maestro della fotografia al PAN di Napoli ed invece di pigiare 47, sbaglio tasto ed ascolto – dalla voce dell’autore – come è nato lo scatto che poi finirà sulla copertina del National Geographic.

    «Sono contento perché la foto ha migliorato la vita di questa ragazza» spiega McCurry.
    Parliamo dello scatto che ha regalato la notorietà mondiale al fotografo di Philadelphia.

    La ragazza afgana al PAN di Napoli, lo scatto che ha reso celebre Steve McCurry

    La ragazza afgana 17 anni dopo

    La storia è nota: Steve McCurry ritorna in quel villaggio di profughi dimenticato da Dio per ritrovare la ragazza afgana.
    Dopo 17 anni, 

    La ragazza afgana di Steve McCurry

    La ragazza afgana di Steve McCurry 17 anni dopo

    Povertà e ricchezza, la potenza di uno scatto

    Lui, il ricco occidentale chiuso al sicuro nel taxi in direzione dell’hotel.
    Fuori, sotto la pioggia, la mamma ed il bimbo sotto i colpi del monsone chiedono l’elemosina per sopravvivere.

    Il finestrino dell’auto divide i due mondi.

    Secondo McCurry, questa immagine, è l’icona della ricchezza e della povertà.

    La povertà e la ricchezza, la foto di Steve McCurry al PAN di Napoli

    Le mie foto … alle foto di Steve McCurry

    La mostra al PAN è magnifica.
    Gli scatti di McCurry raccolgono quaranta anni di storie straordinarie, accendono il riflettore negli angoli sperduti della Birmania, nei monasteri Shaolin, tra le tendopoli dei rifugiati di una guerra dimenticata da Dio.

    A voi le mie foto … alle foto del Maestro McCurry.

    I sensi, questi sconosciuti [Domande perBeni]

    Amore in cucina

    “Egregio dr.Beni la seguo da sempre! Il mio cruccio è la cucina, alchimia di sapori ed odori, per me é una vera passione.
    Cucina e creo , anche mentre dormo, ricette sempre nuove e cucino per lui, Anselmo.  Potrei cucinargli anche una scarpa e la sua affermazione sarebbe sempre la stessa: buono!
    Me lo dice da 5 anni, non aggiungendo altro.
    La mia domanda é ha senso continuare per chi forse non ha i sensi?”
    (Golosacreativa)

    Amore in cucina, risponde Antonio P. Beni esperto in aMORE (con la «a» minuscola)

    Antonio P. Beni risponde

    Cara Golosacreativa,
    durante la guerra del Golfo ho affrontato lo stesso problema.
    Ero il Generale addetto alla mensa per l’esercito Iracheno.
    Al tempo avevo sperimentato un menù a base di lisca di pesce disidratata, uova in cartoccio e zucchine saltate su mine.

    Le truppe non apprezzavano , loro volevano altro, qualcosa di rozzo, di volgare e con glutammato.

    Fu così che mi proposi come infiltrato nell’esercito americano.
    Dovevo scoprire cosa il nemico mangiasse per essere così pieno di gioia.

    Entrai nel esercito USA grazie ad coupon scaricato su iOmaggi.

    Presto capii che non era cosa si preparava ma Come si presentava la cosa … le pietanze dovevano dire “‘mangiami che poi il colesterolo sale come se vedesse Miriam Leone nuda su un letto di foglie di croccante pancetta”.

    Intanto però la guerra era finita e tornai a fare lo spazzacamino in Corea del Nord.

    Prova a servire ad Anselmo una tartare di pesce spada con melanzane saltate adagiate su una fonduta di latte e menta.

    Prima di servire, annuncia, avendo cura di essere nuda “Amore non mangiarla ti farà malissimo” e poi con la mano destra prendi una manciata di cibo dal piatto, ingoialo come se non avessi mangiato da mesi e poi leccati le dita lentamente.

    Vedrai che le cose cambieranno, soprattutto se ci fai un video per YouTube.

    Chi è Antonio P. Beni, esperto in aMORE

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