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Tag: cultura (Page 7 of 17)

Faccio brutto [Domande perBeni]

L’amore rende belli?

“Ciao Beni, io e mio marito siamo brutti, ma tanto brutti che neppure ci guardiamo allo specchio, cosa che ci fa ancora più brutti.
Perché l’amore non ci rende belli?”
Sgorbiolina69

L'amore rende belli?

Antonio P. Beni risponde

Cara Sgorbiolina, 
L’amore rende belli dentro e anche fuori, come l’acqua minerale.

Se a voi non succede possono esserci diverse motivazioni.

Quando ero uno scienziato pazzo nello studio del dottor Frankenstein, ricordo che facemmo alcuni esperimenti su animali da compagnia.
La domanda a cui non trovammo risposta
immediata era perché questi animali, pur essendo brutti, erano accettati dai loro padroni.

La risposta arrivò dodici anni dopo, da un trattato scientifico che trovammo in un fossato mentre si scavava per realizzare la metropolitana.

Era scritto in una lingua ormai perduta, ma grazie a Google Translate trovammo la traduzione.
Riporto solo la frase più significativa:

“Ogn scarafone è bell a mamma soja”
ovvero
“Ogni scarafaggio è bello per la sua mamma”

Questa saggezza del passato permise a professore Frankenstein di far resuscitare i morti aggiungendo latte di mandole nella soluzione iniettata nei cadaveri.

A me permise di capire il significato nascosto di “uno più uno, fa sempre due”, ma questa è un’altra storia.

Dalla tua lettera colgo il problema che non siete neppure alti, elemento che avrebbe portato a dire “altezza è mezza bellezza”.

Il vostro problema non si può risolvere con proverbi o frasi trovate a caso durante gli scavi di una metropolitana che neppure doveva essere costruita in un anno bisestile.

Il vostro non è semplicemente un problema, ma un dato di fatto in una strofa di Faccio Brutto di Fedez.

Se, guardandovi negli occhi, anche se quelli di tuo marito sono divergenti e inclini alla secrezione di muco, se tenendovi per mano, anche se la tua destra ha una grave malformazione infettiva e pure degenerativa, se accarezzando i vostri visi scavati dalla differite e butterati dall’acido che vi hanno gettato contro perché pensavano di migliorarvi, il vostro amore persiste, allora sentirete nell’aria il dolce profumo della bellezza di due cuori che battono allo stesso tempo.

E non importa se gli altri che vi sono intorno sentiranno solo un tanfo, come se una mucca avesse calpestato un maiale appena uscito da una fogna di Manhattan.

Chi è Antonio P. Beni, esperto in aMORE

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    In bici per Napoli: consigli per sopravvivere e pericoli da evitare

    Il segreto: la freddezza

    • non perdere mai la calma
    • distaccati dal contesto
    • pedala, osserva, sii freddo

    Perché il pericolo è in agguato.
    Sempre.
    Soprattutto se ti sposti in bici per Napoli, città priva di cultura a due ruote.

    Pedalare a Napoli: cinque consigli e periocoli per il ciclista metropolitano

    Il nemico del ciclista in città? Il panico

    Avvilito dopo le prima pedalate, pensavo fosse impossibile recarmi al lavoro utilizzando la e-bike (a pedalata assistita).
    Superati i primi scoramenti, dopo i primi 1000 KM, viaggio con sicurezza.

    E con soddisfazione.

    Oggi non rinuncio mai alla comodità della bici (solo la pioggia mi costringe alla metropolitana, l’asfalto viscido è il pericolo numero uno).

    L’esperienza forgia ed è l’arma migliore per respingere il «mostro» che, ad ogni metro, attacca l’eroico ciclista metropolitano.
    Come?
    Conservando la calma.
    Sempre.

    Bloccato in un ingorgo, quando evito un motorino sparato a tutta velocità controsenso, mentre un scooter sorpassa a destra incurante di ogni regola.
    Non cedo mai al panico.

    Freddo, distaccato, supero l’ostacolo, continuo, avanzo, giungo alla meta.
    Nessuna reazione, emotività zero.
    Cinico, determinato, convinto: il giusto sono io in bici, l’anormale sei tu sullo scooter in zigzag o bloccato in auto.

    Organizzato è meglio: i consigli utili

    La freddezza è necessaria ma alcuni accorgimenti per attraversare la giungla metropolitana in bici sono necessari:

    • indossare il casco
    • utilizzare una maschera antismog
    • viaggiare osservando la giusta distanza tra le auto (per evitare l’apertura improvvisa dello sportello) ed il centro strada
    • rispettare i semafori (in generale, tutte le regole stradali)
    • percorrere traiettorie lineari e non cambiare direzione in modo repentino
    • utilizzare le braccia come “frecce” per indicare a chi ci segue il cambio di direzione

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    I pericoli per il ciclista metropolitano

    I pericoli più frequenti da affrontare?

    • l’apertura improvvisa dello sportello di un auto parcheggiata o bloccata nel traffico
    • i binari del tram (mai infilarsi ma tagliarli obliqui)
    • i fumi di scarico dai tubi di scappamento di bus, scooter, moto, auto

    Eppure, nonostante i mille pericoli, pedalare per Napoli permette di vivere appieno la città, scoprire angoli dimenticati, rilassarsi dopo una intesa giornata di lavoro.

    Basta convinzione e determinazione.

    Se un giorno la paura prenderà il sopravvento, resterà solo una scelta: parcheggiare la bici in garage.
    Ma, per il sottoscritto, non accadrà.

    Io, ciclista metropolitano


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    Santa Maria Francesca e la sedia della fertilità

    Santa Maria Francesca al vico Speranzella

    «Siediti. Vuoi un figlio?» chiede l’energica suora.
    Sono nel Santuario di Santa Maria Francesca delle cinque piaghe, nel centro storico di Napoli, in una traversa dell’affollata via Toledo.

    Fuori la piccola chiesa, incastonata tra le pizzerie e le bancherelle con le foto di Maradona, leggo vico Speranzella.

    Al Santuario di Santa Maria Francesca: la sedia della fertilita per le donne in attesa del figlio che non arriva

    La sedia della fertilità

    La suora sembra uscita dal set di Sister Act: bassa, paffuta, con un pesante crocifisso tra le mani, sorride, diretta e sincera.

    La sedia sulla quale mi accomodo, secondo la credenza popolare, possiede un potere miracoloso: è la sedia della fertilità.

    Molte donne, in attesa del figlio che non arriva, chiedono la grazia a Santa Maria Francesca pregando dove la religiosa riposava «quando soffriva dei dolori della Passione (dovuti alle stigmate) che si presentavano ogni anno in concomitanza con la Quaresima».

    A giudicare dalla parete strapiena di fiocchi rosa ed azzurri, la sedia funziona egregiamente 🙂

    La galleria fotografica

    «Allora una benedizione per te e famiglia?» la suora propone la cordiale alternativa.
    «Grazie, con piacere» replico soddisfatto.

    La sorella parte con il sentito rituale che si concluderà con l’amen finale.

    Continuo la visita al museo dedicato alla Santa, osservo l’altare, scatto qualche foto, leggo la biografia.

    Vado via con lo stupore negli occhi.
    E’ davvero incredibile come, in un piccolo vicoletto, si nasconda un miracolo così grande.


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    facebook, la barzelletta

    Le amicizie su facebook?

    Le amicizie su facebook, una bzrzeletta per riflettere

    La barzelletta (o la riflessione?)

    Ieri trovo un amico che mi dice:

    Siccome non ho Facebook, provo a farmi degli amici al di fuori del vero Facebook, applicando gli stessi principi.
    Allora tutti i giorni io scendo in strada e spiego ai passanti che cosa ho mangiato, come mi sento, cosa ho fatto la sera prima, quello che sto per fare, quello che farò domani, gli do delle foto di mia moglie, dei miei bambini, del cane che ho avuto, di me che sto lavando la macchina e di mia moglie che sta cucendo.
    Ascolto anche le conversazioni della gente e gli dico “mi piace!”

    E sta funzionando!

    Attualmente ho già 5 persone che mi seguono: due poliziotti, uno psichiatra, un psicologo e un infermiere.


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    Opposition (Lux Vol. 5), di Jennifer L. Armentrout (recensione)

    The End

    Opposition (Lux Vol. 5) è l’ultimo libro della serie ideata dalla vulcanica Jennifer L. Armentrout.

    I sei volumi (la saga parte dalla puntata zero Shadows (Lux Vol. 0) rappresentano un’enciclopedia completa del mondo dei Luxiani – gli affascinanti alieni che vivono tra gli umani – e l’ultima puntata chiude il cerchio.

    La matassa sbrogliata a suon di battaglie, sacrifici, dolore, amore.
    Il destino di Daemon e Katy seguirà la giusta direzione?

    Tra mille dubbi supereranno la fase adolescenziale per divenire adulti.
    Già, adulti.
    Ma che tipo di adulti?
    Metà alieni? O metà umani?
    La nuova coppia interstellare sarà il prototipo della specie del futuro?

    Daemon e Katy, the end: Opposition Lux Vol. 5 Jennifer L. Armentrout

    Il finale: la quiete dopo la tempesta

    Il sudato finale non deluderà: l’intero pianeta subirà cambiamenti irreversibili che stupiranno il Lettore.

    Scopriremo il vero volto dei Luxiani, gli obiettivi della la missione di Dedalo ed il segreto di Beth e Dawson.

    Il messaggio della scrittrice è chiaro: i Luxiani potranno pure essere bellissimi extraterrestri provenienti da un angolo remoto della galassia ma il Bene ed il Male vivono dentro ogni essere dell’Universo.

     

    Addio (o arrivederci) Katy e Daemon?

    Sei libri sono più che sufficienti per conoscere ed amare Katy, Beth ed i fratelli Black.
    Un’abbuffata di alieni che sazia anche il più goloso tra i fans, oserei quasi indigesta vista la lunghezza (chilometrica!) della serie.

    Dopo l’ultimo rigo di Opposition (Lux Vol. 5) cala il sipario sui Luxiani.
    Ma siamo proprio certi dell’addio?
    Dopotutto, la questione non è proprio chiara al cento per cento …

    La fantascientifica  Jennifer L. Armentrout si riserva molteplici opzioni per un clamoroso nuovo episodio.

    Scommettiamo sula puntata sette? 🙂

    Acquista Opposition (Lux Vol. 5 su Amazon!

     


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    Smog, gli effetti (raccapriccianti) in una foto

    Smog, il «mostro» invisibile: la foto

    Il filtro della maschera antismog compie il suo sporco dovere: ha assorbito fumi e scarichi diretti nei polmoni del sottoscritto.

    In meno di un anno, le macchie nere sono ben evidenti.

    Lo smog è un «mostro» invisibile che attacca i cittadini senza pietà e la foto è una diretta testimonianza.

    Lo scatto è privo di modifiche: si noti il colore scuro – indice di sporcizia – in prossimità dei bordi e l’avanzare della macchia ombrosa dal basso verso l’alto.
    La minaccia è ancora più evidente se confronto lo stato attuale del filtro con il bianco candido dell’originale.

    Gli effetti dello smog

    Smog, quali contromisure?

    Noi ciclisti metropolitani, fermi al semaforo, bloccati in un ingorgo, colpiti dai subdoli fumi inquinanti provenienti dai tubi di scappamento del traffico impazzito.

    Sciami di motorini, auto bollenti, camion puzzolenti ammorbano l’aria ed infestano i polmoni di chi, ogni giorno, è costretto a subire le aggressioni della nube nera che si addensa sulla città.

    A Napoli, la politica quali contromisure mette in campo?
    Il bike sharing è fermo – bloccato dalla burocrazia folle, gli incentivi a pedalare assenti, il trasporto pubblico affossato dai soliti problemi (si chieda ai pendolari esausti).

    Unica arma: le targhe alterne o il blocco virtuale della circolazione.
    Non basta.

    Io, ciclista metropolitano

    Chi è lo strano?

    Per recarmi al lavoro, imperterrito, affronto il «mostro» invisibile e continuo a pedalare.

    Con un pizzico di tenacia ed organizzazione (impossibile rinunciare alla maschera antismog ed al casco), metro dopo metro, ho raggiunto e superato i primi 1000 chilometri metropolitani.

    La mancanza totale della cultura delle due ruote a Napoli è tangibile: assenza di piste riservate, il ciclista metropolitano è un ostacolo da abbattere, un fastidioso insetto da schiacciare nel traffico caotico, un extraterrestre in un mondo di anormale assuefazione allo smog.

    M,a nonostante il look inquietante, l’alieno non è chi pedala.

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    Come affronti il percorso casa-ufficio?

    Il nemico si nasconde nel cervello del pigro, schiavo dell’auto, utilizzata sia per comprare le sigarette nel quartiere che per lo spostamento quotidiano casa-lavoro.

    Prima di recarti in ufficio in auto, mentre a prima mattina resti bloccato nel solito maxi-ingorgo, poniti un elementare quesito: ho un mezzo alternativo?
    A te, amico Lettore, la sincera risposta.

    E’ giunto il momento di andare.
    Salgo in bici e pedalo.
    Stavolta effettuo una deviazione e mi regalo una passeggiata sul lungomare.

    Tu, invece, continua a strombazzare col clacson, con lo sguardo del serial killer imprigionato nel traffico da te stesso generato 🙂

    Io ciclista metropolitano, nonostante tutto


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    Punta Epitaffio, se fossi un gabbiano [FOTO]

    Alla scoperta del parco sommerso di Baia

    Ai suoi piedi, un’intera città.
    Duemila anni di storia sotto gli occhi attenti di chi, per natura, combatte ogni giorno per sopravvivere.
    Un pescatore cinico, un predatore astuto, una creatura libera.
    Il gabbiano, immobile sullo scoglio di Punta Epitaffio, osserva il battello ondeggiare sul mare di fine settembre, a pochi metri dal costone di Bacoli.

    Il Capitano manovra contro il vento che, improvviso, alimenta le acque agitate.
    Siamo a poche centinaia di metri dal porto, sul battello col fondo finestrato per osservare il parco archeologico sommerso di Baia.

    Il piccolo volatile ci guarda indispettito.

    Lui: fermo, sicuro, severo, padrone del mare.
    Noi: sul ponte dell’imbarcazione, pronti a scendere gli scalini che ci porteranno nella “stiva col fondo trasparente”.

    Il gabbiano di Punta Epitaffio

    Punta Epitaffio, attacco di claustrofobia

    Le condizioni del mare ed il meteo instabile nascondono l’antica città sottomarina.
    Baia sommersa – per il sottoscritto – resta sommersa.

    Dagli oblò sotto la nave non vedo colonne, reperti e statue romane ma solo un impenetrabile muro d’acqua blu.
    Dopo pochi minuti, la claustrofobia prende il sopravvento e risalgo sul ponte dell’imbarcazione.

    Una boccata d’ossigeno e riprendo colore.

    Il battello continua ad ondeggiare, il gabbiamo è ancora fermo sullo scoglio.
    Il pennuto impettito lancia uno sguardo di scherno.
    Poi si mette in posa.
    «Piccolo mostro, abbi rispetto per un claustrofobico» ribatto mentre scatto la foto-ricordo.

    La magnifica zona flegrea

    Approfitto della postazione favorevole e del ponte libero (gli altri turisti non claustrofobici, sono tutti di sotto) per fotografare il il castello Aragonese.

    La zona flegrea resta un luogo magnifico, nonostante tutto.

    Il castello Aragonese, Baia

    Punti di vista

    Dopo un’ora e mezzo di navigazione, il battello rientra.
    Il bipede burlone resta sul suo scoglio, in attesa dei prossimi gitanti.

    Oltre ad essere un gabbiano mattacchione, soffrirà anche di delirio di onnipotenza: secondo il Capitano, vive su quello scoglio di Punta Epitaffio, con la città sommersa ai suoi piedi ed il Castello sott’occhio.

    Proseguo la passeggiata sulla terraferma verso la piccola collina sopra Baia.
    Osservo il magnifico panorama.
    Dall’alto.
    Come se fossi un gabbiano.

    Il litorale flegreo visto dall'alto


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    Dispenser gratuiti contro gli escrementi dei cani [aggiornamento]

    I primi risultati

    Sei distributori di sacchetti gratuiti per raccogliere gli escrementi dei cani lasciati marcire lungo il marciapiede.
    Trascorsi quattro mesi dalle prime installazione dei dispenser fai da te, i risultati sono incoraggianti.

    Dispenser gratuiti contro gli escrementi dei cani [aggiornamento]

    La reazione dei commercianti

    Entusiasmo.
    La saracinesca sembra essere il luogo preferito dove i quadrupedi evacuano ed il padrone incivile ben si guarda dal recuperare il maleodorante ricordino del cane.
    La mattina, all’apertura del negozio, il commerciante è costretto a ripulire saracinesca e strada limitrofa.

    Dopo l’istintivo impeto post spiegazione idea, segue la ragionata diffidenza.
    Il commerciante avanza gli ovvi dubbi: furti, vandalismo, indifferenza.

    Dopo quattro messi, una certezza: per il successo dell’iniziativa, resta imprescindibile il coinvolgimento del negoziante.
    Per controllare il dispenser (almeno di giorno), pubblicizzare l’idea ai clienti, responsabilizzare chi vive l’intera giornata il quartiere.

    Da sottolineare: l’iniziativa è autofinanziata e nessun commerciante sborsa un centesimo.
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    La reazione dei cittadini

    Luci ed ombre.
    I dispenser si svuotano periodicamente però non esiste la conferma del corretto utilizzo dei sacchetti.

    Al sottoscritto, il marciapiede appare più pulito ma forse è una suggestione, una speranza più che una certezza.
    Sono come colui che desidera incontrare una persona e vede il suo volto tra i mille volti della folla?

    Non lo escludo.

    Resta la convinzione: non intervenire è l’azione più semplice da perseguire; agire e provare a cambiare è la vera rivoluzione.

    Scarica il volantino SOS CANE


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    «Roger Federer. Perché è il più grande» di Roberto D’Ingiullo (recensione)

    Roger Federer vs David Ferrer: 16-0

    Il tennista accetta la regola del caso: se la pallina colpisce il net, può cadere nel proprio campo oppure rimbalzare nel lato opposto.
    Punto perso o colpo vincente: questione di attimi, mille variabili incontrollate che stabiliscono una traiettoria impossibile da prevedere.

    Nessuno, però, può dibattere sul dato schiacciante: Roger Federer vs David Ferrer 16-0 (fonte atpworldtour).

    Due aspetti opposti dello stesso sport, il tennis.

    Se ami le statistiche, i numeri e cerchi un ebook sul campione svizzero Roger Federer. Perché è il più grande: Le vere ragioni del successo del miglior tennista di tutti i tempi di Roberto D’Ingiullo è l’ebook che fa per te.

    Roger Federer. Perché è il più grande, di Roberto D'Ingiullo (recensione)

    Roger Federer, the GOAT
    (Greatest Over All Time)

    Record su record, il giornalista sportivo dimostra – come un teorema matematico – perché Federer merita il trono del «più grande di tutti i tempi».

    Lo scettro spiegato a suon di vittorie, trofei, “head 2 head”, comportamenti, fair play, eleganza.
    E poi, le testimonianze dei colleghi della racchetta a confortare la proclamazione.

    Perché ogni amante del tennis dentro di sè è conscio: il campione svizzero proviene da un altro pianeta.

    In questo (breve) libro, Roberto D’Ingiullo ci dimostra il perché.

     

    L’ammirazione degli avversari

    Posi la racchetta nel borsone, togli i polsini sudati, bevi l’integratore, nascondi il volto stremato nell’asciugamano, prosegui a testa bassa verso gli spogliatoi, l’applauso caldo del pubblico a mitigare la delusione.

    Dopo la doccia, nella tua mente rivedi mille volte quel maledetto rovescio finito sulla rete che ti è costato il match.

    Poi scruti Re Roger dall’altra parte del campo.
    Sorride, ti viene incontro, un abbraccio sincero, poche parole sentite.
    Lo ammiri anche tu, nonostante la sconfitta.

    Hai di nuovo perso la finale contro il numero uno al mondo.

    Non hai nulla da recriminare.
    Hai solo incontrato il più forte tennista di tutti i tempi.

    “Non ho mai battuto Federer, è troppo per me.
    Ma magari quando lo affronterò nel Senior Tour …”
    (David Ferrer, ex numero due del mondo, commentando l’inquietante conteggio negli scontri diretti con Federer: 0-16)

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    Grotte di Seiano, panorama mozzafiato [FOTO]

    Grotte di Seiano, 800 metri dopo …

    Lunedi 19 settembre

    Quindici minuti, è il tempo necessario per attraversare la Grotta di Seiano, la galleria che da Coroglio porta ai piedi della collina di Posillipo.

    Meno di ottocento metri e ci lasciamo alle spalle l’ex Italsider, il «mostro» di Bagnoli.
    Meno di ottocento metri per giungere nel magnifico parco archeologico -ambientale di Posillipo o del Pausilypon, tra il vallone della Gaiola e la baia di Trentaremi.

    Usciti dalla grotta, ci aspetta un panorama mozzafiato, impossibile (per il sottoscritto) da descrivere.

    Panorama dalle Grotte di Seiano, Napoli

    Procida, Ischia e Capri: il trio delle meraviglie

    La pioggia della notte spazza via la foschia, i colori sono vivi e la visuale perfetta.

    Alla nostra sinistra, dopo la baia di Trentaremi, la zona flegrea, Capo Miseno, Procida ed Ischia sono in mostra per uno scatto perfetto.

    Dopo la Gaiola, Capri è in posa: la vanesia signora distesa nel mare attende solo di essere immortalata.

    Capri dalla Gaiola, Grotte di Seiano

    La galleria fotografica

    Le parole sono superflue, il luogo è un concentrato di storia e natura unici nel loro genere.
    A voi Lettori la mia testimonianza.


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    Napoli, i miei primi 1000 KM. In bici

    1000 KM, primo traguardo

    Il millesimo chilometro scatta a Materdei mentre supero di gran carriera il gigante verde dalla bocca spalancata.

    La pedalata scivola veloce, la gamba allenata non teme più la salita che all’esordio spaventava.

    Guardo il numero a tre zeri.
    Inspiro soddisfatto.

    I miei primi 1000KM. In bici. A Napoli

    Nonostante tutto, 1000 KM!

    Una boccata di puro smog invade il sottoscritto, coraggioso ciclista napoletano.
    Davanti, un ingorgo blocca la strada: l’enorme autobus pubblico sbuffa fumo nero maleodorante.
    Non può procedere, un auto parcheggiato in doppia fila impedisce il passaggio.

    Pochi istante e la coda di mezzi bloccati cresce a dismisura.
    Un esercito di automobili, lo sciame impazzito di motorini, qualche bicicletta: ognuno cerca una via di fuga per saltare l’ostacolo.

    L’orchestra di clacson inizia il concerto di protesta.
    Dopo pochi minuti di ordinaria follia metropolitana, la strada miracolosamente torna libera.

    Lascio sfogare i «mostri» urbani.
    Osservo ancora il display: 1000 KM!

    Quanto non ho inquinato

    Il conto è servito:

    • con un litro di diesel/benzina, percorro 15 km. in città
    • per 1000 KM servono (più o meno) 67 litri di carburante

    Sottraggo all’inquinamento cittadino 67 litri di idrocarburi, una piccola e grande quantità di smog non generato.
    Non partecipo al concerto dei rumori assordanti prodotto dal milione di veicoli che strombazzano per Napoli.
    Non occupo spazio prezioso tra i pendolari schiacciati come sardine in metropolitana o negli autobus.
    Fornisco l’esempio: l’alternativa esiste.

    Una piccola goccia nell’oceano?
    Però una goccia pulita.

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    1000 km. di casa-lavoro

    La bici (a pedalata assistita) come mezzo di trasporto.
    Le due ruote per raggiungere il luogo di lavoro.

    Napoli non è ancora una città per ciclisti, le difficoltà sono evidenti ed i pericoli ti minacciano ad ogni pedalata.

    Eppure pedalo.
    In città.
    A Napoli.

    E con un pizzico di volontà, puoi pedalare anche tu.
    Basta iniziare, poi non ti fermi più.

    Ci vediamo tra 1000 km.

    Fotogrammi deii miei primi 1000 KM in bici


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    I colori del murales di Bagnoli

    Murales di Bagnoli, se non ci fosse?

    Se il muro non fosse dipinto con i colori della fantasia sarebbe un’opera anonima.
    Si ridurrebbe all’ennesima parete amorfa mangiata dai fantasmi dell’Italsider.

    Perché a Bagnoli, prigioniera da sempre del «mostro» siderurgico per antonomasia, la vivacità dei murales rappresenta una boccata d’aria fresca.

    Come accade a Materdei, anche il disegno all’entrata della stazione della cumana di Bagnoli, strappa un sorriso.

    Anzi,una meritata fotografia.

    I colori del murales di Bagnoli

    Scuola e lavoro

    Conosco bene Bagnoli.
    Una manciata d’anni fa, a pochi passi dal murales, frequentavo le scuole superiori.
    Mi licenziai dall’allora VIII ITIS (oggi Augusto Righi) con un immeritato voto (il tempo ha rimediato all’ingiustizia).

    Negli anni duemila tornai per lavoro: la sede dell’HP – la multinazionale americana per la quale  operavo – a pochi chilometri dal murales (le drammatiche vicende HP conservate nell’ebook gratuito «Gli ultimi giorni di HP Pozzuoli»).

    Io e Bagnoli, legati da un filo rosso

    Un lungo filo rosso lega il sottoscritto a Bagnoli.

    Dieci anni con la testa nel monitor a scrivere software e scovare bug.
    Dieci anni significano mille pause-pranzo consumate (con estrema soddisfazione) nelle pizzerie del quartiere.

    Un filo rosso fumante, saporito che non spezzerò mai 🙂

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    L’arte sostituisce la bonifica

    In attesa della bonifica dell’intera area sempre promessa e mai realizzata, i murales contrastano la polvere sputata dal «mostro» che, come una sentinella malata, sovrasta il quartiere.

    Le matite colorate contro l’inefficienza della politica (locale e nazionale).
    L’arte contro il degrado (urbano e morale).
    I murales contro l’ex Italsider.

    Finché c’è colore, c’è speranza.


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