Andrea Petringolo, al di là del bancone
Andrea Petringolo è il proprietario del EL CAFESINO, il bar che ogni mattina accoglie e ricarica gli impiegati dell’isola G7, al Centro Direzionale di Napoli.
Senza il caffè di Andrea, la macchina lavorativa non va in moto.
Da dietro al bancone del suo elegante locale, Andrea osserva l’esercito di lavoratori sorseggiare la bevanda (rigorosamente servita in tazzine bollenti), dibattere con ardore sui temi di attualità, filosofeggiare sulla Vita, sognare un futuro migliore … fino al fatidico «andiamo?» che spezza i viaggi e riporta gli impiegati alla dura realtà.
Tra i tanti frequentatori, c’è il sottoscritto.
Il bancone del bar, lo spartiacque
I ruoli sono netti, separati da un confine preciso: il bancone del bar.
Da un lato: i clienti.
Sulla sponda opposta: il barista.
Noi, in sosta per una breve pausa, pronti a riprendere il perenne movimento.
Lui – insieme alla moglie e le cordiali collaboratrici – professionista del ristoro ed attento osservatore del frenetico mondo oltre la frontiera.
Il medesimo schema si ripete in mille altri bar della penisola: nei pressi di un ufficio, un altro Andrea Petringolo serve il buon caffè, registra i soliti discorsi dei clienti, interviene se coinvolto, ascolta lo sfogo del malcapitato di turno, sorride ed incoraggia, congeda i clienti con un caloroso «arrivederci».
L’intervista
D: Andrea, ogni giorno, da dietro al bancone, contempli l’esercito di impiegati bere il caffè, discutere, salutare, fuggire. Che esseri strani siamo diventati?
R: osservo una generazione frenetica, non ci godiamo nemmeno la pausa caffè.
Vi scruto mentre ordinate, impazienti già alla cassa.
Scalpitate, il tempo è tiranno, sempre di corsa, vittime dei ritmi forsennati, bere il caffè e scappare … fino alla successiva pausa.
D: intere giornate trascorse al di là del confine: Andrea, il bancone del tuo bar – la linea tra il tuo mondo ed il nostro – ti rende prigioniero?
R: mi piace il mio lavoro, anche se qualche volta desidero evadere, vivo bene dietro al bancone. Amo viaggiare ma non mi sento prigioniero del mio locale.
A volte penso che conoscere i miei clienti è come un viaggio, dopotutto ogni persona è un pianeta da scoprire.
Il mondo dietro al bancone
D: raccontaci il tuo mondo, il mondo dietro al bancone
R: al di qua del confine, c’è un mondo con ritmi opposti ai “vostri”. Salto dietro al bancone alle 6.30 ed esco verso le 18,30. L’ora di punta è la mattina verso le otto e l’ora di pranzo.
Notate che il mondo dietro al bancone è in fermento quando voi altri vi fermate. Direi che siamo sincronizzati, come una squadra che fa i turni: voi finite e noi iniziamo pronti ad accogliervi, poi tornate al lavoro e noi impegnati a riordinare il locale. Verso le sedici cala un un po’ pace e finalmente tiriamo un sospiro di sollievo.
D: dietro al bancone, quanti siete ?
R: il numero è variabile, dai quattro ai sei abitanti, metà uomini e l’altra metà donne. Nel nostro, a differenza del mondo reale, rispettiamo le quote rosa.
Sottolineo che le mie giovani collaboratrici sono aiutanti preziose e fondamentali e senza di loro la vita dietro al bancone sarebbe impossibile.
A volte litighiamo – anche dietro al bancone la convivenza è difficile! – con l’unico obiettivo di ottenere il massimo per la soddisfazione dei clienti.
Quella volta del folle con la pistola …
D: dal tuo punto di vista privilegiato, studi il viavai continuo di uomini e donne sempre di corsa: storie particolari da raccontare?
R: lo scorso luglio un folle con pistola diffuse il terrore al Centro Direzionale. Le persone spaventate dai recenti attentati pensarono subito al peggio.
Per fortuna si trattò solo di un disperato che fu disarmato ed arrestato dalla Polizia. Oggi basta un nonnulla per generare panico.
Comunque, anche noi da dietro al bancone, vivemmo la tensione del momento.
D: Andrea, il barista – come ogni lavoro al contatto col pubblico – deve saper relazionarsi con chiunque: è questa la maggior virtù di chi vive dietro il bancone?
R: cerco sempre la soddisfazione del clienti perchè il prodotto offerto è curato in ogni minimo dettaglio.
Ad esempio, per il compleanno o eventi speciali, decoriamo i cappuccini ed i caffè con il disegno di un cuore o uno smile. Sono gli auguri personalizzati di chi vive da dietro al bancone!
A volte devo avere anche molta pazienza soprattutto con i clienti tifosi della Juventus! Ci prendiamo in giro con simpatia e sempre in amicizia.
L’augurio di Andrea
D: Andrea, quando sei tu il cliente in un altro bar, scruti il bancone del tuo collega: quali dettagli distinguono un buon bar da un locale qualsiasi?
R: il primo particolare è l’igiene. La pulizia del bancone e la professionalità del collega sono l’indice della qualità del bar e quindi del caffè.
Poi, un caffè può piacere o meno a secondo del gusto (chi preferisce caffè stretto, chi macchiato, altri lungo).
Comunque, non tutti i banconi sono uguali!
D: chiudiamo questa breve chiacchierata con un ultimo messaggio: come la sentinella del faro osserva il mare, tu da dietro al tuo bancone guardi le nostre vite. Forza, invia un messaggio al resto del mondo!
R: ho inaugurato il locale il 7 gennaio, lo stesso giorno che arrivaste voi di Maticmind al CDN. Una fortunata coincidenza vero?
Ci stiamo conoscendo giorno dopo giorno …
Auguro a tutti una situazione personale e lavorativa al top!
Per andare sempre avanti nella vita.
Magari insieme, sorseggiando con calma un buon caffè.
Ringrazio Andrea Petringolo per l’intervista.
Se capitate all’isola G7 del Centro Direzionale di Napoli, recatevi al EL CAFESINO.
Vi attende il buon aroma del caffè napoletano ed Andrea pronto ad accogliervi.
Dietro al suo bancone, come sempre.
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