Paraurti anteriore: volato via
Appena quattro mesi e poco meno di ottocento chilometri.
E il paraurti anteriore della mia nuova e-bike vola via.
Qualche giorno fa, i primi sinistri scricchiolii.
Proseguo fiducioso: dopotutto, ho comprato un carro armato su due ruote proprio per affrontare i peggiori «mostri» urbani!
Ma, nulla è possibile contro le continue vibrazioni provenienti dalla pista ciclabile immaginaria più lunga d’Italia.
Nemmeno la fat bike resiste
In sella alla fat bike, non temo nulla.
Batteria più telaio, 24 kg di peso per una velocità massima di 25 km/h.
Ammortizzatori professionali, coprisella imbottito, ruote di scooter.
Organizzato come se combattessi al fronte: io, ciclista napoletano compio il mio dovere e ogni giorno vado al lavoro in bici.
I sampietrini di via Foria, le montagne russe di piazza Carlo III, la guerra al Museo Nazionale.
Lo zig zag tra le auto in sosta con le quattro frecce napoletane accese sulla pista ciclabile di Corso Umberto, progettata, finanziata e ferma nel cassetto di qualche assessore.
Basta!
E’ troppo anche per il novello carro armato.
In funzione solo da quattro mesi.
Dopo appena ottocento chilometri.
La fine di un giovane paraurti servirà?
Paraurti, vola via!
Il tuo sacrificio è la sconfitta della mobilità alternativa.
La tua ribellione dimostra l’assenza totale di una vera politica ambientale.
Una nuova carrozzeria spezzata dal disinteresse istituzionale, dalle mille promesse sbandierate, intrappolate dalla burocrazia malata e rimaste prigioniere nei meandri dei palazzi governativi.
Ma non mi arrendo.
Continuo a pedalare.
Perché il sacrifico di un giovane paraurti non resti inascoltato.