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«Il Palpa». Il più forte (e drogato) di tutti [RECENSIONE]

Palpa, tra tennis ed eroina

«Il Palpa». Il più forte di tutti racconta la partita più dura di Roberto Palpacelli, talento assoluto del tennis italiano degli anni ottanta.

Una biografia scritta con Federico Ferrero, voce tennistica di Eurosport, dalla narrazione avvincente e drammatica.
Perché quando c’è di mezzo il «mostro-droga», la partita la perdi sempre.
Anche se la natura ti regala un talento immenso e possibilità di scalare le classifiche mondiali ATP.

Dal libro-verità, emerge una domanda con due opzioni (non necessariamente esclusive):

  • Roberto Palpacelli spreca la sua vita ed il suo talento tennistico (avrebbe potuto essere un campione se non fosse stato un tossicodipendente)
  • Roberto Palpacelli è ancora vivo grazie all’amore per il tennis (nonostante fosse un tossicodipendente dallo stile di vita estremo)

Roberto Palpacelli detto il Palpa: talento sprecato o vivo per l'amore verso il tennis?

Una vita spericolata

A fine carriera, Il Palpa racimolerà un solo punticino nella classifica ATP.
Avrebbe potuto vincere i tornei più importanti?
Combattere per i trofei del Grande Slam?

«Il Palpa». Il più forte di tutti non è un libro per commiserarsi.
Al contrario, giunti all’ultimo rigo, percepisco la voglia di un uomo di gridare al mondo: «SONO CADUTO MILLE VOLTE MA OGGI SONO VIVO».

Conscio di aver fatto soffrire chi gli è stato vicino – in primis, la sua famiglia.
Razionale nel valutare i suoi limiti psicologici.
Grato alla natura per aver avuto in dono un fisico resistente oltre ogni limite.
Consapevole di aver perso tante opportunità calate dal cielo grazie solo al suo talento tennistico.

Eppure, Roberto Palpacelli non rinnega le sue scelte assurde: alcool, droga, vita spericolata sempre alla ricerca dell’estremo, fino ad un centimetro dal precipizio finale dal quale è impossibile risalire.

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Quando la pallina di tennis colpisce il net

«Il Palpa». Il più forte di tutti ha il merito di presentare al grande pubblico un personaggio controverso, ai molti sconosciuto – anche a chi, appassionato di tennis, segue questo sport da anni.

Davvero bravo Federico Ferrero, capace di raccontare, con equilibrio, il dramma di un uomo caduto nell’inferno dell’eroina.

Dopotutto, basta un nonnulla per cambiare il destino, proprio come la pallina di tennis che, durante un match combattuto punto dopo punto, colpisce il net: dove cadrà?
Un alito di vento e le sorti di una partita (o di una vita?) cambieranno per sempre.

Roberto Palpacelli su Tg2 Storie

Sul web, sono molti i video dedicati al Palpa.
Segnalo il servizio di Tg2 Storie (da facebook).

A proposito, io scelgo l’opzione due: il Palpa non è un campione mancato, è un uomo fortunato ancora vivo grazie al tennis.

Acquista «Il Palpa». Il più forte di tutti su Amazon!

 


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Con quella foto del profilo un po’ così …

La foto del profilo? La firma dell’autore

Aggiorno l’immagine del profilo su tutti i canali social.
Perché chi pubblica dei contenuti – come il sottoscritto – ha un preciso obbligo: mostrare il proprio (vero) volto ai Lettori.

Considero la trasparenza una regola da perseguire.
Presentarsi a chi spende il prezioso tempo per leggere un tuo articolo è una forma di rispetto e, la foto del profilo nel web, risulta parte integrante della firma dell’autore.

Al contrario, l’anonimato – come la mancata citazione delle fonti – danneggia l’autorevolezza del sito.
Dunque, rincorrendo il suddetto principio, mi tengo al passo con i tempi e pubblico il nuovo scatto.

La mia foto del profilo social

La mia nuova foto social è online

La nuova foto per l’identità digitale mi ritrae con un’aria da intellettuale.
Mi piace.
Lo scatto rispetta le cinque regole enunciate dal sottoscritto:

  • è recente
  • riguarda me stesso (evitato parenti cagnolino, Messi, Angelina Jolie …)
  • mostra una espressione consueta/spontanea
  • è priva di interferenze (senza tizi alle spalle, fastidiose bicchieri, sedie …)
  • con braccia (visibili) in posizione non banale.

Un tocco di originalità è necessario.
Rispetto al recente passato, accolgo il consiglio del fotografo e scelgo un bianco e nero mai banale.

Infatti, in questo nuovo anno, mi affido ad un professionista: il mio amico Luigi Borrone, il fotografo che ferma il tempo.

E’ lui a decidere location e posa.
L’aria da intellettuale, invece, è tutta mia 🙂


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La raggelante classifica dei (tre) «mostri» top del 2018

Classifica 2018: i tre «mostri» top

  1. Come scegliere (e quando cambiare) la foto del profilo
  2. Mondragone, cittadinanza onoraria al grattacielo-ecomostro
  3. facebook, la barzelletta

I suddetti articoli sono i post più letti su faCCebook.eu nel 2018.
E chiariamo subito un punto: non ne sono orgoglioso.

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Primo classificato: la foto del profilo

Quando cambiare e come scegliere l’immagine che ci rappresenta sui social, negli ultimi dodici mesi, distanzia tutti gli altri «mostri» di forma, colore e razze diverse e sale sul gradino più alto del podio.

Come scegliere (e quando cambiare) la foto del profilo dunque, trionfa e – leggendo meglio i numeri – doppia articoli ben più interessanti e profondi.
Questo aspetto proprio non mi piace.

A conferma che sul web la leggerezza premia, facebook, la barzelletta – post breve e divertente – occupa la terza posizione. 
Risultato, per il sottoscritto, raccapricciante.

Mario Monfrecola, ieri ed oggi: primo nella classifica dei post più letti nel 2018

Per fortuna c’è l’ecomostro di Mondragone

La consolazione giunge da un tema a me caro: la difesa dell’ambiente.

L’ironico articolo Mondragone, cittadinanza onoraria al grattacielo-ecomostro risulta il secondo più letto nel 2018, non distante dal vertice.

Contrastare il degrado (morale e non) puntando sulla bellezza ed il rispetto del territorio, è un concetto che ripresenterò nel nuovo anno.

Il grattacielo abbandonato di Mondragone, secondo in classifica tra i post più letti nel 2018

2019, si parte!

Del futuro non vi è certezza, non vi è dubbio.
Eppure una certezza esiste: anche il 2019 sarà un anno di «mostri».

Ma, attenzione: non necessariamente i «mostri» rappresentano esseri o eventi negativi.
Come la suddetta classifica dimostra, i temi affrontati sono di diversa natura, razza e colore.

Dunque, nel 2019 su faCCebook.eu troverete sempre storie di «mostri».
I «mostri» sono ovunque.
Perché sono dentro di noi.


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Nextdoor, Il social network del tuo quartiere: come funziona (e perchè usarlo)

Nextdoor, io ci sono

Resto stupito.
La discussione sull’extracomunitario spazzino suscita un dibattito con opinioni contrastanti.

Nel mio quartiere alcuni approvano, altri bocciano.
La pulizia della strada da parte di ragazzi di colore, divide gli animi.
Anche su Nextdoor.

Nextdoor, Il social network di quartiere: come funziona (e perchè usarlo)

Nextdoor, perchè registrarsi

Dopo un paio di settimane, la bacheca presenta perlopiù post di negozi e palestre.

Eppure, Nextdoor nasce con uno scopo più alto della semplice (ed ovvia) pubblicità: mettere in contatto i cittadini dello stesso quartiere per affrontare e risolvere problematiche concrete.

E’ interessante notare che – a differenza di facebook – Nextdoor collega le persone non attraverso la famosa richiesta di amicizia bensì tramite la posizione.

Questa importante peculiarità rende diverso il social network: il legame tra me e gli altri utenti registrati non è la conoscenza diretta.
Però ho la certezza di interagire solo con coloro che abitano nelle strade limitrofe.

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Passeremo dalla tastiera alla realtà?

Al momento della registrazione, viene richiesto l’indirizzo.
In molti consigliano di non inserire il numero civico: concordo.
Va bene fidarsi e partecipare però un minimo di tutela non guasta.

Altra difficoltà è passare dalla frenetica attività da tastiera all’operatività reale.
Che, poi, è il fine ultimo di questa nuova arma web.

Chi riuscirà nell’impresa, troverà Nextdoor un importante strumento per migliorare il proprio quartiere.
Chi, al contrario, resterà dietro al monitor a sparare critiche e demolire le buone intenzioni altrui, presto abbandonerà il social network di quartiere.

A noi la scelta.


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Luigi Borrone, il fotografo che ferma il tempo [INTERVISTA]

Luigi Borrone, fotografo per passione

«Amo la fotografia perché unico strumento per fermare il tempo.
Due foto scattate nello stesso istante, non saranno mai uguali»

Così si presenta Luigi Borrone, fotografo per passione.

Sempre sorridente, il mio amico è un tipo sensibile e con la battuta pronta.
Il buon umore di Luigi, però, non oscura il lato artistico e profondo di un ragazzo che ama la sua terra, la magnifica zona flegrea, protagonista di mille colorati scatti pubblicati (anche) sul canale Instagram.

Luigi Borrone, fotografo per passione

Luigi Borrone: come fermo il tempo

D: Luigi, ci spieghi perché «due foto scattate nello stesso istante, non saranno mai uguali?»
R: La macchina fotografica e l’unico strumento per fermare il tempo.
Ci sarà sempre quel nano secondo che rende due foto scattate in sequenza diverse l’una dall’altra.

Luigi Borrone, il fotografo che ama fermare il tempo

I trucchi di una buona foto

D: Luigi, la magnifica zona flegrea è spesso il soggetto delle tue foto.
Quanto conta il panorama per rendere uno scatto speciale?
R: Non sono mai stato un grande amante della foto di paesaggio.
La trovavo noiosa.
La luce del sole, nulla che si potesse costruire, dover sottostare ai tempi e ai modi della natura … orribile non poter “fare la luce” ma doverla solamente “subire”.
Ma essere nato nella zona flegrea, ha cambiato il mio rapporto con la fotografia di paesaggio.
Come fai a non immortalare la bellezze di questa terra?

D: Luigi, le tue pubblicazioni, oltre per lo scatto unico, si caratterizzano anche per le storie narrate: viene prima l’immagine oppure la parola?
R: Viene prima la parola.
Prima di scattare, bisogna avere le idee chiare ed è la chiarezza ad influire sul risultato finale facendo la “differenza”.
Oggi con il digitale si scattano milioni di foto; io, da piccolo, con la cara vecchia reflex, ricordo bene le 24 pose e il costo dei rullini.

D: I tre consigli per una bella foto?
R: Non saprei, io – come ti dicevo – sono un fotografo per passione.
Guardo molte foto scattate dagli altri, non sono in grado di fornire consigli.
Posso solo dire di mettere passione in ogni scatto.

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L’emigrante che odiava il mare

D: E’ tempo di rivincite: quale è lo scatto nel quale credevi ed invece è passato perlopiù inosservato?
R:  E’ uno scatto attuale, sul tema degli emigranti.
Queste persone provengono dal deserto e non hanno mai visto il mare.
Tante volte sono costretti, oltre al viaggio che affrontano, a vendere oggetti sulle nostre spiagge.
Una volta, dopo che scattai una foto ad un emigrante, mi fermai per mostrargliela e gli chiesi se sapesse nuotare.
Mi disse di no.
Veniva dal deserto libico, lui odiava il mare.

Luigi Borrone e l'emigrante che veniva dal deserto (e non sapeva nuotare)

Il bianco e nero

D: In una foto, quando il bianco e nero?
R: Usare il bianco e nero è puramente una scelta artistica, nessuno ci obbliga ad impiegarlo.
Del colore, si dice che sia una grossa distrazione.

D: Luigi, credi sia giusto ritoccare le foto? Non rischiamo di snaturare l’originale?
R: Qualche ritocco ci può stare, ma non tanti altrimenti la fotografia rischia di diventare un’immagine che la macchina fotografica non potrà mai riprodurre, quindi bella solo visivamente ma senza significato.
Di seguito, un esempio di foto modificata.

Luigi Borrone, il ritocco solo se necessario
luigi_borrone ed il foto ritocco

La foto denuncia

D: Luigi, sei su faCCebook.eu, il blog ufficiale dei «mostri»: a tal proposito, ne hai mai immortalato uno?
R: Si, ho fatto una segnalazione alla polizia locale per dei pali della segnaletica caduti a terra.

D: Credi nella foto denuncia oppure utilizzi il tuo canale solo per informare ed intrattenere?
R: Le mie foto riportano tutti gli avvenimenti che ci circondano.
Dalla denuncia all’evento, al ricordo.

Luigi Borrone, fotografo per passione

Travolto da twitter, instagram e facebook

D: Il tuo rapporto con i social?
R: Sono stato travolto dall’era dei social media.
Mi trovate su Instagram, twitter oppure la fanpage facebook.

D: Luigi, il messaggio finale da lanciare nell’oceano della Rete.
A te la parola!
R: Sono onorato dell’intervista, spero che mie foto trasmettano qualcosa.
Posso solo dire che la passione non assaggia, divora.
E ogni volta che scatto una foto seguo la mia filosofia: se nel mirino vedi una persona, lascia perdere.
E’ il suo pensiero che devi ritrarre.
Sperando di riuscirci.


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Quale il miglior orario per pubblicare un post? [SONDAGGIO]

Come studiare il miglior orario?

La domanda perseguita l’editore web: a che ora pubblicare il post?

La giusta risposta?
Svelerebbe uno dei mille misteri della Rete.

Il sottoscritto – informatico di professione, matematico per formazione, statistico per passione – da sempre attento ai dati di Google Analytics (leggendarie, le battaglie per contrastare la frequenza di rimbalzo) e studioso degli insight facebook della fanpage ufficiale di faCCebook.eunon ha ancora stabilito la miglior fascia orario per ottenere la massima attenzione dei Lettori.

Quale è il miglior orario per pubblicare un post?

Come Gianni Morandi? Dalle 12.30 alle 14.00

La fanpage di Gianni Morandi è un caso emblematico: in questo istante, «Piace a 2.503.748 persone».
Per un (finto) improvvisato che finge di non conoscere il mondo dei social, con uno stile familiare (costruito ad arte) la pagina del cantante ha superato i due milioni e mezzo di fans!

Complimenti ai veri curatori dello spazio facebook.

Se non ricordo male, il team della fanpage di Morandi consigliava di pubblicare i post tra le 12,30 e le 14.00 (messaggio condiviso per errore da Morandi e poi smentito dallo stesso cantante).

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Il miglior orario secondo faCCebook.eu

Il sottoscritto preferisce due fasce orarie:

  • dalle 12.30 alle 14,00 (come il Morandi)
  • la sera, dalle 19.45 alle 20.30

Nel primo caso, il post – se reputato interessante- guadagna in condivisioni e salta di bacheca in bacheca.
La fascia oraria 12.30 – 14.00, in caso di successo, garantisce lunga vita al post.

Nella fascia serale, invece, la curva a campana post pubblicazione, cresce con un’impennata veloce e raggiunge picchi massimi ma muore altrettanto velocemente per l’avvicinarsi della notte.

In caso di contenuti non interessanti, nessuna stregoneria ci salverà: in questa (triste) evenienza, il comportamento non dipende dall’orario, trionfa l’indifferenza.

A proposito.
Tu, amico Lettore, a quale orario preferisci ricevere l post di faCCebook?

Con un semplice clic, contribuisci a svelare il mistero del web?

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Natale 2016, 5 consigli da (non) seguire

Natale 2016, 5 azioni da evitare

  • Lo smartphone scarico il 25 dicembre: gravissimo.
  • Condividere su facebook la foto del capitone che sguazza nel lavandino: orripilante.
  • Affondare il volto nel cellulare mentre gli altri giocano a tombola: asociale.
  • Guardare «Una poltrona per due» su Italia1: anacronistico.
  • Copiare ed incollare gli auguri virtuali via Whatsapp: testone.

Natale 2016, i miei più sinceri auguri

Natale 2016, 5 consigli da seguire

  • Tagliuzzare in piccoli pezzettini le voluminose confezioni dei regali: W la raccolta differenziata.
  • Telefonare ed incontrare amici e parenti: rafforza i legami.
  • Godere del buon cibo tradizionale: una volta l’anno, è lecito impazzire (anche a tavola).
  • Dedicare il tempo ai propri cari e a ciò che ti appassiona: relax.
  • Vivere l’atmosfera natalizia con calma e serenità: è una festa, non una «guerra».

I miei auguri? Non nascere capitone

Caro amico Lettore, auspico per te ed i tuoi cari, un Natale che soddisfi i suddetti punti.

Ricordati di non andare al cinema il 26 dicembre (di peggio c’è solo il 26 dicembre al centro commerciale), di non assuefarti mai al Natale.
Dopotutto è un giorno solenne.

Ma, consiglio vitale, se in una futura vita rinasci, meglio evitare di reincarnarsi in un capitone.
Chiedi all’interessato per comprendere.

Buone feste 🙂


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facebook, la barzelletta

Le amicizie su facebook?

Le amicizie su facebook, una bzrzeletta per riflettere

La barzelletta (o la riflessione?)

Ieri trovo un amico che mi dice:

Siccome non ho Facebook, provo a farmi degli amici al di fuori del vero Facebook, applicando gli stessi principi.
Allora tutti i giorni io scendo in strada e spiego ai passanti che cosa ho mangiato, come mi sento, cosa ho fatto la sera prima, quello che sto per fare, quello che farò domani, gli do delle foto di mia moglie, dei miei bambini, del cane che ho avuto, di me che sto lavando la macchina e di mia moglie che sta cucendo.
Ascolto anche le conversazioni della gente e gli dico “mi piace!”

E sta funzionando!

Attualmente ho già 5 persone che mi seguono: due poliziotti, uno psichiatra, un psicologo e un infermiere.


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Perché i legami deboli sono importanti (Checco Zalone docet)

L’esempio di Checco Zalone

Il successo lo raggiungi se rifili l’aspirapolvere a chi non conosci.
Andare oltre tua mamma, il cugino che ti deve un favore, la vecchia zia sorda, l’amico generoso.

Vendere alla cerchia più distante è il segnale che ti distingue dalla massa: sei sulla strada giusta per sfondare.

Checco Zelone nel divertente Sole a catinelle va in “vacanza” nel paesino sperduto del Molise per salutare i parenti … e rifilare loro la solita aspirapolvere, l’icona del lavoro precario porta a porta.
La lista a cui appioppare il pacco comprende zie e cugini: i legami forti, appunto.

Checco Zalone in Sole a catinelle utilizza i legami forti per piazzare le aspirapolveri

La forza sociale dei legami deboli

Legami forti
Gli amici più cari, i famigliari, colleghi di lavoro molto vicini. Caratterizzati da incontri frequenti e regolari.

Legami deboli
Conoscenti e persone che incontriamo occasionalmente, in questa categoria ci sono anche follower, una buona parte dei collegamenti di Facebook e altre reti sociali. Con queste persone, anche se li riconosciamo per quello che fanno, non abbiamo rapporti frequenti e ravvicinati.

(fonte: skande.com di Riccardo Scandellari)

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Il post, l’aspirapolvere del web

Il blogger, il moderatore di una community, l’amministratore di un forum, il giornalista affermato, il navigatore qualunque: il successo del proprio post dipende dalla condivisione dei Lettori.

Esclusi i clic stretti dei parenti e degli amici fidati, il successo passa attraverso le cerchie più distanti.
Perché se uno sconosciuto condivide il post, il contenuto – se di qualità – viaggia in nuovi mondi ai quali non accediamo direttamente.

Pianeti sui quali non potremmo mai entrare se non attraverso il passaparola di un intermediario.
Il legame debole dunque, permette l’apertura e la scoperta di galassie inaccessibili tramite i soliti conoscenti e rappresentano il vero banco di prova: se li conquisti, allarghi le cerchie ed aumenti il tuo pubblico.

Legami deboli, i benefici

  • Possibilità di confronto con persone distanti dalla tua visione standard
  • Visibilità in spazi mai percorsi prima
  • Ampliamento dell’audience
  • Nascita di nuove opportunità

Esplorare nuovi legami pone quesiti e mette in discussione le certezze acquisite (la peculiarità dei legami forti).
E’ indubbio, però: la crescita del proprio pubblico passa necessariamente attraverso il rafforzamento delle relazioni deboli.

Prima o poi, la lista dei parenti a cui rifilare l’aspirapolvere termina.
A quel punto, devi essere pronto: riuscirai a vendere il tuo brand ad un estraneo?


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L’amore non è mai una cosa semplice, di Anna Premoli (recensione)

Target: adolescenti ed universitari

Dopo la prima pagina di lettura incredula, la domanda è sorta spontanea: che ci fa sul mio Kindle, «L’amore non è mai una cosa semplice» storia di passione e scelte difficili di una giovane universitaria confusa?

Con uno sforzo pari allo spostamento del massiccio armadio della nonna, termino il capitolo e svelo l’arcano: il lui è un informatico, io sono un informatico 🙂

Superato lo sconforto iniziale, procedo tra le solite ovvietà sui nerd e la prevedibilità della trama con i ruoli (piatti) dei protagonisti e nessun sussulto nel racconto.

Forse è il sottoscritto avanti con l’età e non apprezza i sogni di una giovane universitaria?

Può essere.

Dunque – esausto per la fatica dell’armadio della nonna – digito le ultime battute buoniste: libro consigliato ad un pubblico adolescenziale o universitario.

 

Non è contemporaneo (nonostante facebook)

Non amo criticare un autore – seppure giovane come la nostra Anna Premoli – ma, per rispetto dei Lettori, devo pubblicare l’amara recensione.

Un libro, per definirsi contemporaneo, non basta mescolare le amicizie via facebook, la forza dei social network, la privacy violata di un profilo, Bitcoin – la moneta virtuale – ed i soliti comportamenti chiusi del genio informatico ed i mille tentativi di conquista dell’universitaria aperta col sorriso a trentadue denti!

A tutto c’è un limite.

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Ovvietà (chiedo venia ad Anna Premoli)

La trama?
I personaggi?
I dialoghi?

Trovate sul dizionario dei sinonimi «ovvietà» ed otterrete la lista dei termini che descrivono – ahimè – «L’amore non è mai una cosa semplice».

Sconsolato, cancello l’ebook dal Kindle e passo alla successiva lettura.
Di «L’amore non è mai una cosa semplice» non vi è più traccia 🙁

L'amore non è mai una cosa semplice, di Anna Premoli - recensione

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Escrementi di cane per strada: risolvere con i dispenser fai da te (gratuiti)

Il dispenser fai da te: gratuito

Fisso il primo volantino SOS CANE al palo della luce di fronte al barbiere.
Con un pizzico di emozione ed imbarazzo, osservo l’annuncio (rivoluzionario):

 Hai dimenticato il sacchetto?
Prelevalo gratuitamente dal dispenser!

Poche righe per incentivare i padroni dei cani all’uso del sacchetto igienico onde evitare di invadere il marciapiede con gli escrementi (non raccolti) dell’amico a quattro zampe.

Accompagni Fido a liberarsi ma dimentichi la paletta?

Il simpatico dispenser allegato al volantino distribuisce gratuitamente il guanto col quale prelevare la deiezione e rimediare alla negligenza.

Basta strapparne uno, compiere il dovere (che ogni padrone civile già esegue) e rispettare la regole elementari della convivenza.

Dopo pochi minuti, a Napoli è operativo il primo dispenser fai da te (gratuito).

dispenser fai da te: una semplice ed economica proposta contro gli escrementi dei cani per strada

dispenser fai da te: una semplice ed economica proposta contro gli escrementi dei cani per strada

Costo: 5€ per 140 sacchetti più dispenser

Presso un negozio specializzato in accessori per animali, acquisto un kit di sei rotoli da venti sacchetti igienici al costo di tre euro.
Con altri due euro compro un simpatico dispenser con 20 sacchetti già inclusi.

Realizzo il primo distributore fai da te per la raccolta degli escrementi dei cani investendo la modica cifra di cinque euro:

  • 120 sacchetti igienici: 3€
  • dispenser più 20 sacchetti: 2€

La diffidenza trionferà?

Giro per il quartiere alla ricerca di adesioni.
Vorrei installare un distributore fuori ogni negozio che fungerebbe poi da sponsor (citato sul volantino).

«L’idea è lodevole ma non funzionerà: li ruberanno o distruggeranno tutto» è la risposta della maggior parte dei commercianti.

Quando cito il canone stimato («5€ al mese?») trionfa la diffidenza.

Purtroppo devo constatare che, nonostante le buone intenzioni, di fronte ad una spesa (seppur minima e tutta da valutare in base al successo o fallimento dell’iniziativa), i commercianti rifiutano la sponsorizzazione.

Sono scambiato per l’esattore del pizzo ambientale?
Assecondato pur di levarmi di torno al pari di un fastidioso venditore di cianfrusaglie?

«Gli altri sporcano e noi dobbiamo pagare?» è il concetto non dichiarato ma enunciato dall’espressione dei negozianti interrogati.

Dalle prime reazioni, aspiro all’autofinanziamento: per non essere frainteso, operare con libertà, fornire l’esempio.

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Ritira i sacchetti presso il negoziante

L’idea del dispenser H24 libero per strada ai molti sembra troppo … svedese.

Trovo un compromesso con il bar della zona: fisso il volantino SOS CANE al palo proprio di fronte al locale ma senza distributore: con un pennarello modifico il messaggio:

Hai dimenticato il sacchetto?
Prelevalo gratuitamente presso il bar!

Questa seconda soluzione al sottoscritto non piace perché la maggior parte dei padroni porta Fido a spasso la sera sul tardi, quando i negozi sono ormai chiusi da un pezzo.
Inoltre, richiede un’azione doppia: lettura del volantino, ritiro del sacchetto (con conseguente ammissione di colpevolezza).

Pur di pubblicizzare l’idea, accetto la proposta.

Assegno al barista i primi 20 sacchetti gratuiti con la promessa di rivederci nei successivi giorni per valutare l’andamento.

Dispenser fai da te: come andrà a finire?

Non resta che attendere con tenacia: ogni rivoluzione necessita di tempo.
Controllerò i due dispenser installati (presso il barbiere ed il bar) quotidianamente, due distinti modi di distribuire gratuitamente i sacchetti.

Aggiornamenti sull’andamento dell’esperimento su questo canale 🙂

—–
PS: se apprezzi l’idea, scarica il volantino e provaci anche tu: migliorare il decoro urbano è il primo passo per migliorare la qualità della vita.


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Che cos’è la frequenza di rimbalzo, perché è importante e come migliorarla?

Che cos’è la frequenza di rimbalzo?

La frequenza di rimbalzo indica la percentuale di visitatori che, dopo aver visitato una pagina, esce dal sito.

Il dato è fornito da Google Analytics.
Il Grande Fratello è installato sotto i pavimenti, dietro le pareti, nascosto sul soffitto di faCCebook.eu.

In ogni angolo della mia piccola casetta digitale, si nasconde un sensore pronto a carpire ogni sospiro del visitatore per trasformarlo in un numero che misura un’azione.

Ad esempio, leggere un desolante 75% come frequenza di rimbalzo media, significa che tre utenti su quattro giunti sull’articolo del giorno di faCCebook.eu, a fine lettura, non visitano un’altra pagina del sito ma scappano veloci verso altri lidi.

Succede quando il post è raggiunto da un link diretto via social oppure se l’argomento viene trovato mediante un motore di ricerca.

Da Facebook o Google con un unico salto l’ospite raggiunge il salottino, prende ciò che gli interessa e subito dopo abbandona la casa digitale senza curiosare nelle altre stanze.
E la frequenza di rimbalzo sale …

Il tempo medio della visita: due minuti

Altra domanda esistenziale: quanto tempo dura la visita del navigatore?
La durata della sessione media di Google Analytics misura i minuti spesi dall’ospite nella casetta digitale.

Incrociare la frequenza di rimbalzo con la durata della sessione media svela importanti dettagli e conferma il comportamento mordi e fuggi della maggior parte degli utenti (mondiali).

Rifletto mentre studio Google Analytics e mi soffermo sulla frequenza di rimbalzo!

Rifletto mentre studio Google Analytics e mi soffermo sulla frequenza di rimbalzo!

La delusione del padrone di casa

Come ti sentiresti se nove ospiti su dieci, una volta giunti nella tua amata casetta, dopo due minuti scappassero via?

Eppure ti sei preparato al meglio per ricevere i visitatori, sei convinto di aver curato ogni dettaglio, reso l’ambiente confortevole ed accogliente.
Come spiegare il motivo della fuga e prolungare il soggiorno degli ospiti?

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Come ridurre la frequenza di rimbalzo?

Il quesito è motivo di studio giornaliero da parte di sedicenti esperti e non presenta soluzioni certe.
Valgono i soliti consigli:

  • pubblicare contenuti di qualità
    (emozionare, coinvolgere, risolvere, informare sono le leggi base di ogni post di successo che invoglia il Lettore a tornare)
  • fidelizzare, il principio d’oro del marketing
    (sii presente su tutti i canali social e cura la newsletter)
  • inserire link ad altre pagine interne
    (senza esagerare, le eccessive autocitazioni infastidirebbero chiunque, anche Napoleone Bonaparte)
  • link ai post collegati
    (Potrebbe interessarti anche …) da aggiungere a fine articolo quando l’ospite è più generoso e propenso a leggere un nuovo contenuto – soprattutto se divertente

Il valore del clic di fine articolo

Il clic di fine articolo vale oro e va utilizzato con intelligenza.
Se il Lettore giunge all’ultimo rigo del nostro post, sarà coinvolto positivamente dal contenuto dell’articolo e propenso ad un’azione emotiva.

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