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Tag: fantasia (Page 1 of 2)

Arte contemporanea al Centro Direzionale del futuro: il mio articolo su Vivere

Il mio articolo su Vivere di marzo, a pag.3

Quando il direttore di Vivere mi propone un articolo sul Centro Direzionale del futuro, le dita scorrono veloci sulla tastiera (una volta dicevo: “la penna scorre veloce sul foglio” …).
L’immagino così finisce a pag.3 del numero di marzo e sul portale web del mensile.

Per la somma gioia dell’autore.

Arte contemporanea al Centro Direzionale del futuro: l'immagino cosi!

Un museo di arte contemporanea (gratuito)

L’idea di installare delle opere di arte contemporanea tra le varie isole del CDN, è geniale.
Trasformerebbero un ordinario agglomerato di uffici, bar, ristoranti e negozi – oggi vivi dalle otto alle diciannove dei giorni lavorativi – in un luogo colorato da scoprire e visitare.
Anche nei weekend.

Se, una volta tanto, la buona volontà vincesse sulla burocrazia!
Se Istituzioni, società civile, associazioni, interessi della collettività ed interessi politici confluissero tutti nella stessa direzione!

Leggo i tanti articoli dedicati al Centro Direzionale: un museo (gratuito) a cielo aperto, avvierà il Risorgimento di questo quartiere?

Perché no.
Meglio provare o non agire e restare nell’immobilismo?

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Arte contemporanea: un possibile futuro

La cultura, l’arma contro il degrado (morale e non).
Quante volte l’abbiamo scritto?

Dunque, non mi resta che citare l’autore del magistrale articolo L’immagino così che – guarda caso! – la pensa proprio come il sottoscritto 🙂

L’arte contro il degrado, l’arte che genera un indotto economico, l’arte per abbellire un’area che merita ben altro destino, più cura ed investimenti per recuperare i parcheggi abbandonati, far ripartire le scale mobili, ripulire le aiuole.


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«Abbi fortuna e dormi» di Luciano Esposito: come un arcobaleno sul mare [RECENSIONE+FOTO]

«Abbi fortuna e dormi», tra sogno e realtà

Termino Abbi fortuna e dormi in riva al mare, il luogo ideale per leggere l’intrigante romanzo di Luciano Esposito.

Seduto sulla sdraio, sotto l’ombrellone, sforzo lo sguardo per raggiungere l’orizzonte.
Osservo l’infinito blu, dove finisce la realtà e inizia l’immaginazione.

Con il libro tra le mani, rifletto su quel labile confine tra quotidianità e sogno.
Ecco il segreto di un libro appassionante!
Pagina dopo pagina, la trama ti porta in un mondo immaginario popolato da persone concrete che, ben presto, da personaggi di fantasia, diventano persone alle quali ti affezioni.
E non vorresti più lasciare.

Abbi fortuna e dormi ha proprio questo merito – non ovvio.
Cattura l’attenzione e ci trasporta in un viaggio affascinante.
Con molteplici tappe: sorridiamo, in alcuni capitoli riflettiamo, infine ci emozioniamo.
Sempre con leggerezza.

Perché il bravo autore utilizza uno stile scorrevole, conversazioni ben strutturate, la narrazione accelera e poi rallenta tra questioni surreali e visioni tremendamente concrete.

Giunti all’ultimo rigo, ci svegliamo come da un lungo sonno, riposati e sorridenti.
Compiaciuti per aver afferrato quel dolce sogno nascosto nel romanzo.

Abbi fortuna e dormi, di Luciano Esposito

E spunta l’arcobaleno sul mare …

Ho appena terminato Abbi fortuna e dormi, chiudo il libro col sorriso soddisfatto.
Da sotto l’ombrellone, continuo ad osservare l’orizzonte.

Le atmosfere oniriche della trama ricordano un film di Tim Burton.
«Bravo Luciano» mi congratulo nella mia mente con lo scrittore (esordiente).

Mentre immagino uno stallone bianco correre lungo la spiaggia, osservo meglio il panorama.
Sbatto le palpebre e metto a fuoco la scena surreale: un insolito arcobaleno all’orizzonte.
Sul mare!

Immortalo la scena.

Un’immagine colorata, rara e preziosa.
Come un bel sogno, come il romanzo che ho tra le mani.

L'arcobaleno sul mare spunta mentre termino Abbi fortuna e dormi, di Luciano Esposito

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L’ispirazione, cos’è? Risponde Paola, scrittrice col vizio [INTERVISTA]

L’ispirazione secondo (il vizio) di Paola

Cerco la scintilla.
Desidero carpire quel momento magico nel quale un pensiero illumina la mente e diviene un’idea felice.

L’ispirazione: da dove nasce?
L’ispirazione: chi la possiede?
L’ispirazione: si può allenare oppure è un dono naturale?

La risposta è nella mente degli artisti, esseri speciali capaci di creare dal nulla, trasformare un pensiero illuminato in un’opera.
Scultori, pittori, scrittori, fotografi: uomini dotati del talento, della scintilla.

Il vizio di Paola è una visione di Paola.

Paola scrive racconti, dunque crea con la forza dell’immaginazione storie fino ad oggi mai narrate.

Paola possiede il dono: è ispirata.

Intervista a Paola, per carpire il mistero dell'ispirazione

«Chi scrive prova a tradurre il vento in parole»

D: Paola, definisci l’ispirazione.
R: Mi riesce difficile definire l’ispirazione, posso solo provare a descrivere che tipo di esperienza è per me.
Dunque, stai tra la gente per strada, o al lavoro o a casa tra i fornelli, e improvvisamente vedi o avverti qualcosa che ti accende una lampadina e ti fa venire un’idea.

D: Paola, tu scrivi storie, crei racconti mai narrati fino ad oggi.
Storie nate dalla tua fantasia, l’intreccio dei pensieri irrazionali con emozioni ataviche. 
Da dove nasce la scintilla?
Quel fulmine che trasforma una riflessione in una trama? 
Quel momento magico che ti obbliga a buttar fuori e mettere nero su bianco le parole imprigionate nel tuo cervello?
R: Non so se definirlo un momento magico, quello in cui ti viene ‘l’idea’. sicuramente si avverte una necessità, un’irresistibile voglia di catturare, con le parole, delle emozioni che si stanno vivendo e che altrimenti svanirebbero nel nulla.
Quando rileggo qualcosa che ho scritto, anche a distanza di tempo, ho l’impressione di rivivere il momento in cui quelle parole sono state scritte.
Come se le emozioni venissero liberate nell’aria.

D: L’ispirazione: credi che possa essere allenata oppure è un dono naturale?
R: Non credo che l’ispirazione sia un esercizio nè un dono naturale.
E’ una ventata: in alcuni giorni è forte, in altri debole, in altri completamente assente.
Chi scrive prova a tradurre il vento in parole.

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Paola, scrittrice per passione … della lettura

D: Paola, ami scrivere e noi apprezziamo i tuoi racconti  ed il sono il tuo primo fan.
Sei anche una «lettrice seriale» come tu stessa ti definisci.
Credi nel circolo vizioso: leggo, dunque scrivo?
R: Assolutamente no.
Credo che la lettura sia fondamentale e formativa, quindi sicuramente uno scrittore è sempre un buon lettore, ma non tutti i lettori possono diventare scrittori, sarebbe come pensare che basti mangiare dell’ottimo cibo per diventare un bravo cuoco.

D: L’amore per la lettura/scrittura è nata a scuola oppure è una passione sorta all’improvviso, in un tempo indefinito, in un luogo non luogo?
R: La scuola è sicuramente il primo luogo in cui si viene a contatto con la lettura, e così è stato anche per me.
Ho iniziato da bambina, anche con letture impegnative, e non ho più smesso.

D: Paola, segnalaci gli ultimi tre libri letti e due titoli che non possono mancare nella libreria di famiglia.
R: Gli ultimi tre libri che ho letto sono:

  • Souvenir, di Maurizio De Giovanni
  • Se mi tornassi questa sera accanto, di Carmen Pellegrino
  • L’altra madre, di Andrej Longo

Per quanto riguarda i libri che non possono mancare, direi sicuramente tutta la produzione di Pirandello, che è il mio preferito da sempre.

Paola con Maurizio De Giovanni

L’ispirazione dove ci porta?

D: Paola, i tuoi racconti nascono dalla realtà che ti circonda?
Quali le maggiori fonti di ispirazione?
R: Sai, io non credo a quelli che dicono che i loro racconti sono frutto esclusivo di fantasia.
In ogni racconto, o romanzo, c’è qualcosa che è capitato a noi o a qualcuno vicino a noi.
Qualche volta può trattarsi anche di qualcosa di cui abbiamo anche solo sentito parlare, ma comunque lo scrittore è presente in ogni parola che scrive.

D: Paola, l’ispirazione ti porta in un’isola felice dove crei, trasformi, adatti, realizzi i tuoi sogni. Come raggiungere questo luogo magnifico?
R: Riesco a raggiungere un ‘luogo magnifico’, che per me significa riuscire a estranearsi da ciò che mi circonda, ogni volta che leggo una storia, anche mentre leggo quella che sto scrivendo.

D: Paola, chiudiamo l’intervista con una riflessione libera:l’ispirazione sia con te.
R: Più che con una riflessione vorrei chiudere con una domanda che pensavo mi venisse posta: chi scrive lo fa per se stesso o per gli altri?

«Il vizio di Paola», note sull’autrice

Paola, lettrice per passione e scrittrice per vizio.
Alla continua ricerca di ispirazione.
Gli specchi è il suo breve racconto vincitore del primo premio della «III edizione di Scintille in cento parole».

Paola, autrice della rubrica «Il vizio di Paola»

 Luigi Borrone, fotografo per passione

«Amo la fotografia perché unico strumento per fermare il tempo. due foto scattate nello stesso istante non saranno mai uguali »
Luigi Borrone, fotografo per passione, è l’autore della prima foto presente in questo post.
A Luigi il mio sincero ringraziamento.

Per chi volesse seguirlo, segnalo la fanpage ufficiale Luigi Borrone – Fotografo Per Passione, il profilo twitter ed i canale Instagram.

 


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L’aquilone, l’ultimo viaggio [FOTO]

L’aquilone, il filo alla mia infanzia

Alcuni ricordi sono indelebili, impossibile da cancellare anche per l’inesorabile tempo che passa.

L’aquilone rientra tra questi.

E così, ogni volta che il Panda colorato si alza in cielo, gli dedico uno scatto.
 
Il mio aquilone

Io, maestro di aquiloni

L’aquilone, in cielo nel suo dolce ondeggiare, è l’icona della libertà e fantasia.
Ma quanti sono in grado di far volare il vecchio Panda, amico decennale del sottoscritto?

Occorre un pizzico di magia per far decollare il sogno di ogni bambino.

Lo scrivente – modestia a parte – è un maestro e possiede il tocco magico.
Stavolta la sfida è ardua: il veterano è stanco, con le ali ferite ed il filo spezzato e ricucito in mille punti.

Ce la farà per un nuovo viaggio?

Il piccolo gruppo di giovani spettatori, ansiosi di guidare il Panda fino a superare le grosse nuvole bianche in questa bollente giornata di luglio, attende speranzoso il decollo.

Aiutato da un vento generoso, il mio vecchio amico di giochi – provato da mille voli colorati – non delude i sogni dei fanciulli.
Barcolla, si alza, poi oscilla, perde quota e con una folata di entusiasmo cattura il cielo!

Passo il controllo ai bimbi festanti.

Il sogno continua.

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Epilogo

Il vecchio aquilone regala l’ultima emozione.
Poi cade come un uccello abbattuto da un bracconiere.

Mentre riavvolgo il filo, il Panda striscia sulla sabbia e si avvicina sofferente.
Lo raccolgo.
E’ davvero messo male: ali spezzate, dorsale fratturata, il filo ridotto ad una matassa impossibile da sciogliere.

E’ finita.

Guardo con tenerezza il mio amico Panda.

Non mi resta che accettarea l’amara verità: é giunta l’ora di comprare un nuovo aquilone.
Dopotutto, i sogni non hanno età 🙂


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Cristian Martini, perché maltratti il Piccolo Principe?

Occhi profondo mare, storia surreale

Occhi profondo mare di Cristian Martini, non l’ho ben capito.
Una storia fantasiosa ambientata a Senzanome, un piccolo paese di mare, in un luogo indefinito nel tempo e nello spazio.

Il romanzo è incentrato nel rapporto tra un forestiere ed un bimbo solitario di dieci anni.

Problema: i colloqui tra l’adulto ed il fanciullo appaiono “costruiti” e difficili da accettare come «reali».
Risposta: l’immaginazione dovrebbe aiutare il Lettore a superare ostacoli tutto sommato razionali.
Concordo.
Però se l’intero libro è incentrato sulla relazione adulto/bimbo, accettare per buono i dibattiti surreali è questione non secondaria.

Cristian Martini, autore di "Occhi profondo mare"

Un Piccolo Principe italiano

Accettata la fase surreale, la lettura continua e pagina dopo pagina, saltano alla mente elementi vicini al leggendario Piccolo Principe di Antoine de Saint-Exupéry (con le dovute distanze).

La vita è un lungo viaggio, l’esplorazione del mondo intrapresa dal forestiero – come ogni viaggio – si conclude da dove è iniziato.
A Senzanome.

Da dove, ben presto, ripartirà un nuovo viaggio.

 

Il finale inopportuno

La trama dolce e pacata cade in un finale inopportuno.

Le ultime righe del romanzo, infatti, ricordano il violento scivolone del viaggiatore esperto in un burrone senza uscita, un imprevisto che stona con il lungo, curioso, amorevole viaggio percorso durante l’intera lettura.

L’autore viola una regola non scritta: i personaggi delle fiabe sono intoccabili!
E come tali non possono (anzi, non devono) essere maltrattati.

Il finale-choc spezza l’atmosfera da favoletta e getta il romanzo in un genere indefinito.
Per il sottoscritto, resta incomprensibile.

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Una domanda per Cristian Martini

Davvero strana la scelta.
Invio a Cristian Martini questo post per chiedere lumi:  perché far cadere la favoletta di Senzanome nel limbo letterario?

Peccato.
Il cerchio non si è chiuso.
Resto con l’amaro in bocca.

Attendo delucidazioni dall’autore.

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Carnevale, il giorno dei supereroi

Carnevale e quel segreto inconfessabile?

Dietro ad una maschera di Carnevale, si cela un desiderio.
Chi vorrei essere ma non sono.
Il segreto inconfessabile: il destino sognato da piccolo e mai realizzato.

Teoria assurda?
E se invece fosse realtà?

Carnevale, il giorno dei supereroi | Foto di Luigi Borrone

Carnevale, tra Principesse e Supereroi

Alla cassa del supermercato, la giovane Principessa sorride ai clienti.
In coda, nessuno utilizza i poteri speciali.

«Paghi solo l’insalata, prego» Batman gentile cede il posto ad una sorridente Cenerentola.
Spiderman è in bolletta (come sempre), compra un tubo di Baci per Mary Jane e salta via concentrato: «da un grande potere, derivano grandi responsabilità»

Per strada, Pinocchio gira le spalle allo sceriffo Woody: non è giunta ancora l’ora di rispettare le regole.
Una giovane Biancaneve osserva il burattino con dolcezza.

Carnevale, il giorno dei supereroi | Foto di Luigi Borrone

Sandokan e Zorro, il mio Carnevale

Da piccolo amavo Sandokan, l’eroe di Emilio Salgari.

Lo alternavo con Zorro, il ladro che, alla fine, difendeva sempre i più deboli.
Ricordo, però, anche l’eccezione: un vestito da cowboy, col cappello da Far West e cinturone con pistole penzolanti.
Un look da vero duro per un film di Sergio Leone.

Concordo: sarebbe stato meglio un travestimento da Toro Seduto ma certe verità si comprendono col tempo.

Carnevale, il giorno dei supereroi | Foto di Luigi Borrone

Napoli, città colorata

Raggiungo l’ufficio, in città l’aria di festa è tangibile.
Le scuole chiuse, i coriandoli per strada, i bimbi viaggiano con l’immaginazione in mondi migliori.

Molti quartieri attraversati da parate colorate, un gioioso rumore invade luoghi troppo spesso lasciati nel degrado (culturale e non).

Una ventata di creatività, un fiume di sogni tra i vicoli ed il centro di Napoli..
Aria fresca, aria buona, aria di festa.

Per un giorno niente «mostri», per Napoli solo la fantasia dei piccoli supereroi.

Luigi Borrone, fotografo per passione

«Amo la fotografia perché unico strumento per fermare il tempo. due foto scattate nello stesso istante non saranno mai uguali »
Luigi Borrone, fotografo per passione, è l’autore delle foto presenti in questo post.
A Luigi il mio sincero ringraziamento.

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I colori del murales di Bagnoli

Murales di Bagnoli, se non ci fosse?

Se il muro non fosse dipinto con i colori della fantasia sarebbe un’opera anonima.
Si ridurrebbe all’ennesima parete amorfa mangiata dai fantasmi dell’Italsider.

Perché a Bagnoli, prigioniera da sempre del «mostro» siderurgico per antonomasia, la vivacità dei murales rappresenta una boccata d’aria fresca.

Come accade a Materdei, anche il disegno all’entrata della stazione della cumana di Bagnoli, strappa un sorriso.

Anzi,una meritata fotografia.

I colori del murales di Bagnoli

Scuola e lavoro

Conosco bene Bagnoli.
Una manciata d’anni fa, a pochi passi dal murales, frequentavo le scuole superiori.
Mi licenziai dall’allora VIII ITIS (oggi Augusto Righi) con un immeritato voto (il tempo ha rimediato all’ingiustizia).

Negli anni duemila tornai per lavoro: la sede dell’HP – la multinazionale americana per la quale  operavo – a pochi chilometri dal murales (le drammatiche vicende HP conservate nell’ebook gratuito «Gli ultimi giorni di HP Pozzuoli»).

Io e Bagnoli, legati da un filo rosso

Un lungo filo rosso lega il sottoscritto a Bagnoli.

Dieci anni con la testa nel monitor a scrivere software e scovare bug.
Dieci anni significano mille pause-pranzo consumate (con estrema soddisfazione) nelle pizzerie del quartiere.

Un filo rosso fumante, saporito che non spezzerò mai 🙂

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L’arte sostituisce la bonifica

In attesa della bonifica dell’intera area sempre promessa e mai realizzata, i murales contrastano la polvere sputata dal «mostro» che, come una sentinella malata, sovrasta il quartiere.

Le matite colorate contro l’inefficienza della politica (locale e nazionale).
L’arte contro il degrado (urbano e morale).
I murales contro l’ex Italsider.

Finché c’è colore, c’è speranza.


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Opal (Lux Vol. 3) di Jennifer L. Armentrout (recensione)

Lux volume 3, puntata 4

La quarta busta di patatine fritte non delude la fame dei fans.
Perché se sei giunto fino a Opal (Lux Vol. 3) conosci a memoria l’affascinante mondo sognato dall’instancabile Jennifer L. Armentrout tra alieni dalle
sembianze umane (dovendo scegliere, gli extraterrestri decidono per l’aspetto di fotomodelle e playboy) e l’eterna dilemma dell’accettazione del diverso.

Il volume tre è in realtà la quarta puntata della serie (colpa/merito del prequel Shadows Lux Vol. 0, la puntata zero) ed è incentrata sulla storia d’amore tra Daemon e Katy.

Le lettura vola via con la stessa velocità dei Luxiani ed appena assaggiata la prima pagina non potrai più smettere.
Proprio come le patatine.

Opal (Lux Vol. 3) di Jennifer L. Armentrout (recensione)

Per i fan più incalliti: danger!

Opal (Lux Vol. 3) non svela i mille misteri aperti.
Anzi, la scrittrice gioca sporco ed accentua il voler narrare una saga.

Il racconto è transitorio e si basa su un solo grande evento: un episodio con meno azione dei precedenti (non ricordo nessuna battaglia epica contro gli odiosi Arum) ma con più smancerie tra innamorati.

Il grande mistero

Resta un dubbio amletico anche per il più convinto tra i fans: la mamma di Katy è cieca?

Capisco la stanchezza per i turni da infermiera ma come può ignorare le battaglie intergalattiche che avvengono in casa, la scomparsa degli amici della figlia e mille altre stranezze tra le quattro mura domestiche?

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Attenti all’olio delle patatine sulle dita

Attenzione: a fine libro resterete con le dita sporche d’olio ed un grosso punto interrogativo sulla testa.
Avrete ingurgitato troppe patatine in poco tempo.

Un consiglio: prendetevi un periodo di pausa dagli appiccicosi alieni.
Dopo aver digerito, sotto con la prossima busta di patatine.

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Come preparare biscotti fatti in casa saporiti (e salutari)

Gli ingredienti

  • 300 g. di farina integrale
  • un uovo
  • 150 g. di zucchero di canna
  • un vasetto di yogurt (ad esempio, al cocco)
  • mezzo bicchiere di olio di semi
  • mezza bustina di lievito
  • limone grattugiato (o pezzi di cioccolato)

La ricetta (col segreto dello chef)

Versa gli ingredienti in un recipiente di dimensione medie.
Impasta, impasta ed impasta ancora (in cucina non essere frettoloso!) fino ad ottenere una palla compatta.
Se il miscuglio tende a sgretolarsi oppure non è coeso, aggiungi delle piccole quantità di farina.

Un piccolo segreto: una volta creata una palla di pasta consistente, racchiudi l’amalgama in una pellicola trasparente e deposita il tutto per mezz’ora in frigo.

Preparazione dei biscotti

Ricopri una placca da forno con la carta (da forno).
Per poter stendere al meglio l’impasto, spargi un pizzico di farina.

Allunga la pasta (meglio procedere con piccoli pezzi) sulla carta da forno: utilizza un mattarello per ridurre l’altezza dell’impasto (ad esempio, un mezzo centimetro).

Dopo aver steso il tutto, con un bicchiere di plastica crea delle forme circolare (oppure le stelline, i cuoricini, la mezza luna con le forme per i biscotti che trovi in commercio).

La cottura

Mentre ti diverti a creare le sagome dei biscotti, preriscalda il forno a 170 gradi.
Immetti le teglie con la tua opera nel forno.

Attendi 15 minuti, poi con una forchetta verifica la cottura.
Spegni il forno non appena reputi i biscotti croccanti (secondo il tuo gusto).

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I biscotti fatti in casa in meno di un’ora

Il sottoscritto è un cuoco alle prime armi.
Eppure la suddetta ricetta ha un discreto successo tra i commensali.

Sarà la soddisfazione derivata dal mangiare ciò che si cucina ma preparare i biscotti in casa è un’esperienza da provare (anche per stupire gli ospiti in una serata tra amici).

Le varianti alla ricetta sono molteplici: pezzetti di cioccolata invece del limone, il burro in sostituzione dell’olio di semi.
In cucina vince la fantasia …

Eseguo l’intera ricetta (compresa di cottura) in meno di un’ora.
I piccoli «mostri» sono pronti.
Ti aspetto per un assaggio 🙂

Come preparare biscotti fatti in casa saporiti (e salutari): la mia ricetta


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Se i grattacieli non sono poi così alti

Lo smarrimento dei primi giorni

Con gli occhi dell’adulto, i grattacieli del Centro Direzionale non appaiono poi così alti.
Eppure, ricordo lo sconforto del primo giorno: l’arcipelago di isole, un labirinto dai mille ingressi tutti eguali.

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Dove è il nuovo ufficio?

Al terzo giro intorno alla stessa edicola, il dubbio è certezza: mi sono perso ancora.
Seguo le indicazioni sparate tutte d’un fiato dal gentile venditore – procedi diritto fino al secondo incrocio a sinistra mantieni la destra sei arrivato – invece dopo dieci minuti sono ancora di fronte al medesimo giornalaio.

Mi guardo intorno sconsolato, nessuna insegna, poche indicazioni mangiate dalle intemperie.

I grattacieli del Centro Direzionale di Napoli non sono poi così alti

Come l’Edenlandia

Da piccolo, emozionato, varcavo l’ingresso dell’Edenlandia e tutto appariva enorme.
Con la meraviglia negli occhi, alzavo lo sguardo al cielo per ammirare la vetta delle irraggiungibili montagne russe.

Lo stupore è svanito con il trascorrere del tempo: più crescevo e più il parco giochi si restringeva intorno a me.

Centro Direzionale, sessanta giorni dopo

Dopo due mesi nella nuova sede di lavoro, il Centro Direzionale è fin troppo piccolo.
La passeggiata lungo i soliti viali, l’uomo vitruviano di Leonardo, la chiesa, i negozi, il palazzo di Giustizia, la galleria commerciale, le torri dell’ENEL.

Uno schema semplice e lineare: i grattacieli disegnano due linee parallele.
Come ho fatto a non orientarmi fin da subito?

Una prigione ben organizzata con i mille ristorantini dove consumare il pranzo ed una serie di bar per il caffè napoletano doc.

L’esercito dei lavoratori sfrutta l’ora d’aria: un fiume di persone che si sposta tra le isole per la migrazione intelligente, sgranchirsi le gambe, un incontro inatteso con un vecchio amico («lavori anche tu qui?»), chi tenta la fortuna al superenalotto e poi tutti insieme negli uffici di pertinenza.

Alle prime ore del pomeriggio, i soliti viali tornano deserti.

Ricordi futuri

Consumo la pausa passeggiando con le mani nel giubbotto.
A marzo l’inverno presenta il conto: folate di vento gelido tagliano il viso come rasoi, il cielo nuvoloso promette tempesta.

Un profumo familiare interrompe gli ultimi pensieri.

Proviene dal bar adiacente.
Mi volto, attirato da un ricordo magico.
Torno bambino, all’Edenlandia, mentre assaporo la graffa e lo zucchero lava il viso innocente.

Le vedo: graffe ancora fumanti.
Sorrido.

Guardo i grattacieli del Centro Direzionale.
Sono davvero alti come appaiono?
Forse.

Dipende da come li guardiamo.
Come il nostro futuro.


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La gioia (in una foto)

Non importa il luogo, l’età ed il tempo.

Questo scatto (rubato) rappresenta la gioia di un bambino che ritrova il primo mare di stagione, la purezza e l’entusiasmo innocente, lo spazio infinito, il senso di totale libertà, le onde che si infrangono sulla riva, la sfida per evitare di essere bagnati dalla freschezza dell’acqua.

Il mare, il gioco di fantasia senza tempo per i bimbi di ogni angolo del mondo.

Ecco, nonostante non volessi, ho spiegato questo (mio) scatto a parole anche se sono conscio che la fotografia non si misura con una didascalia ma delle
emozioni che suscita.

E a me, questo scatto emoziona 🙂

la gioia di un bimbo che riscopre il primo mare di stagione

Come calcolare l’area di una nuvola (e la magia dell’infinito)

La nuvola, la regina delle forme irregolari

Immaginiamo una nuvola: è, per definizione, la regina delle figure irregolari.
Supponiamo di volerne calcolare l’area, cioè misurare la superficie che occupa in cielo.

Un buon metodo è ricoprire l’intera nuvola con una serie di mattonelle quadrate la cui area è nota, ipotizziamo di un metro quadro.
Se riuscissimo a foderare la nuvola utilizzando – ad esempio 50 mattonelle – potremmo affermare che l’area della nuvola vale, più o meno 50 metri quadrati.

L’errore dipende dal numero di mattonelle

La stima è imprecisa: l’errore che si commette è dovuto all’approssimare l’area della nuvola (di forma irregolare) come somma di aree di figure regolari (le mattonelle quadrate).

La differenza (lo scarto) diminuisce se utilizziamo piastrelle di dimensioni minori che, però, implica incrementare il numero di elementi da usare.
L’errore, quindi, dipende dal numero di piastrelle a disposizione: esso tende a zero (ma in realtà non è mai nullo) con l’aumentare della quantità di mattonelle.

Come calcolare l'area di una nuvola: il limite e la magia dell'inifito Come calcolare l'area di una nuvola: il limite e la magia dell'inifito

E se usassimo infiniti granelli di sabbia?

La sfida è avvincente e desideriamo migliorare la stima: passiamo dalle mattonelle a piccoli granelli di sabbia.
Supponiamo che sia nota l’area del singolo e microscopico granello di sabbia (ad esempio, un millimetro quadrato): con un po’ di impegno, riusciamo a rivestire l’intera nuvola (anche nei contorni) con una certa precisione con un numero altissimo di chicchi (altissimo ma sempre finito!).
Come calcolare l'area di una nuvola: il limite e la magia dell'inifito
Più alto sarà questo numero, più precisa sarà la nostra misurazione, minore sarà l’errore che si commetterà nell’approssimare l’area della nuvola come sommatoria di arie infinitesimali.
Se – per assurdo – avessimo a disposizione un numero INFINITO di granelli di sabbia, potremmo ricoprire l’intera superficie della nuvola in modo uniforme, senza “buchi” e calcolare precisamente la sua area come somma di infinite aree: tale misurazione sarebbe esatta con errore zero.

Il limite, magia dell’Analisi Matematica

Il paradosso è servito: nella realtà non abbiamo a disposizione l’infinito, ci dobbiamo accontentare dei “miliardi” che – seppure siano un valore illimitato – è pur sempre finito, cioè possibile da contare (in teoria).

Per nostra fortuna, il mondo Matematico, a differenza di quanto si immagini, è magico e fantasioso e tutto diventa possibile, anche toccare con mano l’orizzonte.
Lo strumento che ci permette di raggiungere il confine tra terra e mare è appunto IL LIMITE.

Come calcolare l'area di una nuvola: il limite e la magia dell'inifito

Per chi desidera sognare, consiglio la lettura della favola di Tau il Topologo.

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