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Tag: fantozzi

Nuvola di Fantozzi, l’evoluzione

Nuvola di Fantozzi, ieri

Osservazione di un lavoratore degli anni duemila: dopo la crisi economica e l’indispensabile riforma Fornero, la nuvola di Fantozzi raggiunge la maturazione massima.

La teoria appurata dal dipendente-modello nella sua eterna carriera – oramai solo gli highlander aspirano al traguardo finale –  risulta (come l’impiegato cinquantenne) obsoleta:

*** TEORIA SUPERATA ***

il sole brilla dal lunedì mattina al venerdì pomeriggio.
Prevista pioggia nel week end

Nuvola di Fantozzi, oggi

Il meteo impazzito costringe gli esperti del settore, per non esporsi alla solita doccia gelata, ad assegnare nomignoli ai temporali e rifugiarsi nell‘instabilità, termine tecnico che cela l’incapacità previsionale dei più moderni modelli aeronautici.

E così la tradizionale e burlona nuvola di Fantozzi, pronta a rovinare i week end degli impiegati di ieri, oggi è incattivita: piccole e fastidiose piogge cadono nella pausa pranzo del dipendente per rovinare l’ambita mezz’ora d’aria.

L'evoluzione della nuvola di Fantozzi

La pioggia? Durante la pausa pranzo

Anche oggi osservo il piccolo, minaccioso «mostro» avanzare proprio alle ore tredici, il momento tanto agognato dall’esercito dei lavoratori.

Una boccata d’aria per ossigenare il cervello.
Una caffè per ricaricare le batterie ed affrontare il pomeriggio.

Sono pronto.
La nuvola di Fantozzi, geneticamente modificata, non mi fermerà.

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Il Vesuvio fantozziano

Stamane il cielo di Napoli è finalmente azzurro.
In giro c’è solo una nuvola, proprio sulla cima del Vesuvio.

Sorrido al pensiero che il potente vulcano partenopeo, abituato ad essere temuto da tutti, oggi è un po’ Fantozzi 🙂

Fotografo, applico un filtro “crema” e la correzione automatica di Google+ completa il quadro.
A voi la cartolina.

Il Vesuvio fantozziano

Lavoro, la vera alternativa non è il piano B

Generazione Fantozzi

La ripresa economica? Un cavallo che insegue la carota

Basta, è giunto il tempo del piano B.

Stanco di inseguire la ripresa economica come un cavallo con la carota davanti la bocca, medito una alternativa concreta (start up).

La generazione-Fantozzi con sacrificio e qualche ideale in più è vissuta con la certezza del lavoro, concetto cancellato per noi giovani del duemila (new generation).

Per mascherare l’amara verità, i media ed i politici ci bombardano: non esiste più il posto fisso, bisogna rimboccarsi le maniche e convincersi che la crisi economica – dopotutto – genera nuove opportunità (job act).

Ed io, ottimista per natura, voglio crederci (I want to believe)

Aggiorno periodicamente il profilo Linkedin, incremento le conoscenze tecniche (skill), partecipo a forum informatici (programmer analyst), studio costantemente (knowledge) e miglioro l’inglese (well done!).

Ma non basta.

Il perchè della crisi

Perché la crisi – non circoscritta ad un periodo di tempo limitato – non indietreggia di un centimetro e da tempesta passeggera è divenuta oramai quotidianità.

Perché la politica incentiva le nuove assunzioni precarie ma non garantisce il mantenimento duraturo del lavoro per i pochi fortunati che ne hanno (ancora) uno.

Perché se è vero che non esiste più il posto fisso è altrettanto innegabile che – se licenziato – un giovane di quarant’anni non troverà un’altra occupazione.

Rammento a me stesso: devo essere realista.

Conscio che una tempesta nel sud est asiatico oppure una giornata di sole eccessivo in Florida implicano una crisi economica planetaria con conseguente taglio del 40% del personale di una qualsiasi multinazionale in tutto il mondo, non resta che vivere giorno dopo giorno con un ritrovato equilibrio.

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Il piano B

Col sorriso e convinzione, investo un euro a settimana nel Super Enalotto ma confido anche nella pensione con una giocata spot al WinForLife.

Perché per battere gli effetti imprevedibili ed incontrollati della globalizzazione ed affrontare il futuro prossimo con ottimismo e positività, razionalmente concludo che il piano B non serve: oggi non resta che affidarsi ad un grande lato B (the End).

Lavoro e piano B? Meglio il latoB per battere la crisi economica


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Quell’odioso regalo di compleanno al collega d’ufficio

Vita d’ufficio

La scrivania con i fronzoli personali, il computer, i colleghi e la macchinetta del caffè diventano – dopo anni, mesi, giorni e milioni di ore trascorse in ufficio – una seconda casa, il luogo dove produci e dalla finestra dell’open space osservi trascorrere le stagioni.

I telefoni con il solito monòtono suono, il vociare continuo degli altri impiegati – ormai facce familiari, la luce bianca dei neon ed i ritmi cadenzati dalla pausa pranzo e dall’ora d’aria per un break al bar sono i fotogrammi del film che si gira ogni giorno nel mio ufficio (in replica negli uffici di tutto il mondo).

Tra le dinamiche presenti nel micromondo del lavoratore dipendente ne detesto una davvero speciale: la raccolta-soldi per il regalo al collega.

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Il tariffario

Per non generare ingiustizie, molti uffici sono organizzati addirittura con un tariffario: due euro per un compleanno, cinque per il matrimonio e tre per la nascita del figlio (ignoro le cifre per i Sacramenti cristiani ed anniversari di ordine inferiore).

Gli organizzatori inviano la comunicazione via e-mail ponendo attenzione nell’escludere l’interessato dai destinatari ed è valida, in media, una settimana dopodiché la lista è irrevocabilmente chiusa.

Email tipica per il regalo in ufficio

Per ricambiare, la colazione a sbafo

Il patto non scritto e vigente dai tempi della prima rivoluzione industriale prevede che il beneficiario ricambi l’inatteso dono con un buffet da consumarsi a metà mattinata (quasi sempre verso le 11,00) in uno spazio comune (vedi mensa per le multinazionali e sala riunione per le piccole aziende).

L’equo scambio avviene tra la soddisfazione di tutti i partecipanti sempre pronti ad azionare le mandibole ed il festeggiato, felice di appartenere alla «grande famiglia».

Il compleanno del collega d'ufficio

Il Partito degli Asociali

Io sono il Presidente del partito degli Asociali il cui statuto si basa su unico principio d’acciaio: in ufficio non partecipare mai a nessun regalo collettivo.

Mi assumo la responsabilità della mia carica e pago l’ovvia conseguenza: durante il party resto da solo conscio che la coerenza ha un prezzo da pagare, a volte fin troppo alto.

In questo preciso istante, mentre Ugo-la-iena (noto per la sua perfidia) offre i cornetti per il suo 82-esimo compleanno (gli hanno promesso la pensione fra tre anni se tutto andrà bene), alzo il viso e da dietro il grande monitor incrocio gli occhi di un altro collega, anche lui isolato dietro la postazione di lavoro.
Lo sguardo di complicità ci unisce per un lungo infinitesimo secondo, poi abbassiamo il viso per continuare a digitare in modo forsennato sulla nostra tastiera.

Un sorriso spontaneo compare sul mio volto leale, il muro dell’ipocrisia è abbattuto, uno squarcio di speranza trapela in ufficio.
Un altro «mostro» barcolla e presto sarà sconfitto, ne sono certo.

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