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Tag: fascino

La Sirena Partenope e quell’irresistibile fascino blu [FOTO]

L’eterna seduzione della Sirena Partenope

Anche stavolta, cedo alla tentazione blu.
La Sirena Partenope seduce, per il viandante non c’è scampo.
Lo stesso dolce destino tocca allo straniero di turno.

Nessuno sfugge al richiamo, nonostante tu l’abbia già vista mille volte, ogni volta ti abbandoni al suo fascino eterno.
Eppure, mentre osservo l’immortale bellezza blu, mi chiedo perché l’uomo resti conquistato dall’immensità del mare.

Dovrei porre la domanda ad un filosofo.
Oppure ad uno dei tanti pescatori che trascorre la sua esistenza tra le onde.

Il fascino eterno della Sirena Partenope

Il solito, magnifico quadro blu

Il maltempo dei scorsi giorni ripulisce l’aria.
In lontananza intravedo Capri, cerco di catturarla nel piccolo obiettivo dello smartphone.
A destra, Castel dell’Ovo – la sentinella di Napoli -, a sinistra la collina di Posillipo.

Il solito, magnifico quadro visto e rivisto in mille scatti colorati.
Ma questa mattina di fine gennaio, la cartolina mi appare, ancora una volta, diversa.
Dalla tasca, afferro lo smartphone e fotografo.

Il fascino della Sirena Partenope, dopo duemila anni, seduce ancora.


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Esercito di terracotta cinese, due motivi per visitare la mostra

1 La location

La Basilica dello Spirito Santo, nel centro storico di Napoli, è il luogo ideale per mostrare il mistero e le meraviglie dell’esercito di terracotta cinese.

Le luci soffuse, quell’aria fredda che si respira nelle chiese maestose, gli affreschi settecenteschi, i quadri della scuola napoletana, i volti impenetrabili dei soldati cinesi in difesa del mausoleo di Qin Shi Huang, il primo (sanguinario) imperatore della Cina.

La bellezza della nostra arte, il fascino orientale: un connubio perfetto.

Esercito di terracotta cinese, la visita del sottoscritto con BeTime

2 La denuncia 

La mostra, oltre all’interesse storico, ha un altro notevole merito: accendere i riflettori in una luogo ricco di opere ma che necessita di restauro.

Alzo lo sguardo e scruto delle macchie che minacciano parte della volta della Basilica.

Umidità?
Perdite d’acqua?
Non saprei.

Però, sono certo: la presenza dei soldati cinesi è una denuncia contro l’incuria del nostro patrimonio artistico.

L’importante mostra, sotto l’attenzione mediatica, può servire a sbloccare i meccanismi arrugginiti della burocrazia malata.
E avviare quella manutenzione necessaria per conservare la bellezza di questi luoghi.

L'esercito di terracotta cinese in mostra alla Basilica dello Spirito Santo di Napoli

Esercito di terracotta cinese, con BeTime

Visito la mostra con BeTime, l’Università del tempo libero.

La guida d’eccezione, il prof. arch. Massimo Rippa, ci svela i misteri che si celano dietro la costruzione del maestoso esercito – senza mai trascurare le opere della Basilica dello Spirito Santo.

Rapito dalle bellezze della chiesa, affascinato dalle parole del prof. Rippa, attratto dalle espressioni secolari scolpite sui volti dei soldati, dimentico di scattare foto e registrare video.

Ad immortalare la visita, ci penseranno gli scatti del bravo Raffaele D’Agostino, il fotografo ufficiale dell’evento BeTime.

A voi la la galleria fotografica (sul sito di BeTime).


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Vendetta a Manhattan (Quinta Strada Vol. 5) di Christopher Smith (recensione)

L’etica del killer secondo Christopher Smith

Uno spietato killer può seguire una morale?
Vendetta a Manhattan, di Christopher Smith racconta il punto di vista di Carmen Gragera, assassina di professione costretta a difendersi dall’Organizzazione (criminale) per la quale lavora.

Vendetta a Manhattan (Quinta Strada Vol. 5) di Christopher Smith: killer troppo umani?

Una storia di assassini

La lettura scorre veloce come le pallottole dei killer – i protagonisti assoluti di questo libro – descritti come esseri dotati di «una» coscienza (quale?).

L’umanizzazione di assassini cinici e violenti, la descrizione fin troppo «normale» della stessa protagonista, nel sottoscritto, suscita fastidio.

Perché – a conti fatti – la bella e cinica Carmen Gragera, per soldi, uccide.
Per denaro, elimina esseri umani.
«Non ammazzo bambini» è l’unico codice etico che rispetta.

 

Il fascino del male

Un romanzo di delinquenti accattivanti, affascinanti, anche colti.
Il Lettore resterà incollato alla trama da film d’azione, col fiato sospeso fino all’ultimo rigo, uno anomalo mix tra il cinismo del killer professionista e l’inattesa umanità della protagonista.

Superato lo choc del finale, resta l’amara verità: dietro l’apparenza, i personaggi di questo libro sono solo dei «mostri».

Da leggere col giusto distacco.

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Un pomeriggio al Museo (folgorato da Atlante)

Sabato pomeriggio ore sedici, ricevo il laconico messaggio: «Mario, scusami arrivo fra mezz’ora».
Perfetto: all’appuntamento col mio amico ritardatario giungo con quindici minuti di anticipo e così la matematica mi condanna ad un lungo ozio (attendere è la punizione inflitta ai puntuali).

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Alle mie spalle troneggia l’entrata del Museo Archeologico Nazionale di Napoli.

All’ingresso del palazzo seicentesco che «può vantare il più ricco e pregevole patrimonio di opere d’arte e manufatti archeologici in Italia» (fonte) tra un gruppetto di pargoletti entusiasti intravedo un volto noto: un’amica-mamma accompagna il figlioletto ad una caccia al tesoro organizzata da una associazione culturale «per far scoprire l’arte ai bimbi».

«Come stai? Che fai quì? Ciao piccolino … vi accompagno con piacere» approfitto e varco la soglia spazio-temporale per catapultarmi nell’antica Grecia.
Sbigottito dall’imponente salone della Meridiana, carico di meraviglia seguo – insieme alla chiassosa comitiva di bambini dalle mille domande, genitori incuriositi ed una guida attenta – il gomitolo di lana di Arianna, dobbiamo uscire dal labirinto e trovare Teseo.

Dura un attimo ma accade: resto da solo nel magico salone della Meridiana.

I bimbi inseguono il filo e si dileguano in una stanza limitrofa, l’esercito di turisti armati di macchine fotografiche dall’obiettivo chilometrico svaniscono ed il silenzio assoluto cala nella grande sala, l’incanto ed il fascino di questo luogo leggendario – venti metri d’altezza per cinquanta di lunghezza – con affreschi e quadri dal valore inestimabile si impossessa della mia mente.

Leggo stupefatto: «scultura ellenistica in marmo databile al II secolo d.C.»

Un veloce calcolo illumina la mente: al mio fianco, c’é una statua che risale a quasi 1900 anni addietro, cioè creata tra l’anno 101 e 200?
L’animo del reporter prende il sopravvento su un possibile inizio di crisi di Stendhal, deglutisco, inspiro, respiro, afferro il ridicolo smartphone e scatto la foto.
A voi il «mostro», il magnifico Atlante del Farnese.

Museo Archeologico Nazionale di Napoli: l'Atlante del Farnese

PS: questo post è dedicato al mio amico ritardatario ed alla fortuna di tramutare l’attesa in una stupenda visita 🙂

Link utili:
sito ufficiale del Museo Archeologico Nazionale di Napoli
salone della Meridiana
Atlante Farnese


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