Vivere, il mio articolo a pag. 7
Rileggere un mio articolo sul numero di febbraio di Vivere, il giornale del Centro Direzionale di Napoli, suscita sempre stupore.
Immagino i Lettori immersi nelle pagine del mensile – chi in metropolitana, chi al bar o in pausa pranzo – per dedicare tempo prezioso alle considerazioni del sottoscritto.
Riflessioni più o meno leggere, scritte nero su bianco.
Idee personali che raggiungono il grande pubblico di Vivere.
Davvero un onore.
Dunque, quando capita – superato lo stupore – non lascio scivolare la gioia nel dimenticatoio ma immortalo l’evento con un post ad hoc.
Io, giornalista per gioco
Per chi – come il sottoscritto – pubblica senza velleità giornalistiche, il riscontro degli addetti ai lavori è un segnale entusiasmante.
Dopotutto, scrivo per diletto e considero faCCebook (la mia casa digitale), un luogo dove esporre pensieri per un confronto aperto con voi, amici Lettori.
Mi considero uno scolaretto volenteroso, senza titoli ufficiali, che insegue il piacere della scrittura.
Piacere alimentato dall’amore per i libri: più leggo, più scrivo, più leggo.
La passione per la scrittura con il presuntuoso obiettivo di suscitare riflessioni.
Riflessioni nate dall’osservazione della realtà.
Come quella misteriosa percentuale finita sulle pagine di Vivere.