faCCebook.eu

Sbatti il mostro in homepage!

Tag: google (Page 2 of 3)

Sono finito sul giornale (anzi, su CADZINE)

CADZINE, la nuvola fu galeotta

La magia dell’infinito non sfugge all’occhio attento di Salvio Giglio, il vecchio caporedattore di CADZINE, la rivista di tecno-curiosi che parte da AutoCad per affrontare svariati argomenti (dal modellismo 3D al cinema, dalla musica all’hardware, dall’arte al software).

Matematica & dintorni

Il volpone – sempre alla ricerca di nuovi contenuti per la sua celeberrima web-creatura – promuove sul campo il sottoscritto assumendolo (a tempo determinato, visto i tempi difficili) come autore della rubrica «Matematica & dintorni».

Mi ritrovo, dall’oggi al domani, tra le star dell’editoria senza meritarlo.

Matematico per studio ma informatico di professione, non mi resta che ringraziare: il compito è arduo ma scrivere per un magazine così prestigioso è uno vezzo al quale non rinuncio (anche se in redazione mi immaginano più come un nero di Harlem che un devoto discendente di Renato Caccioppoli).

CADZINE, lo scherzo della redazione

Il grande Amore

La Matematica fu il primo Amore che, subito dopo la laurea, mi lasciò.
Per necessità e per passione l’ho sostituita subito con un’amante dal carattere opposto: la prima precisa, certa e analitica; la seconda empirica, elastica, priva di certezze e mai uguale al giorno precedente.

E’ andata bene: con l’informatica convivo tutt’oggi.

Conto quasi vent’anni di battiture folli sulla tastiera, alla ricerca di bug nascosti tra le righe di codice, kilometri di byte percorsi lungo le autostrade digitali.

Dopotutto, se sono qui a scrivere questo post, posso affermare che la relazione è ancora viva ed appassionante.

CADZINE, il magazine della community G+

Non mi resta che invitare tutto voi, amiche ed amici Lettori, all’edicola di CADZINE.
Prendete pure il numero di maggio (è gratis), sfogliate i post e fermatevi a pagina 45 🙂

Seguono i link utili:

Sfoglia la rivista, Maggio 2015
Visita la community G+ AutoCAD, Rhino e SketchUp designer

Alla ricerca dello scatto perfetto da condividere …

La pineta magica

Non resisto, mi fermo ed osservo i colori incantati del sottobosco.
La macchia rosa di ciclamini colpisce, devo fotografare questo pezzo di natura fatato, voglio immortalare il quadro in uno scatto eterno, desidero condividere la prodigiosa pineta di Varcaturo col mondo intero.

La magica pineta di Varcaturo: lo scatto perfetto da condividere

Mentre il social ingrassa …

Il social ridacchia ingordo: con la bava alla bocca, il «mostro» attende un click, il suo grasso quotidiano con il quale alimenta la ciccia con foto, commenti e post dei reporter sparsi per il mondo.
La realtà locale trasmessa in diretta planetaria, potenza della tecnologia.

faCCebook è anche su Telegram: unisciti al canale!

… io cerco lo scatto perfetto …

Armato di smartphone, inquadro il sottobosco rosa e scatto.
Accedo alla galleria fotografica del cellulare, l’immagine è mossa.
Cancello.
Riprovo.
Stavolta la messa a fuoco è andata ma i colori sono sbiaditi e non rendono giustizia al luogo: elimino.
Aumento la risoluzione della fotocamera, modifico le impostazioni della luce.
Provo, riprovo, guardo, smanetto, spengo il cellulare, riavvio, fotografo, elimino, riprovo.

Finalmente lo scatto perfetto!

… da condividere

Bene, ora non mi resta che condividere la foto sui miei profili social ufficiali: la fan page facebook, il cinguettiio twitter, su Google+ e l’account Instagram.

Nascosto nel bosco, al confine con Lago Patria alle porte di Napoli, il segnale 3G è utopia. Un modesto “E” segnala la debole connessione dati.

Propongo il capolavoro su Instagram con l’esito: “Caricamento non completato”.
Lancio un cinguettio ma il tweet resta sospeso nell’etere.
Google+ non ne vuol sapere.
Facebook risulta aggiornato all’altro ieri e non carica le news.

Sconsolato, depongo le armi, saluto i ciclamini rosa e batto in ritirata.
Ho perso più tempo nel provare a condividere la foto che a godermi l’evento.


Ti è piaciuto questo post? Ricevi la newsletter

Se l’amico é (solo) social

L’amico virtuale

Sei davvero convinto che basti un poke via facebook per renderti migliore?
L’affetto non si misura dai messaggi inviati con WhatsApp il giorno del compleanno o un gratuito “mi piace” sulla fan page ufficiale di faCCebook.eu.

Anzi.

Un profilo social non si nega a nessuno

Un “+1” sul profilo GooglePlus non può che peggiorare la situazione.
Divenire un follower su twitter potrebbe giocare a tuo favore ma la piacevole sorpresa durerebbe il tempo di un battito di ciglia.

Seguire su instagram non gioverebbe alla causa.
Potresti confermare  il  curriculum on-line in linkedin e rendere la reputazione digitale più credibile ma il click non attirerebbe le attenzioni del sottoscritto.

Se l'amico é solo social

L’amico (che non c’è)

Rassegnati, le lusinghe virtuali sono peggiori dell’amara realtà: un poke non ravviva l’amicizia ne tantomeno rende uomini migliori.

Crea solo l’illusione di rimanere in contatto.
E come ogni illusione prima o poi svanisce.


Ti è piaciuto questo post? Ricevi la newsletter

Come svelare la personalizzazione di Google (il venditore)

L’esperimento

Digitiamo su Google «Pasqua a Napoli».
La frase racchiude diverse interpretazioni: religiose (tradizioni), turistiche (un viaggio), culturali (alla scoperta delle chiese), economiche (pernottare in hotel).

Il risultato sarà diverso a secondo di chi cerca: Google (e gli altri motori di ricerca, facebook ed amazon) rispondono personalizzando l’esito ed adattandolo ai gusti del richiedente.

I filtri

Ogni utente collegato alla Rete regala un’enorme quantità di dati sulla propria vita privata in cambio di servizi gratuiti (motori di ricerca, news, social network, shop online …).
Il singolo click, la visita ad un sito, la lettura di un post, un ingenuo “Mi piace”, un “+1” determina la propria reputazione digitale sfruttata dai siti web per personalizzare i risultati.
Google ci propone un mondo su misura, ogni aspetto del quale corrisponde perfettamente ai nostri gusti, interessi e desideri.

faCCebook è anche su Telegram: unisciti al canale!

Il test

L’esperimento è semplice: digitiamo su Google «Pasqua a Napoli» e pubblichiamo i risultati dei primi link trovati.
Dimostreremo che le risposte variano da persona a persona (perché dipendono dalla propria storia in Rete).
Il motivo è ovvio.
Dietro ad elaboratissimi algoritmi si cela un obiettivo volgare: le grandi aziende (possessore dei nostri dati personali) vogliono invogliarci all’acquisto.
Siamo solo consumatori non persone.

I miei risultati

1 BBItalia.it, un post sulle tradizioni pasquali con proposte di Bed&Breakfast di Napoli e dintorni
2 un post pasquale sul blog dell’hotel Villa dei Medici a Bagnoli
3 la pagina Google+ di “Napoli da Vivere” con gli eventi di marzo ed aprile
4 Cookaround.com con le ricette pasquali  campane

Ora tocca a te.

Il test per svelare la personalizzazione di Google (il venditore)


Ti è piaciuto questo post? Ricevi la newsletter

E tu, che reputazione digitale hai?

Identità digitale per tutti

La mia reputazione digitale è misurata dai contenuti che pubblico sul web.
Perché oggigiorno è scontato avere una identità digitale: chi non possiede un account social?

Se fossimo al Comune, allo sportello Facebook risulterebbe la calca più rumorosa: un miliardo e trecento milioni di persone in fila a ritirare la carta d’identità.
Registrarsi su Twitter, Google+ ed affini garantisce una presenza più discreta su Internet, altri sportelli – meno affollati – pronti a rilasciare il medesimo documento dopo il primo post.

A questa moltitudine incontrollata di volenterosi, il documento d’identità virtuale spetta di diritto.
Il certificato di qualità, invece, nessun ente lo potrà mai formalizzare.

faCCebook è anche su Telegram: unisciti al canale!

La reputazione va guadagnata

Di fatto, siamo noi stessi i fautori dell’apprezzamento altrui.
La stima ed il credito della comunità dipenderanno dai contenuti proposti che compileranno – nel tempo – il curriculum con il quale saremo giudicati.

Digitare periodicamente il nome e cognome su un qualsiasi motore di ricerca è un utile esercizio di autovalutazione: significa scandire la propria presenza in Rete e, ad un’analisi più approfondita, fa emergere la propria personalità.
La reputazione digitale, appunto.

Risulteremo apprezzati, coinvolti, partecipi o indifferenti a secondo del comportamento tenuto verso gli altri.
Come nella vita.

La mia reputazione digitale


Ti è piaciuto questo post? Ricevi la newsletter

Come raccontare Napoli con le immagini

Napoli attraverso le foto

Pasquale Gucciardo è il fondatore della fortunata community Napoli image Naples che si prefigge il nobile intento di raccontare il capoluogo campano attraverso le foto pubblicate dai partecipanti (in un gruppo così cordiale, il termine «utente registrato» appare fuori luogo).

E così giungono flash da ogni angolo della Campania, immagini di vita quotidiana, vicoli nascosti, panorami meravigliosi, luoghi e testimonianze sui quali dibattere.
Conosciamo meglio questo spazio web sulla metropoli campana ed il suo garbato fondatore.

Pasquale Gucciardo, ideatore della community Google Napoli image Naples

La community Google+

D: Pasquale, immaginavi tale successo?
R: Beh, forse parlare di successo mi sembra un po’ troppo. Di certo, però, non mi aspettavo che ‘Napoli image Naples’, in appena otto mesi dalla sua nascita, raccogliesse tante manifestazioni di simpatia e di consenso (interesse).
Soprattutto considerando che Napoli, sebbene conosciuta in tutto il mondo, nell’universo infinito del web, risulta (rappresenta) un piccolo punto luce.

D: perchè raccontare Napoli per immagini? Come ti è balenata tale idea?
R: La città, con la sua lunga storia, la cultura, i panorami e ancor di più l’intensa vita vissuta, intrisa  di problemi ed eccellenze, ha molto da mostrare. Tutto ciò, unito al piacere di immortalare l’attimo, in questo spazio trova anche il piacere di condividerlo. Dove regna “il mordi e fuggi” come il POST, le immagini, nella comunicazione, risultano vincenti o addirittura indispensabili. Più veloci del pensiero. Sarà che sono motociclista da una vita e amo muovermi in fretta.

Le finalità della community

D: quali sono le finalità della community?
R: Raccontare Napoli per immagini, non ha, e non potrebbe avere, la pretesa di rappresentare la nostra città in tutti i suoi innumerevoli aspetti. Ma vuole essere una piacevole galleria fotografica che racconta principalmente la città e momenti della sua vita, possibilmente con immagini originali, e al contempo, tentare di far confluire nello stesso luogo visioni dei fatti, conoscenze ed esperienze dei suoi partecipanti attraverso discussioni e dibattiti.
Abbiamo poi, diverse categorie dove è possibile sviluppare anche altri temi.

D: passione per la fotografia dunque. Quali sono i soggetti/panorami che preferisci  immortalare? C’è uno scatto pubblicato che ti ha colpito particolarmente?
R: In realtà non sono un appassionato fotografo, unicamente amo catturare quei momenti che attirano la mia attenzione. Napoli ci regala dei panorami unici, ma le scene di vita mi emozionano di più; purtroppo non sempre è possibile pubblicarle.
La foto fra quelle pubblicate che preferisco, è quella che unisce/fonde i due momenti: Rotonda Diaz, la vendita del pescato impressa nel panorama del golfo.

D: immaginiamo una community quota cinquantamila amici. Credi che si possa far confluire cotanta energia positiva in azioni reali e costruttive per la collettività?
R: Il numero che mi proponi di immaginare è da brivido pensando all’impegno che ne conseguirebbe. Ma ragionando in via del tutto ipotetica, non escluderei la possibilità di azioni concrete.
Più grande è la comunità piu è facile trovare passione per il sociale.

D: perché aderire a Napoli image Naples. Lancia lo spot!
R: Se hai passione per le ImmagiNa..poli aderisci!

La community Napoli image Naples racconta Napoli con le immagini

Pasquale Gucciardo, l’ideatore

D: domanda impossibile per una risposta istintiva: Pasquale, quali aspetti ami di Napoli e cosa detesti della nostra città?
R: La Napoli migliore è fatta di mescolanze, di creatività, di passione. Questa è la Napoli che amo, laboriosa e geniale. Detesto la falsità e le mezze misure.

D: Pasquale, in community si respira un’aria di cordialità che raramente nel web si riscontra. Credi che l’educazione civica sia un sentimento assente nella nostra città e come recuperare un ideale così importante per la convivenza comune?
R: La cordialità è un sentimento diffuso tra i tanti che aderiscono da ogni luogo e uniti dalla comune passione per la città. Mi fa star male vedere i miei concittadini maltrattare Napoli. Anche se la maggior parte della cittadinanza è costituita da persone oneste e rispettose, questo non basta per cambiare le cose. Occorrerebbe una decisa reazione, sorretta però concretamente dalle istituzioni.

D: quale futuro immagini per la nostra città? Sei iscritto al partito dei disfattisti o dei sognatori?
R: La Napoli virtuosa, troppe spesso oscurata da fatti di cronaca che ne mortificano l’identità, prima o poi saprà trovare le soluzioni per migliorare la vivibilità e  l’immagine percepita della città.
Ottimista!

D: Napoli è un inferno metropolitano oppure un luogo con mille problemi ma che vale la pena visitare almeno una volta nella vita ed addirittura viverci?
R: Napoli è certamente una città difficile, contraddittoria, caotica, ma la sua vitalità in termini di cultura, tradizioni, di arte e di architettura, non dimenticando i suoi panorami, non è seconda a nessun’altra.
Visitarla quindi è quasi un obbligo, per viverci bisogna amarla.


Ti è piaciuto questo post? Ricevi la newsletter

Il Vesuvio fantozziano

Stamane il cielo di Napoli è finalmente azzurro.
In giro c’è solo una nuvola, proprio sulla cima del Vesuvio.

Sorrido al pensiero che il potente vulcano partenopeo, abituato ad essere temuto da tutti, oggi è un po’ Fantozzi 🙂

Fotografo, applico un filtro “crema” e la correzione automatica di Google+ completa il quadro.
A voi la cartolina.

Il Vesuvio fantozziano

I segreti di un video virale

Non ho gli strumenti per giudicare la veridicità di questa storia ma, a volte, nella vita bisogna credere.
D’accordo, potrebbe trattarsi di un cast che recita una sceneggiatura scritta ad hoc per il web.
Oppure no.

Qualunque sia la tua opinione, su un punto siamo tutti d’accordo: si tratta di video virale capace di emozionare lo spettatore.
E se lo spettatore si emoziona. condivide e diffonde.
Perché?

I segreti di un video virale

La durata

Il tempo ideale: tre minuti e tre secondi.
Non troppo lungo per annoiare il navigatore abituato a saltare da link in link con la stessa facilità di un rospo in uno stagno e non breve per potersi immedesimare nei protagonisti.

L’inizio

Un giovane (qualunque) chiede ad un senzatetto (disperato) una fetta di pizza.
Lo stupore per la richiesta a sorpresa tiene alta l’attenzione dello spettatore: quale sarà la reazione dell’uomo?

faCCebook è anche su Telegram: unisciti al canale!

Il contenuto

Sentimenti globali: dramma, indifferenza, aiuto, sostegno, ricompensa, emozione comprensibili in ogni angolo del Pianeta.
La sfera emotiva è universale e la solidarietà è auspicabile da tutti i cittadini, dalle caotiche metropoli giapponesi fino agli sperduti paesini del sud America.

L’happy end

Una musica rassicurante ci porta verso la scena culminante: il senzatetto (che venti minuti prima accetta una pizza) cede parte del suo pasto al giovane, autore dei precedenti fallimenti.
Il povero uomo riceve l’inattesa ricompensa e scoppia in un pianto di felicità per un finale commovente.

I social network

L’emozione spinge alla condivisione: l’effetto domino è la conseguenza naturale, il video passa di bacheca in bacheca.
Un “Mi piace”ed uno “share” ed i social trasformano il cortometraggio in un filmato virale visto da migliaia di persone.

Offrono una pizza gratis a un barbone… e quello che il barbone fa con la pizza mi ha fatto piangere!


Ti è piaciuto questo post? Ricevi la newsletter

Social Natale 2014

Regali, frenesia, stress, spese folli, futilità

corse, negozi, shopping, centri commerciali, traffico, caos, finzione, ipocrisia, soldi, denaro, mangiate, cenoni, abbuffate, sperpero, spreco, ingordigia, veglione, discoteca, falsità.

Solidarietà, volontariato, mensa dei poveri, fede

donazioni, altruismo, bontà d’animo, miglioria, convinzione, ideali, carità, Gesù, verità, tradizioni, famiglia, Babbo Natale, sogni, bambini, tombola, festa.

faCCebook è anche su Telegram: unisciti al canale!

SMS, Whatsapp, telefonate, facebook

twitter, Google+, Instagram, social network, e-mail, superficialità, finzione, ipocrisia, inutilità, rapporti virtuali, amicizie virtuali, auguri virtuali.

E tu, caro «mostro», con quale di questi tre Natali ti immedesimi?

 

natale social o natale sociale?

 

PS: questo post è il naturale proseguimento del Social Natale 2013


Ti è piaciuto questo post? Ricevi la newsletter

Viaggiare da Napoli a Doha per la finale di Supercoppa

Voglio assistere alla finale di SuperCoppa tra i bianconeri – vincitori del campionato di serieA – e gli azzurri detentori della Coppa Italia.

Chiedo a Google Map come arrivare a Doha.

Da Napoli, la capitale del Qatar dista 5.064KM da percorrere in auto in 63ore (senza traffico).

Google, però, evidenza alcuni disagi:

– il percorso prevede il pagamento di pedaggi
– il percorso prevede una tratta in traghetto
– questo percorso attraversa più Paesi

Se scegliessi di viaggiare in aereo, invece, abbatterei il tempo in 8ore e 35minuti.

Come arrivare a Doha da Napoli

Il potente motore di ricerca – e di percorsi – suggerisce anche i prezzi dei biglietti aerei: il più economico è offerto dalla premiata ditta Alitalia-Etihad alla modica cifra di 1058$ (pari a 862€).
Al momento preferisco evitare la spesa e scarto l’ipotesi volante.

Dovrei guidare notte e giorno per macinare i 5.064KM stradali e non sono sicuro di farcela.
Non mi spaventano nemmeno i 1593Km della strada 615 di Salwa Rd e a Al Anbar in Iraq ma temo la chiusura domenicale della biglietteria di Brindisi per l’imbarco verso Igoumenitsa.

L’ammetto: necessito di un copilota.

Se qualche tifoso della Juventus volesse viaggiare con il sottoscritto, sarei ben lieto di nominarlo secondo pilota.
D’accordo, ci sono da aggiungere altri 891KM del tratto Torino-Napoli consumati in 8ore e 17minuti ma ne varrebbe la pena.

Nelle successive 63ore di viaggio potremmo discutere di molteplici argomenti come ad esempio la «mostruosa» organizzazione di una partita di calcio e gli interessi televisivi.
Con la remota speranza di arrivare in tempo per il fischio di inizio (ammesso che a qualcuno interessi ancora la presenza dei tifosi allo stadio).

Perché Google è disonesto

La pubblicità on-line è fraudolenta.

Ho provato i due servizi più diffusi con i medesimi risultati: dopo un paio di mesi, Google Ad Sense blocca il mio account prima del pagamento perché «faCCebook.eu è un sito rischioso» mentre Heyos risulta off-line per «problemi ai server» e sospende il servizio fino ad una futura comunicazione.

Però, nel tempo di utilizzo, ho dato spazio agli annunci pubblicitari generati dai due colossi americani ingrassando i loro già obesi introiti.

Lo scrivente, invece, non ha visto un centesimo.

Sergey Brin e Larry Page gli ideatori di google il padrone incontrastato della pubblicita on-line

Il subdolo principio

L’ingiustizia risiede proprio nel cuore della pubblicità on-line.

I guadagni (milionari) riempono le casse dei gestori (Google e Yahoo! su tutti) grazie alle commissioni corrisposte dagli affiliati al servizio ma le società del pay for click versano all’espositore (il sito che ospita il banner) la dovuta percentuale solo se un utente clicca sull’annuncio visualizzato.

L’inganno

Chi accetterebbe di installare gratis un cartellone pubblicitario sul balcone di casa?

Immaginiamo di stipulare un contratto con un supermercato.
Il partner commerciale reclamizzato ci verserà una piccola cifra per ogni individuo (distinto) che gli mandiamo (in pratica, verremo pagati per «persone uniche» cioè un visitatore che entra due volte nel negozio ci farà guadagnare solo al primo ingresso).
Inoltre, la controparte potrà scindere il contratto in ogni istante senza fornirci spiegazioni.
Stabilirà il tributo da versare in base alla «qualità» dell’esposizione (ad esempio, ci pagherà di più se abitiamo in un quartiere rinomato oppure se il balcone è sopra una strada trafficata, valuterà anche se il visitatore mandato è un buon acquirente, un disonesto oppure una persona antipatica …).

Lui – e solo lui – è il giudice supremo senza appello.
A noi tocca solo esporre il cartellone, avere fiducia nelle buone intenzioni del nostro partner ed attendere di riscuotere l’eventuale compenso.

Questa è la severa legge imposte da Google (e affini).

A queste regole, ospitare banner pubblicitari sul proprio sito è da fessi.

Ed io non sono fesso.

E’ morto il selfie, viva il selfie!

Il selfie ha le ore contate.
Come tutti i fenomeni privi di contenuti, anche il banale autoscatto è al tramonto. L’idea-propaganda lanciata da una comitiva di attori ed attrici in gita (pagata) ad Hollywood, imitata dalle masse comuni con esiti ridicoli, ha farcito inutili pagine social intasando la Rete, ha saturato le memorie di Google, Facebook, Twitter ed Instagram senza – peraltro – contribuire a significativi passi in avanti dell’Umanità.

Anzi, il selfie conferma – casomai ci fossero ancora dubbi – la superficialità della moda del momento.

Per fortuna del genere animale, l’evoluzione della specie impara dai propri errori e dall’elettroencefalogramma piatto, prima o poi, un impulso di intelletto si fa strada.

E’ il selfie2.0, per i superficiali un autoscatto allo specchio, per chi vede oltre, invece, rappresenta l’egocentrismo dell’individuo del ventunesimo secolo limitato dalla coscienza personale, l’eterna lotta tra la voglia di mostrarsi e la decenza del privato, il conflitto interiore che lacera l’animo dell’uomo ipertecnologico, la dipendenza delle nuove generazioni come segnale mediatico contro l’uso indiscriminato delle droghe nel mondo.

Dalle macerie della ragione, avanza una speranza.

Sono io.
L’ideatore del selfie 2.0

selfie 2, il ritorno della rivoluzione?

Page 2 of 3

Powered by WordPress & Theme by Anders Norén

Translate »