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Tag: illegalità

Stranezze napoletane

Una famiglia … in scooter

Il bimbo avrà avuto nove anni: in piedi, davanti, con le mani impugna il manubrio.
Col vento tra i capelli, si gode il viaggio in prima fila.

Segue il padre – il pilota dello scooter – sicuro, deciso, abituato alla sua anormalità.
Inchiodato alla sella della moto, con i piedi bloccati sull’asfalto bollente, mantiene in equilibrio veicolo e famiglia.
L’adulto è il secondo passeggero.

La bimba, immagino la piccola sorellina, minuta, biondina, delicata.
Seduta dietro l’enorme papà, aggrappata al suo idolo, viaggia come una valigia incastrata.
E’ la terza passeggera.

La mamma chiude la fila,
Poggiata sullo spigolo della sella, in bilico dietro la figlia, funge da tappo onde evitare cadute inattese.
Come in tutte le famiglie che si rispettino, la donna è il perno che unisce – anzi, mantiene – i rapporti tra padre e figli.
E’ la quarta passeggera.

Un ultimo dettaglio: i quattro passeggeri sullo scooter, viaggiano tutti senza casco.

Io, ciclista napoletano contro le stranezze napoletane

Strano a chi?

«Papàààà» il bimbo indica il sottoscritto con lo stupore negli occhi mentre, con la manina, strattona la camicia del genitore.

Fermi al semaforo, vicini ma lontani, ci scrutiamo sospettosi.

Io, ciclista metropolitano, in sella alla e-bike, chiuso nella maschera antismog e protetto dal casco.
L’intera famigliola, libera e strafottente, in viaggio sullo scooter.

Siamo esseri appartenenti a razze diverse?

L’incontro tra alieni dura meno di due minuti, in attesa del verde liberatorio.

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Illegalità quanto diffusa?

Evidenzio un aspetto contro i (pericolosi) luoghi comuni: la famiglia sulle quattro ruote è l’eccezione.

Intorno a noi, tanti altri motociclisti fermi al semaforo, dotati di casco, rispettosi delle regole.

Comunque sia, anche se un caso isolato, la famiglia in sella allo scooter rappresenta un pezzo del contraddittorio mosaico napoletano.

Chi fermerà l’allegra famigliola?

Scatta il verde.
«C’amma fa»» sembra sbuffare il capofamiglia al figlio.

L’espressione per spiegare al bimbo: «porta pazienza, di gente strana nella vita ne incontrerai tanta».

Polizia, carabinieri e vigili: qualcuno avrà il buon senso di fermare l’allegra combriccola?

L’uomo accelera, una nuvola di fumo nero misura lo sforzo dello scooter per partire e la famigliola scompare nel traffico cittadino.
Quanta strada percorreranno prima di essere bloccati dai tutori della Legge?

«Piccolo, un giorno capirai» farfuglio fiero di aver mostrato al bambino una possibile alternativa al suo mondo anormale.

Il tempo sarà galantuomo, ne sono certo.


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Napoli, l’etica inversa del parcheggiatore abusivo

L’accusa del parcheggiatore abusivo

«Dotto’, non è giusto».
L’accusa giunge dal parcheggiatore abusivo, un tizio autoproclamatosi proprietario dei posti auto di fronte l’ingresso principale del bosco di Capodimonte.

Un paio di ore prima …

Domenica 4 ottobre, la giornata al museo di Capodimonte è gratis.
C’è il pienone di visitatori, napoletani e non.
La pattuglia di carabinieri controlla l’affluenza, una squadra di vigili urbani dirige il traffico, presidia gli incroci, tutela il pullman scoperto dei turisti incantati.

Nessuno, però, interviene contro l’azione illegale del parcheggiatore abusivo.

L’uomo si avvicina e mentre sosto, con tono amichevole cela la minaccia: «dotto’, un’offerta a piacere».
«Ci vediamo dopo» ribatto, allenato a combattere questa malsana abitudine.
«Dotto’ si paga in anticipo» incalza con insistenza e stavolta il tono è meno amichevole e più cattivo.

E’ chiaro: questo «mostro» non teme la presenza delle forze dell’ordine, conosce bene il luogo e scommetto che presidia l’area ogni weekend.

«Pago dopo» taglio corto e vado via.
L’esattore farfuglia qualcosa, rientra alla base e confabula con un altro «mostro» posizionandosi al centro del viale pronto a chiedere l’estorsione a chiunque parcheggi.

Al bosco di Capodimonte, in lotta contro il parcheggiatore abusivo

Al bosco di Capodimonte, in lotta contro il parcheggiatore abusivo

L’ingiustizia?

Dopo un paio d’ore torno a riprendere l’auto.
Il parcheggiatore abusivo è in agguato: «Dotto’, allora?».
«Non è passata nemmeno un’ora …» mi giustifico senza motivo.
«Dotto’, non si comporta così, non è giusto» ribatte il testimone vivente dell’illegalità quotidiana.

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L’etica inversa del parcheggiatore abusivo

Questa storia di piccola, grande ed ordinaria follia napoletana evidenza un aspetto inquietante: al mio rifiuto di pagare la tangente, il parcheggiatore abusivo si sente vittima di un’ingiustizia.

Lui, colpevole di estorcere soldi con la minaccia a persone indifese, autore dell’impunito racket del parcheggio, attore di continue sopraffazioni, è convinto di subire una prepotenza.

Abituato a ricevere senza insistere, assuefatto alla anormalità del pagamento non dovuto, avvezzo all’indifferenza delle istituzioni, addestrato a combattere l’uno-contro-uno contro il cittadino perbene, educato alla cultura inversa della violenza, l’uomo non accetta ciò che altrove è ovvio: la sosta libera.

Secondo la sua distorta visione del mondo, ha subito una violazione di un diritto acquisito.

La rivoluzione

E se da oggi nessuno pagasse più la tangente al parcheggiatore abusivo?
Un gesto rivoluzionario che colpirebbe un’atavica abitudine partenopea, talmente antica da far accettare normale ciò che normale non è.

Siamo ancora in tempo, coraggio il «mostro» può essere sconfitto.
Con l’aiuto delle Isttituzioni, la tutela delle forze dell’ordine, la rivoluzione abbia inizio: provandoci in prima persona.


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