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Tag: indifferenza (Page 3 of 5)

La fontana pubblica perde acqua: a chi tocca intervenire? L’odissea di un cittadino tenace

La fontana pubblica e la folle burocrazia 

Questa storia merita la dovuta attenzione perché è tanto assurda quanto significativa.

Avete mai segnalato a chi di dovere una perdita d’acqua proveniente da una fontana pubblica?
A chi tocca intervenire?

Il sottoscritto ci ha provato scontrandosi contro un muro di gomma, lo scaricabarile tra impiegati svogliati, le mille distorsioni di una burocrazia malata.

A voi la cronaca di una serata assurda – con un possibile happy end.

La fontana pubblica malata: a chi tocca intervenire?

La fontana pubblica nel parco Viviani
(parco chiuso da mesi per manutenzione)

Il rumore di una cascata d’acqua attira l’attenzione del sottoscritto.
Dall’alto di via Girolamo Santacroce (Napoli), scruto l’orizzonte fino ad individuare una fontana pubblica.
Che perde copiosi litri d’acqua.

Il fiume è nel parco Viviani, tra il Vomero ed il corso Vittorio Emanuele, ben visibile dalla strada dalla quale mi trovo.

Breve parentesi sul parco Viviani

Il quartiere Avvocata, sempre congestionato dal traffico, necessita di verde ma il parco Vivaini, a quanto mi riferiscono, è chiuso da svariati mesi «per manutenzione».
Altro mistero che, prima o poi, affronterò.

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I Vigili del Fuoco? Non è compito loro

Appena rientro, telefono ai Vigili del Fuoco per segnalare la macro perdita.
Dopo svariati tentativi per parlare con un operatore ed interminabili minuti di attesa – e se necessitavo di un intervento urgente? – parlo con un gentile Vigile del Fuoco.

L’uomo mi spiega che «non è loro competenza, devo chiamare l’ARIN» (l’azienda del Comune che si occupa dell’acqua pubblica).

L’ARIN?
Ripara solo le perdite d’acqua per strada

Dalla pagina dei contatti dell’ABC (ex ARIN), prendo nota dei numeri di emergenza H24: 800.00.95.85 / 081 5639210

Inizio il secondo giro di tentativi: chiamo, attendo, nulla.
Riprovo, riprovo, ancora, infiniti bip bip muti.

Mentre attendo un operatore con cui parlare, ascolto i consigli dell’ARIN sul corretto utilizzo dell’acqua onde evitare inutili sprechi.
Notevole.

Arrabbiato, invio un tweet al Sindaco ed al Comune:

Dopo mezz’ora di tentativi andati a vuoto, deduco che se avessimo avuto una reale emergenza stradale, il quartiere poteva tranquillamente annegare.

Quando oramai cedo alla delusione, risponde una voce amica!

Spiego il semplice problema: «nel parco Viviani, c’è una grossa perdita d’acqua in atto».

Mi chiede di restare in attesa.

Dal telefono sento un brusio di voci, l’impiegato si confronta con un altro collega dopodiché sentenzia: «il problema non è di nostra competenza. Deve chiamare l’ufficio tecnico del Comune di Napoli».

Ribadisco: «ma non siete voi gli uffici del Comune?».

Incalzato, spiega: «noi interveniamo solo sulle perdite d’acqua per strada, per le fontane presenti nei parchi c’è l’apposito ufficio. Chiami i Vigili Urbani, loro hanno una squadra di pronto intervento».

Perplesso, continuo l’odissea tra call center e (ipotetici) numeri d’emergenza.

La fontana pubblica malata ed il vigile urbano al servizio dei cittadini

Vigili urbani, cortesia e buona volontà

Contatto i Vigili urbani del Vomero.

Dopo due ore dalla prima telefonata al 115, ancora nessun intervento.
Solo burocrazia, scaricabarili e muro di gomma.

Al vigile urbano di turno, spiego la questione.
Ridiamo di gusto quando ripeto le parole dell’addetto ARIN: «chiami i Vigili Urbani, loro hanno una squadra di pronto intervento».

Stavolta, però, al telefono percepisco la buona volontà, la professionalità e il rispetto del ruolo istituzionale del tutore della Legge.

Mi rassicura: «noi siamo al servizio dei cittadini e la ringrazio per averci segnalato il problema. Ovviamente non abbiamo nessuna squadra di pronto intervento però le garantisco che mi occuperò personalmente della questione».

Ringrazio il rappresentante dello Stato, ce ne fossero di impiegati così!

L’happy end (forse)

Dopo mezz’ora dall’ultima telefonata, squilla il cellulare.
E’ il vigile zelante!

«Le volevo informare che ho contattato tutti gli uffici competenti e forse una squadra della Protezione Civile a breve interverrà. Ancora grazie per la segnalazione, noi vigili urbani siamo al servizio dei cittadini perbene come Lei. Ossequi».

Non ho il tempo di ringraziare, l’uomo riattacca.

Resta confermata la teoria: laddove latita l’organizzazione generale, l’azione del singolo colma le lacune istituzionali.

Dopo qualche minuto, stupito, rifletto: per riparare una semplice perdita d’acqua, per una fontana pubblica, deve arrivare addirittura la Protezione Civile?!

Pazzesco.
Surreale.
Eccessivo.

Però, alla fine, ce l’abbiamo fatta.
Qualcuno interverrà.
Forse.

Come dice il vigile zelante: «noi di più non possiamo fare, nè io come Vigile nè lei come cittadino».

Invece qualcosa possiamo ancora fare, caro Vigile.
Controllare l’avvenuta riparazione.
Denunciare pubblicamente l’episodio.

E ringraziare chi – come Lei – lavora per la collettività con il corretto senso dello Stato.


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Un saluto speciale. Dopo 3000 chilometri e 200 ore. In bici.

Napoli, dopo 3000 KM in e-bike …

Al chilometro tremila registro un importante evento: ricevo un segnale contro l’indifferenza.

Fine agosto, rientrato da qualche giorno dalle vacanze, ricomincio a pedalare nel solito tragitto casa-lavoro-casa.

Al semaforo di via Duomo, all’incrocio con la sempre trafficata via Foria, fermo sulla e-bike, attendo il verde.
Come ogni pomeriggio, dal lunedì al venerdì.

L’uomo sembra felice di vedermi.
Quasi mi aspettasse, io, ciclista metropolitano chiuso nella maschera antismog.
Lui, mendicante, la strada la sua casa.

Vive di elemosina, chiede pochi centesimi alle auto in attesa del via, a volte racimola una sigaretta da qualche automobilista generoso, spesso la sua presenza invisibile non merita l’attenzione dei passanti.
Come se fosse normale vedere una persona in perenne povertà, al semaforo, a mendicare per sopravvivere.

L’osservo: dignitoso, umile, mai maleducato o aggressivo.
Da qualche tempo, ogni pomeriggio, quando giungo all’incrocio, sorride e mi saluta.

Al km.3000, un saluto speciale contro l'indifferenza

200 ore in sella ma …

Taglio l’importante traguardo delle 200 ore in sella – 3000 km. di pedalata cittadina – ma da qualche giorno, nessuna traccia dell’uomo.
Giunto al semaforo di via Duomo, mi guardo intorno ma non lo vedo più.

Chiuso nel mio mondo, non ho mai rotto il muro della diffidenza per rivolgergli la parola.
Mi limitavo a rispondere al suo saluto speciale.
Dopotutto, non sono migliore dei tanti automobilisti indifferenti alle richieste di elemosina dell’uomo.

Chissà se domani l’incontrerò.
Mi auguro di no.

Magari il suo saluto indicava un cambio di vita, un addio alla povertà.
Magari avrà giocato una schedina vincente al Superenalotto.
Oppure, qualche automobilista non indifferente – perché esistono! – avrà offerto all’uomo una seconda possibilità?

Duecento ore in e-bike e tremila chilometri di pedalate dopo.
Penso positivo.
E’ possibile cambiare ciò che appare ineluttabile, lo dimostra l’esercito dei ciclisti napoletani in costante crescita.

Magari domani è un giorno migliore.
Anche per l’uomo al semaforo capace di scegliere un destino diverso?

forse la vita non è stata tutta persa 
forse qualcosa s’è salvato 
forse davvero non è stato poi tutto sbagliato 
forse era giusto così 

Un saluto speciale, dopo 200 ore in sella


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Dispenser gratuiti contro gli escrementi dei cani: i motivi del fallimento

Zero sostenitori: effetto domino KO

Installare dei dispenser fai da te gratuiti lungo le strade del mio quartiere per invitare i padroni dei cani a raccogliere gli escrementi dei loro amici a quattro zampe, è risultato inutile.

L’iniziativa (del sottoscritto) fallisce miseramente, i marciapiedi infestati dalle deiezioni canine sono la sporca testimonianza.

Il motivo principale?
Non è scattato l’effetto domino sognato.

Dispenser gratuiti contro gli escrementi dei cani [aggiornamento]

L’assuefazione dei commercianti

I gesti vandalici erano previsti, l’indifferenza dei cittadini pure.

Auspicavo il coinvolgimento dei commercianti, le prime sentinelle dei marciapiedi infestati e delle saracinesche bagnate.

Invece, nulla.

La maggior parte ha assistito senza agire, pochi gli entusiasti dell’idea, quasi tutti rassegnati al «solito finale»: furti, distruzione, menefreghismo.

Ovvio.
Napoli non è Stoccolma ed in Italia il bene comune è un concetto astratto.
Ma speravo in un passo in avanti.
Sognavo una reazione contro la rassegnazione dilagante ed un tentativo di cambiare un destino già scritto.

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Perché non imitare un piccolo gesto positivo?

Per tre mesi controllo ogni singola installazione: la mattina, prima di recarmi al lavoro ed il pomeriggio al rientro dall’ufficio, in bici – come una ronda – giro il quartiere per verificare lo stato di tutti i dispenser.

Con lo zaino del pronto intervento, sostituisco quelli vandalizzati, ricarico i distributori vuoti, rimetto in sesto l’installazione danneggiata, parlo con i negozianti, chiedo di controllare durante la giornata il buon andamento dell’iniziativa, li coinvolgo – a parole – nella piccola, grande rivoluzione cittadina.

Senza mai chiedere un centesimo, convinto che l’esempio in prima persona possa scuotere l’assuefazione altrui.

Cosa sarebbe successo se …

Sogno l’effetto domino: il primo distributore del sottoscritto mette in moto il secondo acquistato dal salumiere che incoraggia il macellaio che invita il fioraio …

L’effetto domino parte, si innesca, poi si alimenta dei risultati raggiunti, infine diventa normalità: ogni commerciante gestisce il dispenser fuori al proprio negozio, una piccola spesa mensile per migliorare il decoro urbano della strada.

Lo schema, applicato agli altri quartieri, stravolge le abitudini dei cittadini e dell’intera città!

Dispenser gratuiti contro gli escrementi dei cani [aggiornamento]

Con 5€, 140 sacchetti più dispenser

Il progetto dispenser è giunto al capolinea.
Lungo la strada, sono spariti i piccoli distributori di sacchetti gratuiti per raccogliere le deiezioni dei cani in soccorso al padrone distratto.

Perché il costo del progetto, seppur irrisorio, cade totalmente sul sottoscritto.
Perché, nonostante l’impegno e l’esempio, non è scattata la scintilla.

Non è il «solito finale» prospettato dai qualunquisti del «te l’avevo detto».
Piuttosto, una pausa per studiare nuove iniziative.

E per verificare se, qualche commerciante zelante o cittadino sensibile, si accorgerà dell’assenza di quei piccoli, colorati, educati e rivoluzionari dispenser gratuiti.


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O come Ossessione [Il vizio di Paola]

L’ossessione (vicino la scuola)

Lo avevo detto, che sarebbe stata l’ultima volta.
Ero poco più di un ragazzino quando Marco, il compagno così detestato dai miei per quella sua aria così ‘poco raccomandabile’, mi ci portò.

Mi disse che dovevo solo provarci, non è che si prendeva il vizio.

Ed io, con l’arroganza tipica della gioventù, certo che nulla potesse togliermi il controllo della situazione, lo seguì.

Il fatto che quel posto fosse così vicino alla scuola mi sembrò un segnale rassicurante.
Se fosse stato un luogo di perdizione, una tale vicinanza ad un luogo frequentato dagli adolescenti sarebbe stata illegale.

L'ossessione del gioco, un vizio pericoloso [foto di Luigi Borrone]

Solo per i maggiorenni? Non proprio

Ed io ancora ci credevo, allora, alla legge ed alla giustizia, ritenendo addirittura che le due cose coincidessero.
Cominciai, così, a frequentare quel locale tutti i giorni, inventando a mio uso e consumo ogni genere di pretesto.

Avevo voglia di un caffè, di una brioche, o anche solo di un pacchetto di gomme da masticare.

E loro erano lì, che mi guardavano, effettivamente un po’ defilate rispetto alla sala principale del locale, ma comunque ben distinguibili anche dall’esterno.
Un cartello indicava che l’utilizzo era consentito solo ai maggiorenni, ma nessuno sembrava farci caso, a noi, adolescenti imberbi con la posa di grandi uomini.

Un passatempo pericoloso

I primi tempi la sommetta che i miei ignari genitori mi passavano era sufficiente per quello che, mi ostinavo ad ingannarmi, era un innocuo passatempo.
“Quanti spendono la stessa cifra per un pacchetto di sigarette! Ed il fumo è anche dannoso! Io, almeno, non mi rovino la salute”.
Questo mi bastava per sentirmi a posto.

Poi ebbi necessità di altro denaro, così cominciai a vendere i libri di scuola, prima quelli degli anni precedenti, poi anche qualcuno di quelli dell’anno in corso.
“Tanto mi posso fare le fotocopie”, continuavo a giustificarmi.
“E la chitarra? A che mi serve, tanto ormai quasi non suono più!”

Sono anni ormai che viaggio almeno una volta al mese per Montecarlo.

Riesco a giocare, e a perdere, anche tutto lo stipendio in un paio d’ore.
Sei mesi fa ho messo in vendita l’appartamento avuto in eredità dai miei genitori.
Ho impegnato anche tutti i gioielli di famiglia.

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La promessa mantenuta

Il mese scorso ho dato l’ultimo saluto a Marco, quel mio amico.
Un colpo alla tempia è stato il suo ultimo gesto.

Sulla sua tomba ho promesso che non lo avrei più fatto, non avrei più lasciato su quel tappeto verde la mia dignità.

Se non ci fossi riuscito, lo avrei raggiunto.

Ed ora non posso fare altro che onorare quest’estrema promessa.

«Il vizio di Paola», note sull’autrice

Paola, lettrice per passione e scrittrice per vizio.
Alla continua ricerca di ispirazione.
Gli specchi è il suo breve racconto vincitore del primo premio della «III edizione di Scintille in cento parole».

Paola, autrice della rubrica «Il vizio di Paola»

 

Luigi Borrone, fotografo per passione

«Amo la fotografia perché unico strumento per fermare il tempo. due foto scattate nello stesso istante non saranno mai uguali »
Luigi Borrone, fotografo per passione, è l’autore della foto presente in questo post.
A Luigi il mio sincero ringraziamento.

Per chi volesse seguirlo, segnalo la fanpage ufficiale Luigi Borrone – Fotografo Per Passione, il profilo twitter ed i canale Instagram.


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Le vite degli altri [Il vizio di Paola]

Io, spettatore clandestino

Una finestra.
La finestra della mia stanza.
Ci passo la maggior parte della mia giornata, sporgendomi per guardare la vita che scorre fuori.

Di fronte c’è una scuola.

Spio le mamme che accompagnano i bambini fino al portone principale.
Spesso si attardano per un caffè nel bar al di là della strada.
A volte raccolgo sguardi furtivi tra mamme e padri, e mi abbandono a pensare che ci sia una relazione clandestina tra loro.

L'invidia, foto di Luigi Borrone

Incontri pericolosi

Anche io avevo un bambino da accompagnare a scuola, ed un uomo che amavo clandestinamente.

La mia monotona esistenza aveva subito un gradevole scossone, ed anche mio figlio sembrava trarre un inconsapevole vantaggio dal rapporto che intrattenevo con il padre della sua amichetta.

Facevamo in modo che i bambini si incontrassero frequentemente: una ricerca, un ripasso in vista di una verifica, ogni occasione era buona per incontrarsi anche solo per un un’ora.
Fino a quel giorno.

La mamma della bambina vuole conoscere l’amichetto della figlia, quello di cui le parla tanto, e ci invita a cena.

L’altra

Mi preparo con cura, immaginando di incontrare la donna con la quale, almeno nel mio immaginario, avevo una competizione in corso.
Quello che, però, mi si parò davanti superava la mia più fervida immaginazione.

Un appartamento in una palazzina storica, nello scenografico ed elegante quartiere di Mergellina.

Dal terrazzo si vedeva il mare ed i traghetti in partenza per le isole.
I soffitti erano affrescati e i pavimenti del marmo più lucido che io potessi mai desiderare.
La tavola era apparecchiata con una stupefacente tovaglia di sfilato siciliano su cui troneggiavano posate in argento e piatti di porcellana di Limoges.

Era troppo, per me …

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Il prezzo dell’invidia

Mio figlio ora a scuola ci va da solo.

Non lo vedo dalla notte in cui vennero a prendermi.
Chissà cosa gli avranno raccontato.

Certo non possono avergli detto dello sguardo di lei, di come mi guardava tra il compassionevole ed il disgustato.
Io con il mio vestitino corto e le scarpe un po’ fuorimoda, lei con il suo completo firmato ed i suoi gioielli.
Io madre single, lei con il suo bel marito a fianco.
Io nel mio appartamentino nei quartieri spagnoli, lei nella sua reggia.

Non potevo trattenere la rabbia.
Non avrei mai potuto essere come lei, nè avere mai quello che aveva lei.

Oggi vivo in questa stanza, un monolocale, come sadicamente lo definisco, con un bagnetto ed un angolo cottura.

Stendo il bucato alle sbarre della finestra, e da qui sogno la vita degli altri.

«Il vizio di Paola», note sull’autrice

Paola, lettrice per passione e scrittrice per vizio.
Alla continua ricerca di ispirazione.
Gli specchi è il suo breve racconto vincitore del primo premio della «III edizione di Scintille in cento parole».

Paola, autrice della rubrica «Il vizio di Paola»

 

Luigi Borrone, fotografo per passione

«Amo la fotografia perché unico strumento per fermare il tempo. due foto scattate nello stesso istante non saranno mai uguali »
Luigi Borrone, fotografo per passione, è l’autore della foto presente in questo post.
A Luigi il mio sincero ringraziamento.

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faCCebook reloaded 2016, un anno di «mostri»

Gennaio, parte Maticmind Napoli

Il giorno degli scatoloni sancisce la fine dell’epopea HP (e dell’anno).
L’apertura del 2016 è da cerchietto rosso sul calendario: l’avventura Maticmind entra nel vivo con l’inaugurazione della nuova sede al Centro Direzionale di Napoli.

Voltiamo pagina.
Ripartiamo.

Il giorno degli scatoloni: dopo dieci anni, l'ultimo giorno di lavoro a via Antiniana (dicembre 2015)

Libri, la passione di una vita

Più leggo, più scrivo.
Un loop nel quale amo perdermi.

Condividere con Voi, amici Lettori, le recensioni dei libri, genera post gratificanti (e, auspico, utili per chi desidera acquistare l’opera).

Con un clic sulla categoria Media, rivedo le mille pagine degli ebook divorati nel 2016.

I sei volumi dell’avvincente saga dei Luxiani di Jennifer L. Armentrout (gli alieni sono tra noi) alla eccezionale biografia di Adriano Olivetti scritta da Carlo Mazzei, passando tra i romanzi gialli, sportivi, d’amore e d’avventura fino al capolavoro di Michael Dobbs, House of cards.

Storia di donne, uomini, trame inventate, immaginate, a volte drammaticamente vere, sempre meravigliose.

Libri amati, goduti rigo per rigo, recensiti.

Resta forte la convinzione: la prima arma da utilizzare contro i «mostri» di ogni forma, colore e razza è nascosta tra le pagine di un buon libro.
Si chiama Cultura.

Non temete per noi, la nostra vita sarà meravigliosa: Storie di ragazzi che non hanno avuto paura di diventare grandi, di Mario Calabresi

Io, giornalista per un giorno

Il 2016 scappa via e regala al sottoscritto innumerevoli soddisfazioni.

La gioia di vedere su Vivere, il giornale del Centro Direzionale, il post sul muro del carcere di Poggioreale resta indelebile.

Io giornalista per un giorno: un sogno realizzato.

«Il muro di Poggioreale» su Vivere, il mensile del Centro Direzionale di Napoli

147 post contro l’assuefazione

I 147 post pubblicati nel 2016 – in media tre a settimana – contengono un unico, potente messaggio: mai assuefarsi.

Perché l’assuefazione è indice di rassegnazione e la rassegnazione porta alla resa.

Quando ripartirà il servizio di bike sharing a Napoli?
E’ utopia ripristinare i dispenser gratuiti per la raccolta degli escrementi dei cani lungo i marciapiedi infestati?
Sarà riaperta l’area giochi per i bimbi al parco del Poggio chiusa da mesi?

Oltre alla denuncia, ricordo con piacere gli articoli con le gallerie fotografiche realizzate dopo una visita speciale.
Per combattere l’assuefazione alla bellezza dei nostri luoghi.

Come agli Scavi di Ercolano, la meravigliosa macchina del tempo oppure le stupende grotte di Seiano.

Capri dalla Gaiola, Grotte di Seiano

2016, l’anno delle interviste

Intervistare amici e conoscenti, sconosciuti, scrittori in erba, personaggi affermati o chiunque desideri dibattere di un argomento particolare è uno degli obiettivi della mia casa digitale.

Accendere il riflettore – anche solo per un giorno – su una persona rende speciale il post.

Come è accaduto, ad esempio, con Mario Cavaliere, l’instagramer di successo, Luciano Esposito, autore di Abbi fortuna e dormi oppure con Andrea Petringolo, il proprietario di EL CAFESINO, il bar sotto l’ufficio (solo per citarne alcuni).

Un clic sulla categoria Interviste per leggere la soddisfazione che trapela tra le domande e risposte, sempre argute, mai banali dei graditi ospiti di faCCebook.

Andrea Petringolo e lo staff de EL CAFESINO (Centro Direzionale di Napoli, isola G7)

I miei primi 1000 km in bici

Mille chilometri in bici, la rivoluzione personale nel trasporto urbano.

Pedalare per spostarsi in città, scoprire nuove prospettive, il tubo di scappamento dell’auto resta freddo, l’ambiente ringrazia, la salute ne guadagna: io faccio la mia parte, vado al lavoro in bici.

Anche nel 2017.

Nel 2016, i miei primi 1000 KM in bici

In redazione con Antonio P. Beni

La collaborazione col talentuoso Antonio P. Beni è un’altra importante novità dell’anno appena trascorso.

Le divertenti risposte (con pratici consigli) alle domande poste dai Lettori nella rubrica «Domande perBeni», rappresentano un punto di vista diverso ed originale.

Il sottoscritto ringrazia lo scrittore «nato nel nel centro del mediterraneo» per i post surreali ed unici.

La redazione, ovviamente, è aperta a tutti.
Anche a Te che, proprio in questo istante, sei giunto fin qui.

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Addio 2016, evvvia il 2017!

Riavvolgo velocemente il nastro del film di questo intenso anno.
I vecchi «mostri» sono già alle spalle.

Un respiro profondo, un istante di concentrazione, il 2017 è ad un metro, pochi passi ed inizia una nuova avventura.

Mi resta un ultimo, sentito rigo da digitare, un grazie speciale, caro Lettore.

Auguri sinceri a Te ed i tuoi cari per l’anno che verrà.


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Concerto di Natale in chiesa, vince la maleducazione tecnologica

Concerto di Natale o concerto degli U2?

Un muro umano di fotografi invasati.
Armati di smartphone e tablet, riprendono lo spettacolo senza mai staccare la registrazione.
Braccia al cielo, per sorvolare gli altri cameramen, e catturare l’immagine esclusiva.

Flash, luci, la calca della prima fila.
I cento display illuminano la piccola chiesa, affollata di bimbi, genitori, parenti, amici.

Il concerto di Natale organizzato dalla parrocchia è un evento da non perdere.

I piccoli cantanti, ingenui e gioiosi, sussurrano le parole tra emozione e sano divertimento.
Gli adulti, invece, forniscono il peggio del repertorio dei «grandi».
Egoismo, nessun rispetto per la collettività, egocentrismo, maleducazione.

In un luogo sacro.

Concerto di Natale, vince la maleducazione

Furbi? No, maleducati

I «furbi» ignorano la presenza degli altri spettatori.
Gli ossessi della ripresa convulsa, nel loro egocentrismo galoppante, si preoccupano solo di se stessi.

Chi, con educazione e rispetto altrui, resta seduto al suo posto, non ha il diritto di guardare il mini-concerto.

Una ripresa inutile

Quando la foga sarà esaurita, i maleducati scopriranno l’amara verità: la ripresa via smartphone sarà inguardabile.
Mossa, buia, lunga, insignificante, non verrà mai più rivista né dal bimbo né dai genitori e parenti.
Noiosa, verrà eliminata con l’anno nuovo.

Dal fondo della chiesa osservo la scena.

Le piccole star cantano beati, sembrano non accorgersi dello squallido teatrino dei genitori, convinti di essere i più furbi.
Invece, sono solo dei «mostri» maleducati.


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Dispenser gratuiti contro gli escrementi dei cani [aggiornamento]

I primi risultati

Sei distributori di sacchetti gratuiti per raccogliere gli escrementi dei cani lasciati marcire lungo il marciapiede.
Trascorsi quattro mesi dalle prime installazione dei dispenser fai da te, i risultati sono incoraggianti.

Dispenser gratuiti contro gli escrementi dei cani [aggiornamento]

La reazione dei commercianti

Entusiasmo.
La saracinesca sembra essere il luogo preferito dove i quadrupedi evacuano ed il padrone incivile ben si guarda dal recuperare il maleodorante ricordino del cane.
La mattina, all’apertura del negozio, il commerciante è costretto a ripulire saracinesca e strada limitrofa.

Dopo l’istintivo impeto post spiegazione idea, segue la ragionata diffidenza.
Il commerciante avanza gli ovvi dubbi: furti, vandalismo, indifferenza.

Dopo quattro messi, una certezza: per il successo dell’iniziativa, resta imprescindibile il coinvolgimento del negoziante.
Per controllare il dispenser (almeno di giorno), pubblicizzare l’idea ai clienti, responsabilizzare chi vive l’intera giornata il quartiere.

Da sottolineare: l’iniziativa è autofinanziata e nessun commerciante sborsa un centesimo.
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La reazione dei cittadini

Luci ed ombre.
I dispenser si svuotano periodicamente però non esiste la conferma del corretto utilizzo dei sacchetti.

Al sottoscritto, il marciapiede appare più pulito ma forse è una suggestione, una speranza più che una certezza.
Sono come colui che desidera incontrare una persona e vede il suo volto tra i mille volti della folla?

Non lo escludo.

Resta la convinzione: non intervenire è l’azione più semplice da perseguire; agire e provare a cambiare è la vera rivoluzione.

Scarica il volantino SOS CANE


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Scuola ecomostro di Napoli, ripresi i lavori?

CAPALC/2, la conferma del Sindaco

Dalla pagina facebook del sindaco metropolitano Luigi De Magisitis giunge la conferma:

[…] per quello che riguarda Napoli si è sbloccata la vicenda annosa ex Capalc, cioè il progetto di riqualificazione dell’area compresa tra via Terracina, via Nuova Agnano e via vecchia Agnano mediante il recupero, completamento ed adeguamento del complesso la cui costruzione è iniziata addirittura nel 1976 […]

Scuola eomostro CAPALC/2, ripresi i lavori (dopo 40 anni il cantiere è ancora aperto!)

Cantiere aperto (da 40 anni)

Sabato 17 settembre 2016
Sosto l’auto all’ingresso del cantiere CAPALC/2, pigio sul bottone delle quattro frecce ed osservo felice l’impalcatura circondare la scuola.

L’ecomostro da quaranta anni divora soldi pubblici ed ingrassa per l’inefficienza della malapolitica, si è finalmente arreso?

Scruto l’ingresso sbarrato da un vecchio catenaccio arrugginito, l’immancabile cartello per i malintenzionati: «Personale al completo».
Gli automobilisti – indifferenti ad un simile scempio – guardano il sottoscritto fotografare il «mostro»: ai loro occhi assuefatti, l’anomalia sono io?

Dall’interno non giungono segnali di vita: nessun lavoratore, le ruspe ferme, le betoniere spente.
Forse il sabato il cantiere resta chiuso?

Totale assenza di informazioni

Mi chiedo: nei pressi di un’opera pubblica, non deve essere esposto un cartello con le informazioni di inizio/fine lavoro, la ditta vincitrice dell’appalto, il responsabile dell’opera?

Fuori la megastruttura di via Terracina, invece, l’unico manifesto presenta una dicitura omertosa, mangiata dalle intemperie.
Leggo un mezzo titolo:

AREA PROGETTAZIONE E MANUTENZIONE EDILIZIA SCOLASTICA COMPLESSO SITO IN VIA TERRACINA EX CAPALC/2

Nient’altro.

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Quando la fine?

La grancassa mediatica scatenata dalle molteplici denunce (tra cui il post del sottoscritto Napoli, la scuola ecomostro ripreso dalla rubrica RiFatto de Il Fatto Quotidiano) è servita per non gettare lo scandalo nel dimenticatoio.

Un riflettore sempre acceso su questa ennesima vergogna nazionale.

Occorre continuare a vigilare, i dubbi restano, il mistero non è ancora svelato: quando sarà consegnata la scuola alla città?

RiFatto de Il Fatto Quotidiano pubblica la mia foto della scuola ecomostro di Bagnoli

Il cantiere risorto

Quest’anno, nel 2016, la scuola ecomostro “CAPALC/2” festeggia il triste primato: 40 anni di lavori e l’opera non è ancora terminata.

Sarà la volta buona?
Pensiamo positivo (ma occhi aperti).


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Escrementi dei cani e dispenser fai da te: tredici giorno dopo, i primi furti

Tredici giorni dopo

Due dipenser sono spariti.
Rubati.
Strappati e portati via.

Isolati, attaccati, derisi oppure lasciati nell’indifferenza generale.
Eroici, li osservo con orgoglio nel giro di perlustrazione mattutino prima di recarmi al lavoro.
«Li stanno usando» è l’incoraggiamento dell’edicolante, persona attenta e sentinella di uno dei quattro dispenser sopravvissuti al week end.

Dalla prima installazione dello scorso 5 luglio, sono trascorsi tredici giorni.
Appena tredici giorni?
Oppure già tredici giorni?

Inciviltà, ovviamente

L’inciviltà è un prezzo necessario da pagare?
Se distribuisci sacchetti gratuiti per la raccolta degli escrementi dei cani tramite dispenser disponibili giorno e notte, risulta quasi ovvio scontrarsi con i vandali.

Perchè distruggere un bene comune è normale, quasi accettato come una tassa obbligatoria ad ogni iniziativa basata sulla fiducia verso il prossimo.

I quattro (su sei) dispnser sopravvissuti: la lottad agli escrementi continua

Perchè?

Il costo del singolo distributore (compresi i venti sacchetti) è irrisorio: un euro e mezzo.
Dunque, perchè distruggere uno strumento privo di un qualsivoglia valore economico ma utile a tutti?

Mi piacerebbe parlare con uno di questi «mostri», belve della giungla metropolitana, esseri incapaci di apprezzare la bellezza e la cultura.

Il decoro del quartiere migliora la morale delle persone.

E’ un’equazione semplice da comprendere ed applicare che, però, si scontra con la triste realtà urbana: esistono branchi di iene che vagano per la città irrispettosi di ogni elementare regola del vivere civile (quando non sconfinano nella delinquenza).

Rifletto: il motivo del furto risiede nel seme di autodistruzione insito nell’animo umano?

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Oltre lo stupore

Non provo sconforto, bensì stupore.
E’ chiaro: non vivo a Stoccolma, l’Italia non è la Svezia e Napoli soffre – da sempre – di un’innata anarchia che, troppo spesso, naufraga nell’ordinaria inciviltà accettata dai cittadini assuefatti e/o rassegnati.

Continuiamo l’opera di sensibilizzazione.
Dopotutto, gli incivili sono un gruppo rumoroso ma pur sempre una minoranza.

La storia può cambiare.
Dai piccoli gesti.
Da due piccoli dispenser.


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Sindaco di Napoli, le tre richieste di un elettore normale

Capace ed onesto

Il futuro Sindaco di Napoli è un integralista della moralità.
Nessun cedimento, l’onestà prima di tutto.

L’etica – virtù rara – guida ogni singola azione del primo cittadino perché la credibilità si conquista con l’esempio (positivo).

L’inciucio, l’insulso minestrone partitico, cancellato dall’agenda politica: rigare dritti senza accettare sporchi compromessi per ammorbidire posizioni opposte.

Contro la camorra

La camorra, il cancro della nostra terra, è una cappa nera sulla città (nazione?) che ci opprime ed impedisce di respirare.

Il Sindaco anti-camorra guida la città nella nuova rivoluzione, un esercito di cittadini pronto a combattere la guerra culturale per spazzar via quella sporcizia delinquenziale che infesta le nostre terre da troppo tempo.

Il Sindaco ribadisce un principio dimenticato: «convivere con la camorra è anormale. La quotidianità è una città senza camorra».

Chi non crede in questo ovvio (ma potente) slogan, è sconfitto in partenza.

Ambiente, grandi e piccoli obiettivi

E’ un dovere del futuro Sindaco immaginare una città «a misura d’uomo».
Napoli deve cambiare, tendere agli standard delle grandi capitali europee.

Perseguire obiettivi importanti:

  • apertura di nuove stazioni della metropolitana
  • prolungare gli orari dei mezzi pubblici
  • eliminare il pedaggio dalla tangenziale per spostare il traffico verso l’esterno della città
  • sostituire i vecchi, pesanti e rumorosi autobus pubblici con nuovi mezzi ecologici (al metano ad esempio)

… e lavorare su piccole e quotidiane migliorie:

  • piste ciclabili
  • ampliare e curare le zone verdi
  • creare spazi-giochi e strutture sportive per i bambini (una piscina comunale in ogni circoscrizione)
  • centri di ritrovo per gli anziani
  • pulire i marciapiedi
  • prevedere lo spazzamento delle strade secondo un calendario prestabilito
  • incrementare la raccolta differenziata porta a porta ed eliminare (in via definitiva) i cassonetti della spazzatura sempre aperti
  • lavorare sul decoro urbano

Richieste (di normalità) al futuro sindaco di Napoli

Sindaco di Napoli, utopia o normalità?

Richieste assurde o pretese normali di un cittadino non assuefatto?
A voi, Lettori ed elettori, la risposta.


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Parco del Poggio, area bimbi chiusa da 4 mesi per manutenzione

Parco del Poggio, area bimbi chiusa da 4 mesi

«L’area giochi è chiusa da quattro mesi» spiega il gentile custode del Parco del Poggio di Napoli.
Le due altalene ammanettate, lo scivolo imbavagliato, le automobiline bloccate.

Un malinconico spettacolo si presenta a chi, entusiasta, giunge in questo stupendo angolo di verde metropolitano.

Quattro mesi.
Per «mettere in sicurezza alcuni giochi non a norma».
Quattro mesi per manutenere uno scivolo, due altalene, i medesimi giochi installati in qualsiasi altro parco cittadino.

Parco del Poggio, l'area bimbi chiusa da quattro mesi per manutenzione

Tra i profumi ed i colori della primavera

Sabato 16 aprile, l’area verde sui Colli Aminei risplende di colori e profumi.
Pulito, ben tenuto, mai chiassoso, al parco del Poggio il trionfo del verde con un panorama sul golfo ed il Vesuvio spettatore divertito.

Giovani stesi sull’erba per la dolce tintarella, famiglie rilassate, gli anziani dalle panchine osservano e sbuffano «ai miei tempi …», in un angolo un ragazzo legge e ripete la lezione.

Parco del Poggio, il trionfo di colori e profumi

Bloccati dalla (peggiore) burocrazia

Un quadro perfetto.
Tranne l’area dei bambini.
Un sinistro cartello annuncia:
«AREA CHIUSA PER MOTIVI DI SICUREZZA – AREA IN MANUTENZIONE»

Che sconforto osservare la zona morta del parco, proprio la parte che dovrebbe essere la più vivace ed allegra, prigioniera di un desolante filo rosso.

Una sporca recinzione figlia della burocrazia malata, la malapolitica killer della fantasia e nemica della normalità.

Parco del Poggio, l'area bimbi chiusa da 4 mesi perchè alcuni giochi non sono a norma
«Durante un controllo, un perito del Comune ha dichiarato alcuni giochi non a norma» mormora un dipendente del parco.

«Invece di riparare i giochi non a norma, preferiscono chiudere l’intera area?» chiedo scandalizzato.

Parco del Poggio, da 4 mesi l'area dei bimbi chiusa per manutenzione

L’uomo annuisce sconsolato, la questione deve averla spiegata mille volte alle tante famiglie che giungono nel parco e trovano la triste sorpresa.

«Ed in quattro mesi, non è venuto nessuno a riparare i giochi?» domando inviperito.
Quasi a giustificarsi per colpe non sue, il custode farfuglia una risposta.

Troppo tardi.
Sono già col cellulare in mano a documentare l’ennesimo blocco colpa di una burocrazia malata e di una indifferenza generale.

Il bellissimo parco del Poggio deve essere usufruibile anche dai bambini.
Anzi, soprattutto dai bambini!


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