Il fascino della carta stampata?
Dal web al giornale.
Il post Scale mobili al Centro Direzionale: cosa accadrebbe dopo il tocco magico della Fatina? è stampato nero su bianco, a pagina 7 del numero di novembre di Vivere, il mensile di informazione del Centro Direzionale di Napoli.
L’ammetto: toccare un mio articolo, avere tra le mani un pezzo di carta sul quale sono impressi i pensieri tramutati in parole, mi stupisce sempre.
E anche stavolta, leggo e rileggo il pezzo, e sorrido soddisfatto.
Un ringraziamento a Vivere
Il giorno dell’uscita del numero di novembre (distribuito gratuitamente nelle edicole, negozi e bar del CDN ), in ufficio ricevo una busta con varie copie del giornale.
Sfoglio ed a pagina 7 trovo l’articolo.
Un pensiero davvero gentile (e gradito).
Ringrazio pubblicamente il Direttore e la Redazione per l’attenzione e la premura.
Contro ciò che «normale» non è
Immagino i mille volti dei Lettori.
Con il giornale tra le mani, durante un caffè, in metropolitana o nella pausa pranzo, scorrere gli occhi tra le righe del periodico.
La foto delle indecorose scale (im)mobili che ogni giorno loro stessi osservano, magari attraversano indifferenti, assuefatti allo stato di incuria nel quale versano, cattura lo sguardo.
Meditare del perché tale opera sia in uno stato di abbandono, a chi tocca pulirle, perché non sono state protette, riparate e messe in funzione.
Di chi la responsabilità di tale scempio?
Quesiti scontati privi di risposte razionali.
Ecco, questo è il punto: evitare di accettare come «normale» ciò che normale non è.
Pensare che, tale concetto venga condiviso con i tanti lettori di Vivere, mi inorgoglisce.
E se anche uno solo di loro riflette, si scuote e torna a scandalizzarsi difronte il degrado delle scale (im)mobili, il nostro piccolo, grande obiettivo sarà raggiunto.
Facebook, ecco il commento più digitato
By Mario Monfrecola
On 27 Gennaio 2014
In Tecnologie
facebook, gli ultimi 100 commenti?
E’ evidente, il 99% degli utenti registrati a facebook genera contenuti inutili.
Difatti, il mondo dell’informazione vivrebbe bene anche senza i milioni di post digitati da ogni angolo del Pianeta da chiunque.
La mia amara considerazione non vuole essere una critica al citizen journalism ovvero il giornalismo partecipativo bensì a tutti coloro che utilizzano i social network in modo distorto.
Per dimostrare la mia tesi, ho analizzato gli ultimi cento commenti dei miei «amici» presenti sul sito di Mark Zuckerberg.
Uno studio senza precendenti
Uno studio serio (e senza precedenti) su un vasto campione che ben rappresenta la popolazione globale: i miei contatti vanno dallo studente (di ogni ordine e profitto) fino al professore universitario, dall’imprenditore al disoccupato, non manca la casalinga di Voghera e nemmeno la donna in carriera.
Sportivi, obesi, ristoranti e attività commerciali, esperti informatici e cialtroni, nonne, zie, mamme e papà, single, amanti, suocere … i miei «amici» accedono dal pc di casa e dal computer dell’ufficio, via smartphone e con i tablet di ultima generazione.
E cosa scrivono di tanto interessante?
Il commento più digitato
Condividono contenuti già condivisi da altri utenti creando un circolo vizioso senza fine (privo di valore aggiunto).
Si potrebbe pensare che il meglio del superfluo lo si legga nei giorni delle ricorrenze, i compleanni su tutti.
E’ vero, si sprecano le frasi profonde e sincere al festeggiato di turno («auguri») ma la mia indagine smentisce questo luogo comune e fornisce un risultato sorprendente: il commento più scritto su facebook è lo sbalorditivo, intenso, appassionato, filosofico «AHAHAHHAH».
Da notare: la potenza di questo commento mette fine a qualsiasi conversazione.
AHAHAHHAH
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