L’Amore con la “A” maiuscola
Non tocca certo a me descrivere l’Amore, quello con la “A” maiuscola intendo.
Per comprendere questo sentimento inspiegabile, si possono consultare i versi dei sommi Poeti oppure – per chi ama i peccati di gola – gli aforismi dei Baci Perugina.
D’altronde, è noto pure ai sassi: in questo blog mi occupo di «mostri» e nessuno pretende che in un post (breve per rispetto del Lettore) sbrogli una matassa complicata in cerca di una soluzione da duemila anni e passa!
Posso, però, aggiungere all’enciclopedia esistente sull’argomento una nuova, insignificante osservazione: il vero Amore si evince (anche) in cucina.
L’amore in cucina
Il teorema è presto spiegato con due semplici esempi.
Mangio la pizza con la tecnica del Sistema eliocentrico: il centro della Pizza è l’ultimo, prelibato boccone da gustare ed intorno al quale gira la degustazione di tutte le altre fette.
Ebbene, giunti al fatidico morso finale – quel piccolo, morbido e succulento trancio rettangolare ricco di mozzarella e pomodoro – guardo negli occhi la mia dolce metà ed amorevolmente le chiedo (preoccupato, l’ammetto): «mica lo vuoi?».
E lei garbatamente rifiuta conscia del sacrificio affettuoso a cui mi sono (volontariamente) esposto.
Il sano egoismo
Un piccolo dolce dopocena è obbligatorio: rafforza lo spirito, gratifica l’animo e rende i «mostri» quotidiani meno orribili.
Dallo scatolo estraggo l’ultimo, gustoso gianduiotto.
Osservo con ingordigia il piccolo dessert a forma di barca rovesciata avvolto in una leggera carta dorata per la delizia delle mie papille gustative e poi la vista si sposta sul mio pargoletto: padrone del divano, col telecomando ben stretto tra le mani, ride mentre guarda in TV le avventure di Tom e Jerry.
Offro l’ultimo cioccolatino al marmocchio: senza distogliere lo sguardo dallo schermo, inghiottisce il pasticcino con un sol boccone.
«Me ne dai un altro papà?» chiede l’ignaro.
«Sono finiti, era l’ultimo» rispondo e divertito penso all’ingenuo e sano egoismo dei bambini.
Non è forse vero che l’Amore si manifesta anche attraverso la rinuncia volontaria, consapevole e gioiosa all’ingordigia culinaria (e non)?