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Tag: internet (Page 2 of 4)

I segreti di un video virale

Non ho gli strumenti per giudicare la veridicità di questa storia ma, a volte, nella vita bisogna credere.
D’accordo, potrebbe trattarsi di un cast che recita una sceneggiatura scritta ad hoc per il web.
Oppure no.

Qualunque sia la tua opinione, su un punto siamo tutti d’accordo: si tratta di video virale capace di emozionare lo spettatore.
E se lo spettatore si emoziona. condivide e diffonde.
Perché?

I segreti di un video virale

La durata

Il tempo ideale: tre minuti e tre secondi.
Non troppo lungo per annoiare il navigatore abituato a saltare da link in link con la stessa facilità di un rospo in uno stagno e non breve per potersi immedesimare nei protagonisti.

L’inizio

Un giovane (qualunque) chiede ad un senzatetto (disperato) una fetta di pizza.
Lo stupore per la richiesta a sorpresa tiene alta l’attenzione dello spettatore: quale sarà la reazione dell’uomo?

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Il contenuto

Sentimenti globali: dramma, indifferenza, aiuto, sostegno, ricompensa, emozione comprensibili in ogni angolo del Pianeta.
La sfera emotiva è universale e la solidarietà è auspicabile da tutti i cittadini, dalle caotiche metropoli giapponesi fino agli sperduti paesini del sud America.

L’happy end

Una musica rassicurante ci porta verso la scena culminante: il senzatetto (che venti minuti prima accetta una pizza) cede parte del suo pasto al giovane, autore dei precedenti fallimenti.
Il povero uomo riceve l’inattesa ricompensa e scoppia in un pianto di felicità per un finale commovente.

I social network

L’emozione spinge alla condivisione: l’effetto domino è la conseguenza naturale, il video passa di bacheca in bacheca.
Un “Mi piace”ed uno “share” ed i social trasformano il cortometraggio in un filmato virale visto da migliaia di persone.

Offrono una pizza gratis a un barbone… e quello che il barbone fa con la pizza mi ha fatto piangere!


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Il (mio) compleanno è on-line

Se decido di vivere il web, devo accettare le regole del gioco: rinunciare ad una fetta di privacy.

E’ il prezzo da pagare per la propria identità digitale

Dunque, care Lettrici e affettuosi Lettori, prima che lo scopriate leggendo lo scoop da un giornale di gossip mentre siete dal parrucchiere oppure restiate sorpresi da un breaking news televisivo, preferisco comunicarvelo io.

Oggi è il mio compleanno

L’età è nota (ma Wikipedia mi ha già dedicato una pagina?) ma tutto sommato a chi interessa se ho varcato la soglia degli anta, sono prossimo alla pensione (il miraggio della mia generazione) oppure sono un giovincello con i un po’ d’argento tra i capelli?
A nessuno suppongo, nemmeno al diretto interessato (azzardo).

La vita è adesso e tanto basta per godermi questo giorno speciale, insomma potevo anche non nascere.
Dunque, rispondo agli auguri via whatsapp degli amici (o presunta tali), ai tweet dei follower, ai post della fan page ufficiale e agli sms di chi ancora resiste all’inesorabile avanzata della tecnologia.

Accendo la webcam, immortalo il momento e concedo questo pezzo di storia ai posteri: un po’ di sano egocentrismo, sono io il «mostro» del giorno.
Dopotutto, il compleanno è on-line.

 il mio compleanno è on-line


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E’ morto il selfie, viva il selfie!

Il selfie ha le ore contate.
Come tutti i fenomeni privi di contenuti, anche il banale autoscatto è al tramonto. L’idea-propaganda lanciata da una comitiva di attori ed attrici in gita (pagata) ad Hollywood, imitata dalle masse comuni con esiti ridicoli, ha farcito inutili pagine social intasando la Rete, ha saturato le memorie di Google, Facebook, Twitter ed Instagram senza – peraltro – contribuire a significativi passi in avanti dell’Umanità.

Anzi, il selfie conferma – casomai ci fossero ancora dubbi – la superficialità della moda del momento.

Per fortuna del genere animale, l’evoluzione della specie impara dai propri errori e dall’elettroencefalogramma piatto, prima o poi, un impulso di intelletto si fa strada.

E’ il selfie2.0, per i superficiali un autoscatto allo specchio, per chi vede oltre, invece, rappresenta l’egocentrismo dell’individuo del ventunesimo secolo limitato dalla coscienza personale, l’eterna lotta tra la voglia di mostrarsi e la decenza del privato, il conflitto interiore che lacera l’animo dell’uomo ipertecnologico, la dipendenza delle nuove generazioni come segnale mediatico contro l’uso indiscriminato delle droghe nel mondo.

Dalle macerie della ragione, avanza una speranza.

Sono io.
L’ideatore del selfie 2.0

selfie 2, il ritorno della rivoluzione?

C’era una volta il sito Internet

Mio nipote ha dieci anni ed accede al suo profilo social più volte al giorno e sempre via smartphone. Perché il mobail (per gli esperti del settore, mobile) è l’innovativo e rivoluzionario metodo per consultare le pagine web e, per un baldanzoso giovanotto moderno, accendere il computer, collegarsi ad Internet, aprire il browser e digitare l’indirizzo è un concetto preistorico «come ci fa fare la professoressa a scuola».

Eppure, un tempo non troppo lontano (prima che nascesse mio nipote?) il sito internet era una pagina vagante nell’immenso oceano della Rete, un arcipelago infinito di isole HTML collegate da link e raggiungibili dai lenti e disordinati motori di ricerca.

Oggi, invece, mio nipote cosa intende per «sito internet»?

i dinosauri di internet
 

Uno spazio fruibile principalmente dai dispositivi che portiamo con noi (sempre per gli esperti o presunti tali, deve essere responsive), cioè in grado di adattare la visualizzazione a secondo se accediamo dal computer di casa, dal tablet in treno oppure dal cellulare mentre attendiamo la fidanzata prigioniera del parrucchiere.

Il nostro bel sito, non solo deve modificare il suo aspetto grafico ma deve proporre in modo adeguato i contenuti: se consulto le ultimissime news via cellulare mentre sono in coda alla posta, devo avere – in una sola e piccola schermata – la sintesi delle notizie senza navigare nelle sezioni della politica, sport e economia.

Inoltre, chi ha l’ardire di aggiornare il suo stato social tramite i “preferiti” del browser dello smartphone? (per poi digitare «ke stress sto cellulare, sto male, mandatemi un poke di solidarietà»)?!?
L’app ha estinto la razza ed anche gli ultimi dinosauri si sono adeguati.

Per mio nipote di dieci anni internet è un universo gratuito composto da infiniti pianeti sui quali atterrare per pochi secondi e poi ripartire velocemente, tutto a portata di dito (anzi, di touch).
Il suo voto, al sondaggio che segue. è scontato.
Ed il tuo?

[socialpoll id=”2222610″]

Fantascommettiamo?

Fantascommetto, il gioco senza la scommessa

La passione per il calcio mi spinge a giocare e mai a scommettere.
I soldi fanno a cazzotti con lo spirito sportivo e guai ad immischiare i due ingredienti, si rischierebbe di rovinare la ricetta che da anni sazia milioni di uomini (e donne) affamati di emozioni.

Eppure, a ben riflettere, sono proprio i calciatori ed i loro procuratori ad aver mercificato questo gioco: il tempo di trasformare due normali azzurri – Cavani e Lavezzi – in campioni e subito sono stati risucchiati dai petrol-dollari parigini.

Vige la regola del più ricco.
Addio ai sentimenti, benvenuti nel l’universo del pallone dorato.

In questo mondo di arraffoni, chi tutela il povero tifoso-romanticone?
Il web.

E così, dall’inzio della serieA, anche io Fantascommetto

fantascommetto, il sito ufficiale

Le regole di fantascommetto

fantascommettiamo, il gioco gratis delle scommesse sul calcio

 

Prima regola imprescindibile: il gioco – perché si tratta semplicemente di un gioco – è gratis.

Si punta sulla giornata di campionato (Champions League e/o Europa League)) come in una vecchia schedina, con il romantico segno 1-X-2 che ricorda i tempi gloriosi, quando il calcio si seguiva per radio ed i gol in tv arrivavano nel “Novantesimo Minuto” delle 18,15.

Niente formazioni, calciomercato, panchine corte e lunghe: stavolta i soldi non determinano il più forte.

Il guru del giorno

E’ solo una questione di intuito, perché essere «guru del giorno» dopotutto è come «fare tredici al totocalcio» (per i più giovanissimi, si informino sul significato intrinseco del termine e del profondo concetto storico che racchiude tale affermazione).

Una fortuna non impossibile da carpire in una domenica di puro divertimento on-line, quando gli amici sballano i pronostici e tu sei al posto giusto nel momento giusto: sei su fantascommetto.com

Per chi volesse sfidare il sottoscritto – noto nell’ambiente delle scommesse senza soldi come il «mostro» – può partecipare al campionato Best Bet.

Allora, fantascommetti anche tu?

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La bellissima foto dell’estate (passata inosservata)

Il castello aragonese di Ischia

Lo scatto che immortala il castello aragonese di Ischia in un giorno qualsiasi di luglio dopo l’ennesima pioggia estiva, suscita un successo inatteso.

Viaggiando per le infinite (e misteriose) autostrade digitali della Rete, la foto è piaciuta a ThugLifeSocialMedia, rapper/hip hop di West Palm Beach in Florida (45100 follower), ha conquistato Noah Fairbanks, un simpatico avvocato di animali di Los Angeles esperto di entertainment (93600 follower), apprezzata da Rita Hunter amante della cultura italiana (1297 follower) ed infine gradita a Miguel Araujo, un professore argentino di squash (2150 follower).

Il retweet – l’azione che via Twitter permette di girare un messaggio ai propri seguaci – della foto scatena l’effetto-domino e l’immagine del mare agitato di Ischia sotto l’antico monumento in pochi istanti vola per l’intero globo (accetto donazioni e soggiorni gratis dal Comune di Ischia per la pubblicità gratuita all’isola).

Eppure, a me autore dell’ormai famosa istantanea, i conti non tornano.

Un successo immeritato

Certo, l’immagine delle onde blu in subbuglio dopo la tempesta che si infrangono sulla scogliera, la montagna con l’impetuoso castello opera di uomini coraggiosi che sovrasta le barche impotenti difronte alla forza della natura, flash e sensazioni affascinanti raccolte da un modesto zoom della miserevole fotocamera del mio vetusto smartphone, destano emozioni.

Ma lo scatto, visto la bellezza spontanea del luogo, è elementare: chiunque avrebbe potuto ottenere di più.

Per l’ovvietà della location, ammetto con estrema sincerità: la fotografia non merita l’attenzione conquistata.

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La foto dell’estate

Invece, mi piacerebbe decretare la stessa popolarità ad un altra mia foto passata perlopiù inosservata: il carretto del venditore di granite parcheggiato sulla riva del mare in un folgorante tramonto cilentano.

Questo fotogramma, catturato nel momento esatto nel quale l’ambulante si allontana e lascia incustodita la sua gelateria mobile (da leggere «mobail»), evidenzia il merito del sottoscritto: la capacità di imprigionare l’istante.

Forse – e dico forse – la virtù dell’appassionato di fotografia rispetto al dilettante allo sbaraglio armato di mitragliatrice spara-click è proprio la scelta del tempo: non attendere che le orate sorridano e le spigole si mettano in posa ma vedere «oltre» ed immaginare il dettaglio invisibile.

Di questo scatto, sono orgoglioso.

Una bellissima foto dell'estate (passata inosservata)


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Spegni il display, accendi la Vita!

Camminiamo col viso nel telefonino

Da quanto tempo non controlli se è giunta una notifica sul tuo smartphone?
Un minuto? Oppure due?

Camminiamo per strada col viso sprofondato nello schermo del telefonino, condividiamo esperienze via social invece di viverle appieno, utilizziamo i tablet come moderni baby-sitter per i nostri bimbi iper-tecnologici.

Abbiamo centinaia di «amici virtuali» ma, se vogliamo sfogarci, non sappiamo nemmeno se qualcuno ci stia ascoltando.

Persi tra i menù ed immersi nella lista dei contatti, assomigliamo ad automi senza cervello.

spegni il vdeo, accendi la vita

Un mondo di asociali

Isolati dal mondo che ci circonda, trascuriamo chi ci sta vicino.
Siamo un popolo asociale, non ci basta più parlare con gli altri, guardare negli occhi qualcuno … siamo una generazione di robot prigionieri nella Rete digitale.

Non buttiamo via il tempo, spegniamo il display, alziamo gli occhi.

Basta guardare questo video, viviamo la Vita vera.

Vado.


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E all’improvviso il web si riempì di «nuvole»

Le nuvole sempre con te

Se chiedete in giro cosa sia il «cloud» il 99% degli intervistati sgranerà gli occhi e resterà a bocca aperta senza proferire una parola. Armati di buona volontà, spiegherete loro: «il cloud, la nuvola che ti segue ovunque tu vada!» e allora, quasi certamente, vi ritroverete la solita battutaccia «ah, certo la nuvola di Fantozzi?»

Quale sia la definizione del «cloud» lo potete leggere voi stessi cercando via internet, la letteratura è ampia visto l’estrema attualità dell’argomento. Non vergognatevi, potete anche partire dalla pagina di Wikipedia.

E all'improvviso il web si riempì di «nuvole»

Cos’è il cloud

Il «cloud» è un hard disk sempre al mio fianco.
La sua capacità è variabile (dipende a chi mi rivolgo e quanto voglio spendere), l’accesso è rapido ed immediato: posso gestirlo via smartphone, dal computer o qualsiasi altro dispositivo collegato alla Rete.

Il vantaggio, rispetto al passato, è lampante: la «nuvola» è in “cielo” e come tale non occupa spazio (fisico), è indistruttibile ed è un’entità mobile che mi segue ovunque, non mi devo preoccupare del backup dei dati e della sicurezza, ogni volta che carico un file sulla «nuvola» questo è automaticamente visibile da tutti i sistemi collegati (ricordate la pubblicità della Apple? Scatti una foto con l’Iphone e te la ritrovi, senza dover far nulla, sull’Ipad e sul Mac).

GDrive, il cloud di Google

Tra i tanti «cloud computing» disponibili, io mi affido al servizio di BigG, Google Drive.

Se si possiede già un account, il link compare direttamente nella barra di Gmail altrimenti occorre registrarsi.

Come tutti i prodotti della società di Mountain View, è facile da usare: sul computer GDrive si presenta come una nuova cartella di Windows, sul web con una semplice interfaccia grafica (che ricorda GoogleDoc), sullo smartphone con un app che richiama l’applicazione internet.

Qualsiasi file copiato sulla «nuvola» compare immediatamente sulla cartella del computer, sul sito web e sul cellulare perfettamente sincronizzati!
Notevole (il servizio è gratuito con 5GB disponibili).

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I vantaggi di Amazon

Un altro interessante uso del «cloud» l’ammiro ogni volta che acquisto un e-book tramite il mio Kindle: lo compro ed il download avviene sull’e-reader, sullo smartphone tramite l’app di Amazon e sul computer mediante l’apposito software.

In archivio (cioè sulla «nuvola») ho sempre a disposizione tutti i libri acquistati, sui dispositivi quelli che desidero leggere.
Da notare che quando consulto un e-book questo si apre precisamente all’ultima pagina letta (indipendentemente da dove io abbia consultato il libro).

Il futuro? Sulle nuvole

Con un uso di massa dei vari servizi di «cloud computing» non è difficile prevedere – in un futuro non molto lontano – la fine di tutti i supporti fisici utilizzati per immagazzinare i dati (ad esempio, pen-drive oppure agli stessi CD e DVD).

Meno supporti meno rifiuti elettronici, già ciò dovrebbe invogliarci a provare questa nuova tecnologia.

Forza ragazzi, la vostra fedele «nuvola» è già pronta all’uso, aspetta solo un vostro fischio per attivarsi e seguirvi 


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Minacciato da Ed Hutchinson, il mio profilo facebook

Ed Hutchinson l’imperturbabile

«Io ti licenzio!» tuono minaccioso nel faccia a faccia con Ed Hutchinson, il mio profilo facebook.
«Non mi porti un mostro degno di questo nome dall’epoca presocratica!» gli rinfaccio rosso in volto come se non riuscissi ad inghiottire un rospo granatiere.

«Ricorda: io ti ho creato e ti distruggo quando voglio» aggiungo con voce calma e lo sguardo gelido del serial killer.
«Non hai il coraggio, sei un romantico Mario e come tutti i romantici sei vulnerabile» replica il vecchio reporter anni cinquanta.

Ed Hutchinson.

Fan page o profilo facebook?

Nonostante il divieto e con tutta la tranquillità di questo mondo, Ed  incurante della mia intolleranza verso la nicotina, si accende la solita sigaretta.

Dopo due intense boccate di tabacco, mi guarda dritto negli occhi e, crudele, sentenzia: «senza di me non sei nessuno, quel tuo squallido blog è patetico. Io ti servo, ho duemila amici su facebook e grazie alla mia condivisione i tuoi post hanno un minimo di visibilità. Se mi cancelli, cadi nel dimenticatoio, sei finito, ricordalo sempre».

La controfigura di Humphrey Bogart mi degna di un ultimo sguardo e prima di sbattere la porta per uscire definitivamente dalla scena conclude torvo: «chiudi subito quella ridicola fan page prima che sia troppo tardi».

La vendetta

«Non te la darò vinta maledetto Ed» mugugno tra i denti mentre mi collego al profilo facebook.
Digito con rabbia la password, accedo alle impostazioni e clicco su “Protezione” e, con la bava alla bocca, già pregusto il momento in cui pigerò su “Disattiva il tuo account” per cancellare ogni traccia di Ed Hutchinson dal social network di Plano.

Poi il raptus di odio si placa per far posto ad una vendetta calcolata: «devo isolare questo mostro, lasciare Ed senza amici facebook e trasferire i duemila contatti sulla fan page».

Una speranza illumina i miei pensieri, un sorriso beffardo compare sul mio volto entusiasta: detesto i ricatti (virtuali e non) come le relazioni obbligate.

Ora tocca a Voi, cari Lettori: aderite alla fan page di faCCebook ed annullate ogni collegamento con il perfido Ed Hutchinson.
Il cyber-bullo ha le ore contate.

Mi dica pure (un commento non si nega a nessuno)

Il navigatore tuttologo

Il mondo dei social network, tramite il coinvolgimento attivo dei propri iscritti, genera mode, crea tendenze e decreta il successo oppure il fallimento di una qualsiasi iniziativa.

Nel we2.0 il navigatore è una risorsa da sfruttare, un cliente al quale estirpare un commento, l’esperto in ogni settore pronto a sparare opinioni sui temi d’attualità, una recensione sull’opera teatrale oppure sul premio Oscar, un consiglio sul piatto tipico del Bangladesh, un giudizio sulla politica estera del Pakistan ed un voto nel sondaggio del giorno per stabilire la miglior carta igienica in circolazione.

A dispetto dell’iperattività del tuttologo virtuale, restiamo inermi difronte alle sentenze dei motori di ricerca.

Fiducia cieca in Google

Da internauti ingenui, demandiamo a Yahoo! e compagni la navigazione, ci fidiamo delle risposte, raramente eseguiamo controlli incrociati sui risultati di una ricerca.

Come dei bambini presi per mano dalla mamma, davanti a Google diveniamo adulti sempliciotti privi di senso critico, persone assuefatte, percorriamo l’unica strada possibile.

Consegniamo le chiavi dei nostri pensieri e nudi attendiamo felici di essere condotti.

L’ecosistema necessita degli escrementi

Ma, come la Natura insegna, l’equilibrio di un ecosistema necessita anche degli escrementi del più miserevoli dei parassiti ed il nobile principio vale pure nell’iperspazio.

Difatti, il compito del tuttologo – a sua insaputa – è fondamentale per ristabilire la democrazia della Rete: nonostante non indaghi mai sulla veridicità della fonte di una notizia, l’incauto mitraglia di commenti qualsiasi pagina gli capiti a clic e la spazzatura generata permette la diffusione di notizie dirette saltando i filtri imposti dagli avanzatissimi algoritmi dei motori di ricerca.

Per alimentare questo processo di giustizia sociale (basato sull’entropia), da oggi anche su faCCebook sarà possibile lasciare un commento utilizzando il proprio account facebook, la madre dei tuttologi social.

Trovo questa innovazione – figlia dei nostri tempi – davvero interessante.
Concordi?


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Il punto 4G esiste davvero?

Cavalcare la promozione

Il colpo di fulmine con la TIM è scattato dopo la proposta indecente: 400 minuti verso tutti, 1000 sms, 2GB per la navigazione internet da consumarsi in un mese all’inebriante prezzo di 7€.

Inoltre, la velocità di connessione promessa è l’ultraveloce 4G.
Non ho esitato un attimo e ho ceduto alla tentazione mobile (mobail per chi mastica l’inglese).

Le tariffe per i cellulari sono l’unico campo in Italia ove la concorrenza spietata tra gli spasimanti porta indubbi vantaggi a noi consumatori inseguiti ed adulati.

Bisogna però essere infedeli, cambiare operatore senza remore, entrare a far parte del giro di offerte commerciali via call-center, tenere il proprio gestore telefonico sul filo costante del dubbio, non essere legati al romantico concetto del «per sempre con te».
Se resti devoto, sarai trascurato.
Se tradisci, verrai premiato.

la bufala del 4G

L’infedeltà premia

Cavalcare l’onda della promozione del momento fino alla naturale scadenza per saltare sul cavallone ancora più affascinante di un altro corteggiatore, sempre col sorriso sulle labbra, privi di sensi di colpa e col salvadanaio che ci ringrazia.

La facilità dello scambio non scandalizza più nessuno (serve solo la copia della carta di identità, del codice fiscale ed il numero della SIM).
Il nostro nuovo compagno farà il resto: come ogni innamorato entusiasta, all’inizio prometterà mari&monti pur di conquistare l’amore e (soprattutto) l’utopica fedeltà.

A noi non resta che fingere, accettare il rapporto e mostrarci soddisfatti finché il legame sarà conveniente, poi – alla prima nuova proposta eccitante – sferreremo la pugnalata per fuggire col nuovo e seducente operatore.

Le regole del gioco sono ciniche e note alle controparti: una relazione dura in media sei mesi dopodiché prevale l’infruttuosa routine.
A quel punto, meglio trovarsi un nuovo partner.

Del 4G nemmeno l’ombra

Oggi sono in luna di miele con  la provocante signorina TIM e già si intravedono i primi segni di usura.
Della connessione 4G tanto enfatizzata nessuna traccia.
Al centro città (Napoli), in periferia, vicino al mare o in montagna al più raggiungo – a tratti – un sudato 3G ma quasi sempre la velocità della connessione internet presenta un livello standard “H” (ed anche un mediocre “E”).

Ma non mi lamento: se tradisci non puoi certo dormire sonni tranquilli e – prima o poi – un colpo basso te lo devi aspettare.
Dopotutto gli amanti sono subdoli e la menzogna rende la vendetta più eccitante.


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Fiorello contro i «mostri 2.0»

Fiorello e l’incidente stradale

Un incidente stradale tra un VIP ed un anonimo (e sfortunato) pedone scatena la polemica incontrollata e l’anima razzista del Belpaese riaffiora in tutta la sua miseria.

A Roma, Il Fiorello nazionale con lo scooter investe un passante, il sinistro viaggia in tempo reale via social e tra “Mi piace”, “Condividi”, “+1” e “Retweet” da sotto al tappeto riemerge l’atavica polvere classista: l’Italia si divide tra chi difende il ricco artista e chi il povero cittadino.

#fiorelloincidente

La solita italietta

Lo scontro tra i moderni guelfi e ghibellini riempe le pagine del web2.0 mentre sociologi e filosofi discutono in perversi approfondimenti nei TG.

La vittima (73 anni secondo le cronache) percepisce la pensione minima?
Il privilegiato showman ha soccorso l’uomo?

E’ bastata la più comune delle scintille (un incidente stradale come gli altri centinaia di migliaia che si registrano ogni anno in Italia) per aizzare la rivolta virtuale.

E’ la rivincita dell’anonimo contro il personaggio amato da tutti, la vendetta di chi soffre verso l’uomo dello spettacolo ricco e famoso, la riscossa del deluso, il godimento dell’invidioso, l’attimo di celebrità del «mostro» in cerca di notorietà.

Il circo mediatico

Lo stesso «mostro» che partecipa sul web alla discussione social del momento e commenta con la medesima superficialità l’incidente di Fiorello, la foto in bikini della nuova velina di Striscia ed il dramma senza fine della fame nel Terzo Mondo.

Ma la storia insegna: spenti i riflettori mediatici e dimenticato l’incidente, gli accusatori di oggi saranno i più entusiasti spettatori del prossimo spettacolo dello showman siciliano.


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