faCCebook.eu

Sbatti il mostro in homepage!

Tag: Italia (Page 2 of 4)

Chiasso (Svizzera), una storia normale che stupisce gli italiani

Chiasso, l’intervento dei Vigili del Fuoco

La quiete del parco pubblico di Chiasso è interrotta dalle sirene della polizia che, in un tranquillo sabato mattina di giugno, irrompono nell’area verde del piccolo paese svizzero.

Le forze dell’ordine scortano due automezzi dei Vigili del Fuoco chiamati da una mamma presente nei giardini con il suo bimbo.

La donna, visibilmente preoccupata per un ramo in procinto di spezzarsi, lancia l’SOS.
In pochi minuti, i militari giungono sul luogo incriminato e con il nastro d’ordinanza bianco e rosso, isolano immediatamente l’intera area minacciata dall’albero ferito.

A Chiasso - Svizzera - dove la manutenzione è normalità

Sotto lo sguardo attonito e incuriosito di decine di marmocchi, i pompieri operano velocemente: attraverso la super-scala, raggiungono la cima del «mostro» e tagliano il ramo pericolante.

Chiasso, l'azione dei vigili del fuoco per tagliare un ramo pericolante

Il tronco viene potato e ridotto in piccoli ed innocui pezzettini per essere trasportato via.

Chiasso, la manutenzione è normalità

Il giovanissimo pubblico, con la testa all’insù, ammira affascinato.
I poliziotti rimuovono il nastro, l’area pubblica è di nuovo sicura e disponibile per i bimbi.
Scoppia un applauso spontaneo.
I pompieri, scortati dalle forze dell’ordine, volano via … mentre i bimbi presenti sognano – un giorno – di imitare i loro nuovi eroi.

Il vero «mostro»? La meraviglia italiana

La meraviglia per lo zelante intervento svizzero, lo stupore provocato dalla storia inviata via e-mail da un lettore oltre confine, dimostra la nostra assuefazione.

Il cittadino napoletano (italiano) è impreparato ad un’azione di ordinaria manutenzione pubblica, indice di efficienza e fiducia verso le Istituzioni: una mamma preoccupata chiede l’intervento dello Stato per rimuovere un potenziale pericolo e lo Stato interviene prontamente, annulla la minaccia, restituisce il bene comune alla cittadinanza.

E’ una vicenda normale (nel resto del mondo).
Perché noi italiani/napoletani ci stupiamo?

Questa storia, in Italia come sarebbe finita?

Nel giardino pubblico tricolore, il cittadino avvista il ramo penzolante e chiama i pompieri.
Dopo vari tentativi, al 115 rispondono: al momento non ci sono squadre disponibili.
A fine giornata, giungono i Vigili del Fuoco, isolano l’albero e vanno via.

Di più non possono: la burocrazia impone loro di stilare una relazione da consegnare all’ufficio competente che, al momento, è chiuso per mancanza di personale.

Dopo vari giorni di inoperatività, il cancello d’ingresso del parco viene sbarrato ed un avviso scritto a mano (su carta non intestata) informa che occorrerà verificare lo stato di tutti gli alberi presenti.

Le associazioni di cittadini, incavolate, protestano.

Il Comune emette un comunicato scarica barile: la responsabilità è della Soprintendenza e della Provincia.
Quest’ultimo ente, però, in teoria non esiste e non può rilasciare il certificato di agibilità.

Trascorrono mesi, il parco rimane non accessibile mentre l’insaziabile burocrazia divora carte, timbri ed autorizzazioni.

Un bel giorno di primavera giungono i Vigili del Fuoco: come i loro colleghi svizzeri, impiegano cinque minuti per potare l’albero ferito.
Rimettono in sicurezza il giardino che verrà riaperto due settimane dopo: mancava l’ultima firma dell’impiegato in ferie.

(la versione italiana può variare da città in città ma nasconde un’amara verità)


Ti è piaciuto questo post? Ricevi la newsletter

Pariare, il verbo più utilizzato dai giovani

Pariare, il significato

Il divertimento a spesa altrui, una presa in giro più o meno innocente, lo scherzo pesante – stile anziano militare verso la recluta – oppure la derisione di un professore (a sua insaputa), lo scherno del gruppo nei confronti del più indifeso.

«Pariare» è il verbo più utilizzato dai giovani nostrani ed il «pariamento» avviene ovunque ci siano uno o più teenegers che dibattano.

Pariare: i film di Alvaro Vitale sono un campionario di parieamenti

Il contesto

Il termine assume significati diversi a secondo del contesto: può trattarsi di un’azione leggera (un giovane chiede ad un amico: «pariamm?» significa usciamo e ci distraiamo) o un gioco crudele («pariamm?» significa prendere di mira una persona specifica fino a sconfinare nel bullismo più becero).

L’evoluzione del linguaggio

Quando posso, ascolto sempre con estremo interesse le discussioni (spesso in un linguaggio opinabile  e con intercalari discutibili) tra adolescenti.

Affermazioni tipo: «stasera pariamm a quattro?» sono frequenti e consiglierei ai grandi studiosi della Lingua Italiana di approfondire l’argomento.

Se siete giunti fin qui, posso ammettere l’amara verità: amici Lettori, con questo post tra il serio ed il faceto, ho «pariato» alle vostre spalle 🙂

Eclissi di Lupi

La prossima eclissi solare nel 2034

Il fenomeno è eccezionale, accade una volta ogni cinquant’anni e – quando accade – vale la pena ricordalo con un post dedicato.

Lo spettacolo (naturale) acceca chiunque alzi la testa, due secondi e si resta scottati.
Lo sdegno politico, invece, colpisce e dura anche meno.

Gli scienziati annunciano: per ripetere lo stesso straordinario evento, dovremmo attendere altri diciannove anni.

La prossima eclissi solare nell’equinozio di primavera  cadrà nel 2034 (e poi 2053).
Le prossime dimissioni di un politico coinvolto in questioni etiche opinabili, invece, nessun esperto può prevederle.

In statistica, un’eclissi solare nell’equinozio di primavera e le dimissioni di un ministro nella stessa giornata è definito «evento impossibile» cioè ha una probabilità zero di accadere.

Eppure è accaduto.
In Italia però, aleggia un dubbio: quale dei due eventi è eccezionale?

Elissi di Lupi


Ti è piaciuto questo post? Ricevi la newsletter

Charlize Theron a Sanremo, perchè l’Italia non dimentica

Perchè Charlize Theron?

Il divano mi concede l’onore delle armi.
Prima di cadere in un sonno profondo – col telecomando eroicamente stretto le mani –  ho la forza per un ultimo disperato zapping che mi porta a Sanremo.

La ragazza bionda sovrasta il piccolo conduttore mulatto con accento toscano: è alta, spigliata, sorridente, affascinante come si conviene ad una vera star hollywoodiana.
Lui è simpatico, chiassoso come un italiano sul lido estivo di Rimini alla ricerca della preda teutonica.
Nessuno scandalo, è la fiction televisiva.

Sbatto le palpebre, pulisco le lenti degli occhiali e stupito mi chiedo: che ci fa la bella Charlize al festival della canzone italiana?
Forse canterà «Volare» in sudafricano?
Oppure si esibirà in una tarantella nazional-popolare?
Mi sforzo di capire il nesso tra il premio Oscar ed il nostrano festival.
Non lo trovo.

Mistero (intimo) svelato

La suspense dura pochi minuti: dopo la pubblicità, il segreto viene svelato al pubblico adorante.
La presenza di Charlize è giustificata dagli esordi  della diva.
Fonti ufficiali confermano: lo slip della ex modella si sfilava a Santa Margherita Ligure nel lontano 1993, non distante dal teatro Ariston.

«E’ giusto, siamo un grande Paese che non dimentica» affermo convinto.
Sbadiglio e mi addormento sereno.

Charlize Theron a Sanremo


Ti è piaciuto questo post? Ricevi la newsletter

Italiano per un giorno

L’inizio

Giunto in ufficio, passo il distintivo nel lettore magnetico che, dopo un attimo, autorizza l’accesso nello spazio aperto.
Raggiungo la solita postazione ed accendo il calcolatore.
Inserisco il nome utente e la parola d’ordine ed entro – anche oggi! – nella rete aziendale.
Lentamente Finestre fa il suo spettacolare ingresso, compaiono le prime iconcine sulla scrivania digitale.
Sono pronto per una nuova, intensa giornata lavorativa.

I due colossi

Apro il programma di posta per leggere i messaggi elettronici, ambasciatori di novità non sempre piacevoli (i tempi sono quelli che sono).
Immagino la felicità di Guglielmo Cancelli: tutte le mattina, negli uffici pubblici e privati, un elaboratore si attiva ed utilizza il suo sistema operativo.
Anche i soci di Stefano Lavori non si lamentano: la Mela è in ogni tasca di milioni di utenti fedeli a Cupertino.

La riunione

Ore dieci: il direttore convoca gli impiegati per una riunione.
I vertici sono cambiati: c’è da illustrare la nuova organizzazione aziendale.
Vengono mostrate una serie impressionante di diapositive, chi è del campo ammetterà senza esitazione che Potenza del Punto è un prodotto eccezionale per visualizzare in modo elegante informazioni noiose o, nel migliore dei casi, inutili.
L’incontro termina con il beneaugurante invito dell’amato superiore: «la mia segretaria vi ha appena inviato un messaggio elettronico con allegato un documento Parola, leggetelo con attenzione. E’ presente una sintesi dei dati, aprite anche l’archivio di Eccellere. Grazie a tutti per l’attenzione».
Sveglio il collega alla mia sinistra che oramai russa e l’invito alla macchinetta del caffè per una pausa ristoratrice.

La sfida

Dopo pranzo, consulto le ultime novità tramite la Rete Mondiale.
Accedo al libro delle facce e depenno duecentocinque amici (o presunti tali) dai restanti duemila e passa, mi disconnetto disgustato e lancio un cinguettio di centoquaranta caratteri ai miei seguaci: «io, italiano per un giorno: quale è il vero significato dei termini in corsivo di questo post?».

La sfida tricolore è lanciata.
Viva la lingua italiana.

italiano per un giorno


Ti è piaciuto questo post? Ricevi la newsletter

Mattarello

Il tweet ufficiale del Premier

Matteo Renzi ufficializza la candidatura di Sergio Mattarella come futuro #PresidentedellaRepubblica.

La scoperta

Via Google cerco notizie sul candidato ma un refuso inganna il risultato: una maldestra «o» al posto della «a» ed il futuro Presidente si trasforma in un mattarello.
Nonostante la differenza palesi, lo strumento tuttofare e l’uomo politico non sono poi così distanti come una prima, superficiale analisi potrebbe far apparire.
Non mi resta che rispondere al tweet del Premier con i 140 caratteri del #Mattarello

Mattarello e Mattarella

Una bionda al Quirinale #raffaellacarraforpresident

Una donna al Quirinale

Dopo undici Presidenti della Repubblica (uomini) e quasi settanta anni di politica (al maschile), oggi – nel ventunesimo secolo – l’Italia chiede la prima Presidentessa della storia.
Raffaella Carrà piace al centro cattolico per una vita condotta senza l’ombra di uno scandalo, risulta gradita ai partiti moderni perché esempio di innovazione (vedi tuca tuca e la scossa del primo ombelico televisivo), sarà votata dalla destra moderna («è un’italiana vera») e dalla sinistra europeista (la showgirl è nata a Bologna, storica roccaforte rossa).

Non è un politico

I cittadini chiedono a gran voce una svolta: il nuovo Presidente difenderà le fasce deboli del Paese e non deve essere espressione dei partiti politici, autori – secondo i sondaggi- del macello sociale italiano.
Il popolo chiede una Lady D. nostrana, un volto noto di cui fidarsi e che dia voce agli ultimi.
Nessun uomo politico sarà capace di unire la nazione come Raffaella Carrà.

La disinvoltura della showgirl

Esperta di comunicazione, col sorriso e l’ottimismo utilizzerà il mezzo televisivo come nessun altro.
Il discorso di fine anno il capolavoro mediatico: i dati d’ascolto voleranno verso vette mai raggiunte prima.
Raffaella Carrà al Quirinale sarà una perfetta padrona di casa capace di tener testa ai potenti del mondo ed alle rispettive first lady.

Una bionda al Quirinale

Aderisci alla campagna, condividi l’hashtag #raffaellacarraforpresident

La più bella foto del capodanno

A capodanno lo zuppone si consuma a mezzogiorno.

In famiglia, nessuno vuole rinunciare a «sparare».

Nemmeno gli ultimi arrivati.

Così i festeggiamenti del trentuno terminano alle due di notte, c’é da esaurire la scorta di stelline, girandole e bottarelle.
I bimbi resistono eroicamente fino a mezzanotte e poi pretendono il dovuto premio: sotto l’attento sguardo dei genitori, dal balcone-trincea lanciano (innocui) petardi e si divertono a salutare l’anno che verrà.

L’indomani, però, pagano dazio.
E’ dura svegliarsi, gli orari saltano e la colazione funge da antipasto.

Il Capodanno perfetto

L’ingenua manina inzuppa il morbido pandoro veronese nella tazza azzurra «Forza Napoli».
Dietro il semplice gesto di ordinaria quotidianità compiuto in un giorno speciale, si nasconde lo sguardo assonnato dell’ultimo arrivato, il piccolo mitragliatore di stelline.

E’ lui l’icona dell’Italia, il Presidente della Repubblica, il Premier.

La dolce immagine del capodanno 2015 sostituisce mille inutili parole.

Le 10 parole magiche di Renzi

Matteo Renzi avanza a colpi di hashtag

Segue la lista delle parole-chiave estratte dalle dichiarazioni del Primo Ministro (considerata la notevole esposizione mediatica del segretario del PD, l’elenco è in continuo aggiornamento):

  1. da domani si svolta
  2. cambiamo tutto
  3. non molliamo di un centimetro
  4. nessun alibi
  5. il tempo è scaduto
  6. non cambiamo idea
  7. non trattiamo
  8. non accetto diktat
  9. non ci fermeranno
  10. cambiamo l’Italia

La lista-Mario

Il Premier ama la propaganda sintetica in contrasto con la politica chiacchierona dei salotti romani indice di accordi segreti e lavori infiniti sui quali lucrare.
Renzi, invece, punta sull’immediatezza dei titoli, piccoli slogan che colpiscono il cittadino sconfitto dalla mala-politica e stanco di guardare le macerie nascoste oltre il muro appena ritinteggiato.

Al futuro elettore – probabile astensionista – piacciono gli elenchi cose da fare perché trasmettono concretezza e scadenze temporali certe, dettagli che non sfuggono ad un mago dei social media come il nostro Premier twitterino.
Utilizzando lo stesso linguaggio stringato, contrappongo alla lista-Renzi la lista-Mario.
Scegliete voi quale preferite:

  1. oggi è il giorno della svolta
  2. cambiamo tutto con l’esempio personale
  3. andiamo avanti insieme
  4. le scuse non servono
  5. il tempo è prezioso
  6. discutiamo per gli interessi comuni
  7. non trattiamo mai con i delinquenti
  8. non accetto compromessi morali
  9. non fermeranno gli onesti e la legalità
  10. distruggiamo la mafia e cambieremo l’Italia

le 10 parole chiave di Renzi


Ti è piaciuto questo post? Ricevi la newsletter

In Svizzera c’è più sole che a Napoli

Nel 2004 il matrimonio natalizio del mio amico scapolone-da-sempre necessita di un look adeguato e costretto dall’unicità dell’evento acquisto un elegante cappotto nero in puro cashmere,
Nei successivi dieci anni – statistiche alla mano – indosso il costoso soprabito zero volte.

A Napoli le temperature polari sono assenti.

Nella stagione più fredda me la cavo con un giubbotto e se la colonnina di mercurio crolla, indosso un cappello per l’emergenza. Nei momenti critici di pioggia, vento e freddo dall’armadio tiro fuori il jolly: lo scaldacollo ufficiale del Calcio Napoli.

Il sole riscalda le nostre terre per trecentosessantacinque giorni l’anno eppure i pannelli solari installati sui tetti delle abitazioni private sono più rari degli scudetti vinti della squadra azzurra.
Senza temere clamorose smentite (purtroppo), posso affermare senza esitazione:

a Napoli, sono più frequenti le nevicati che il numero di impianti fotovoltaici pubblici.

Il mistero resta tale: perché nel paese del sole non si creano sistemi per produrre energia rinnovabile da fonte solare?

Chiasso impianto solare

Il mio amico-scapolone quest’anno festeggia i dieci anni di felice vita matrimoniale.
Oggi vive in Svizzera e dall’esterno osserva il Bel Paese con gli occhi razionali tipici di chi, uscito dal gruppo, valuta il contesto senza essere coinvolto.

A noi, cittadini italiani, appare normale l’assenza di pannelli solari perché siamo assuefatti alla mancanza secolare di una intelligente politica ambientale.

Eppure – da profano – la rarità di impianti fotovoltaici pubblici (e privati) in Italia la reputo scandalosa.

Dunque, quale sensata risposta merita l’amico svizzero che, ingenuamente, chiede:

un fiore dai petali gigante con i pannelli solari che girano inseguendo il sole e la notte il fiore si chiude e si ripone, all’alba si riapre automaticamente.
E’ stato installato in una delle rotonde principali del mio paesino con pochissime migliaia di abitanti ad 1km dall’italia … perchè non farlo anche nella nostra bella penisola, il paese del sole?
Ti invio due foto, è un «mostro» valido?

Sì, caro amico: il tuo «mostro» è valido.

Chiasso impianto solare

Link utili: Un fiore solare spunta a Chiasso

Halloween, il mostro più buono

Masse incontrollate di bimbi più o meno ingenui suonano alla porta mascherati da indemoniati «mostri» armati di sacchetto senza fondo.
Il dolcetto per evitare choc infantili ai futuri dirigenti della nazione, un sorriso e la frase di circostanza per liquidare l’orda di golosi: «mi raccomando, mangiateli dopo cena. Prima la frutta, ok?» ripeto fiducioso ad ogni bussata.

E’ Halloween, anche in Italia, pure a Napoli, anche a casa mia.

Dopo l’invasione di cavallette, la credenza è vuota.
I miei trigliceridi cantano vittoria mentre il colesterolo alto vive un momento di depressione: in cucina non vi é più traccia di zuccheri ed il dessert è una forma aliena ridotta in mille impotenti briciole.

Non mi resta che aprire il frigo, raccogliere gli avanzi, mescolare le verdure, utilizzare le ultime risorse disponibili, accendere il forno ed attendere.

Il «mostro» più buono sarà pronto in trenta minuti.

Halloween, il mostro più buono

 

Il Buco Nero Italiano

La Chiesa: «bisogna avere Fede»

L’enigma è davvero intrigante, il segreto dura da più di trent’anni oramai e quando se ne parla pubblicamente, vige un’aura di mistero.

I politici rassicurano: «la questione è chiara ed è sotto controllo», gli esperti invece tagliano corto: «la materia è complicata» troncando ogni eventuali discussione.
I Matematici, invece, sono sconfortati: «mai visto nulla del genere» ma la comunità scientifica è spaccata: «il problema è privo di dimostrazione» mentre per i più ottimisti «in teoria la soluzione esiste ma è necessario un tempo infinito».
La Chiesa, invece, non perde la speranza: «con la Fede arriveremo laddove l’Uomo e la ragione hanno fallito».

Il debito pubblico italiano è un mistero più complesso di un buco nero

Il debito pubblico italiano, quanti zeri?

Difronte a tante altolocate ed autorevoli posizioni, io – italiano medio – mi pongo il quesito dei quesiti: il debito pubblico italiano a quanto ammonta?

La Scienza Ufficiale non ha ancora fornito un numero esatto: quanti zeri occorrono per svelare il valore di questa incognita nostrana?

L’appello: il Ministro vada in TV

Da cittadino ligio al dovere lancio un appello: in nome della trasparenza vorrei che il Ministro dell’Economia in persona andasse in televisione (a rete unificate) ed in prima serata, armato di un vecchio foglio a quadretti ed una matita nera, scrivesse – davanti alla Nazione – il valore preciso del debito pubblico italiano.

Dopotutto, questa tassa indiretta è un «mostro» che ci portiamo sulle spalle tutti noi, contribuenti onesti.


Ti è piaciuto questo post? Ricevi la newsletter

Page 2 of 4

Powered by WordPress & Theme by Anders Norén

Translate »