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Tag: lavoro (Page 9 of 10)

7 app per distruggere un’amicizia

La tua app preferita (non è la mia)

«Ciao, sono al bar. Mi raggiungi per un caffè? E’ da tempo che non ci incontriamo, così scambiamo quattro chiacchiere».
«Scusami, sono incasinato col lavoro. Hai proprio ragione, ti videochiamo dopo con Tango così ci vediamo?».
«Ma che significa? Vieni di persona, un break ti farà bene visto che dai i numeri».
«Scusami, non volevo metterti in difficoltà. Forse preferisci l’Hangouts di Google?».
«Tu non stai bene, non farti più sentire che è meglio».

7 app per distruggere un'amicizia

L’amicizia non ha app che tenga!

Ma io sono un tipo testardo, credo nell’amicizia, non demordo ed il giorno dopo provo a ristabilire i contatti via Whatsapp.
Nessuna risposta ai miei messaggi (scritti ed audio, con gli smiles e foto allegate).

Provo una free-call con Viber ma lo smartphone presto si arrende al silenzio, spedisco due adesivi spassosi su WeChat e quattro sticker (gratuiti) tramite LINE.
Tentativi falliti.

Non demordo e lancio una sassata via Snapchat.
La manovra di sexting fallisce miseramente: la mia foto si autodistrugge senza mai giungere al destinatario.

Non mi resta che aggiornare lo stato social prima su Facebook e poi – con un astuto copia-ed-incolla – anche su Google+ ed i due account Twitter: «sii sempre disponibile con chi non scarica le app».

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Routine, la grande bellezza

Routine, il solito (bel) film

Ore 7,15 di un qualsiasi giorno lavorativo.
Chiuso nel mio giubbotto nautico (il look preferito del momento), zaino in spalla, occhio vispo, cervello fulgido e con il serbatoio pieno di energia, pronto per affrontare una nuova avventura balzo via di buonora.

Mi piace uscire quando per gli altri suona la sveglia, la città non è ancora invasa dal traffico caotico e l’aria (anzi lo smog) è ancora frizzante.

Il film della routine

Incontri ripetuti ogni mattina

«Buongiorno!», il primo saluto della giornata lo regalo al pensionato del terzo piano mentre mi mangio le scale e  volo verso l’uscita.

L’incrocio puntualmente ogni mattina, porta i due anziani cani a sgranchirsi le ossa giù al parco e – palette alla mano – a soddisfare i bisogni psicofisici degli amici quadrupedi.
Risponde sempre in modo educato e scambiamo quattro cordiali chiacchiere di buon vicinato.

Nel parcheggio, mentre deposito lo zaino nel portabagagli del mio bolide, passa «il signore con la cravatta».
Lo chiamo così perché veste in modo elegante, impeccabile nella sua giacca scura non intercetta mai il mio sguardo.
Non ci conosciamo, eppure la scena si ripete sempre uguale: io a maneggiare nei pressi della mia auto, lui che cammina nel viale per raggiungere la sua.
Occhi bassi, non concede il fianco a nessuna possibile apertura verso il mondo esterno.

Perplesso, salto alla guida e parto per l’ufficio.
Appena varco la soglia, scorgo il salumiere alzare la saracinesca del suo negozio: mi sorride e ci salutiamo con un gesto automatico della mano.
Di fronte, la signora bionda attende l’autobus e – come ogni mattina – per ingannare l’attesa si abbandona nelle cuffiette bianche del suo cellulare.

La routine, l’orologio della vita

La routine regola la nostra vita, scandisce i momenti e decide gli incontri come in una sequenza di fotogrammi che si replicano ogni giorno, sempre allo stesso orario e con gli stessi attori.

Sembra un film «mostruoso» ma – quando la pellicola si spezza – comprendi la vera importanza della normalità.


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Il Potere (solitario)

La gioia dell successo

Sul vertice più alto della montagna, soffia un vento gelido che, come una lama, taglia il volto ed asciuga il sudore.
L’obiettivo fino a ieri irraggiungibile, dopo innumerevoli sforzi e sacrifici, è divenuto realtà: la vetta impossibile è conquistata.

Mille sofferenze per raggiungere la vetta

Lungo la salita, soffri ma stringi i denti.
Il percorso è impervio ma tu, deciso e determinato, sei pronto.
Consapevole, non ti fermi e centimetro dopo centimetro, domi il «mostro».

Il momento magico in cui calpesti la sommità, sognato per anni, è finalmente giunto.

La solitudine dell'uomo al potere

Il Potere e la Solitudine

Conquisti il Potere!

Sei il numero uno.
Hai lo scettro.
Decidi.
Comandi.
Imponi.
Disponi.

Consumata l’euforia del successo, ti guardi intorno e scopri di essere solo.

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La sete di potere

Eppure, all’inizio della scalata, il gruppo era numeroso, solidale e coeso.
Per superare le prime difficoltà comuni, si  instaura anche una spontanea amicizia.

Una squadra unita senza un leader, tu passi la borraccia al compagno che ti segue e ricevi frutta secca da chi ti precede.
Insieme per annientare gli ostacoli, uniti per vincere.

Ma il duro tragitto seleziona la comitiva, i migliori proseguono, i deboli rallentano, gli sconfitti si ritirano.

Lassù in cima si soffre di solitudine … chi ci arriva, però, non se ne accorge (subito).


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Il cavalluccio rosso

«L’Italia ha bisogno di ripartire

In questo post raccolgo i primi annunci storici che mi sono balenati davanti gli occhi(ali), le stesse medesime dichiarazioni ripetute dai nostri uomini al potere da sempre.

Non ricordo l’età esatta quando – per la prima volta – ascoltai la profezia «Non possiamo più perdere tempo, l’Italia ha bisogno di ripartire».

«Il Sud è una risorsa»

Magari, in quel periodo, ad annunciare il presagio fu un volto nuovo pieno di belle speranze e noi, ingenui, ottimisti e speranzosi, lo credemmo.
Poi venne il momento del martoriato «Il Sud è una risorsa» a cui, nei secoli, non è mai seguita nessuna azione veramente coraggiosa.

L'anello di Mobius

Il cavalluccio rosso di Riccardo Pazzaglia

Le dichiarazioni ufficiali si ripetono ciclicamente, sempre uguali, mai risolte ma il tempo è galantuomo e svela i misfatti e le promesse (mancate).

Così, amici Lettori, vi invito a votare la dichiarazione «Cavalluccio Rosso», l’affermazione ripetuta da ogni nuovo Governo, l’annuncio clonato dal politico del giorno … proprio come la storia raccontata dal bravo Riccardo Pazzaglia nel divertente (ed amaro) film “Così parlò Bellavista“, con un lungimirante ed ironico Luciano De Crescenzo.

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Amicizia, quando la fiamma si spegne

L’amicizia è a rischio

L’amicizia, oggi, l’immagino come una fiammella di una candela da tenere sempre accesa.
Il vento alimentato dal «non ho tempo» soffia minaccioso e rischia di soffocare il gracile fuoco che mi lega alle persone care.

Basta un nonnulla e la fiamma si spegne.
Il lavoro, i continui impegni, la famiglia, il periodo difficile, la crisi economica, lo stress, lo spread, il mutuo … sono intimidazioni per le nostre relazioni sociali.

Se questi «mostri» prendono il sopravvento, cala il buio.

E così, a quarant’anni (e passa) suonati, mi guardo intorno e mi chiedo: sono riuscito a preservare la mia personalissima fiammella?

LA fiamma dell'amicizia

Laurea-lavoro, i nuovi amici

Gli amici di infanzia hanno preso strade diverse e vivono in altre città.
Del gruppo di adolescenti dell’azione cattolica, non vi è più traccia.
I compagni delle scuole superiori sono scomparsi dopo il diploma.
Il tempo libero sempre più rosicato non favorisce nuovi incontri ed i conoscenti sono rimasti perlopiù tali. 

La mia delicata fiammella resiste grazie ai miei ex-colleghi di università e gli attuali compagni di sventura dell’ufficio.
Laurea-lavoro, il legame tra un passato spensierato ed un presente impegnativo.

L’autocritica

Mi chiedo se, prima o poi, giunga un momento della vita nel quale ci si chiude in se stessi e non si ha più la forza (o la volontà) per aprirsi agli altri.

In effetti, con autocritica, osservo malinconico: negli ultimi anni non ho creato nessuna nuova amicizia significativa.
Anzi, al contrario, col trascorrere del tempo, ho perso altri pezzi.

D’altronde, basta un momento di debolezza ed – anche a nostra insaputa – un soffio d’aria è capace di spegnere il fuoco alimentato per anni.

Oggi la fiammella è ancora accesa, labile resiste alle intemperie della vita.
Non è più intensa come un tempo ma, per fortuna, non è nemmeno esile come un fiammifero.

Io ce la metto tutta, provo a proteggerla come posso ma, devo ammettere, non sempre vi riesco,

dedicato a tutti gli amici che – per svariati motivi – non frequento più.


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L’algebra delle tasse

Come un cavallo che insegue la carota

«Abbiamo abbassato le tasse» dichiarano convinti dal Governo (ma nessuno se ne è accorto).
Segue il periodico annuncio del Ministro dell’Economia di turno: «l’Italia presto fuori dalla crisi».

Ma davvero crede nelle sue parole oppure anche lui segue una cantilena prestabilita?
Il Paese che rincorre l’uscita della recessione ricorda il malefico trucco della carota posta davanti la bocca del cavallo: il quadrupede corre per mordere l’ortaggio senza mai avere la reale possibilità di addentarlo.
Durante l’inseguimento spasmodico la speranza è forte, la meta è ben visibile ma – di fatto – resta fuori portata.
D’altronde, la ripresa ecomica è sempre all’orizzonte …

Il miraggio: la riduzione del cuneo fiscale

A questo fiume di parole seguono risultati impercettibili per noi comuni mortali: i prezzi aumentano, le bollette pure mentre gli stipendi restano fermi.

E allora, puntuale, per calmare la tempesta, giunge la panacea di tutti i mali, il miraggio agognato, il sogno bramato da tutti i lavoratori dipendenti, la promessa biblica: «ridurremo il cuneo fiscale».

Il cuneo fiscale in Italia

Leggo con interesse l’articolo de “Il Post” che spiega che cos’è il “cuneo fiscale”:

Si definisce cuneo fiscale la somma delle imposte (dirette, indirette o sotto forma di contributi previdenziali) che pesano sul costo del lavoro, sia per quanto riguarda i datori di lavoro, sia per quanto riguarda i dipendenti (e i liberi professionisti)

In Italia la somma delle tasse che incidono in busta paga è pari al 46,2%, una cifra a dir poco mostruosa (per ogni 100€ pagati dall’azienda, la redistribuzione netta in busta paga del dipendente è 53,8€).

Lascio agli esperti del settore gli studi di fattibilità e le proposte, ai politici i paroloni da bruciare nei talk-show preconfezionati per giustificare le decisioni mai prese indice di una classe dirigente totalmente incapace e distante dalle soluzioni reali. A me, lavoratore dipendente, resta la visione onirica:

IL CUNEO FISCALE DIMINUISCE DI UN SOLO, MALEDETTO, STRAMALEDETTO PUNTO PERCENTUALE.

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Sarebbe una rivoluzione storica, la riforma di tutte le riforme, il miracolo del Governo, un atto concreto (finalmente!) ricordato nei decenni, un rovesciamento ideologico, una vera botta alla crisi, ossigeno puro per milioni di famiglie, la prima vera soluzione a favore dei lavoratori onesti che ogni mese – puntualmente – pagano le tasse.

Un giusto premio che, come ogni fantasia, resterà utopia.


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Generazione cassa integrati

I cassa integrati sono tra noi

Oggi non occorre disturbare  la teoria dei sei gradi di separazione per conoscere un casso integrato.
Basta guardarsi intorno, telefonare ad un amico, parlare col vicino di casa oppure chiedere in famiglia che fine ha fatto quel cugino di cui non si hanno più notizie.

L’esercito dei lavoratori in cassa integrazione continua a crescere e le cifre sono aberranti: nel 2012 quasi quattro milioni di persone sono state protette da ammortizzatori sociali.
Numeri mostruosi a cui la politica non fornisce le giuste risposte, nessuna contromisura finora si è mostrata efficace e le conseguenze drammatiche sono all’ordine del giorno.

Perché quattro milioni di cassi integrati sono quattro milioni di persone, quattro milioni di famiglie senza più nessuna certezza del domani, quattro milioni di esseri umani a cui è negata una vita serena, quattro milioni di lavoratori traditi dall’azienda nella quale – fino al giorno prima – credevano.

Generazione cassa integrati

I nuovi nati vs i cassa integrati

Dal sito dell’ISTAT leggo: «sono 534.186 i nati nel 2012 …»
Mezzo milioni di bimbi e quattro milioni di cassi integrati, dati impossibile da incrociare per le statistiche ufficiali.

Difatti, a naso, senza nessun ragionamento degno di questo termine, si può azzardare che probabilmente tra quei quattro milioni di ex lavoratori ci sia (almeno) una mamma/un papà di un neonato 2012.

Nessun modello matematico dimostrerà mai questa possibile relazione perché, da un punto di vista analitico, è un’informazione inutile.
Eppure, non sempre i grafici spiegano bene la realtà.

Il primo pensiero appena svegliati: c’è il sole?

Il sole si sveglia insieme a noi!

«C’è il sole?»
«Si c’è il sole!» e allora la giornata inizia più leggera, perché ti mette allegria sentire un po’ di calore del sole appena sorto e perchè per uscire di casa devi metterti meno cose addosso.

E poi sai che qualcuno si è svegliato insieme a te: il sole!

Se anche lui è nascosto dietro le nuvole allora ti vien voglia di restare nascosta tra le coperte ad aspettare che esca un raggio di sole tra quel doppio strato di nuvole lattiginose. 
Se poi addirittura piove e fà freddo allora la giornata cambia inesorabilmente.
Eh sì diciamo che una volta il freddo e la pioggia mi piacevano, perchè l’aria si rinfrescava e si diceva che ci voleva proprio un pochino di pioggia, ve lo ricordate?

Napoli tra nuvole e sole

La preparazione per andare a scuola

Ora quando sento le previsioni vado anch’io in modalità allerta meteo bimbi: allora Galoshes, cappottina antipioggia, ombrello, sciarpe e guanti, ricambio scarpe e calzini.
Una trasferta programmata ogni volta e l’uscita da casa sembra l’uscita prima di una sfilata di moda: c’è tutta la fase dell’addobbo e a fine lavoro escono dei cucciolotti in formato Michelin!

Quando si esce tutti coperti come se fosse lo sbarco sulla luna, il fiume in piena ti travolge e se poi c’è anche il vento rischi che i due cucciolotti volino via.

E allora si va a scuola in macchina e quindi, scopri e spoglia i tuoi cucciolotti (perchè poi c’è traffico e si suda in macchina) per poi rivestirti di tutto punto per i quattro passi dalla macchina al portone della scuola.

E come dice un mio amico: «ma che ne sai tu!» .

Davvero un’avventura.

Ma i cucciolotti per fortuna si divertono sotto l’ombrello per loro è un gioco e quindi cerchi di ricordarti che non devi stressarti ma goderti l’avventura di andare a scuola in macchina sotto la pioggia, come se fosse con una navicella spaziale.

CaroBabboNatalepensacitu.

This post was written by: MammaSmemorina – who has written 2 posts on faCCebook.eu.

Sono nata a Cusano Mutri un piccolo paesino del Beneventano nel 1971, con la neve alta così! Dal beneventano ho girato tutta la Campania inseguendo con la mia famiglia il lavoro di mio padre e alla fine mi sono ritrovata a Napoli. Qui mi sono laureata in matematica. La mia passione per i numeri mi ha fatto diventare un’informatica. La tecnologia mi circonda e mi sconvolge tutti i giorni, mi usa e la uso, mi svuota e mi aiuta, mi stressa e mi diverte, mi smemorizza? Ed io la memorizzo… per futura memoria! Think in big!

La ruga della saggezza

Saggezza ed età

Approfitto del mio 43-esimo compleanno per attuare un’idea rivoluzionaria: voglio tornare ad essere padrone del mio tempo.

La scintilla scatta quando, davanti allo specchio, osservo un ruga sulla fronte invisibile fino a ieri.
Il dettaglio scatena in me le stesse riflessioni di Vitangelo Moscarda, il personaggio dell’immortale «Uno, nessuno e centomila» (l’uomo, in seguito all’osservazione da parte della moglie sul naso leggermente storto, inizia ad avere una crisi di identità che lo spingerà a scoprire chi è veramente lui).

La riflessione è amara: travolto dal vortice degli impegni lavorativi, dai vincoli familiari e dagli obblighi imposti dalla società non ho più tempo da dedicare alle mie passioni.
Intere giornate spese ad inseguire doveri senza possibilità (apparente) di scelta.

Invece l’alternativa esiste, bisogna però avere la forza di dire «NO».

La ruga della saggezza

Tornare padrone del proprio tempo

Non desidero nemmeno essere definito un downshifter (colui che abbraccia la nuova filosofia di vita nota come «downshifting o semplicità volontaria») a cui, peraltro, guardo con interesse crescente.

Mi accontento, invece, di ritagliarmi delle ore nelle quali – solo con me stesso – spendo il mio tempo per interessi personali (importanti o banali che siano).

La ruga inattesa ha dato vita alla ribellione mentale cancellando dal mio dizionario l’alibi sempreverde «non ho tempo» rimpiazzato da un più soddisfacente «mi organizzo per ..».

E quale occasione migliore del proprio compleanno per iniziare?
Giorno di ferie dal lavoro, shopping-regalo, piscina, incontro con un amico al bar, pranzo dai miei, passeggiata tra bancarelle e presepi per giungere poi al cinema.

Certo, dell’intero programma – tra imprevisti e necessità impellenti – ho attuato una parte minima ma sono comunque soddisfatto.
Ogni rivoluzione culturale, d’altronde, necessita dei dovuti tempi per maturare (ruga docet).


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L’Informatico, chi è costui?

L’informatico, questo sconosciuto

«Di che ti occupi?».
«Sono un informatico».
«Cioè?».

Questo è il solito, monotono botta-e-risposta che si genera automaticamente quando qualcuno mi chiede informazioni sul mio lavoro.
Perché il paradosso è grande quanto l’Empire State Building: in un mondo strapieno di computer, tablet e smartphone in molti ignorano l’importante e meticolosa attività di noi, moderni artisti volgarmente noti come programmatori informatici.

L'Informatico, eroe moderno (foto di repertorio)

L’Informatico, eroe moderno (foto di repertorio)

L’informatico, eroe moderno

Ti rechi in Banca, dopo mezz’ora di fila giungi allo sportello e chiedi lumi sulle misere briciole presenti sul tuo conto corrente.
Iscrivi il tuo pargoletto in prima elementare via internet.
L’iter della Pubblica Amministrazione appare meno «mostruoso» e non ti perdi nei meandri della burocrazia grazie al progredire della digitalizzazione …

Tutto merito nostro, piccoli e grandi «eroi» hi-tech a cui nessuno assegnerà mai una medaglia al valore oppure il (meritato) minuto di gloria.

Eppure trascorriamo intere giornate davanti ad un monitor, chiusi in uffici o raggruppati in open space – con la pioggia e con il sole – progettiamo iperboliche soluzioni durante interminabili meeting, filosofeggiamo in infinite discussioni su come disegnare pirotecniche architetture web, scoviamo errori che – precisi come bombe ad orologeria – esplodono improvvisi nella jungla di programmi sparsi nello sconfinato universo di byte.

L’informatico, l’artista della Rete

Fantastichiamo algoritmi strampalati ed istruzione dopo istruzione diamo vita a pagine internet, affascinanti opere colorate, nodi della Rete globale, strumenti immateriali che migliorano la vita quotidiana dell’umanità, potenti e leggeri segnali che viaggiano veloci tra le intercapedine dei server disseminati per il Pianeta e raggiungono i computer di mezzo mondo.

L’informatico è invisibile?

Il nostro lavoro è impalpabile e non è facile da misurare: non costruiamo nulla che si possa toccare con mano né tantomeno spostiamo le montagne.

Perseguiamo un compito oscuro, operiamo da dietro le quinte, manipoliamo informazioni delicate, siamo le fedeli sentinelle dei dati conservati in sicuri archivi-cassaforte, operai delle infrastrutture su cui fonda la società moderna.

Siamo invisibili ma non «virtuali».

AAA OFFRO LAVORO NO PERDITEMPO

L’annuncio: il candidato ideale

«Cercasi laureato in Robotica Cibernetica (con specializzazione infermieristica biodegradabile) col massimo dei voti, con almeno un master in “Social Media Marketing e Web Communication 4.0”, esperto di giurisprudenza ed economia globale, inglese fluente (anche tecnico), francese, cinese e pashtu (per eventuali business con i Talebani).
Automunito, con partita IVA, milite esente, pronto a viaggiare (da solo) per lunghi periodi, carattere aperto e predisposto per il lavoro in team. Si richiede, inoltre, propensione al volontariato, passione per i giochi tattici ed amore verso gli sport all’aria aperta.
Il nostro candidato ideale ha massimo vent’anni, non ha legami affettivi, non ha figli e non presenta tatuaggi (sia nelle parti del corpo visibili che coperte).
Gli interessati possono contattarmi tramite l’apposita pagina: inviate il Curriculum Vitae con foto ed una marca da bollo da 21,14€ per le spese burocratiche, prometto a tutti gli aspiranti una risposta in tempi celeri.
A chi supererà la prima fase della selezioni, io stesso – proprio io personalmente! – squillerò al futuro collaboratore che provvederà a richiamarmi entro due minuti: una voce registrata comunicherà l’IBAN sul quale versare una tantum utile all’iscrizione per un corso di perfezionamento di due giorni da seguire comodamente via internet».

Il futuro collaboratore

I «mostri» da affrontare e sconfiggere sono oramai diffusi in tutti i settori della società, sono conscio che da solo potrei non farcela ed allora – umilmente – ho deciso di chiedere aiuto: necessito di un assistente serio e competente di cui fidarmi ad occhi chiusi.

Per questo, oltre alle suddette competenze professionali, colui/colei che mi affiancherà in questa lotta senza confini, sarà una persona con un alto profilo etico, i cui ideali saranno al di sopra di ogni sospetto e la cui moralità sarà a prova di bomba.

La fiducia reciproca ed una squadra coesa saranno le future armi per continuare la lunga, eterna battaglia tra il «bene» ed il «male»: io vi offro un’opportunità, ora tocca a Voi scegliere in quale esercito schierarsi.

PS: per una questione di trasparenza – a differenza di tanti ignobili annunci-lavorativi-truffa nascosti dietro l’anonimato – allego foto della mia segretaria: scrivete pure, lei stessa provvederà a chiarirVi eventuali dubbi

AAA OFFRO LAVORO NO PERDITEMPO: inviate CV alla mia fidata segretaria


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A qualcuno (non) piace lo sciopero?

Sciopero, ogni giorno una manifestazione

L’Italia è il paese degli scioperi: non passa giorno senza una manifestazione di protesta.

Sfido chiunque a citare una categoria di lavoratori che negli ultimi anni non abbia incrociato le braccia almeno una volta.
Non vi affaticate, la ricerca presenta le stesse difficoltà bibliche provate dal povero cammello costretto ad attraversare la cruna dell’ago …

Dai calciatori ai parcheggiatori abusivi

Oltre ai soliti bistrattati  (operai, pensionati, disoccupati, esodati, cassintegrati, precari …) di nessun interesse mediatico,  ricordo anche le più clamorose astensione dei viziati giovanotti della serieA (luci della ribalta), degli attori di Cinecittà (tagli al cinema), dei parcheggiatori abusivi (pentiti, desiderano essere regolarizzati), delle prostitute (sfruttamento) ed – in ordine di tempo – degli ex ricchi, gli impiegati delle banche (e dei bancomat, all’asciutto in molte zone per l’intero weekend).

All’appello oramai ci sono tutti, dall’operatore ecologico all’imprenditore: mancano solo i preti, i mafiosi ed i politici.

I preti ed i mafiosi, per questioni etiche opposte, forniscono i loro “servizi” alla cittadinanza sempre e comunque,  non conoscono licenziamenti (se non per passare a miglior vita) né tantomeno riflettono sui diritti negati alle rispettive classi (almeno fino ad oggi).

Discorso diverso, invece, vale per i politici.

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Perchè i politici non scioperano mai

Se è vero che lo sciopero misura il disagio di una categoria, si comprende perché gli uomini delle Istituzioni e dei partiti – come i Reali o i regnanti di un tempo – non manifestino mai (semmai, manifestano gli altri per chiedere loro di rinunciare a qualche piccolo beneficio, richieste perlopiù inevase).

Una classe politica unisona, compatta e priva di contrasti, carente di (significative) discussioni, implosa sui propri privilegi, sorda alle esigenze altrui e scevra da contestazioni interne, nasconde certamente un «mostro» nell’armadio.

sciopero? No grazie


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