faCCebook.eu

Sbatti il mostro in homepage!

Tag: Letta

L’Italiano, il cittadino più forte d’Europa

Non c’è (mai) l’alternativa?

«Siamo sul baratro, il professor Monti ci salverà. Non c’è alternativa».
E uno.

«Monti ha fallito, è tempo di un governo di grande intese che unisca il Paese ferito. Letta è l’uomo giusto, farà le riforme di cui l’Italia necessita. Non c’è alternativa».
E sono due.

«Letta è bloccato tra le paludi della politica, occorre accelerare e Renzi è l’ultima possibilità. Non c’è alternativa».
E tre.

Non ho alternativa!

I tre Governi senza voto

Sono tre governi che noi, elettori senza voto, subiamo.
Secondo i partiti, l’alternativa al Premier-non-eletto sarebbe la catastrofe, The End.

Eppure, al fallimento dei tecnici – che pure furono annunciati come i salvatori della Patria – siamo sopravvissuti.
Tempo trasacorso dal «Non c’è alternativa a Monti» alla sua caduta: 1anno-5mesi-12giorni per un totale di 530 giorni

Il Governo dei compromessi, invece, con una serie di riforme doveva spingere l’Italia fuori dalla crisi ma ben presto si è inceppato tra i meandri dei suoi stessi compromessi.

Eppure siamo sopravvissuti anche alla caduta delle prime grandi intese.

Tempo trascorso dal «Non c’è alternativa ad Enrico Letta» alla sua caduta: 9mesi-25giorni per un totale di 300 giorni.

Oggi siamo al terzo governo consecutivo sostenuto dal postulato matematico «Non c’è alternativa».
La storia insegna che il vigoroso Matteo cadrà quando un suo alleato lo tradirà perché se ti accordi col serpente, prima o poi ti avvelenerà.

E’ solo una questione di tempo.

L’Italiano, il cittadino di ferro

Nel mentre, l’italiano fornisce l’ennesima dimostrazione di forza: difronte all’assenza della libertà di scelta, in bilico sul ciglio del burrone, sotto la costante minaccia di cadere nell’oblio, con la Vita appesa ad un sottilissimo filo trasparente, allo stremo delle forze ed ormai privo di sogni, l’Italiano resiste da oltre 830 giorni senza alternative.

E’ evidente, siamo più resistenti di qualsiasi altro cittadino europeo.

Gianluca Galletti, il Ministro dell’Ambiente favorevole al nucleare

Gianluca Galletti, il Ministro di Renzi

Giudico un Governo dall’attenzione che pone nei confronti dei temi legati all’ambiente perché tutelare il territorio impone – da parte dello Stato – controlli ed investimenti per il bene comune e – per il cittadino – educazione civica. In Italia, l’abbiamo sperimentato sulla nostra pelle: difendere l’ecosistema significa impegnarsi nella lotta contro la criminalità organizzata (per fermare tutti i tentacoli malati della piovra).

Dunque, aspettavo con curiosità la nomina del nuovo Ministro per l’Ambiente e la tutela del territorio e del mare indicato dal Premier Matteo Renzi.

Navigo sul sito del Governo: Home -> Governo -> Ministri e Ministeri -> Ministri e leggo: Gianluca Galletti.

Gianluca Galletti, il ministro dell'ambiente favorevole al nucleare

Favorevole al nucleare?

Non riesco a collegare questo nome con nessuna battaglia ecologica.
Cerco sul web, spero di beccare almeno una eco-dichiarazione del ministro del tipo: «sono contro la strage dei delfini nella baia di Taiji» ma nulla.

Anzi, sulla pagina di Wilipedia viene riportata una frase di un’intervista del 2010 nella quale «si dichiara favorevole alla localizzazione della produzione di energia nucleare in Emilia Romagna purché il sito sia considerato sicuro e conveniente».

Non proprio un bel biglietto da visita ma non demordo.

Il Curriculm

Gianluca Galletti, nel precedente Governo Letta ricopriva la carica di sottosegretario all’Istruzione e quindi il suo curriculm è on-line.

Laureato, commercialista, consigliere comunale, componente dell’Alta Commissione di Studio e via discorrendo: per carità, tutte cariche altolocate ma nessuna esperienza con un qualsiasi tema legato all’ambiente.

Ed io che, per questo dicastero, sognavo un’anima verde, un uomo di Greenpeace, un ecologista convinto, un amante della Natura, un eco-guerriero insomma … mi ritrovo con un preparatissimo burocrate.

Seguono dubbi e perplessità: con quale criterio vengono scelti i ministri?

In attesa di scoprire se il Ministro dell’Ambiente sia (almeno) socio WWF, gli consiglio una passerella nella martoriata Terra dei Fuochi.
Una promessa di bonifica in diretta televisiva fa sempre curriculum.


Ti è piaciuto questo post? Ricevi la newsletter

Matteo Cocco e Enrico Drilli

Il coccodrillo, l’evoluzione della specie

E’ il più giovane coccodrillo della palude ed è affamato, è un predatore pericoloso, accecato dal potere avanza con lo sguardo basso e la coda minacciosa pronto ad azzannare chiunque incroci il suo sguardo.

La conservazione della specie impone la sopravvivenza del più forte, è la legge che vige dai tempi dell’Homo Habilis (il nonno dell’Homo erectus) e deve essere rispettata. 

L’evoluzione obbliga il sacrificio dell’essere debole, l’anello malato della catena è eliminato anche se è un essere della propria specie.

Questione di prospettive.

Isolato, ti estingui

Il coccodrillo abbandonato dal branco ora è solo.

Eppure, fino a ieri era il leader: riconosciuto da tutti come il salvatore della giungla, sostituiva il vecchio giaguaro incapace di garantire i giusti equilibri per l’intero ecosistema. 

Il suo potere è durato dieci mesi, tutte le energie spese per placare i malumori ed evitare sommosse.
Parole di cui il vorace branco si è presto stancato.

D’altronde le regole del gioco sono chiare ed i partecipanti le accettano senza ribellarsi, da sempre è così e l’ex leader è conscio: se sei solo, sei morto.

Non gli resta che scappare e lasciare il trono al giovane sostituto, il nuovo e feroce imperatore della palude promette la svolta.

Ma io – nonostante i «mostri» – credo nell’Amore e se penso a due coccodrilli immagino Cocco e Drilli.

coccoEdrilli

Enrico e Matteo, Ccoco e Drilli

Sono certo che, come i due personaggi della canzone dello Zecchino d’Oro, i due coccodrilli – oggi nemici – per ritrovare l’amore necessitano solo di affrontare un perfido cacciatore che minacci il regno, qualcuno pronto ad imprigionarli e a detronizzare l’Imperatore e l’intera corte.

Possiamo solo augurarci che, in caso di ritrovato feeling, consumino la loro storia in Marocco, proprio come Cocco e Drilli.


Ti è piaciuto questo post? Ricevi la newsletter

Convinzioni

Le antipatiche, solite dichiarazioni

La politica è accusata di essere distante dalla realtà.
Come i monarchi di un tempo, di fatto i nostri amati governanti non carpiscono le reali esigenze dei sudditi, anonimi individui da ascoltare solo in prossimità delle elezioni. Numeri, sondaggi, exit poll, preferenze, ballottaggio, voti, nomine, cariche, ministeri: il cerchio si chiude e ritorna la siderale lontananza tra il centro del potere ed il cittadino medio.

A comportamenti fastidiosi seguono inevitabilmente dichiarazioni antipatiche.

Prendiamo in esame l’ultima affermazione del Premier in trasferta negli Emirati Arabi: «La crisi è finita, tornate ad investire in Italia».

Il quesito di Letta e le sue convinzioni sulla crisi

Le domande di Mario Rossi

Il nostro buon Enrico Letta viaggia con gli autobus sempre in ritardo?
La mattina raggiunge Palazzo Chigi in metropolitana insieme ai pendolari depressi chiusi in carrozze come sardine?
E’ conscio di quanto costi un litro di latte?
Si pone lo stesso quesito esistenziale di tutti gli automobilisti? (perché al primo temporale in Arabia Saudita il prezzo della benzina schizza e poi impiega settimane per calare – se cala?)
E’ normale che l’RC auto costi più dell’auto?
Se nessuna azienda propone un contratto a tempo indeterminato e le banche non rilasciano mutui, un neoassunto potrà mai acquistare una casa?
Domani sono certo di non trovare il cartello “Chiuso” fuori il mio ufficio oppure la lettera di licenziamento nella cassetta postale?

Forse sono io il pessimista, devo ricordarmelo: «la crisi è finita».

Economia ferma: convinzioni o pessimismo?

Eppure, nell’ultimo periodo, i biglietti dei mezzi pubblici aumentano come anche i pedaggi autostradali, nessun mio conoscente ha comprato una macchina nuova (e nemmeno usata), in molti perdono il lavoro e tanti amici sono in cassa integrazione.

Nel mio quartiere, svariati negozi chiudono bottega e mio cugino da due mesi combatte per ottenere il sospirato prestito.
I prezzi degli immobili calano ma, almeno nelle mie cerchie, nessuno ha la possibilità di fare l’affare o comprare a buon prezzo.

Tutti sintomi di un’economia ferma.

Detto questo, oggi mi sento anche io un sognatore ed urlo al Lettore indignato: «calma ragazzo, non sempre ciò che appare è come sembra, se lo desideri ardentemente e ci credi, la crisi è finita».
Se poi non hai veramente un centesimo, che dirti?
Il problema è tuo.


Ti è piaciuto questo post? Ricevi la newsletter

Partito Italia

Renzi-Berlusconi, il Partito Italia è servito

La realtà supera la fantapolitica e l’incontro Renzi-Berlusconi scongela le barriere (ideologiche) e suscita meraviglia.
E’ l’inizio di un nuovo menù in salsa italica di ricette indigeste?
Moderni polpettoni e minestroni da proporre ai cittadini sempre più nauseati dalle solite pietanze scadute?
Gli inciuci piatto del giorno per i prossimi anni?

Nonostante le smentite ufficiali, le voci indignate di una parte del PD, le insistenze dell’ala ribelle del PDL, le dichiarazioni governative di Letta (zio e nipote) e le finte minacce di Alfano, un’unica e mastodontica verità – impensabile fino a qualche settima addietro – prende corpo: il PD ed il PDL si uniranno dando vita al Partito Italia.

Partito Italia: Renzi-Berluscono, l'inciucio è servito

PD+FI, tante possibili combinazioni

I contrasti sono nati non certo sui contenuti (c’è affinità su tutte le questioni nazionali) bensì sulla scelta del nome.

Difatti, per accontentare i pochi nostalgici, bisognava unire le sigle «PD» ed «FI» senza cancellare le identità dei due partiti.

Le proposte in campo erano molte, tutte vagliate con attenzione dal segretario e dal Cavaliere: «Forza Democratici», «Partito della Forza», «Forza Partito» e poi – finalmente! – il geniale «Partito Italia».

Il nome indica l’ideale pentolone nel quale appiattire tutte le idee, smorzare i contrasti e moderare le opinioni estreme.

Il piatto unico sarà presto servito sulle tavole tricolori già alle prossime elezioni.
Poi, però, nessuno si meravigli se gli italiani sceglieranno, ancora una volta, un salutare digiuno.


Restiamo in contatto: ricevi la newsletter

Il rimpasto? Chiedete a mia suocera

Cavolo, il cavolo!

Il solo odore mi provocava l’orticaria e difronte a quella visione fumante scappavo.

Difatti, fino al ventunesimo secolo, nessuno può affermare – a meno di non essere tacciato come uno spudorato mentitore – di aver visto in cucina contemporaneamente me e l’ortaggio più nutriente al mondo.

Anche mia mamma era rassegnata ed a mezzogiorno si imponeva una scelta dicotomica: io oppure il piatto di pasta e cavoli?

Il merito di mia suocera

Il tempo trascorre inesorabile e le posizioni giovanili, in genere rigide e prive di compromessi, si ammorbidiscono.

La mente diviene flessibile e ciò che in passato appariva un nemico, un bel giorno, si trasforma in un elemento positivo.

Il merito è di mia suocera, devo riconoscerlo.

Il rimpasto di mia suocera

Cavolo, l’amore ritrovato

Da sopraffina cuoca quale ella è, al pranzo di un giorno qualsiasi mi propose un succulento pasticcio ricoperto di formaggio.
Il profumo mi conquistò subito, l’aspetto invitava all’assaggio ed il magico mix di sapori, pasta e aromi soddisfò appieno le mie papille gustative.

Da quel momento amai il cavolo.

Il segreto di quella ricetta fu mischiare i sapori, evidenziare il buono e nascondere ciò che non affascina.
L’odiato cavolo era presente ma dietro una coperta di aromi, il timballo conteneva sempre gli stessi ingredienti ma combinati in modo che – dall’esterno – non era più possibile scindere il cavolo dal formaggio.

Rimpasto, la specialità italiana

«Come si chiama questa ricetta?» chiesi appagato a mia suocera  mentre col fazzoletto mi pulivo la bocca ancora piena dipasticcio.
«E’ un rimpasto di cavoli e formaggio ma se non ti piace il termine puoi anche chiamarlo gattò» replico la mamma di mia moglie.

Modificare nome senza alterare i contenuti per trasformare il vecchio in nuovo, scambiare l’ordine degli ingredienti conservando sempre gli stessi elementi: anche questa è una virtù tutta italiana.


Ti è piaciuto questo post? Ricevi la newsletter

L’Italia è una Repubblica democratica fondata sulla raccomandazione

Chi ha chiuso la strada?

A Napoli il traffico è un vulcano pronto ad esplodere in qualsiasi momento.
Basta l’inatteso battito d’ali di una farfalla per far saltare il delicato equilibrio metropolitano, figuriamoci la chiusura di una importante arteria come accadde qualche anno addietro ad Agnano, il quartiere dove lavoro.

Senza preavviso, l’ingresso della carreggiata per la tangenziale viene sbarrato da un anonimo cartello “STRADA CHIUSA PER MANUTENZIONE” mandando in tilt l’intera zona.
Un annuncio scritto a penna su uno squallido manifesto bianco senza ulteriori informazioni: chi l’ha deciso?
Il Comune?
Chi si occupa dei lavori?
E quando verrà riaperta la corsia?
Al mistero segue un’unica certezza: un intero rione nel caos.

L’anomala telefonata alla Municipilità

Infuriato – e senza troppe speranze – telefono alla Municipalità “Bagnoli-Fuorigrotta” per protestare.

Al terzo squillo, con mio sommo stupore, risponde un tizio che senza presentarsi ed in tono pacchiano mi chiede chi desidero.
«Vorrei parlare con il rappresentante della municipalità» replico stizzito.
«Sono io, chi è lei?» domanda mezzo impaurito.
«Mi chiamo Mario Monfrecola e lavoro ad Agnano» rispondo ingenuamente.
«E chi l’ha dato il mio numero?» chiede meravigliato.
«E’ un numero pubblico, l’ho letto dal sito del Comune» obietto.
«Monfrecola? Ma a quale gruppo appartiene?» farfuglia lo pseudo-politico.
«Gruppo? Che gruppo intende? Nessun gruppo … sono un cittadino … » replico senza comprendere l’insinuazione.
«Nessun gruppo? Forse lei è il fratello di quel Monfrecola … » riflette a voce alta cercando una possibile connessione tra me e qualche suo conoscente.
«Senta, io vorrei solo sapere quando apre la strada ad Agnano! Le sembra normale chiudere un’arteria così importante senza ulteriori dettagli per i cittadini? E poi cos’è quel cartello svolazzante senza nessuna intestazione?» mitraglio tutto d’un fiato.
«Le dico un’informazione riservata: entro due giorni la strada riaprirà» sentenzia il tizio ed attacca stroncando ogni mia ulteriore velleità.

faCCebook è anche su Telegram: unisciti al canale!

La raccomandazione

Questa breve conversazione testimonia come molti (non tutti, ovvio) rappresentanti delle Istituzioni intendano la politica: i diritti dei cittadini passano attraverso “amicizie”, gruppi di interesse, conoscenze e favoritismi, azioni descritte da una sola, maledetta, diffamante parola: raccomandazione.

Cambiano le mode, i Governi si vestono di nuovi colori politici ma restano le vecchie, intollerabili, «mostruose» abitudini italiane.

L'Italia è una Repubblica democratica fondata sulla raccomandazione?


Ti è piaciuto questo post? Ricevi la newsletter

La Legge di Precarietà

Il senso dell’umorismo (nero)

Se non fosse una questione tragica, potrei anche sorridere.
Invece, le decisioni del Governo riguardano noi cittadini e dunque i paradossi politici più che ilarità mi destano preoccupazione.

Devo anche riconoscere, comunque, ai nostri uomini di Stato un sottile senso dell’umorismo, un’ironia subliminale, un humor nero conseguenza delle situazioni kafkiane di cui è vittima il Bel paese.

Perché ogni questione, anche la più semplice, se inserita in un sistema dominato dall’anarchia – per un conseguente effetto domino – diviene una matassa senza né capo né coda impossibile da sbrogliare.

L’ispirazione di questa amara riflessione nasce dal nome utilizzato per la madre di tutte le leggi, la maestosa «Legge di Stabilità».

La legge di stabilita ed il paradosso politico

Definizione di stabilità

Lascio agli esperti la discussione sul contenuto, io mi limito ad osservare la ridicolaggine del nome.
Dal dizionario giunge la delucidazione sul significato di stabilità:

che permane nel tempo, che non subisce variazioni SIN durevole, costante, definitivo.

Ebbene, cosa c’è di stabile oggi in Italia?
Ovviamente nulla.
Il prossimo futuro si prevede forse stabile?
Ovviamente no.

PD + PDL

Se, infine, penso ai due maggiori partiti che costituiscono il Governo la zuppa è completa.

Il PDL spaccato tra falchi e colombe, i giorni pari minaccia di far cadere l’esecutivo (cioè se stesso) ed intimorisce i suoi ministri mentre i giorni dispari litiga con gli alleati delle “larghe intese” e denigra la magistratura, cioè parte dello Stato. 

Il PD, d’altronde, è costantemente diviso su ogni questione etica (e non), lacerato dalle faide interne non esprime nessuna idea innovativa, snella, veloce, moderna. Un gruppo dirigenziale preistorico, l’icona della burocrazia in attesa perenne di un vero leader, evento miracoloso senza una fine certa.

Due partiti nei quali la provvisorietà è all’ordine del giorno sono chiamati a promulgare la «Legge di Stabilità», una barzelletta migliore non la poteva immaginare nemmeno il compianto Totò.

Dunque, per non burlare la nazione, prima di un qualsiasi sciopero, critica e divisione sulle norme previste invito i sindacati e le parti sociali ad essere uniti sulla mia proposta: cambiamo il nome del decreto, dal beffardo «Legge di Stabilità» in un più realistico e serio «Legge di Precarietà».


Restiamo in contatto: ricevi la newsletter

La favoletta dei lavoratori dipendenti

Lavoratori dipendenti, l’aumento!

La notizia di oggi non mi lascia indifferente, anzi mi provoca un brivido (freddo) lungo la schiena.

La Legge di Stabilità varata dal Governo Letta prevede, per noi lavoratori dipendenti, un aumento in busta paga che va da un minimo di tre (3) ad un massimo di quattordici (14) euro al mese.

Non è fantastico?

… l’aumento (da 3€ a 14€) però dal 2014

Nemmeno un inguaribile sognatore come il sottoscritto poteva immaginare tanto grasso che cola ma per esperienza sono diffidente verso questa classe politica onesta, equa ma a volte – per troppa generosità – sperperona. 

E difatti, a ben leggere tra le righe, emerge l’inghippo: il malloppo non sarà subito disponibile ma andrà ad ingrassare il cedolino a partire dal 2014.

A questa piccola doccia fredda segue l’ennesima buona novella: i 14€ sono addirittura netti! (e non lordi come insinuano i soliti detrattori pessimisti).

faCCebook è anche su Telegram: unisciti al canale!

«La ripresa è vicina»

Sull’onda dell’entusiasmo galoppante, anche il Ministro dell’Economia partecipa alla festa: «confermo: la ripresa in Italia arriverà entro fine anno» dichiara eccitato.

D’altronde la Matematica non è un’opinione e quella vecchia volpe di Saccomanni è pronta a salire sul carro dei vincitori: a gennaio i consumi torneranno a correre, la crisi economica ha le ore contate, gli investimenti voleranno ed i 14€ al mese porteranno (secondo le stime degli esperti) un milione di nuovi posti di lavoro più indotto (però su questo dato manca la conferma del Premier).

Basta solo non perdere la testa e gestire con sagacia questo piccolo, grande capitale: 14€ x 12 mesi = 168€ all’anno.

Non so voi, cari Lettori, ma io inizio da subito a progettare lo shopping2014 prima che giunga l’infausta smentita e distrugga l’ennesima favoletta scritta per noi, gli eroici e laboriosi lavoratori dipendenti.

Lavoratori dipendenti: aumento diI 14€ al mese?


Ti è piaciuto questo post? Ricevi la newsletter

Letta e Alfano, i Tom e Jerry della politica italiana

Tom e Jerry ed il finto odio

Seduto sul divano del salotto, guardo la TV insieme al mio piccolo pargoletto.
Ride come solo un bimbo di sei anni può ridere difronte alle peripezie di Tom che dal 1940 (data di nascita del cartone animato ideato da Hanna e Barbera) sogna di catturare l’inafferrabile Jerry.

La natura imporrebbe alle due simpatiche canaglie l’odio ancestrale della razza ma la coppia è oramai umanizzata e – sotto sotto – la lotta per l’evoluzione della specie ha fatto posto ad un più conveniente equilibrio domestico. 

Il gatto minaccia ma tutto sommato è buono, il topo è vendicativo però disposto a perdonare: l’uno ha bisogno dell’altro, vivono una finta guerra per il predominio territoriale ma in realtà si godono il vantaggioso dualismo.

Tom e Jerry e la finta guerra politica

Letta ed Alfano: sogno o realtà?

«Forza, a dormire domani ti aspetta la scuola, devi alzarti presto …».
Dopo le solite proteste, costringo il marmocchio ad andare a letto con la mamma; finalmente il potere torna tra le mie mie mani, mi impossesso del telecomando ed inizio il meritato zapping serale.

Pochi minuti e cado in uno stato di torpore, l’anticamera al dolce sonno preserale davanti la TV accesa.

All’improvviso sobbalzo, guardo lo schermo ed intravedo Enrico Letta congratularsi con Angelino Alfano: una vigorosa, sportiva stretta di mano, un sorriso soddisfatto di entrambi ed il patto è suggellato, le grandi intese sono salve, la fiducia ritrovata salverà il Paese.

Con gli occhi semichiusi, la realtà per un attimo si ingarbuglia con la fantasia confondendo i personaggi: intravedo nei due politici gli stessi volti compiaciuti di Tom e Jerry che dopo le infinite (ma finte) guerre si ritrovano amici nella stessa casa e con il medesimo obiettivo.

La finta lotta

Costretti per natura ad una subdola diversità, si combattono senza mai annientarsi per poi essere più vicini di prima.

Mi stropiccio gli occhi e balbetto perplesso: «che minestrone   … ».
La stanchezza gioca brutti scherzi, forse è solo uno di quei pensieri assurdi che balenano di sera e svaniscono la mattina successiva.
Forse …


Restiamo in contatto: ricevi la newsletter

Casa Alfano

Va sempre tutto bene

La famiglia è allo sfascio ma lui finge, prima agli altri e poi a se stesso.
A forza di mentire si è convinto che tutto vada bene, nonostante la realtà racconti una storia diversa, anzi opposta.
Sua figlia è incinta, anche se minorenne; il grande Amore – dopo aver appreso la dolce notizia – si è liquefatto come neve al sole.
Il primogenito incrementa l’esercito dei milioni di giovani italiani che non studiano e non lavorano.
La moglie, infine, lo tradisce da anni con il maestro di tennis.

E lui?

Le verità nascoste

Non coglie la disperazione della piccola Cenerentola innamorata, inganna le speranze del disoccupato, mente sui finti progressi sportivi della dolce metà.

Il povero uomo è troppo occupato, deve convincere i parenti («la famiglia è unita»), i vicini pettegoli («andiamo d’accordo») ed i creditori esigenti («nessun problema economico e comunque siamo in ripresa»).

E’ entrato talmente nella parte da divenire il più ridicolo degli attori.
Recita perfino quando non è necessario; all’inizio si poteva pensare ad una “doppia personalità”, oggi si può affermare che la falsa natura ha sovrastato la vera identità di cui – oramai – non c’è più traccia.

Il triste finale giunge atteso, direi quasi scontato: i ladri entrano in casa mentre lui è al lavoro, rapiscono la moglie, la figlia gravida ed il figlio sfaccendato.

Sul divano lasciano le foto del maestro di tennis.
Imbrattano le mure casalinghe, svuotano l’appartamento e scappano via con la refurtiva: nessuno vede e sente nulla, sebbene un grosso furgone nero con i vetri fume’ e targa kazaka non passi certamente inosservato.

Il nostro eroe torna a casa e – come se nulla fosse accaduto – continua la sua vita con la solita normalità assuefatta, senza curarsi dell’assenza della famiglia e la casa svaligiata.

Poco dopo, quando giunge la Polizia a sirene spiegate, nonostante i tragici, palesi avvenimenti egli conserva la sua inappuntabile calma anche difronte allo scandalo e le accuse.
Accerchiato dai poliziotti, dichiara convinto: «non mi sono accorto di nulla».

Benvenuti in casa Alfano.

Casa Alfano

Le scuse scadute

Calderoli e gli insulti razzisti

Sono sempre più convinto: Calderoli è un idiota.
Chiedo scusa, credo di essere stato frainteso e la precisazione è d’uopo.
Il mio epiteto non è riferito all’uomo bensì al personaggio politico, il dirigente leghista che durante i comizi (s)parla con toni razzisti e volgari sparando imbecillità a raffica.

Evidentemente considera la platea un branco di trogloditi capaci di comprendere solo concetti rozzi …

Calderoli e le scuse scadute

La  «porcata» del vice Presidente del Senato

Ricordo che l’attuale legge elettorale (a tutti nota come «Porcellum») fu formulata dall’allora Ministro per le Riforme Roberto Calderoli dopo che egli stesso – in un lapsus freudiano – la definì «una porcata».

E’ chiaro che nel suo intimo il nostro vice Presidente del Senato si considera un porco (senza offesa per i maiali, animali di atavica generosità).

L’equivoco

Lo sapevo, sono stato equivocato!
Possibile che voi Lettori siate sempre in malafede?

Mi vedo costretto subito a rettificare ciò che ho scritto: non intendevo certo ironizzare sulle tendenze dell’uomo Calderoli, la mia deduzione è legata al solo desiderio di veder presto abolita la legge elettorale voluta dal governo Berlusconi (era il 2005) di cui Calderoli fu meritevole ministro.

Spero che il nostro (indegno) vice Presidente del Senato non si offenda nel leggere questo post, meglio dedicare il tempo ai veri problemi dell’Italia (anzi, della padania).

E comunque, anche se leggesse queste farneticanti considerazioni di un anonimo cittadino italiano, non capirebbe.
Chiedo scusa, sono stato di nuovo travisato.


Ti è piaciuto questo post? Ricevi la newsletter

Powered by WordPress & Theme by Anders Norén

Translate »