Rabia Vivian, giovane fotografa
La sensuale Rabia Vivian mi contatta via facebook: dalla foto evinco lineamenti orientali mentre dagli abiti succinti deduco la sua giovane età.
Una ragazzina spudorata e decisa, non vi è dubbio.
Scrive poche parole: «Hello, contact me …» e lascia il suo indirizzo e-mail.
Rabia è preceduta da Jane Abdel: il profilo presenta informazioni generiche (è nata negli USA) ma la copertina social parla chiaro.
Una procace studentessa non-ho-capito-di-quale-università-americana racchiusa in uno stringato bikini che si mostra sorridente al mondo mentre è in piscina.
Anche lei esplicita sintetici concetti e mi invita a contattarla via e-mail.
Forse, dietro tanta sfrontatezza, si nascondono delle insicure adolescenti timidi in cerca di nuove amicizie?
D’accordo, sono un ragazzo italiano di sani principi, non fumo, non bevo, effettuo la raccolta differenziata, devolvo soldi in beneficenza, pratico sport e non sperpero denari con le slot machine.
Però un dubbio sorge anche ad un buon samaritano come il sottoscritto.
Nella fan page ufficiale mi sono concesso un piccolo riquadro, è vero, ma anche se risulto fotogenico ed ho uno sguardo magnetico, non pensavo di colpire l’immaginario femminile con tanta veemenza!
Cosa desiderano veramente queste ingenue fanciulle, dunque?
La prostituzione viaggia sul web
Non ho mai risposto a queste esche virtuali, ovviamente.
La depravazione umana non ha limiti ed i nuovi strumenti tecnologici contribuiscono ad una nuova forma di prostituzione self-service: sono certo che per una ricarica pay-pal di dieci euro, le audaci ragazzine si trasformerebbero in indecenti «mostri» con atteggiamenti e comportamenti in totale contrasto con la loro tenera età.
L’innocenza perduta di queste ridicole femme fatale (sì, ridicolo è l’aggettivo giusto) è l’aspetto più deprimente nascosto nei loro squallidi inviti.