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Tag: manutenzione

Salviamo il Gigante Verde [FOTO]

Gigante Verde, murales in agonia

La grossa bocca spalancata e l’occhio sinistro presentano evidenti colpi d’incuria.
Le portentosi mani consumate, segni palesi della mancanza di adeguate cure.
Parti di dita cancellate.

Il Gigante Verde è a pezzi.
Corroso dagli agenti atmosferici, rischia la morte.

Il magnifico murales dipinto lungo la facciata dell’ex OPG – l’Ospedale Psichiatrico Giudiziario di via Imbriani – sta svanendo.
Un lento dissolvimento, un inesorabile destino dovuto all’assenza totale di manutenzione.

Già, la manutenzione: a chi tocca proteggere il Gigante Verde?

Il Gigante Verde di via Imbriani rischia la morte

La manutenzione, questa sconosciuta

Il murales, esempio di street art, capace di mutare un edificio normale in un quadro da ammirare.
I colori contro il degrado, la fantasia per depennare l’anonimato e caratterizzare una parte del quartiere.

Perfetto.
Siamo tutti d’accordo.

Eppure, osservando la sofferenza del Gigante Verde, i conti non tornano:: a chi tocca restaurare queste opere d’arte?

La domanda può essere estesa ai tanti monumenti distribuiti per Napoli.

Dopotutto, tra i nostri doveri, rientra anche la conservazione della «bellezza», la prima arma per combattere i tanti «mostri» urbani.

E allora, perché cotanta indifferenza?

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Gigante Verde: le foto dell’agonia


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Via Orsi, se i lavori per la fibra distruggono la strada [FOTO]

Via Orsi e quel cantiere incompiuto

A chi tocca ripristinare l’asfalto di via Orsi?
Perché prima dei lavori per la fibra, la trafficata arteria del Vomero – collega piazza Medaglie d’Oro con l’Arenella – era una strada in condizioni normali.

Poi, un giorno (febbraio), mentre passeggio, noto il cantiere, il restringimento della carreggiata, il traffico in tilt, l’inizio dei lavori, gli operai intenti a scavare, la rottura del manto stradale.

«Attendo la fine» ed annoto un post-it mentale per vedere come terminerà la vicenda.

Ora, a lavori conclusi, mi rimprovero di non aver aver letto le informazioni sul perché si rompeva una strada in buone condizioni, quale società operava e per conto di chi.

Oggi del cantiere non vi è più traccia.
L’opera è terminata.

Restano, però, le tracce evidenti del cantiere: via Orsi presenta una ferita lunga una trentina di metri, proprio nel punto dove gli operai scavavano.

Via Orsi dopo i lavori: da strada in condizioni normali a strada dissestata. Ora a chi tocca ripristinare l'asfalto?
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Via Orsi, a chi tocca ripristinare l’asfalto?

La pioggia completa il disfacimento.
Così, via Orsi passa da condizioni normali a strada da riparare.

Ma il suo destino è diverso dalle strade colabrodo dove si aprono voragini dopo i temporali.

In questo caso, la rottura dell’asfalto è opera di una società privata. 
Dunque, è un loro dovere ripristinare le condizioni per una corretta viabilità.

Perchè nessuno controlla lo stato della strada dopo la fine dei lavori?
A chi tocca intervenire ora?
Il Comune agirà con azioni legali?

Via Orsi dopo i lavori: da strada in condizioni normali a strada dissestata. Ora a chi tocca ripristinare l'asfalto?

Le foto? Inviate al Sindaco

Invio queste fotografie al Sindaco ed al Comune di Napoli.
Attendo ottimista delle risposte.

Nel mentre, aggiungo un nuovo post-it mentale.
Tornerò a via Orsi. e vedrò le strada ripristinata?

Via Orsi dopo i lavori: da strada in condizioni normali a strada dissestata. Ora a chi tocca ripristinare l'asfalto?
Via Orsi dopo i lavori: da strada in condizioni normali a strada dissestata. Ora a chi tocca ripristinare l'asfalto?


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Scandone, la piscina di Napoli tra degrado e voglia di nuotare [FOTO]

Piscina Scandone, ingorgo alle docce

Una piccola distrazione e la «partenza intelligente» sfuma: per evitare la fila chilometrica, devo uscire dalla vasca due minuti prima della fine del corso.

Centoventi secondi di rinuncia per eludere l’attesa infinita.
Stavolta, preso dall’entusiasmo, salto fuori dall’acqua alle 18.46.

Risultano fatali gli istanti spesi per conservare la cuffia, gli occhialini ed indossare l’accappatoio.
Parto a razzo conscio dell’ingorgo che mi aspetta.

Troppo tardi, sforato il tempo limite previsto per le 18,44.
La coda alla doccia ricorda il traffico di ferragosto sulla Salerno-Reggio Calabria.

La manutenzione zero? Tempra il fisico

«La cinque, sei, sette e dieci non funzionano» il passaparola aggiorna la fila in tempo reale meglio di isoradio.
Chiuso nell’accappatoio, attendo infreddolito il mio turno.

Le undici docce presenti nello spogliatoio della piscina Scandone di Napoli non funzionano mai tutte contemporaneamente.

Periodicamente si inceppano e visto l’alto numero di utenti, arrivare al meritato shampoo post-nuotata risulta più complicato del ritiro della pensione alla Posta il primo giorno del mese.

Le docce della piscina Scandone, una roulette

Le docce della piscina Scandone, una roulette

Per l’ennesima volta, la batteria di docce lavora a scartamento ridotto.
La questione si ripete periodicamente: mancanza di una regolare manutenzione.

Si interviene per risolvere l’emergenza del momento senza un calendario di ordinaria cura del bene comune.

Questa settimana, dalla cinque e sei non esce una goccia, la sette solo acqua gelata, la dieci una gittata bollente.

«Meglio delle terme di Ischia, c’è la temperatura per chi ha problemi alla circolazione e chi desidera la sauna» medito.
Alcuni giovani nuotatori condividono la doccia funzionante: mentre uno si insapona, l’altro si lava.

L’Istituzione evidentemente segue un piano segreto per educare gli sportivi napoletani: oltre a temprare il fisico, l’assenza di manutenzione incentiva lo spirito di solidarietà.

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«GUASTO» da quattro mesi

Il cartello «GUASTO» campeggia sulla porta del bagno da quattro mesi.
«Vediamo quanto occorre per riparare sto wc» registro il post-it mentale la scorsa primavera.

Il desolante manifesto (scritto a mano) è il mio riferimento per valutare l’efficienza-zero della manutenzione negli spogliatoi della piscina Scandone.

Ad oggi – e siamo a novembre! – l’avviso «GUASTO» è ancora ben visibile ed è intenzionato a restarci per quest’altra stagione.

«GUASTO» da quattro mesi

«GUASTO» da quattro mesi

La teoria delle finestre rotte

l’esistenza di una finestra rotta potrebbe generare fenomeni di emulazione, portando qualcun altro a rompere un lampione o un idrante, dando così inizio a una spirale di degrado urbano e sociale

La piscina Scandone è la dimostrazione della validità della teoria delle finestre rotte: invece di riparare il bagno fuori servizio, è comparso un nuovo cartello «GUASTO» – fotocopia del primo – sulla porta di un secondo wc.

L’assuefazione alla anormalità

Luci fulminate spente da anni, mura mai ritinteggiate, dal tetto penzolano strane strisce di plastica (forse un tempo materiale isolante?) che potrebbero cadere improvvisamente, … il degrado avanza impietoso di giorno in giorno.

Lo strano tetto presente negli spogliatoi della piscina Scandone

Lo strano tetto presente negli spogliatoi della piscina Scandone

«Queste spogliatoi non sono normali» denuncio le condizioni agli addetti.
«Ci dispiace, dovete parlare col direttore … comunque non ci sono i soldi …» ribatte mortificato un impiegato dell’Amministrazione.

E’ questo il solito botta-e-risposta, l’eterno muro di gomma, lo scaricabarile perpetuo al quale non mi abituerò mai.

Osservo gli innumerevoli bimbi costretti ad utilizzare un impianto indegno.
Non devono considerare normale ciò che normale non è: i piccoli nuotatori di Napoli godono degli stessi diritti dei coetanei italiani!

Nonostante tutto, viva la piscina Scandone!

La professionalità delle istruttrici ed istruttori, la disponibilità delle società che gestiscono le corsie, la volontà dei singoli per rimediare alle lacune delle istituzioni, il vantaggio economico e l’orgoglio di utilizzare una struttura pubblica rendono la Scandone il riferimento per innumerevoli famiglie e sportivi napoletani.

I controlli periodici confermano l’ottima qualità dell’acqua: nuoto da anni e non ho mai beccato un famigerato «fungo da piscina».

E allora, perché trascurare un impianto storico così bello ed importante?

Dopotutto, dopo aver nuotato con rinnovato entusiasmo, chiediamo solo di poterci rilassare sotto una doccia calda ed utilizzare degli spogliatoi «normali».

Piscina Scandone di Napoli, tra voglia di nuoto e manutenzione-zero

Piscina Scandone di Napoli, tra voglia di nuoto e manutenzione-zero


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Viale Kennedy libera, la vittoria dei 715 mila Mi Piace

Viale Kennedy è libera

Una squadra speciale, annunciata dal tweet dell’ex vicesindaco di Napoli Tommaso Sodano, irrompe nella foresta napoletana alle prime ore di un fresco lunedì di giugno.

Con opportuni cartelli, la popolazione è invitata a non sostare lungo il campo di battaglia. La guerra durerà due giorni e due notti fino al mercoledì successivo quando, finalmente, tacciono le armi.

Lungo la strada restano i segni dello scontro: foglie, rami, arbusti, intere famiglie di piante raccolte in fosse comuni a ricordare ciò che resta del verde dissidente.

viale Kennedy prima e dopo il nostro post denuncia

viale Kennedy prima e dopo il nostro post denuncia

Le sentinelle del territorio non sono sole

Il Comune di Napoli lancia un messaggio chiaro: da oggi non sarà più tollerata la crescite incontrollata del verde pubblico.
Ne va dell’immagine della città e della già blanda reputazione dei politici.

Il territorio cittadino è infestato da troppe sentinelle, cittadini attenti al bene comune, rispettosi delle Istituzioni e pronti a fotografare qualsiasi abuso bollato come «normale».

Dotati di armi ipertecnologiche, l’esercito dei non-violenti combatte la sua quotidiana guerra con smartphone ed internet.

Il singolo soldato è dotato di una granitica convinzione: non è solo.

L’arma social

Ogni scatto, ogni denuncia pubblicata sul web, sarà accolta, letta, condivisa e diffusa da altri mille soldati che credono nei suoi stessi ideali.
Donne ed uomini di ogni età, osservano, proteggono e rispettano l’ambiente che li circonda e non si arrendono all’impotenza generale.

Nascosti dall’anonimato dei giusti, questi eroi silenziosi trascorrono il proprio tempo libero nei vari fortini presenti in Rete, spazi aperti dove le testimonianze sono le vere bombe contro l’assuefazione, il primo alleato della malapolitica.

Colpi sferrati a suon di parole ed immagini, esplosioni mediatiche temute da chi ricopre incarichi istituzionali e non compie il proprio dovere.

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La forza dei 713.835 “Mi piace”

Con l’aiuto degli inossidabili amici di Napoli image Naples, siamo arrivati fino a
Il Mattino e con l’appoggio di 713.835 alleati abbiamo abbattuto il muro dell’indifferenza.

Inchiodato alla sua responsabilità civica, il nemico si è arreso ed ha ordinato il blitz tanto atteso.

La battaglia è vinta, viale Kennedy è di nuovo libera.

viale Kennedy, la fermata dell'autobus liberata

viale Kennedy, la fermata dell’autobus liberata

Post denuncia: Napoli, la fermata-jungla dell’autobus e la pista ciclabile foresta (FOTO)


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Chiasso (Svizzera), una storia normale che stupisce gli italiani

Chiasso, l’intervento dei Vigili del Fuoco

La quiete del parco pubblico di Chiasso è interrotta dalle sirene della polizia che, in un tranquillo sabato mattina di giugno, irrompono nell’area verde del piccolo paese svizzero.

Le forze dell’ordine scortano due automezzi dei Vigili del Fuoco chiamati da una mamma presente nei giardini con il suo bimbo.

La donna, visibilmente preoccupata per un ramo in procinto di spezzarsi, lancia l’SOS.
In pochi minuti, i militari giungono sul luogo incriminato e con il nastro d’ordinanza bianco e rosso, isolano immediatamente l’intera area minacciata dall’albero ferito.

A Chiasso - Svizzera - dove la manutenzione è normalità

Sotto lo sguardo attonito e incuriosito di decine di marmocchi, i pompieri operano velocemente: attraverso la super-scala, raggiungono la cima del «mostro» e tagliano il ramo pericolante.

Chiasso, l'azione dei vigili del fuoco per tagliare un ramo pericolante

Il tronco viene potato e ridotto in piccoli ed innocui pezzettini per essere trasportato via.

Chiasso, la manutenzione è normalità

Il giovanissimo pubblico, con la testa all’insù, ammira affascinato.
I poliziotti rimuovono il nastro, l’area pubblica è di nuovo sicura e disponibile per i bimbi.
Scoppia un applauso spontaneo.
I pompieri, scortati dalle forze dell’ordine, volano via … mentre i bimbi presenti sognano – un giorno – di imitare i loro nuovi eroi.

Il vero «mostro»? La meraviglia italiana

La meraviglia per lo zelante intervento svizzero, lo stupore provocato dalla storia inviata via e-mail da un lettore oltre confine, dimostra la nostra assuefazione.

Il cittadino napoletano (italiano) è impreparato ad un’azione di ordinaria manutenzione pubblica, indice di efficienza e fiducia verso le Istituzioni: una mamma preoccupata chiede l’intervento dello Stato per rimuovere un potenziale pericolo e lo Stato interviene prontamente, annulla la minaccia, restituisce il bene comune alla cittadinanza.

E’ una vicenda normale (nel resto del mondo).
Perché noi italiani/napoletani ci stupiamo?

Questa storia, in Italia come sarebbe finita?

Nel giardino pubblico tricolore, il cittadino avvista il ramo penzolante e chiama i pompieri.
Dopo vari tentativi, al 115 rispondono: al momento non ci sono squadre disponibili.
A fine giornata, giungono i Vigili del Fuoco, isolano l’albero e vanno via.

Di più non possono: la burocrazia impone loro di stilare una relazione da consegnare all’ufficio competente che, al momento, è chiuso per mancanza di personale.

Dopo vari giorni di inoperatività, il cancello d’ingresso del parco viene sbarrato ed un avviso scritto a mano (su carta non intestata) informa che occorrerà verificare lo stato di tutti gli alberi presenti.

Le associazioni di cittadini, incavolate, protestano.

Il Comune emette un comunicato scarica barile: la responsabilità è della Soprintendenza e della Provincia.
Quest’ultimo ente, però, in teoria non esiste e non può rilasciare il certificato di agibilità.

Trascorrono mesi, il parco rimane non accessibile mentre l’insaziabile burocrazia divora carte, timbri ed autorizzazioni.

Un bel giorno di primavera giungono i Vigili del Fuoco: come i loro colleghi svizzeri, impiegano cinque minuti per potare l’albero ferito.
Rimettono in sicurezza il giardino che verrà riaperto due settimane dopo: mancava l’ultima firma dell’impiegato in ferie.

(la versione italiana può variare da città in città ma nasconde un’amara verità)


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Napoli, la fermata-jungla dell’autobus e la pista ciclabile foresta (FOTO)

Napoli, città verde

A Napoli amiamo il verde e l’ennesima conferma giunge da viale Kennedy, la strada attraversata negli anni ’60 dal famoso presidente degli Stati Uniti d’America.

Nessun giardiniere comunale osa toccare le piante cresciute lungo il marciapiede ed il rispetto semidivino verso la natura impedisce qualsiasi opera di manutenzione ordinaria.

Napoli, l'amore per il verde o assenza di manutenzione?

Napoli, l’amore per il verde o assenza di manutenzione?

La pista ciclabile attraversa la foresta

L’avanzamento incontrollato dei mega-cespugli invade anche la prima pista ciclabile inaugurata in città offrendo ai coraggiosi ciclisti un’esperienza unica: pedalare a viale Kennedy e sognare di attraversare la savana africana.

Napoli, l'assenza di manutenzione ed il verde invade la pista ciclabile a viale Kennedy

Napoli, l’ingresso della prima pista ciclabile a viale Kennedy invaso dal verde incontrollato

La fermata-jungla dell’autobus

Per non creare malcontento tra sportivi e semplici cittadini, il Comune garantisce la medesima diffusione del verde anche per chi attende l’autobus.

Fermata dell'autobus a viale Kennedy invasa dai cespugli

Fermata dell’autobus a viale Kennedy invasa dai cespugli

L’ecosistema perfetto

L’esperimento tutela piante e insetti e prevede la creazione di un ecosistema urbano nel quale convivono, in una simbiosi perfetta e cementata nel tempo, l’assenza di manutenzione, la mancanza di controlli, il menefreghismo delle Istituzioni e l’assuefazione dei cittadini.

Il sottoscritto si impegna a difendere li verde: eventuali potature saranno denunciate senza esitazione.


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