Una campione incompleto
Gonzalo Higuain, l’attaccante del Napoli e della nazionale argentina, non è un «mostro».
Nonostante i numeri lo scagionino (una media di un gol ogni due partite), il presunto campione è privo di quel pizzico di magia che rende speciale un calciatore.
Ispido, polemico, in campo protesta anche contro i compagni di squadra.
Tecnico non talentuoso, rigorista senza la sicurezza del cecchino e con una percentuale di errori fatale, goleador e mai capocannoniere.
L’immagino nello spogliatoio, dopo il novantesimo minuto, sfinito guardarsi allo specchio in modo cagnesco ed insultare se stesso.
Higuain è una pietra preziosa di livello medio-alto, non un diamante eccelso.
Brilla a sprazzi senza abbagliare, una domenica vale oro e la successiva è un pesante pezzo di bronzo che rotola in campo privo di lucentezza.
Il Pipita è un gioiello incompiuto, l’opera scolastica di un’artista geniale.
L’atleta dall’atteggiamento pigro, l’uomo che sogna la luna senza meritarla, un calciatore avvelenato perché il mondo non lo celebra a dovere.
Per Gonzalo
Eppure Gonzalo, quando sei tranquillo, hai numeri da campione.
Purtroppo, il più delle volte, ti accontenti di giocare nell’esercito dei calciatori di fascia media mentre, potenzialmente, saresti un attaccante da 40 gol a stagione.
La testa, caro Gonzalo, devi lavorare sulla testa.
Allena il cervello non le gambe.
Concentrati sull’equilibrio interno invece di tirare punizioni e dribbling.
Correggi gli atteggiamenti isterici, alza il pollice al compagno che sbaglia il cross, in campo sorridi e trascina la squadra.
Se giochi concentrato, convinto e con gli occhi determinati, risulterà insignificante il rigore tirato in curva.
Allora e solo allora, per noi tifosi del Napoli ed amanti del bel calcio, brillerai come una vera pepita.