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Sbatti il mostro in homepage!

Tag: mostri (Page 10 of 13)

Gli abbonati di faCCebook, i miei amici: grazie

La fedeltà, sentimento sconosciuto nel mondo odierno ove regna il mordi e fuggi e trionfa l’usa-e-getta, va premiata:

desidero enunciare ai quattro venti un sentito ringraziamento agli abbonati

alla mia «mostruosa» creatura, il piccolo grande faCCebook.eu.

I fidati Lettori che puntualmente ricevono l’e-mail della newsletter sono speciali perché è speciale la fiducia riposta nei temi affrontanti e – scusate l’autocitazione – nel sottoscritto.
Cotanta stima inorgoglisce e merita la massima attenzione: continuerò a combattere i «mostri» di ogni forma, colore e razza con la coerenza e lo stile che contraddistinguono da sempre il nostro amato blog, senza mai cadere nella facile volgarità ed evitando scontati passi falsi che dividono la denuncia dallo show pacchiano.

la newsletter di faCCebook

Ho un sogno: incontrare di persona ogni singolo iscritto alla newsletter

.
Perché dietro un indirizzo e-mail c’è un un navigatore sensibile, un lettore attento, una donna ed un uomo desideroso di migliorare il mondo con l’esempio diretto, un eroe (passatemi il termine) pronto a combattere le tracimanti ingiustizie di questi difficili tempi moderni.

Un giorno non troppo lontano organizzeremo un incontro, il primo faCCebook-day in una entusiasta ed affollata piazza stracolma di cittadini onesti e sognatori convinti, nel mentre l’unico modo che ho per ricambiare la vostra fedeltà, cari abbonati, è ringraziare ognuno di Voi senza ipocrisia.
Come avviene tra veri amici.

Marco Miccoli (PD) e Fabio Rampelli (FdI), due politici in cerca della verità

Proposta Miccoli-Rampelli su Juve-Roma

Il Governo delle larghe intese è unito anche sull’inutile: Marco Miccoli (PD) e Fabio Rampelli (FdI) dichiarano di voler presentare in Parlamento una interpellanza sul discusso operato dell’arbitro Rocchi nell’ultima sfida di serieA, Juve-Roma.

Oltre ai due firmatari, ai rimanenti 59,83 milioni di cittadini italiani, interessa la questione?

A chi interessa l’arbitro Rocchi?

Sicuramente la problematica coinvolge il 44% dei giovani disoccupati che, di tempo libero per esaminare la moviola, ne ha a sufficienza.

Il mezzo milione di cassa integrati, dopo una settimana instabile, certamente vorrà rilassarsi nei weekend e pretende un arbitraggio corretto.

I 3,3 milioni di precari – già con la schiuma alla bocca per la rabbia – necessitano di tutele (non possono ammalarsi per contratto) ed il calcio è un valido effetto placebo.

Dei 200 mila esodati chi se ne frega (numero irrisorio): la mozione, invece, potrebbe appassionare il 44% dei pensionati italiani che riceve un assegno sotto i 1000 euro lordi (ammesso che abbiano la paytv) poiché, in questa moltitudine di disperati, la statistica garantisce la presenza contemporanea di tifosi bianconeri e supporter giallorossi.

Ci consola constatare che l’ esercito di cervelli in fuga, abbandonata la nostra piccola Italietta, non usufruirà dei benefici della proposta Miccoli-Rampelli (vuoi vedere che sti cervelli non sono poi così intelligenti?).

E allora, ringraziamo i due «mostri» bipartisan, politici interessati alla verità e all’interesse nazionale (il rigore su Progba era in area oppure un sentito regalo di Rocchi per la zebra in difficoltà?).

La proposta Miccoli-Rampelli /Marco Miccoli e Fabio Rampelli), i due politici autori dell'interpellanza parlamentare per Juve Roma?

Link utili:


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La teoria dell’alibi (secondo Julio Velasco)

Gli schiacciatori NON parlano dell’alzata, la risolvono.

 
«Voglio schiacciatori che schiacciano bene palle alzate male»
Sono le parole dell’ex CT della Nazionale Italiana di Pallavolo, l’intelligente uomo di sport Julio Velasco.

Julio Velasco e la teoria degli schiacciatori

Il video dura tre minuti e ventuno secondi – sopra la media dell’attenzione del navigatore standard – ma voi, amici Lettori, siete speciali e sono certo che vedrete il filmato fino alla fine.

Perché gli alibi sono dei «mostri» da non sottovalutare.

Ischia, le prime immagini del kolossal

Una vacanza ad Ischia senza «mostri»?

Ho accettato il consiglio del buon vecchio giovane social-asociale ed ho spento il display del mio smartphone per una settimana.
Disconnesso, mi godo la vacanza ad Ischia per ricaricare le batterie, tra le bellezze dell’isola verde, un tuffo nel mare (limpido), una nuotata nelle calde acque termali ed in giro tra le innumerevoli spiagge affollate di turisti.

I «mostri» – come sempre – non mancano ma in questo breve post ometterò di parlare dell’inefficienza dei trasporti EAV (1,90€ il biglietto senza nessuna certezza degli orari con i bus zeppi), dell’assurda  tassa di soggiorno (1€ al giorno anche per chi, come me, è giunto sull’isola senza auto), dell’inspiegabile divisione in sei comuni del piccolo territorio (nell’era delle aree metropolitane), del costo esorbitante dei taxi (prezzo minimo 12€ – mai preso uno).

Ischia, il castello aragonese

Il in attesa del kolossal …

Non sono un maestro della fotografia ma ho la passione che mi aiuta anche se – tra uno scatto ed una ripresa – l’ammetto, scelgo la videocamera.

Per ora mi limito a pubblicare qualche foto dell’album della vacanza, da gustare come antipasto del film in prossima uscita su tutti gli schermi di casa mia.

A fine montaggio, i più temerari vengano a cena: dopo la pizza li attende, in anteprima mondiale, la visione del kolossal ischitano 🙂

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Balotelli, il salvatore della Patria

Al bar, in metropolitana ed in ufficio non si discute d’altro: l’Italia è uscita dal Mondiale brasiliano e la colpa è di Prandelli e del suo flaccido alfiere, Balotelli.

Ai veri problemi, quelli importanti, siamo assuefatti.

Disoccupazione alle stelle, camorra-mafia-ndrangheta che controllano indisturbate intere zone della nazione, corruzione e politica fuse in un’unica soluzione indivisibile come lo zucchero mischiato col caffè, cassa integrazione a valanga su ogni tipo di azienda (privata), crisi perpetua del lavoro e la fine del tunnel non si intravede.

Eppure riflettiamo sull’infedeltà della moglie dell’arbitro, sugli sforzi fisici dei nostri (presunti) campioni costretti a giocare all’ora della merenda, se il morso di Suarez a Chellini abbia danneggiato la dentiera dell’uruguaiano, perché Pirlo parla poco e Marchisio sia stato licenziato senza giusta causa . Preferiamo omettere la palese verità: il mondiale brasiliano ha celebrato il funerale del calcio italiano ma nel Belpaese le rivoluzioni durano il tempo di uno spot pubblicitario.

Balotelli il parafulmine

E allora prendiamocela pure con Balotelli, dopotutto è facile.

E’ nero, antipatico per natura, non esulta se realizza un gol ed ha l’espressione sempre angosciata nonostante sia ricco e famoso.

E’ lui l’antieroe per eccellenza, colui che attira le attenzioni mediatiche e gli sfoghi popolari, una calamita di offese e prime pagine, il bel tenebroso, il perfetto capro espiatorio per far dimenticare i drammi, quelli seri almeno.

Teniamocelo stretto, di «mostri» la nostra martoriata nazione ne è purtroppo piena ed una risorsa del calibro di SuperMario è necessaria per la conservazione dei giusti equilibri sociali.

Il Governo si impegni a trattenere questo giovane «cervello».

L’Italia non si pieghi al cinismo di una qualsiasi multinazionale straniera, nessuno ci ruberà il nostro parafulmine nazionale.

Quasi selfie

Il Lettore porcellone

Il dovere di cronista mi impone di restare sul«pezzo».
Lo scoop, il picco di audience, l’immagine choc per attirare lo spettatore indignato, i termini-chiave nel titolo e la dea seminuda che ammicca e seduce il lettore-porcellone.

Oggi, nell’epoca del web sempre e comunque, non servono più questi mezzucci da stampa di serieB.
Nell’era mobile (da leggere mobail) per raggiungere il minuto di notorietà basta un selfie.

Un selfie tira sempre

Leggi «selfie» e catturi l’attenzione del navigatore impertinente: pur di rubare l’attimo di privacy (o avere l’illusione), il pettegolo cambia direzione, clicca sulla foto, la guarda per un millesimo di secondo (tanto dura l’attenzione dell’utente medio), scruta il quadro generale, si sofferma sulle curve della bionda e poi – deluso – abbandona la scena.

Perché il «selfie» è un autoscatto e come tale appaga solo l’esibizionismo del soggetto ritratto.

Dunque, i tempi sono difficili per i grandi network mediatici figuriamoci per un piccolo sito come faCCebook ed allora anche io – mio malgrado – costretto mi adeguo alla moda.

Inserisco «selfie» nel titolo del post (breve, per andare incontro allo standard di concentrazione dell’utente ficcanaso), scrivo i soliti tag nel testo (sesso, soldi, berlusconi, download free, gratis, donne, mostri) condivido sui social ed attendo il successo.

Per la foto, non assomigliando a Pamela Anderson, mi arrangio come posso.

Quasi selfie

Da Ivan il Serbo a Genny a carogna, il calcio non è uno sport

La follia del calcio

Oggi la prima pagina tocca a Genny a carogna, ieri il «mostro» portava il nome di Ivan il Serbo.

Ricordate il capo ultrà incappucciato che nell’ottobre 2010, salito sulle barriere divisorie dello stadio Marassi di Genova, guidò il lancio di petardi e fumogeni che portò all’annullamento della partita Italia-Serbia valida per le qualificazioni agli Europei di calcio 2012?

Follia ultrà: da Ivan il Serbo a Genny a carogna, il calcio non è uno sport

Le dichiarazioni sempre uguali

E’ utile rileggere le dichiarazioni dei massimi dirigenti sportivi e politici di allora.

Marta Vincenzi, Sindaco di Genova
«Chi li ha fatti entrare? Non è possibile distruggere un pezzo di città, oltre che portare un’ombra ancora più pesante sul calcio, per non aver saputo prevenire. Secondo me, è mancata a monte la capacità di individuare questi delinquenti […] e mi sono sentita dire che gli agenti erano lì ma che quelli erano dei delinquenti e si doveva evitare che finisse in tragedia. Ho capito che c’era una linea morbida per evitare la tragedia»
[fonte]

 

Renato Schifani, Presidente del Senato
«Quello che è accaduto allo stadio di Genova alla presenza di molti ragazzi e di una scolaresca, mostra il volto peggiore di un’Europa ancora troppe volte attraversata dalla violenza di chi rifiuta la civiltà, la dignità, il rispetto della persona».
[fonte]

 

Roberto Maroni, Ministro degli Interni
«Non ci sono responsabilità da parte della polizia italiana che, evitando di intervenire pesantemente, ha evitato una strage».
[fonte]

 

Platini, Presidente UEFA
«Sono rimasto choccato. Attendo i risultati dell’inchiesta e le decisioni della Disciplinare e ricordo a tutti che la Uefa segue una linea di tolleranza zero nei confronti della violenza degli stadi».
[fonte]

 

Blatter, Presidente FIFA
«Se l’Italia avesse seguito l’esempio del calcio inglese si sarebbero potuti evitare gli scontri di Genova»
[fonte]

… ed il presidente della FIGC

A titolo di cronaca, riporto anche la dichiarazione di Abete, Presidente FIGC, dopo la sospensione di Genoa-Siena (serie A, aprile 2012) per colpa degli ultrà locali che, con la squadra di casa sotto 4-0, provocano la sospensione di 45 minuti del match costringendo i giocatori rossoblù a togliersi la maglia disonorata.

«Quelle persone non sono tifosi, spero non mettano più piede in uno stadio»
[fonte]

La storia si ripete

Un incontro di serie A, una partita tra nazionali oppure una finale di coppa tra squadre di club: non c’è differenza, la miscela tra tifo violento e calcio è impossibile da dividere, dello sport non vi è più traccia.

Eppure, dopo la tragedia, agli ovvi quesiti («come hanno portato quelle bombe dentro lo stadio?» «Nessuno conosceva quel delinquente?») seguono sempre le stesse, ripetute, rituali parole istituzionali alle quali non corrisponde nessuna azione concreta.

Evidentemente in Italia la storia non insegna nulla.


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Io, Dylan e quell’incontro prima del Comicon

Dylan Dog, un mio fedele Lettore

«Ciao Dylan, dal vivo sembri più vecchio».
«Entra Mario, non iniziare con le tue ironie… mi basta Groucho».

Un abbraccio e sono dentro la casa dell’Indagatore dell’incubo.
E’ la prima volta che giungo a Craven Road 7 eppure è tutto così familiare ed accogliente, riconosco ogni angolo di quest’appartamento visitato mille volte attraverso gli albi di Bonelli.

Dylan si accomoda sulla solita poltrona con i palmi delle mani uniti – un gesto d’attesa per ascoltare il cliente (quasi sempre la cliente).

Il mio amico Dylan

Lo show di Groucho

«Dunque, che ci fai a Londra? Devi cacciare un fantasma dalla cucina?».
«… mmm …. no, ma potrebbe essere questo il motivo per cui ho il frigo sempre vuoto».
«Sono più di trent”anni che ti conosco e continui a non prenderti mai sul serio. Groucho, un bicchiere d’acqua per Mario».

L’assistente di Dylan compare con un tempismo degno di un attore teatrale ed inizia lo show.

«Capo, non esistono i bicchieri d’acqua. Magari ti porto un bicchiere di vetro con dentro l’acqua. Ciao Mario, sempre allegro eh? Vedo che hai cambiato look, anzi non hai proprio un look. Bene, d’altronde cos’è la moda? Chiedetelo a me che di modelle me ne intendo»
«Groucho! Non sprecare righe, lo sai che i post di Mario sono sempre brevi per non stancare il Lettore con parole ridondanti».
«Dylan, sono orgoglioso di saperti tra i miei seguaci. Troppo onore».
«Leggo tutti i tuoi articoli, mi sono anche registrato sulla fan page ufficiale».
«I tempi cambiano anche per te allora, magari hai pure uno smartphone?»

L’ammissione

«Giuda ballerino, lo spazio a nostra disposizione è quasi terminato e non mi hai ancora comunicato il motivo della tua visita».
«Hai ragione Dylan, non è una confessione facile ma non posso più tenermi dentro questo segreto: manco dal  Comicon di Napoli da anni, ammetto la mia colpa».

In casa cala il gelo, Dylan inizia a suonare il clarinetto (o almeno, visto il risultato, ci prova).
Le note de “Il trillo del diavolo” viaggiano tra i nostri ricordi, le mille avventure condivise, le battaglie contro i «mostri» o presunti tali.
Poi, Dylan mi licenzia con poche semplici parole.

« … mmm … caro vecchio Mario, ed ora pretendi da me l’assoluzione?».

Comicon, le copertine raccolte

Restiamo in silenzio ancora qualche minuto, poi aggiungo:
«Dylan, pubblico e condivido le copertine che i disegnatori ai Comicon passati mi hanno regalato?».
«Va bene, mi sembra un buon finale per questa storia» conferma l’Indagatore dell’Incubo.

Qualche giorno dopo il mio viaggio a Londra rileggo questo post  ma – come quei pensieri affascinanti di sera che svaniscono la mattina successiva – non sono più sicuro che sia andata proprio così.
Però mi piace immaginarlo.

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1+1=3

Le domande di sempre

I quesiti esistenziali posti dall’Uomo sono i medesimi nei secoli.

Chi siamo?
Dove andiamo?
Siamo soli nell’Universo?
E’ nato prima l’uovo o la gallina?
Ed il gallo cosa ne pensa?

A tali dubbi, nessuno può fornire una risposta certa ed ognuno si comporta secondo coscienza: l’illuso è convinto di controllare tutte le variabili dell’esistenza, lo scienziato sogna di scoprire la formula del Bing Bang, il religioso crede fermamente nel suo Dio, l’ignorante si reputa il primo della classe.

L’assenza del modello Matematico

Il sottoscritto, di fronte all’ignoto, segue la somma lezione del vecchio saggio: la Vita non è regolata da nessuna Legge Matematica.

Se osserviamo con attenzione la realtà, possiamo affermare senza esitazione: l’esistenza è un teorema non dimostrabile.

E’ impossibile formulare validi ragionamenti per spiegare la follia umana, i piccoli e grandi drammi del Pianeta non rispondono a nessun modello scientifico, la Vita non è un’equazione (oppure se lo è, è un’equazione impossibile).

Dietro l’angolo e nel lato opposto del globo, in questo preciso momento si sta consumando un’ingiustizia.

I «mostri» rendono i destini degli uomini una corsa ad ostacoli e le soluzioni sono toppe, l’errore non è mai nullo.
La geometria e la fisica – teoricamente impeccabili – difronte alla volgare quotidianità presentano macro difetti incolmabili.

1+1=3 l'equazione impossibile

L’equazione impossibile

L”unica immagine forte per riflettere sulla iniquità che colpisce ogni essere umano, la sola rappresentazione algebrica della inesattezza della Vita, l’icona dell’uguaglianza impossibile 1+1=3 è il tenero abbraccio tra un uomo ed una donna, il sigillo per la futura nascita del frutto del loro amore.


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10 motivi per non dormire la notte

I «mostri» provocano insonnia

Lo confesso: la preoccupazioni mi ha provocato l’insonnia.
Bloccato nel letto, in piena notte, tra mille dubbi progetto, rifletto, medito.

Innumerevoli domande con gli occhi aperti, l’oscurità che rallenta il trascorrere dei minuti, la frenesia di voler operare subito ed il sole tarda ad arrivare.

I «mostri» sono i nemici del dolce dormire, è indubbio.

Non si dorme per l’attesa?

Ma oggi penso positivo ed affermo convinto: il Tapiro dalla Gualdrappa è salvo, il lupo cattivo non minaccia Cappuccetto Rosso ed – oltre alle inquietudini – anche la troppa gioia ci tiene svegli.

Difatti, a me capita: se il giorno successivo vivrò un evento particolarmente positivo, la notte non chiudo occhio.
Vorrei che il buio venisse spazzato via per godermi da subito la luce e vivere appieno il lieto evento.
L’ansia mi tiene vigile e l’attesa allontana Morfeo …

10 motivi che alimentano l'insonnia

Insonnia, la classifica

Allora, amici Lettori, elenco dieci motivi positivi per i quali affronto volentieri una notte insonne (classifica casuale in ordine sparso):

1 – la partenza per un lungo, bellissimo e sospirato viaggio (in sogno anticipo le tappe)
2 – l’esame all’Università (di notte ripetevo il programma)
3 – il trasloco (e se la sveglia non suona? E se la ditta incaricata non viene? L’emozione per l’inizio di una nuova vita)
4 – ricezione dei sacramenti (tranne il primo – troppo piccolo per ricordare – e l’ultimo – difficile svegliarsi durante il sonno eterno)
5 – l’attesa per la visita di Babbo Natale e/o Befana (dolce ed irripetibile infanzia)
6 – l’eccitazione per la finale olimpica dei cento metri stile libero contro i migliori nuotatori del mondo (sogno per ingannare il tempo)
7 – TO DO
8 – TO DO
9 – TO DO
10 – TO DO

A voi il beneaugurante compito di completare l’onirica lista.


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Come scrivere un post di successo (valido solo per l’Italia)

L’Italia, il paese della «segnalazione»

Chiariamo subito il punto: io non ho mai scritto un post di successo.
E quindi?
Non significa nulla, sono comunque legittimato a dibattere sull’argomento come «esperto del settore» perché vivo in Italia.

Difatti, nel nostro Bel Paese non esiste nessuna relazione tra competenze e ruolo ricoperto, vale l’autocertificazione dei titoli (fino a prova contraria) ed ognuno può aspirare a qualsiasi carica.

E’ il nostro piccolo «sogno americano», l’abbattimento delle barriere sociali e l’aspirazione a migliorare il proprio status indipendentemente dal curriculum.

Però devi avere la giusta conoscenza: l’amico ti «segnala» e la posizione agognata da centinaia di candidati diventa tua.
E’ semplice, è naturale, il trucco c’è ma non si vede, è la magia della raccomandazione.

Come scriovere un post di successo? Con il trucco delle lentine blu

Consigli per un post di successo?

Ora, il Lettore Italiano non si senta tradito, chi si aspettava dei consigli su come pubblicare un articolo che porti fama e soldi non si lagni proprio con me.

Basta guardarsi intorno, di «mostri» – quelli veri – siamo circondati (l’impiegato dell’ufficio che non rispetta gli orari di apertura dello sportello protetto dal responsabile-complice a sua volta raccomandato), sfogate la vostra giusta rabbia nei loro confronti.

Io mi limito ad un piccolo espediente (ingenuo come le lenti a contatto colorate) per pubblicare il mio primo post di successo (apprezzate la brevità dell’articolo).

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Ho adottato una buca killer (la gioia di un genitore napoletano)

Buche artistiche

Sul sito Mypotholes, i due fotografi Davide Luciano e Claudia Ficca lanciano la provocazione: le buche stradali sono ovunque ed oramai vengono accettate come elemento normale del contesto urbano, quindi meglio trasformare l’irritazione in divertimento ed arte.
Ecco allora che le voragini di Montreal, New York, Toronto e Los Angeles diventano un set fotografico (imperdibile la galleria di scatti dei due artisti canadesi).

Io, invece, dalla mia esperienza napoletana, vado oltre.

Mypotholes-L'arte delle buche stradali

Imprinting

Gli esperti sono d’accordo: il delinquente di oggi ha sicuramente trascorso un’infanzia difficile.
Difatti, i primi anni di vita rappresentano il periodo critico per ogni essere umano e l’apprendimento e l’esempio ricevuto dal bimbo in tenera età costituiranno l’imprinting per il resto dell’intera esistenza.
E’ dimostrato: chiunque venga trascurato crescerà meno bene di chi, al contrario, è seguito affettuosamente certo delle tenere, amorevoli sicurezze familiari.

La nuova, rivoluzionaria teoria (di origine partenopea) applica lo stesso (razionale) ragionamento alle buche stradali.

L’adozione del «mostro»

Dopo ogni acquazzone, le vie cittadine puntualmente si trasformano in strade-colabrodo.
Nascono come piccoli fossi, poi – per colpa dell’indifferenza di tutti noi – crescono indisturbati attingendo alle risorse naturali: il vento e la pioggia autunnale alimentano il neonato come una mamma attenta allatterebbe il suo poppante.
L’asfalto dissestato è il suo habitat naturale, l’humus ideale per lo sviluppo in lunghezza e larghezza. Grazie al disinteresse istituzionale, il fosso si fortifica e conquista metri preziosi divenendo ben presto una voragine.
Il «mostro», nonostante cerchi di attirare l’attenzione provocando danni (soprattutto di notte) agli automobilisti insensibili, resta abbandonato al suo triste destino. Vive e cresce nella solitudine assoluta e come ogni essere rifiutato diventa sempre più cattivo.

Ma, come spesso accade, dove latita l’organizzazione dello Stato emerge la bontà del singolo: per spezzare questo circolo vizioso ho adottato una buca.
E’ nata da qualche giorno dopo l’ennesimo diluvio e vive vicino al mio ufficio.
A ben guardarla esprime tenerezza, colma d’acqua si mimetizza, credo sia timida e non voglia disturbare ma le auto infieriscono senza pietà investendola di continuo. Lei, innocente, si difende da sola priva delle tutele che – come ogni altro bimbo – meriterebbe.

Comunque reagisce bene, spinta dalla voglia di vivere non demorde.

Questa mattina sono andata a salutarla, era in perfetta forma, la pioggia di stanotte l’ha rinvigorita.
Purtroppo non la vedrò per l’intero week-end ma sono certo che lunedì, quando tornerò al lavoro, la troverò sempre al suo posto, magari maturata e pronta per presentarmi la compagna della sua vita, una nuova piccola voragine con la quale metter su famiglia.

Non girate la faccia dall’altra parte, le voragini sono ovunque e le gioie dell’adozione indescrivibili: amici Lettori, siate anche voi generosi.

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