I primi mp3 di Pino Daniele li ho scaricati via Napster.
Era la fine degli anni novanta, l’informatica viveva il boom «anno 2000» e gli uffici pullulavano di consulenti, ingegneri del software, esperti di ogni età con curriculum adattati alle esigenze del momento.
In quest’esercito di sbarbatelli anche il sottoscritto iniziava la sua carriera lavorativa presso una grande multinazionale americana del settore.
I più «anziani» esibivano scrivanie eleganti con vista panoramica e potenti computer accessoriati di casse stereo: da quelle postazioni privilegiate, partivano le note che allietavano le nostre lunghe, emozionanti ed intense giornate di apprendimento.
A noi, neoassunti, bastava imparare: una collocazione di emergenza nell’angolo lontano della stanza col pc ed il mouse sembrava già tanto.
Il telefono personale un sogno insperato.
Era il 1998 e le canzoni di Pino Daniele mi accompagnavano nel mondo del lavoro.
Dal cd ai primi lettori mp3 il passo fu breve.
E così, ascoltare «Terra mia», «Tu dimmi quando», «o scarrafone» un venerdì sera d’inverno nella sala d’attesa dell’aeroporto di Stansted a Londra dopo una settimana di lavoro diventa una dolce abitudine prima di rientrare a Napoli.
Sono trascorsi quasi diciassette anni da quei mitologici primi passi.
Di acqua sotto i ponti ne è passata fin troppa, la realtà si è rivoluzionata e dell’esercito di consulenti, neoassunti ed esperti informatici non vi è più traccia.
Oggi è il cinque gennaio duemilaquindici.
Sono in ufficio, dalle stanze limitrofe giungono i pezzi più famosi di Pino Daniele.
La mia privilegiata postazione di lavoro è vicino la finestra, ho un computer super accessoriato dotato di casse stereo.
Lavoro ed ascolto emozionato l’immortale inno dedicato a Napoli.