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«Gli ultimi giorni di HP Pozzuoli», scarica gratis l’ebook!

Perché il mio primo libro

Leggo “Mario Monfrecola” su Amazon come autore di un ebook e strabuzzo gli occhi!
Il mio nome sugli scaffali della libreria più grande al mondo, che emozione!

Immagino un cowboy del Texax cercare “HP” – la società nella quale lavora il nipote – e becca la testimonianza, una raccolta di articoli pubblicati sotto la spinta delle emozioni di quei difficili giorni, la cronaca informale di un dipendente sulla soglia del burrone e desideroso di non cancellare quasi vent’anni di professionalità per un cinico click da Palo Alto.

Rassicuro tutti: Gli ultimi giorni di HP Pozzuoli è il mio ultimo (e primo) manoscritto (definirlo libro appare esagerato anche all’autore).

HP Pozzuoli, documento il settimo giorno di sciopero

HP Pozzuoli, documento il settimo giorno di sciopero

L’ebook, la prefazione

«Mario, ci chiudono» la notizia giunge mentre sono in attesa del treno che da Gardaland mi riporta a Milano.
Sono in vacanza, stazione Peschiera del Garda ore 17,30: la telefonata del collega blocca l’entusiasmo per la giornata di festa (ironia della sorte, a decretare la fine è la medesima persona che diciotto anni prima portò il mio curriculum nell’allora EDS – nella quale fui assunto – poi confluita in HP).

E’ Il 7 luglio 2015: l’HP annuncia la chiusura della sede di Pozzuoli, gli uffici napoletani nei quali lavoro (insieme ad altri 160 esperti informatici).
Una e-mail e la vita è stravolta, la comunicazione di una multinazionale non prevede ringraziamenti e scelte ma concetti sinistri celati da termini aziendali.

HP Pozzuoli al dodicesimo giorno di sciopero consecutivo

HP Pozzuoli al dodicesimo giorno di sciopero consecutivo

«Ristrutturazione», «riorganizzazione» e «trasferimenti» per giustificare la chiusura della sede di Pozzuoli, nel territorio più depresso d’Italia dove la disoccupazione raggiunge percentuali bulgare.

A me, informatico flegreo coinvolto in prima persona, nasce l’esigenza di raccontare questo momento storico. Desidero evitare che un pezzo di vita – ero un neoassunto ventottenne, oggi un uomo di quarantacinque anni – cada nel dimenticatoio.

Decido così di raccogliere in questo ebook tutti i post pubblicati sul mio sito faCCebook.eu, articoli dettati dalle emozioni del momento privi di una qualsiasi pretesa informativa.
La cronaca di un lavoratore che vede demolire in sessanta frenetici giorni, le certezze costruite in quasi vent’anni di passione, professionalità ed etica.

Documentare questi drammatici giorni, mi appare – forse in modo del tutto irrazionale – giusto.

Ebook, download gratuito

Titolo: Gli ultimi giorni di HP Pozzuoli: 7 luglio 2015 – 14 ottobre 2015
Autore: Mario Monfrecola
Estensione del file: pdf
Dimensione del file: 3 MB
Download: gratuito

Descrizione
La testimonianza di un dipendente della sede HP di Pozzuoli negli ultimi, difficili mesi antecedenti la chiusura del sito informatico.

I soldi di Amazon in beneficenza

L’ebook è ugualmente in vendita su Amazon a 2,99€.
Il mio desiderio, invece, è distribuirlo gratuitamente ma il colosso americano impone un prezzo minimo ad ogni prodotto pubblicizzato.

Dunque, in attesa di attivare una promozione per il download free, mi impegno a devolvere in beneficenza gli eventuali ricavi.

Se dovessi vendere anche solo una copia, con la massima trasparenza, girerò i profitti a chi necessita.

Promesso.

Acquista subito l’ebook su Amazon!

14 ottobre 2015: The End

HP Pozzuoli chiude, apre Maticmind

In meno di ventiquattro ore svaniti tutti i riferimento ad HP.
Rimossi logo, manifesti con i volti felici dei dipendenti, il benvenuto ai nuovi assunti, le regole sulla sicurezza, i consigli per restare in forma, la piramide alimentare per una dieta corretta.

Le pareti candide attendono i nuovi poster di Maticmind, da domani 15 ottobre gli uffici cambiano vestito, noi informatici campani azienda.

14 ottobre 2015, data da ricordare

Secondo gli accordi tra la multinazionale ed la nuova realtà, seguirà la continuità contrattuale.
OK, perfetto, tutto bene, non cambia nulla, la vita continua, si chiude una finestra (a stelle e strisce), si apre un portone (milanese).

Così è scritto (a meno di postille truffaldine) il prossimo futuro (un mese, cinque mesi, un anno, due anni?) la nave continuerà il suo regolare viaggio.

Ma oggi non sono le questioni legali nè tantomeno la solidità della nuova società ad affollare la mente.

Adesso, il giorno prima di abbassare la saracinesca americana, questo giorno – diamine il 14 ottobre 2015! – è davvero speciale perché è l’ultimo giorno.

14 ottobre 2015 muore HP Pozzuoli

14 ottobre 2015 muore HP Pozzuoli

14 ottobre 2015: l’ultimo giorno

Possiamo fingere e lavorare come se nulla stesse accadendo, scrutare nelle cassettiere, eseguire il backup del pc aziendale, conservare le info utili per il domani.
Va bene tutto (o quasi).

Però, dopo diciotto anni (18!) (dieci in EDS poi acquisita da HP) metabolizzare la fine non è semplice.

Siamo uomini non numeri di matricole ed il 14 ottobre non è una data qualsiasi: un secondo dopo la mezzanotte di questa interminabile giornata, dai radar dell’Information Technology globale scompare HP Pozzuoli.

Così è il mondo del lavoro? Dobbiamo essere flessibili?
Non esiste più la sicurezza del posto fisso?

Affermazioni che non bastano a placare la mia delusione.

Sono pesante? Negativo? Funesto?
Sono un «mostro»?

Chiedo venia ma datemi tempo, devo metabolizzare: il 14 ottobre 2015 muore HP Pozzuoli.

The End.


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Napoli, l’etica inversa del parcheggiatore abusivo

L’accusa del parcheggiatore abusivo

«Dotto’, non è giusto».
L’accusa giunge dal parcheggiatore abusivo, un tizio autoproclamatosi proprietario dei posti auto di fronte l’ingresso principale del bosco di Capodimonte.

Un paio di ore prima …

Domenica 4 ottobre, la giornata al museo di Capodimonte è gratis.
C’è il pienone di visitatori, napoletani e non.
La pattuglia di carabinieri controlla l’affluenza, una squadra di vigili urbani dirige il traffico, presidia gli incroci, tutela il pullman scoperto dei turisti incantati.

Nessuno, però, interviene contro l’azione illegale del parcheggiatore abusivo.

L’uomo si avvicina e mentre sosto, con tono amichevole cela la minaccia: «dotto’, un’offerta a piacere».
«Ci vediamo dopo» ribatto, allenato a combattere questa malsana abitudine.
«Dotto’ si paga in anticipo» incalza con insistenza e stavolta il tono è meno amichevole e più cattivo.

E’ chiaro: questo «mostro» non teme la presenza delle forze dell’ordine, conosce bene il luogo e scommetto che presidia l’area ogni weekend.

«Pago dopo» taglio corto e vado via.
L’esattore farfuglia qualcosa, rientra alla base e confabula con un altro «mostro» posizionandosi al centro del viale pronto a chiedere l’estorsione a chiunque parcheggi.

Al bosco di Capodimonte, in lotta contro il parcheggiatore abusivo

Al bosco di Capodimonte, in lotta contro il parcheggiatore abusivo

L’ingiustizia?

Dopo un paio d’ore torno a riprendere l’auto.
Il parcheggiatore abusivo è in agguato: «Dotto’, allora?».
«Non è passata nemmeno un’ora …» mi giustifico senza motivo.
«Dotto’, non si comporta così, non è giusto» ribatte il testimone vivente dell’illegalità quotidiana.

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L’etica inversa del parcheggiatore abusivo

Questa storia di piccola, grande ed ordinaria follia napoletana evidenza un aspetto inquietante: al mio rifiuto di pagare la tangente, il parcheggiatore abusivo si sente vittima di un’ingiustizia.

Lui, colpevole di estorcere soldi con la minaccia a persone indifese, autore dell’impunito racket del parcheggio, attore di continue sopraffazioni, è convinto di subire una prepotenza.

Abituato a ricevere senza insistere, assuefatto alla anormalità del pagamento non dovuto, avvezzo all’indifferenza delle istituzioni, addestrato a combattere l’uno-contro-uno contro il cittadino perbene, educato alla cultura inversa della violenza, l’uomo non accetta ciò che altrove è ovvio: la sosta libera.

Secondo la sua distorta visione del mondo, ha subito una violazione di un diritto acquisito.

La rivoluzione

E se da oggi nessuno pagasse più la tangente al parcheggiatore abusivo?
Un gesto rivoluzionario che colpirebbe un’atavica abitudine partenopea, talmente antica da far accettare normale ciò che normale non è.

Siamo ancora in tempo, coraggio il «mostro» può essere sconfitto.
Con l’aiuto delle Isttituzioni, la tutela delle forze dell’ordine, la rivoluzione abbia inizio: provandoci in prima persona.


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Terremoto su (HP) Pozzuoli

Terremoto a Pozzuoli, la prima scossa

Ore 9.30 circa di questa mattina, il boato anticipa il terremoto.
Sono in ufficio, in HP Pozzuoli, vicino l’epicentro dello sciame sismico che colpirà la zona flegrea nelle ore successive.

«Che botta!», agitato mi rivolgo ai colleghi presenti nel corridoio.
L’intera sede – un palazzone di sette piani che ospita più aziende – trema per qualche secondo, l’oscillazione è avvertita da tutti.
«Il terremoto!» ribadiamo in coro.
Le agenzie non battono ancora la notizia, rimedio ed aggiorno i media:

Dopo il tweet, seguono le altre testimonianze: il fenomeno è locale, circoscritto tra Pozzuoli ed Agnano.
A pochi kilometri di distanza, direzione Napoli, la vita scorre normale.

Terremoto in HP Pozzuoli

Terremoto, la seconda scossa

Ritorniamo alle postazioni di lavoro, proviamo a ripartire.
La nostra già labile psiche colpita dalla vertenza Maticmind subisce un nuovo colpo: altro boato, altro giro di giostra.
Ancora pochi secondi di spavento, tanto basta per raccogliere gli effetti personali ed abbandonare l’edificio.

Suona la sirena, la sicurezza impone a tutti gli occupanti di uscire e ritrovarsi nelle zone predisposte.
Al telefono, contattiamo i nostri cari: in nessuna altra zona è stata avvertito il sisma.

Terremoto, il terzo boato

Nel parcheggio, mentre dibattiamo, terzo boato e terza scossa.
Sarà pure bradisismo ma il timore aumenta.

Tra il brusio, lo smartphone aziendale di un collega conferma la notizia: siamo autorizzati a non rientrare in sede.

Andiamo via con un’ultima, amara riflessione: dopo il terremoto occupazionale, ci mancava solo la calamità naturale #hpemergency.

Chi è il vero nemico?

Dalle puntate precedenti

Mancano una manciata di giorni per l’ultimo attracco, sulla nave “HP Pozzuoli” cala la nebbia ed i 160 marinai, impegnati in una lotta interna, dimenticano il vero nemico da combattere.

Puntata1: Hp Pozzuoli affonda, colpita dal fuoco amico
Puntata2: HP Pozzuoli, il giorno della decisione
Puntata3: fatti non foste a viver come bruti?
Puntata4: «Io non sono d’accordo», l’orgoglio dell’ultimo marinaio

L’agnello sacrificale

«Siamo caduti nella trappola» il fedele marinaio ammette l’errore.
La nave “HP Pozzuoli” è prossima all’ultimo attracco, il piccolo isolotto dista pochi giorni di navigazione.
Una manciata di ore e la fine avrà inizio, gli uffici del nord potranno così depennare la sede flegrea dall’elenco globale delle maestranze da comandare.

I 160 marinai, abbandonati ad un premeditato destino, sono vittime di un piano perfetto.
A loro insaputa, chi avrebbe dovuto guidarli, li ha traditi; chi avrebbe dovuto tutelarli, li ha venduti.

Un complotto tra falsi rivali, antagonisti in pubblico e complici tra le private stanze: individuare l’agnello sacrificale è risultato fin troppo facile.

Affondare “HP Pozzuoli”, spezzare qualsiasi legame con gli uomini che hanno contribuito alle fortuna della casa madre perché il sacrificio di una unità servirà al salvataggio dell’intera flotta.
Almeno fino al prossimo ordine, fino al successivo tradimento.

Dividi et impera

Una fitta nebbia cala sulla malridotta imbarcazione, la visibilità è nulla, ad occhio nudo risulta impossibile capire cosa accadrà a breve, la nave barcolla tra le onde, isolata risulta invisibile al mondo.

Le ferite lacerano l’animo dei lavoratori oramai provati da due mesi di continue pugnalate amiche, la lucidità scarseggia, i marinai divisi in fazioni contrapposte combattono un’inevitabile guerra fratricida.

HP Pozzuoli immersa nella nebbia: chi è il vero nemico da combattere?

HP Pozzuoli immersa nella nebbia: chi è il vero nemico da combattere?

«Contattiamo gli uffici del nord, accettiamo la resa incondizionata» urlano da un angolo del ponte.
«Trattiamo prima di giungere sull’isolotto, possiamo ancora cambiare la sorte» protesta un gruppo di uomini.

Frammenta e comanda, l’antica regola vale anche oggi: per governare un popolo bisogna dividerlo, istigare rivalità, fomentare discordie.

Marinai contro marinai e nessuno ricorda più il nome del vero nemico da combattere.

L’illusione del numero congruo

Sul ponte della nave fantasma, i pensieri del fedele marinaio sono spezzati da una giovane voce.
«Marinaio, come siamo giunti fino a questo punto?» chiede la recluta con gli occhi dello stupore.

Senza voltarsi – come volesse parlare al mare – il fedele marinaio con tono pacato ed il peso dell’ingiustizia sulle spalle ribatte convinto.

«La guerra è sporca e quando il pericolo colpisce in prima persona, prevale il becero individualismo. I gruppi si frantumano sotto i colpi dell’egoismo, la forza dell’unità fa posto al si-salvi-chi-può. In guerra, non esiste un’operazione non traumatica nè tantomeno un numero congruo di marinai sacrificabili. Ogni battaglia porta ferite irreparabili sia negli sconfitti che nei presunti vincitori».

I 160 marinai si preparano all’ultimo ormeggio.

Napoli – Juventus, l’immagine della vittoria

Napoli – Juventus, il giorno dopo

Un gruppo di bambini gioca a calcio sulla spiaggia e dopo l’interminabile partita si tuffa in acqua.

E’ l’autunno napoletano, lo stadio è il litorale domitio, i pali delle due porte dei piccoli sandali incastrati nella sabbia, il sole riscalda la fantasia, il Napoli di Sarri convince gli adulti e diverte i più piccoli.

La foto della vittoria

Palla al centro e via!
In campo Higuain, Insigne, Pepe Reina … il più grande ha otto anni, dribbling e gol, parate e rigori, azioni sognate più che giocate.

All’immaginario novantesimo vince il Napoli, la Juve è battuta anche in questo picnic autunnale, il mare tenta i campioncini, la malridotta palla SSC non ufficiale buttata fuori campo attende il ritorno dei piccoli calciatori azzurri.

A me, arbitro discreto, non resta che immortalare l’istante.

Napoli - Juventus, l'immagine della vittoria

Arcobaleno napoletano

E all’improvviso l’arcobaleno

Due macchine della polizia a sirene spiegate ci costringono ad accostare.
Altre tre Fiat Punto con quattro uomini a bordo – sguardo determinato, volto provato – sfrecciano con le luci lampeggianti per farsi strada nel traffico cittadino.
Percorro viale Augusto, quartiere Fuorigrotta.

Sono quasi le otto di un fresco mattino d’autunno, il cielo è grigio, il sole non dietreggia.

Fermo in auto, alzo lo sguardo, oltrepasso il vetro, raggiungo le nuvole e resto catturato da un inatteso arcobaleno.

Un arcobaleno su Napoli

Un arcobaleno su Napoli

Lungo, imponente, ben visibile, traccia un perfetto arco colorato tra le nubi.
Immagino che parta dal mare di Bagnoli, sorvoli Agnano, superi la mostra d’Oltremare e lo stadio San Paolo, atterri lontano.

La drammatica notizia

La volanti della Polizia spariscono dietro la curva, si spengono i suoni delle sirene.
«Questi uomini rischiano la vita ogni santo giorno», il ringraziamento è inevitabile.

Immortalo il momento, poi la coda d’auto riparte, l’arcobaleno sopra le teste dei pendolari silenzioso ci accompagna verso le quotidiane mete.

Qualche minuto e le prime gocce d’acqua bagnano il parabrezza dell’auto.
«Arcobaleno, ci annunciavi la pioggia. Scommetto che ai tuoi piedi è già terminata la tempesta vero?» (chiusi nel proprio abitacolo, sono permessi ragionamenti stravaganti).

Giunto in ufficio, leggerò la drammatica notizia:
Napoli, sparatoria choc a Fuorigrotta: grave poliziotto dell’antiracket

La guerra civile ignorata dallo Stato

La guerra civile che si combatte a Napoli tra legalità e camorra colpisce un altro esponente delle forze dell’ordine.
Guerra ipocritamente ignorata dalle istituzioni, eventi criminali minimizzati sintomo della debolezza dello Stato incapace di annientare il «mostro».

Noi cittadini vogliamo essere liberati, nel mentre mostriamo la nostra sincera solidarietà a chi ogni giorno difende i nostri diritti.

Con i primi raggi di sole l’arcobaleno sfuma, resta il messaggio di speranza per il poliziotto eroe.


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«Io non sono d’accordo», l’orgoglio dell’ultimo marinaio

Dalle puntate precedenti

La nave “HP Pozzuoli” naviga verso l’isolotto, i 160 marinai oramai rassegnati all’infausto destino sono incapaci di reagire a qualsiasi ordine giunto dagli uffici del nord.
Può un solo uomo cambiare le sorti già segnate?
Forse no, però un solo uomo può decidere secondo i propri principi e vivere con dignità anche le vicende più drammatiche.

Puntata1: Hp Pozzuoli affonda, colpita dal fuoco amico
Puntata2: HP Pozzuoli, il giorno della decisione
Puntata3: fatti non foste a viver come bruti?

L’ordine inderogabile

«Entro due settimane, dovete affondare la nave “HP Pozzuoli”».
Il comando giunto dagli uffici del nord è perentorio, scolpito nero su bianco.

Il dispaccio è nelle robuste mani del fedele marinaio, liberato dai suoi stessi carcerieri dopo l’ammutinamento, la ribellione figlia della paura che ora porta la nave “HP Pozzuoli” verso l’inesorabile destino.

«Giunti sull’isolotto, centoventi vi si stabiliranno mentre i seguenti quaranta saranno prelevati per tornere nella capitale» continua il messaggio.
Seguono nomi e cognomi dei prescelti, strappati al mare e trasferiti sulla terraferma.

La rotta controllata dagli uffici del nord

“HP Pozzuoli” viaggia in acque tranquille, la tempesta appare lontana.
Nessun marinaio presiede il ponte di comando, la nave è guidata a distanza e la rotta stabilita dai lontani uffici del nord.

I 160 uomini, attanagliati dal panico, smarriscono qualsiasi forma di opposizione, paralizzati dall’incertezza del futuro sono oramai ridotti ad automi inermi.

La quiete apparente nasconde l’inganno, la fine di”HP Pozzuoli” e dei 160 professionisti è prossima ed accettata con rassegnazione crescente.
L’ineluttabile fato potrà essere modificato?

«Burattini, siamo burattini nelle mani dei superiori» è la pacata riflessione del fedele marinaio.

principi e dignità, l'orgoglio dell'ultimo marinaio

L’orgoglio dell’ultimo marinaio

L’uomo è solo sul ponte della nave, l’isolotto è visibile ad occhio nudo.

«Ci ordinano di affondare le nostre vite, tradire i principi nei quali crediamo. Come possiamo accettare? Cosa siamo diventati?» riflette mentre il sole tramonta alle sue spalle.

«Non lottiamo più, ci siamo arresi, abbiamo perso, siamo divisi e rassegnati. Gli uffici del nord hanno vinto, la partita è finita!» le voci degli automi riunitosi in spontanee assemblee si alza da ogni angolo della nave.

Il fedele marinaio guarda il foglio di carta che ancora conserva tra le robuste mani tipiche di chi ha sempre navigato.
Con rabbia strappa il dispaccio e riduce il messaggio in mille innocui coriandoli portati via dal vento.
«IO NON SONO D’ACCORDO» urla a denti stretti con l’ultima goccia di orgoglio.

HP Pozzuoli, siamo ai titoli di coda

HP Pozzuoli in CIGS, l’e-mail ufficiale

Venerdi undici settembre, ore venti.
La comunicazione era nell’aria ma leggere nero su bianco le parole «CIGS», «Pozzuoli» e «tutti i lavoratori saranno sospesi» è un colpo difficile da metabolizzare.

L’e-mail sancisce ufficialmente la fine di un’epoca: HP Pozzuoli chiude, la totalità dei 159 lavoratori andrà in CIGS.

Il piano di ristrutturazione prevede il passaggio di quaranta colleghi tra le sedi HP di Roma e Pomezia, i rimanenti centoventi in Maticmind.

Come in un film

Leggo, resto sbigottito.

Siamo difronte ad un bivio, chi resterà in HP (pochi) e chi andrà via (la maggioranza), ognuno con i propri pensieri e paure, tutti amareggiati e preoccupati.

Ripenso ai diciotto anni spesi prima in EDS e poi in HP e come in un film scorrono i mille volti dei colleghi: avevo ventotto anni quando fui assunto, a breve ne compirò quarantacinque.

Un film durato diciotto anni, un pezzo di vita cancellato da una e-mail, mille scene tagliate senza una vera ragione, una pellicola spezzata dalla censura americana (nonostante gli incassi sempre eccellenti).

Come in un film, in HP Pozzuoli scorrono i titoli di coda

Scorrono i titoli di coda

Il film della sede di HP girato a Pozzuoli è alle battute finali,  i titoli di coda scorrono lenti con una scia di malinconia.
La struggente colonna sonora di Ennio Morricone è perfetta per l’epilogo senza l’happy-end.

Il futuro: un cortometraggio o un thriller?

Come ogni dramma che si rispetti, la sceneggiatura prevede la sofferenza fino all’ultimo fotogramma: il sottoscritto – insieme ai rimanenti centoventi – dovrà scegliere se girare il cortometraggio in Maticmind oppure provare il thriller della CIGS.

In ogni caso, il film HP Pozzuoli non prevede sequel.

Best Shore, come licenziare un italiano ed assumere tre indiani

Analizzo gli avvenimenti degli ultimi due mesi, i sessanta giorni che hanno stravolto la mia vita e quella dei 160 colleghi HP Pozzuoli (con relative famiglie).

Best Shore: un italiano vale tre indiani

L’annuncio della chiusura irrevocabile della sede napoletana avvenuta lo scorso 7 luglio per «ristrutturazione», segue una strategia industriale diffusa: il best shore.

HP utilizza il best shore: tre lavoratori indiani al costo di un lavoratore italiano

HP utilizza il best shore: tre lavoratori indiani al costo di un lavoratore italiano

L’emorragia dei bilanci (vera o presunta) oggi si combatte con la delocalizzazione (nel nostro caso, delocalizzazione informatica): in Italia il costo del lavoro è alto? Si sposta la produzione industriale nei paesi emergenti.

Il principio vale per i beni materiali (la costruzione di un auto) come per le risorse dematerializzate (la scrittura del software).

Il manager di Palo Alto – sede del quartier generale della Hewlett Packard – calcola: tre informatici indiani costano quanto un informatico italiano.

Best Shore, dov’è l’etica e la professionalità?

Tre lavoratori al prezzo di uno, è la globalizzazione bellezza!

La ricetta è  fin troppo facile: a parità di budget, triplico il team di lavoro e partecipo alle gare di appalto con offerte al ribasso.

Segue lo tsunami occupazionale: un altro pezzo di Italia chiude i battenti ed insieme alle catene di montaggio, call center e cervelli fugge oltre le Alpi con il beneplacito delle Istituzioni (nazionali e locali).

E la qualità del lavoro? L’assistenza? La soddisfazione del cliente?
Gli investimenti al Sud? Il rilancio del Mezzogiorno?
Spente le telecamere, a nessuno interessa il tema.
L’unico, inderogabile dio al quale obbedire è il cinico foglio excel del manager americano.

Mille sacrifici, zero risultati

Venticinque giorni di sciopero, sacrifici economici, due incontri al Ministero dello Sviluppo Economico, le promesse del Ministro Guidi, l’impegno della Regione Campania, l’appoggio del Sindaco di Napoli De Magistris e del primo cittadino di Pozzuoli Figliolia, la campagna mediatica per sensibilizzare l’opinione pubblica non sono serviti a nulla: HP continua la sua «missione esternalizzatrice».

Il punto sulla trattativa

HP Pozzuoli a breve chiuderà.
Noi, 161 dipendenti, valutiamo le seguenti tre opzioni:

  • alcuni fortunati resteranno in HP presso altra sede
  • i rimanenti verranno trasferiti in Matic Mind (piccola società IT)
  • chi rifiuterà il suddetto salto nel buio, cadrà nel pozzo della CIGS

La trattativa tra sindacati ed azienda continua, i dubbi si moltiplicano, l’assenza di criteri trasparenti genera entropia.

Per nostra fortuna abbiamo la pistola della CIGS puntata sulla tempia: vuoi vedere che tale minaccia «faciliterà» la decisione impossibile?

La caccia

La caccia è aperta

Un pericoloso informatico si aggira tra gli uffici di HP Pozzuoli, l’unica sede della multinazionale americana presente in Campania.

Convocati i migliori tagliatori di teste del settore, autorizzati a sterminare – con ogni mezzo – i pochi tecnici altamente specializzati sopravvissuti negli ultimi dieci anni di crisi.

La caccia è aperta, la preda non avrà scampo.

La caccia ed il condannato innocente

La forza del licenziato

Braccato, sanguinante, disperato.
L’informatico HP Pozzuoli è solo, abbandonato dai suoi simili e da chi dovrebbe tutelare la specie, non accetta l’infausto destino: è già un condannato a morte.

Ma come tutti i condannati, il «mostro» non ha più ha nulla da perdere.

Quale grave minaccia può spaventare un futuro licenziato?
Un «andrai in cassa integrazione» non smuove una sopracciglia, «trasferimento a Cuneo» provoca un impercettibile movimento del labbro superiore destro, «ti aspetta il jobs act» suscita uno sbadiglio annoiato.

Un uomo già morto non può essere ammazzato due volte, è questo il segreto.

La condanna di un innocente

I tagliatori di teste operano con armi potenti e munizioni illimitate, in breve isoleranno la preda per far terra bruciata intorno alla tana.

Secondo i piani, la resa è prossima.

L’esperienza insegna: attenzione agli ultimi giorni di vita del licenziato.
Pur di non cadere in trappola, la disperazione potrebbe portare il fuggitivo ad un ultimo gesto insensato.

Nulla viene lasciato al caso, ogni dettaglio è studiato nei minimi particolari, l’obiettivo deve essere raggiunto, non sono previsti slittamenti e concessioni, la trattativa è indice di debolezza.

Alla preda viene concessa un’unica attenuante: è innocente.

Una informazione considerata ininfluente, la caccia continua fino allo sterminio totale della specie presente a Pozzuoli.


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HP Pozzuoli, il giorno della decisione

Prefazione

La prima puntata Hp Pozzuoli affonda, colpita dal fuoco amico evidenzia la fedeltà del marinaio ed il cinismo del comandante: il sottoposto crede nel suo lavoro, ai Generali interessa solo salvare la merce e rispettare gli ordini ricevuti.

Si tratta di un articolo di pura fantasia, una metafora per raccontare la chiusura della sede HP Pozzuoli, vicenda tristemente reale.

All’autore l’idea della storia immaginaria piace perché richiede uno sforzo creativo, la fatica necessaria per definire un proprio stile riconoscibile (e, si spera, apprezzato) dal Lettore.
Continuerò su questa strada.

La ripresa

«Signore, la falla è riparata!» annuncia il fedele marinaio con entusiasmo.
Dopo tre settimane di silenzio radio obbligato, la comunicazione è miracolosamente ripristinata.

«Come cavolo avete resistito?» rispondono esterrefatti dagli uffici del nord.
«Con tutto il rispetto signore, credo che sottovalutiate le nostre competenze e forse ignorate il nostro lavoro» replica il marinaio.
«La nave “HP Pozzuoli” è tornata a navigare, la squadra ha compiuto un mezzo miracolo e, nonostante il tradimento, i 160 continuano a compiere il proprio dovere. Signore, dovreste vedere per capire» spiega il coraggioso marinaio con l’orgoglio ritrovato.

HP Pozzuoli torna a navigare

HP Pozzuoli torna a navigare

L’uomo è sul ponte, la nave malridotta è in balia del mare, l’equipaggio all’estremo delle forze.

«Signore, chiediamo di tornare a Pozzuoli» chiede con decisione.
«Escluso marinaio, Pozzuoli non esiste più. Continuate a navigare» ribattono dagli uffici del nord.

Il marinaio osserva l’orizzonte, il cielo è denso di nuvole nere, violenti fulmini precipitano in acqua mentre rombi di tuoni si udono in lontananza.
«Signore, a breve affonderemo e lei lo sa. Ci aiuti» chiede il marinaio con un filo di voce.

La proposta

«Sui nostri radar è indicata un’isola, gli strumenti segnalano clima sereno, natura amica, fiumi puliti, vegetazione sicura. Luogo perfetto, attraccate» ordinano dagli uffici del nord.

Il fedele marinaio, armato di binocolo, scruta l’orizzonte e dopo un’attenta osservazione individua il pezzo di terra in prossimità della tempesta.

«Signore, è un isolotto molto piccolo. Possono sopravvivere al massimo una quarantina  …» osserva stupito il marinaio.
«Quarantotto per la precisione» confermano dagli uffici del nord «ma abbiamo inviato una scialuppa per prelevare subito trenta persone. Marinaio, tu salirai su quella scialuppa insieme ai migliori. Seleziona tu …» sibillano dagli uffici del nord.

HP Pozzuoli e la decisione impossibile

HP Pozzuoli e la decisione impossibile

La decisione

Il destino della nave “HP Pozzuoli” è ad un bivio: fermarsi sull’isolotto e salvare – per un tempo ristretto – una parte dell’equipaggio oppure evitare questa ulteriore umiliazione?
E come scegliere i trenta da far salire sulla scialuppa di salvataggio inviata dagli uffici del nord? E a questi fortunati, quale sorte toccherà?

L’uomo guarda i 160 marinai con i quali ha condiviso gli ultimi vent’anni della sua vita: nonostante sia ben presente la ferita provocata dal siluro-amico, continuano a lavorare con la solita professionalità.

«Signore, con tutti il rispetto, credo che lei non sia un vero marinaio e immagino che non abbia mai messo piede su una nave» afferma tutto d’un fiato l’uomo.

La nave “Hp Pozzuoli” supera il piccolo isolotto fantasma, ora procede verso l’orizzonte incerto.

Il marinaio chiude la comunicazione radio, raggiunge sul ponte gli altri 160 marinai e si prepara.
Li attende una tempesta mai affrontata e dopo, riflette il marinaio, nulla sarà più come prima.

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