Montesanto, Napoli
Tag: napoli (Page 20 of 25)
«Scusate, ma è gratis?» mi chiede incuriosito un signore in giacca e cravatta mentre consegno la bici alla ciclostazione di via Toledo.
«Sì è gratis per trenta minuti. Però bastano» annuisco.
Aggancio il mezzo, attendo il messaggio di conferma sul display della stazione e vado via soddisfatto.
Ho completato il mio primo giro utilizzando il servizio di bike sharing Napoli.
Il ritiro (tramite app)
Napoli, piazza Dante – domenica 15 febbraio, ore 11,00.
L’app ufficiale non mente: sono disponibili due biciclette e difatti, bloccate nella stazione, due veicoli attendono fiduciose.
Impiego pochi istanti per capire il funzionamento.
Apro l’app Bike Sharing Napoli installata sullo smartphone:
– clicco su Stazioni
– seleziono Piazza Dante
– clicco su Preleva bici
– sullo schermo del cellulare, viene visualizzato un codice numerico di cinque cifre
– vicino il mezzo scelto, pigio il bottone Sblocca ed inserisco il codice fornitomi via cellulare
– il sistema verifica la correttezza dei dati e poi visualizza un messaggio di conferma
– il gancio che tiene bloccata la bici si apre
– ritiro la bici ed inizio a pedalare
La bici
Il viaggio
Impiego quattro minuti per percorrere via Roma, da piazza Dante fino alla stazione della metropolitana di via Toledo.
Favorito dalla leggera discesa e dal traffico quasi nullo, pedalo senza sforzo. Le uniche difficoltà sono legate alle condizioni della strada, dalle buche e dall’assenza di una vera pista ciclabile.
La folla di pedoni non aiuta ma non incontro particolari difficoltà.
La passeggiata è piacevole, rilassante: un modo alternativo, pulito, salutare ed efficace per spostarsi in città.
La consegna
Giunto a via Toledo, aggancio la bici alla ciclostazione e clicco sul bottone di blocco.
Dopo pochi istanti, il veicolo risulta perfettamente collocato e disponibile per un nuovo utilizzo.
Sul display del mio cellulare, i dati della sessione risultano aggiornati (sono trascorsi sedici minuti da quando ho ritirato la bici al momento in cui l’ho consegnata).
Nessun imprevisto, tutto è filato liscio.
Non mi resta che invitarvi a salire in sella e pedalare: il servizio di bike sharing è realtà anche a Napoli.
—
Ti è piaciuto questo post? Ricevi la newsletter
Stamane il cielo di Napoli è finalmente azzurro.
In giro c’è solo una nuvola, proprio sulla cima del Vesuvio.
Sorrido al pensiero che il potente vulcano partenopeo, abituato ad essere temuto da tutti, oggi è un po’ Fantozzi 🙂
Fotografo, applico un filtro “crema” e la correzione automatica di Google+ completa il quadro.
A voi la cartolina.
Mix pubblico-privato
La rotonda di Agnano è l’esempio vincente di una giusta collaborazione tra pubblico e privati.
Il Comune affida un’area verde ad un imprenditore (piccolo e non) che si impegna a manutenere la piazzola/giardino utilizzando tale spazio per reclamizzare la sua attività.
Da questa semplice idea ci guadagnano tutti: lo Stato risparmia risorse, lo sponsor si fa conoscere ed apprezzare migliorando l’immagine, il cittadino resta gratificato dalla visione di uno luogo pubblico ordinato e ben conservato.
Testimonianza diretta
I risultati sono evidenti e difatti la medesima iniziativa è applicata dai negozianti in tutti i quartieri di Napoli.
Durante le mie passeggiate metropolitane, osservo le aiuole pubbliche e – con piacere – posso affermare che generalmente sono ben tenute.
Dal Vomero a via Toledo, sul lungomare liberato, Fuorigrotta, Pianura, Posillipo, Chiaia, Scampia – al centro come in periferia – un cartello indica l’autorizzazione comunale e l’affidamento dello spazio (pubblico) al commerciante di turno.
Gli ottimi risultati sono sotto gli occhi di tutti i napoletani e penso di non poter essere smentito.
Stavolta non ci sono «mostri», i conti tornano perfettamente.
La passeggiata nel mare
E’ bastato un raggio di sole dopo litri di pioggia e la voglia di libertà ritorna prepotente.
Il pontile di Bagnoli parte dall’ex ITALSIDER e viaggia per ottocento metri nel mare, in direzione Procida strizzando l’occhio a Nisida, Posillipo e la zona flegrea.
Una passeggiata ecologica in un luogo silenzioso, lontano dal traffico caotico della città che pure resta sempre ben visibile.
Smartphone alla mano, inizio a camminare e fotografare.
Se capitate da queste parti, regalatevi la passeggiata nel mare.
Ne vale la pena.
I bimbi e la maestrina
Stamane resto bloccato in uno dei tanti incroci trafficati di Napoli.
A poche centinaia di metri, c’è il sospirato ingresso per la tangenziale.
Manca poco alla liberazione.
Una gentile signorina vestita con jeans, giubbotto e visiera è ferma al centro strada e combatte contro il fiume di auto che giungono da ogni direzione.
L’osservo con curiosità: alta, snella, con la coda di cavallo che sporge dal cappello, priva di agitazione, in un movimento sincronizzato – se non fosse per il contesto urbano, direi addirittura con eleganza – muove le braccia impartendo precisi ordini agli automobilisti indisciplinati.
Sembra quasi una maestrina delle scuole elementari e noi, fermi in una lunga fila al semaforo, i suoi obbedienti alunni in attesa di un’indicazione.
Con la mano destra impugna una sbiadita paletta della polizia municipale e con la sinistra regge un gruppo di fogli.
E’ una vigilessa.
E in estate?
Senza divisa, casacca o un segno distintivo.
La vigilessa si riconosce esclusivamente per la presenza della paletta d’ordinanza.
E per l’impegno eroico (aggiungo io).
D’accordo, i tagli delle risorse sono la realtà con la quale i Comuni devono combattere ogni giorno.
Però mi chiedo: possibile che non ci siano i soldi nemmeno per la divisa dei vigili urbani?
Attendiamo l’estate, probabilmente osserveremo le vigilesse controllare il traffico in costume.
Per la gioia di noi automobilisti indisciplinati.
1976
Nel lontano 1976 veniva posto il primo mattone per ciò che sarebbe dovuta essere la più grande scuola del sud Europa con cento aule per contenere più di duemila studenti, impianti sportivi e laboratori, aperti anche al pomeriggio per offrire un servizio agli abitanti della zona.
Dopo quasi quarant’anni, di quel colossale progetto, cosa è stato realizzato?
Lo scandalo
La scuola ecomostro di Bagnoli è finita su Il Fatto Quotidiano con mia somma soddisfazione (e rabbia).
La rubrica RiFatto ricostruisce le assurde vicende di questo scandalo nazionale nell’articolo «Bagnoli e la scuola che non c’è (da quarant’anni)».
Come accade in questi casi, più scavi e più aumenta la vergogna: così leggo che gli studenti del Liceo Scientifico Labriola di Bagnoli sono ospitati presso un edificio di proprietà della FIAT (affitto rinegoziato da un milione e centomila euro all’anno agli attuali quattrocento mila) mentre la mastodontica struttura pubblica resta abbandonata da oltre quattro decenni.
I politici
Al fiume di parole e promesse mai mantenute degli innumerevoli politici che si sono susseguiti dal 1976 ad oggi, abbiamo una sola certezza matematica: l’ecomostro di Bagnoli è un pozzo senza fondo di sperpero di denaro pubblico.
Sulla ripresa dei lavori non vi è certezza (la ditta appaltatrice del 2010 è fallita) ed ad oggi la scuola è un immorale cantiere degradato, icona del fallimento delle Istituzioni locali (e nazionali).
Il Fatto
Avete preso RiFatto in edicola? Su Il Fatto Quotidiano di oggi la rubrica sull’Urban Art di David Diavù Vecchiato e Matteo Maffucci è su una scuola-ecomostro di Napoli mai terminata rivista dagli ORTICANOODLES. Correte in edicola.
La foto
L’edizione de Il Fatto di lunedì 2 febbraio 2015 a centro pagina riporta l’articolo con il mio scatto ritoccato da un gruppo di artisti, gli ORTICANOODLES.
A voi l’immagine dell’immortale ecomostro.
—
Ti è piaciuto questo post? Ricevi la newsletter
Ore diciannove
Il freddo penetra nell’anima e brevi folate di vento gelido tagliano il volto come rasoi affilati.
La pioggia incessante bagna pure il midollo – ovunque esso sia.
Chiuso nell’impermeabile nero, in un gesto di naturale difesa, immergo totalmente il viso nel cappuccio, infilo le mani nelle tasche superiori del giubbotto ed avanzo deciso.
Dalla sagoma sigillata, emergono solo le lenti degli occhiali.
La rapina
Suppongo che nel buio pesto dell’inverno, la visione del sottoscritto appaia minacciosa: il mio passeggiare sotto la pioggia ricorda più il malefico Uomo Nero che un onesto cittadino alla ricerca di innocenti caramelle al propoli.
Individuo la farmacia.
Procedo veloce.
Varco l’ingresso.
Il movimento della porta genera il suono di una campanella.
Entro.
La farmacia è vuota.
Un uomo ed una donna vestiti con il classico camice bianco, da dietro al bancone, alzano lo sguardo e scrutano la mia figura con preoccupazione crescente.
Spaventati, attendono la successiva mossa.
Le scene si susseguono come in film al rallentatore: estraggo la mano destra dalla tasca impugnando il cellulare mentre con la sinistra abbasso il cappuccio e scopro il volto.
Sorrido e saluto cordiale: «buonasera».
Scampato il pericolo, i due medici si rilassano.
L’effetto panico dovuto alle tante rapine subite distorce la realtà e ciò che normale non è – una rapina dovrebbe essere un dramma eccezionale – diviene una possibile azione alla quale soggiacere.
Acquisto le caramelle, saluto e vado via perplesso.
Essere scambiato per un possibile rapinatore è l’ennesimo inquietante segnale di un mondo invaso da «mostri».
La pausa pranzo
Pozzuoli è magnifica anche nello scatto rubato durante un frettoloso rientro dalla pausa pranzo, mentre sei in auto con i colleghi e ritorni in ufficio per la seconda metà della giornata lavorativa.
Il meteo regala una pausa dalla pioggia, approfittiamo?
La pizza – nuovo locale? – col salto nel buio si sfora il tempo concesso, al caffè nessuno rinuncia e allora via di corsa torniamo subito tra le quattro mura.
Riflessioni
Il lavoro oggi, un privilegio ed una prigione, sogni ed aspirazioni da condividere con i compagni di tutti i giorni (feriali).
Per mesi.
Per anni.
Fino all’immaginaria pensione.
La foto in movimento
Abbasso il finestrino, l’auto vola veloce – ci provo! – scatto e catturo il panorama.
Inclinato.
Artistico.
Fortunato.
Il mare.
Pozzuoli.
Monte di Procida.
Procida.
Stupendo.
—
Ti è piaciuto questo post? Ricevi la newsletter
Amore eterno
L’amore esiste e l’ulteriore conferma l’ho ricevuta questa mattina.
Percorro la strada nei pressi delle terme di Agnano di Napoli e li osservo sbigottito.
E’ una coppia, sono vicini-vicini ed, incuranti dei passanti scandalizzati, quasi si abbracciano.
Lui è vecchio, grosso, esteso, vive quì da sempre – forse dall’origine dei tempi – e nessuno osa contrastarlo.
Lei, giovane e ruvida, non è nativa del luogo ma è comparsa da qualche giorno, talmente pericolosa da dover essere imprigionata dalle autorità.
Sono l’uno accanto all’altro, si sfiorano ma non si toccano (ancora) divisi da pochi centimetri di strada.
Esposti alle intemperie, colpiti dall’incuria istituzionale e dall’indifferenza degli automobilisti, si alimentano di vento e pioggia divenendo di giorno in giorno una coppia di voragini sempre più cattiva.
Tale unione – se non fermata – si incollerà in un abbraccio mortale conquistando l’intera carreggiata.
E siccome trattasi di vero amore, la famiglia si allargherà: è prevista la nascita di piccole ed insidiose buche-neonate già nelle prossime settimane.
Detesto l’assuefazione e confermo l’iniziativa: sarò il primo genitore napoletano a provare la gioia di adottare le future buche killer.
E tu, cosa aspetti?
Sessanta secondi
Un giro di lancette d’orologio e la vita cambia radicalmente.
A me è successo.
Anzi, per gli amanti della precisione, sono bastati cinquantasei secondi.
La curiosità mi spinge ad indagare e così scopro che, intorno al minuto, ruota una galassia di eventi stupefacenti.
Un ladro esperto può rubare qualsiasi auto.
Il nostro cuore batte per settanta volte.
La linea telefonica cade moltissime volte.
In qualche parte segreta del mondo, un server si sta riavviando.
Nelle stazioni della metropolitana di Londra, agli utenti viene ripetuto “Mind the gap” almeno dieci volte.
Anche il sottoscritto – modestia a parte – contribuisce ad estendere le incredibili statistiche che girano intorno al minuto.
Cinquantasei secondi
E’ il mio nuovo record stabilito per attraversare l’intera vasca olimpionica (50m.) della piscina Scandone di Napoli in stile libero.
Ai più questo dato non dirà nulla, concordo … ma per il sottoscritto rappresenta un risultato notevole: l’obiettivo da migliorare, la meta da superare, un tempo da frantumare.
La soddisfazione è ancora maggiore se ricordo gli albori: dopo il tuffo (anzi, la calata in acqua), l’altra sponda della vasca appariva un miraggio, ogni bracciata una fatica erculea ed i cinquanta metri impossibili quanto la traversata del deserto.
Il nuotatore brasiliano César Cielo Filho detiene il record mondiale (e tanti altri) della stessa specialità: venti secondi e novantuno centesimi.
Dopotutto, in meno di un minuto, entrambi abbiamo percorso cinquanta metri in stile libero.
E se ce l’ha fatta il campione, se ce l’ha fatta il sottoscritto siate certi: potete farcela anche voi.
Basta crederci.
—
Ti è piaciuto questo post? Ricevi la newsletter
L’idea del gabbiano è condivisibile: visitare dall’alto la Certosa ed il Museo di San Martino di Napoli ha sicuramente un fascino speciale.
E così il volatile, spinto dall’innato spirito di avventura, abbandona la costa e sconfina tra i meandri della città.
Al sottoscritto, osservatore divertito, non resta che tirar fuori lo smartphone, pigiare l’otturatore e catturare il nostro novello Jonathan.
Dopotutto, la curiosità è il motore dell’evoluzione.
Anche se sei un giovane, inesperto gabbiano metropolitano.