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Sbatti il mostro in homepage!

Tag: napoli (Page 21 of 25)

Quanto tempo occorre per la fornitura del gas?

La burocrazia italiana è un «mostro» dalle mille teste.

Te ne accorgi quando non hai alternativa e devi necessariamente affrontare una di queste teste.
Prima di giungere nell’ufficio competente (che, dopo l’irriducibile fila kilometrica, ti smisterà ad un altro ufficio già chiuso quando arriverai), frequenta un corso di yoga on-line, armati della pazienza di Giobbe e bevi una tisana con radici di valeriana, camomilla, tiglio e fiori d’arancio (almeno un litro).

Nonostante tu sia preparato, il percorso ad ostacoli presenta sempre nuovi intoppi e quando credi di avercela fatta spunta un ultimo inghippo che blocca la pratica per un tempo indefinito.
Gli uffici predisposti, invece di agevolare l’utente, si divertono a torturarlo (devi compilare un modulo – riceviamo solo il terzo giovedì del mese dalle 11,30 alle 11,55 – l’impiegato che deve timbrare il certificato è assente e nessuno può sostituirlo).

La testimonianza di un lettore conferma che l’Italia è tutt’oggi il paese dello scaricabarile.

Salvatore ci segnala i disagi subiti per l’allacciamento della fornitura del gas.

Il film dell’horror, dopo più di quaranta giorni ed un numero di appuntamenti fissati e non rispettati, non ha ancora i titoli di coda.
Segue la sua e-mail.

Eni Gas e la burocrazia infinita

«Devo allacciare la fornitura di gas per un appartamento in Napoli dove è già presente il tubo ma non il contatore.
Penso: non dovrebbe essere molto complicato e invece …
Il 24 novembre 2014 chiamo il Numero Verde di Eni Gas e Luce.
Mi dicono che poichè non c’è il contatore devo inviare un fax per richiedere un sopralluogo della Napoletana Gas.
Il Fax lo invio il giorno dopo (25/11) e mi confermano l’appuntamento per il 3 dicembre 2014.

Nessuno si presenta all’appuntamento e neanche al successivo dell’11 dicembre 2014.
Non solo non si presenta nessuno ma dalla Napoletana Gas mi contattano per chiedere se desidero rivolgermi a loro per la certificazione dell’impianto del gas.

Vi rivolgereste voi ad una azienda che vi fissa due appuntamenti per poi darvi buca?
Io no!

Un ulteriore inspiegabile quesito: perché quando non si presentano non li puoi chiamare perchè affermano che non possono avere rapporti con il pubblico mentre per chiedere se vuoi la certificazione ti possono chiamare loro?
Mah … mistero.

Comunque, dopo l’ennesima telefonata, finalmente all’appuntamento del 19 dicembre 2014 si presenta qualcuno della Napoletana Gas che attribuisce il PDR e fornisce un preventivo per spostare la posizione del contatore.
Accetto immediatamente ed il call center Eni mi fissa un appuntamento per il 31 dicembre 2014.
A capodanno?
Sorrido … sono scettico ma voglio crederci.
E difatti non viene nessuno.

In un mercato del Gas veramente libero potrei chiamare un’altra azienda ma l’Eni afferma che solo la Napoletana Gas può completare l’iter burocratico.
Mi sa che il mercato dell’energia è libero solo quando spilla più soldi all’utente.

Prossimo appuntamento: 9 gennaio 2015.

… to be continued»

In bocca al lupo Salvatore e tienici aggiornati.

Pino Daniele e quegli indimenticabili mp3

I primi mp3 di Pino Daniele li ho scaricati via Napster.

Era la fine degli anni novanta, l’informatica viveva il boom «anno 2000» e gli uffici pullulavano di consulenti, ingegneri del software, esperti di ogni età con curriculum adattati alle esigenze del momento.

In quest’esercito di sbarbatelli anche il sottoscritto iniziava la sua carriera lavorativa presso una grande multinazionale americana del settore.

I più «anziani» esibivano scrivanie eleganti con vista panoramica e potenti computer accessoriati di casse stereo: da quelle postazioni privilegiate, partivano le note che allietavano le nostre lunghe, emozionanti ed intense giornate di apprendimento.
A noi, neoassunti, bastava imparare: una collocazione di emergenza nell’angolo lontano della stanza col pc ed il mouse sembrava già tanto.
Il telefono personale un sogno insperato.

Era il 1998 e le canzoni di Pino Daniele mi accompagnavano nel mondo del lavoro.

Pino Daniele e quegli indimenticabili mp3

Dal cd ai primi lettori mp3 il passo fu breve.
E così, ascoltare «Terra mia»«Tu dimmi quando», «o scarrafone» un venerdì sera d’inverno nella sala d’attesa dell’aeroporto di Stansted a Londra dopo una settimana di lavoro diventa una dolce abitudine prima di rientrare a Napoli.

Sono trascorsi quasi diciassette anni da quei mitologici primi passi.
Di acqua sotto i ponti ne è passata fin troppa, la realtà si è rivoluzionata e dell’esercito di consulenti, neoassunti ed esperti informatici non vi è più traccia.

Oggi è il cinque gennaio duemilaquindici.

Sono in ufficio, dalle stanze limitrofe giungono i pezzi più famosi di Pino Daniele.
La mia privilegiata postazione di lavoro è vicino la finestra, ho un computer super accessoriato dotato di casse stereo.
Lavoro ed ascolto emozionato l’immortale inno dedicato a Napoli.

In ventimila al San Paolo per festeggiare la Supercoppa

Non è una partita di campionato ma al San Paolo siamo in ventimila.

C’è da festeggiare la vittoria della Supercoppa Italiana ed i tifosi del Napoli corrono in massa, soprattutto bimbi accompagnati dai papà, mamme-supporter e ragazzi di ogni età.

In 20mila allo stadio San Paolo per assistere all'allenamento del Napoli e festeggiare la vittoria della Supercoppa!

Per dovere di cronaca, il sottoscritto non potevo mancare al primo allenamento del nuovo anno.
Armato di un modesto smartphone, scatto qualche foto che condivido in questo post tutto azzurro.

La più bella foto del capodanno

A capodanno lo zuppone si consuma a mezzogiorno.

In famiglia, nessuno vuole rinunciare a «sparare».

Nemmeno gli ultimi arrivati.

Così i festeggiamenti del trentuno terminano alle due di notte, c’é da esaurire la scorta di stelline, girandole e bottarelle.
I bimbi resistono eroicamente fino a mezzanotte e poi pretendono il dovuto premio: sotto l’attento sguardo dei genitori, dal balcone-trincea lanciano (innocui) petardi e si divertono a salutare l’anno che verrà.

L’indomani, però, pagano dazio.
E’ dura svegliarsi, gli orari saltano e la colazione funge da antipasto.

Il Capodanno perfetto

L’ingenua manina inzuppa il morbido pandoro veronese nella tazza azzurra «Forza Napoli».
Dietro il semplice gesto di ordinaria quotidianità compiuto in un giorno speciale, si nasconde lo sguardo assonnato dell’ultimo arrivato, il piccolo mitragliatore di stelline.

E’ lui l’icona dell’Italia, il Presidente della Repubblica, il Premier.

La dolce immagine del capodanno 2015 sostituisce mille inutili parole.

Se il reperto romano di Napoli fosse a Stoccolma?

Quante città presentano reperti romani in mostra per strada?

E’ la domanda che mi pongo ogni volta che attraverso via Salvator Rosa, nei pressi della omonima stazione della metropolitana di Napoli.
Credo davvero poche godono delle risorse artistiche del capoluogo campano (e dintorni).
Monumenti posti agli ingressi – e all’interno – delle stazioni, il biglietto di benvenuto di una città d’arte che si rispetti.

Poi, passato lo stupore per la visione dei resti di un antico ponte romano risalente ad un’altra epoca subentra la seconda, sconfortante domanda:

quante città non valorizzano i propri monumenti?

 

Napoli ed il reperto romano abbandonato

Purtroppo, anche questo quesito presenta la medesima risposta: sono poche le città nel mondo capace di trascurare i propri siti archeologici come noi napoletani (o forse, italiani?).

Basta osservare il monumento di Salvator Rosa: circondato dall’incuria, resiste alle intemperie ed alle pallonate dei ragazzi impegnati in estenuanti partite di calcio davanti la metropolitana.

Tra avanzi di pizze e bottiglie di birre, l’arco romano sembra chiedersi: ma che ci faccio quì abbandonato al mio crudele destino?

E se fosse stato costruito a Stoccolma?

Vivrebbe al calduccio protetto in un elegante (e costoso) museo visitato da migliaia di turisti con audio-guida, sala filmati per minuziose spiegazioni, prenotazioni on-line con sconto comitive e marketing sull’antica Roma.

Sono sicuro che se potesse esprimersi, l’antico monumento romano di via Salvator Rosa chiederebbe asilo politico alla Norvegia.


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Supercoppa Napoli-Juventus, quando il calcio è un film

Il film inizia alle 18,30 di un indimenticabile martedì 22 dicembre.
La sala è gremita, sono presenti circa 14mila spettatori perlopiù arabi.

Siamo a Doha, in un cinema ultramoderno inimmaginabile in Italia.

La capitale del Qatar dista 5.064KM da Napoli (e quasi 6mila da Torino) eppure la lontananza è nulla rispetto alla prepotenza infinita del Dio Danaro: i petrodollari sauditi comprano eventi sportivi, manifestazioni mondiali, marchi, industrie, atleti, artisti, uomini.
I nuovi «giocattoli» degli sceicchi hanno un prezzo, basta pagare ed ogni sfizio è consentito.

Il film è un «made in Italy» taroccato.

Il cast proviene dal «paese del sole» ma gli attori sono quasi tutti europei non italiani, il produttore cinematografico è il furbo Aurelio De Laurentis, lo sponsor principale l’emigrante FIAT.
Ma tant’è: per gli sceicchi i tre o quattro milioni di euro versati per il cinepanettone di fine anno sono briciole pagate senza batter ciglio, un gesto di innocua beneficenza, un pomeriggio tra amici, un tea caldo con biscotti nel lussuoso bar tra il primo e secondo tempo dell’evento mondano.

Gli ascoltatori collegati da ogni angolo del pianeta in diretta TV non restano delusi.

Gli ingredienti per una pellicola di successo ci sono tutti: ventidue gladiatori, il sudore della lotta, due ore di forti emozioni, errori, colpi di magia, il trionfo, la gioia dei vincitori, la morte degli sconfitti.
Il pathos e l’eros dal campo di battaglia non coinvolge il pubblico assente dell’arena araba bensì viaggia attraverso l’etere per raggiungere gli spettatori globali seduti su comode poltrone, nel salotti di casa.
Il tifoso moderno, armato di patatine, pizza, coca-cola e birra si gusta quella che un tempo fu una partita di calcio ed oggi è un investimento mediatico che restituisce profitti ed elargisce mance agli organizzatori.
Non è necessaria la presenza allo stadio, il biglietto è omaggio e giunge via telecomando.

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Il film termina tra gli applausi virtuali degli spettatori.

Per problemi tecnici, si è rischiata una visione in bianco e nero.
Invece, è stato un film a colori.
Di un azzurro indimenticabile.

Supercoppa Napoli-Juventus, quando il calcio è un film


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Rosso di sera, bell’inverno si spera?

Il Vesuvio ha la testa annebbiata.

E’ arrivato l’inverno ma nemmeno il gigante se ne è accorto.
Napoli, un dolce clima natalizio ed un sole accogliente esortano a non restare a casa.

Accetto l’invito e giro per la città.

Da qualsiasi angolo del capoluogo campano – anche il più nascosto – è possibile osservare il vulcano sonnecchiare sul golfo: le nuvole circondano la vetta e l’immagine ricorda un vecchietto con le idee un po’ confuse (visti i tempo, ha mille motivi validi).
Fotografo.
Continuo a passeggiare.

Il Vesuvio con i pensieri annebbiati osserva Napoli

Svolto in un vicolo del centro storico.

Un gatto metropolitano si muove lungo il muro di un’abitazione che, nonostante l’avanzata del cemento selvaggio, conserva un polmone verde.
Il felino, In bilico, scompare diffidente in pochi istanti.
Punto lo smartphone e rubo lo scatto.

Gatto metropolitano

Giunge la sera.
Dall’alto dei suoi 1.281 metri, Il Vesuvio sembra voler controllare i destini della città.
L’autunno è alle spalle, il primo cielo invernale ci regala un azzurro ricco di speranze con artistiche pennellate rosse.
Uno spettacolo che merita di essere immortalato.

Fotografo e azzardo: rosso di sera, bell’inverno si spera?

Rosso di sera, inverno si spera

Viaggiare da Napoli a Doha per la finale di Supercoppa

Voglio assistere alla finale di SuperCoppa tra i bianconeri – vincitori del campionato di serieA – e gli azzurri detentori della Coppa Italia.

Chiedo a Google Map come arrivare a Doha.

Da Napoli, la capitale del Qatar dista 5.064KM da percorrere in auto in 63ore (senza traffico).

Google, però, evidenza alcuni disagi:

– il percorso prevede il pagamento di pedaggi
– il percorso prevede una tratta in traghetto
– questo percorso attraversa più Paesi

Se scegliessi di viaggiare in aereo, invece, abbatterei il tempo in 8ore e 35minuti.

Come arrivare a Doha da Napoli

Il potente motore di ricerca – e di percorsi – suggerisce anche i prezzi dei biglietti aerei: il più economico è offerto dalla premiata ditta Alitalia-Etihad alla modica cifra di 1058$ (pari a 862€).
Al momento preferisco evitare la spesa e scarto l’ipotesi volante.

Dovrei guidare notte e giorno per macinare i 5.064KM stradali e non sono sicuro di farcela.
Non mi spaventano nemmeno i 1593Km della strada 615 di Salwa Rd e a Al Anbar in Iraq ma temo la chiusura domenicale della biglietteria di Brindisi per l’imbarco verso Igoumenitsa.

L’ammetto: necessito di un copilota.

Se qualche tifoso della Juventus volesse viaggiare con il sottoscritto, sarei ben lieto di nominarlo secondo pilota.
D’accordo, ci sono da aggiungere altri 891KM del tratto Torino-Napoli consumati in 8ore e 17minuti ma ne varrebbe la pena.

Nelle successive 63ore di viaggio potremmo discutere di molteplici argomenti come ad esempio la «mostruosa» organizzazione di una partita di calcio e gli interessi televisivi.
Con la remota speranza di arrivare in tempo per il fischio di inizio (ammesso che a qualcuno interessi ancora la presenza dei tifosi allo stadio).

L’afrodisiaca Terra dei Fumi

Questa mattina la fumarola è ben visibile ed è meritevole di segnalazione.

L’intensa colonna bianca generata dalla terra vulcanica di Pozzuoli si innalza con fortune alterne.

Dalle osservazioni quotidiane del fenomeno (naturale) evinco che, quando le temperature sono basse oppure piove, il vapore si presenta con maggiore intensità.
In estate, invece, appare di un bianco sbiadito.

Pozzuoli, la Terra dei Fumi (naturali)

Non sono uno scienziato affermato ma immagino la validità della teoria della padella: quando getto dell’acqua sulla superficie di una padella bollente, produco una vampata di fumo più violenta se la superficie è cocente.

Mi chiedo se le Istituzioni, oltre a monitorare l’andamento sismico dell’area flegrea, informino le popolazioni locali sulle potenzialità del vulcano dormiente: si potrebbe sfruttare l’energia naturale prodotta spontaneamente per uso privato? Il Comune – o altri Enti interessati – progettano impianti per utilizzare questa risorsa rinnovabile?

Domande – da anni – prive di risposte concrete.

Difronte alla secolare immobilità della politica regionale, reagisco ed agisco: contatterò le famiglie delle abitazioni limitrofe e chiederò loro come pensano di impiegare la risorsa naturale. Dopotutto, il caloroso vicino di casa è un distributore di energia gratuita, senza spese di manutenzione ed attivo tutto l’anno – soprattutto d’inverno.

Perché sperperare tanto calore regalato da un ambiente generoso?

In un lontano futuro, riusciranno i ristoratori della zona a cucinare un uovo sodo approfittando dei gas della fumarola?
I tempi di cottura sono brevi, un tentativo non appare impossibile.

In uno scenario così incerto, la scienza conferma una indiscutibile proprietà della fumarola puteolana:  i gas naturali diffusi nell’aria, presentano un potere afrodisiaco.
La numerosa prole della simpatica famigliola che si affaccia sulla colonna di fumo bianca fotografata conferma l’ardita tesi.


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Un arcobaleno spuntò tra i palazzi

Piove da tre giorni ed il cielo di Napoli è più brizzolato dei capelli di George Clooney.
Governo ladro – nonostante il Job Act – diluvia durante la sudata pausa pranzo e noi, dipendenti privati, restiamo i più danneggiati tra i lavoratori.

E’ un venerdì uggioso.

Torno a casa dopo una lunga settimana di duri impegni, molteplici doveri e pochi diritti.
I «mostri» degli ultimi giorni sono belli tosti: la mafia e la politica ancora a braccetto nella dolce vita romana, scandali vari che non fanno nemmeno più notizia – tangenti e mazzette in ogni angolo d’Italia, la riforma del mondo del lavoro – o presunta tale, il clima impazzito al quale ci siamo ben presto abituati.

Ma, nonostante tutto, l’ottimismo non mi abbandona.
Fermo l’auto, parcheggio, apro lo sportello, mi godo l’aria fresca post temporale ed osservo il cielo.
Il mio sguardo (miope) attraversa i caotici palazzi che quasi si urtano, supera la jungla disordinata di antenne installate sopra i vecchi tetti e si concentra su una macchia colorata tra le nuvole diradate.

Aggrotto la fronte e focalizzo la vista: è proprio un arcobaleno!

Sorrido e fotografo.
Un arcobaleno metropolitano, dopotutto, é merce rara.

L'arcobaleno napoletano

Un pomeriggio al Museo (folgorato da Atlante)

Sabato pomeriggio ore sedici, ricevo il laconico messaggio: «Mario, scusami arrivo fra mezz’ora».
Perfetto: all’appuntamento col mio amico ritardatario giungo con quindici minuti di anticipo e così la matematica mi condanna ad un lungo ozio (attendere è la punizione inflitta ai puntuali).

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Alle mie spalle troneggia l’entrata del Museo Archeologico Nazionale di Napoli.

All’ingresso del palazzo seicentesco che «può vantare il più ricco e pregevole patrimonio di opere d’arte e manufatti archeologici in Italia» (fonte) tra un gruppetto di pargoletti entusiasti intravedo un volto noto: un’amica-mamma accompagna il figlioletto ad una caccia al tesoro organizzata da una associazione culturale «per far scoprire l’arte ai bimbi».

«Come stai? Che fai quì? Ciao piccolino … vi accompagno con piacere» approfitto e varco la soglia spazio-temporale per catapultarmi nell’antica Grecia.
Sbigottito dall’imponente salone della Meridiana, carico di meraviglia seguo – insieme alla chiassosa comitiva di bambini dalle mille domande, genitori incuriositi ed una guida attenta – il gomitolo di lana di Arianna, dobbiamo uscire dal labirinto e trovare Teseo.

Dura un attimo ma accade: resto da solo nel magico salone della Meridiana.

I bimbi inseguono il filo e si dileguano in una stanza limitrofa, l’esercito di turisti armati di macchine fotografiche dall’obiettivo chilometrico svaniscono ed il silenzio assoluto cala nella grande sala, l’incanto ed il fascino di questo luogo leggendario – venti metri d’altezza per cinquanta di lunghezza – con affreschi e quadri dal valore inestimabile si impossessa della mia mente.

Leggo stupefatto: «scultura ellenistica in marmo databile al II secolo d.C.»

Un veloce calcolo illumina la mente: al mio fianco, c’é una statua che risale a quasi 1900 anni addietro, cioè creata tra l’anno 101 e 200?
L’animo del reporter prende il sopravvento su un possibile inizio di crisi di Stendhal, deglutisco, inspiro, respiro, afferro il ridicolo smartphone e scatto la foto.
A voi il «mostro», il magnifico Atlante del Farnese.

Museo Archeologico Nazionale di Napoli: l'Atlante del Farnese

PS: questo post è dedicato al mio amico ritardatario ed alla fortuna di tramutare l’attesa in una stupenda visita 🙂

Link utili:
sito ufficiale del Museo Archeologico Nazionale di Napoli
salone della Meridiana
Atlante Farnese


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In Svizzera c’è più sole che a Napoli

Nel 2004 il matrimonio natalizio del mio amico scapolone-da-sempre necessita di un look adeguato e costretto dall’unicità dell’evento acquisto un elegante cappotto nero in puro cashmere,
Nei successivi dieci anni – statistiche alla mano – indosso il costoso soprabito zero volte.

A Napoli le temperature polari sono assenti.

Nella stagione più fredda me la cavo con un giubbotto e se la colonnina di mercurio crolla, indosso un cappello per l’emergenza. Nei momenti critici di pioggia, vento e freddo dall’armadio tiro fuori il jolly: lo scaldacollo ufficiale del Calcio Napoli.

Il sole riscalda le nostre terre per trecentosessantacinque giorni l’anno eppure i pannelli solari installati sui tetti delle abitazioni private sono più rari degli scudetti vinti della squadra azzurra.
Senza temere clamorose smentite (purtroppo), posso affermare senza esitazione:

a Napoli, sono più frequenti le nevicati che il numero di impianti fotovoltaici pubblici.

Il mistero resta tale: perché nel paese del sole non si creano sistemi per produrre energia rinnovabile da fonte solare?

Chiasso impianto solare

Il mio amico-scapolone quest’anno festeggia i dieci anni di felice vita matrimoniale.
Oggi vive in Svizzera e dall’esterno osserva il Bel Paese con gli occhi razionali tipici di chi, uscito dal gruppo, valuta il contesto senza essere coinvolto.

A noi, cittadini italiani, appare normale l’assenza di pannelli solari perché siamo assuefatti alla mancanza secolare di una intelligente politica ambientale.

Eppure – da profano – la rarità di impianti fotovoltaici pubblici (e privati) in Italia la reputo scandalosa.

Dunque, quale sensata risposta merita l’amico svizzero che, ingenuamente, chiede:

un fiore dai petali gigante con i pannelli solari che girano inseguendo il sole e la notte il fiore si chiude e si ripone, all’alba si riapre automaticamente.
E’ stato installato in una delle rotonde principali del mio paesino con pochissime migliaia di abitanti ad 1km dall’italia … perchè non farlo anche nella nostra bella penisola, il paese del sole?
Ti invio due foto, è un «mostro» valido?

Sì, caro amico: il tuo «mostro» è valido.

Chiasso impianto solare

Link utili: Un fiore solare spunta a Chiasso

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