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Tag: napoli (Page 25 of 25)

Il calcio non è (più) uno Sport

Il calcio è solo profitto

La distanza tra il calcio e lo Sport è ormai siderale.
Il paradosso è evidente: da una parte gli ultras legati a stupidi ed anacronistici rituali, dall’altro i club vere e proprie aziende dal business milionario.

Ma anche: da un lato gli ingenui tifosi ed i colori delle squadre, dall’altro i calciatori professionisti senza nessun legame con la città che rappresentano.

L’industria del pallone è priva di scrupoli, la fedeltà in bianco e nero di un tempo lascia il posto ai petrodollari degli sceicchi, i sentimenti di ieri sono una cartolina sbiadita difronte all’unico, vero comandamento a cui oggi tutti rispondono: il profitto.

Il becero razzismo delle curve

Eppure, le opposte tifoserie continuano a darsi battaglia sugli spalti e fuori dagli stadi, persistono i beceri cori Nord contro Sud, il razzismo di curva prevale sul fair-play ed i delinquenti domenicali trasformano uno spettacolo in una violenta ed assurda guerra civile.

I poliziotti in divisa antisommossa presidiano stazioni e scortano i pullman degli ospiti che – magari – sognavano solo di visitare un’altra città col pretesto della trasferta.
Le antiche rivalità di quartiere,poi, sono benzina sul fuoco ed i derby costituiscono l’occasione ideale per manifestare la mai sopita ignoranza cafona di pochi idioti.

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Segnali di vero sport? Non pervenuti

Del calcio, almeno come evento sportivo da gustare all’aria aperta, sotto la pioggia oppure in una calda giornata di sole primaverile, vi è rimasto ben poco.
Si preferisce la comoda poltrona del salotto alle gradinate dello stadio, il telecomando per lo zapping della diretta su tutti i campi ed il campionato-spezzatino da digerire tra il venerdì ed il lunedì.

E così  lo sport più amato dagli italiani si è trasformato miseramente in un volgare reality-show.
Da vietare ai minori, loro credono ancora nei sogni.

Il benvenuto dei tifosi della Juve ai napoletani


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Il benzinaio fantasma

La teoria delle finestre rotte

«Se in un quartiere un teppista spacca una finestra, e nessuno la aggiusta, è molto probabile che ben presto qualcun altro faccia lo stesso se non peggio, dando così inizio ad una spirale distruttiva»: è il concetto base della Teoria delle finestre rotte.

Consegue: «Per cui, creare un ambiente di un certo tipo, con finestre rotte, per esempio, porta la comunità attigua a distruggere, un ambiente invece ben curato porta la comunità (anche quella non naturalmente “curata”) a curare l’ambiente che la circonda».

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Il distributore di benzina abbandonato

Il degrado urbano, dunque, contribuisce al degrado morale dei cittadini.

E’ la riflessione che ogni giorno mi balena quando, giunto ad Agnano (a poche centinaia di metri dalle rinomate terme), osservo il distributore di benzina dell’ESSO abbandonato e fatiscente.

Il benzinaio fantasma

Di chi la responsabilità?

A chi spetta abbattere questo triste ecomostro?
Tocca al Comune bonificare la zona oppure la responsabilità è della multinazionale del petrolio?
Sotto questa superficie, sono ancora presenti i grossi serbatoi dei carburanti?
Non andrebbero ripuliti e – magari – rimossi?
E’ utopia immaginare un’area verde con alberi e fiori in sostituzione di questa struttura fantasma?

L’assuefazione a questi penosi spettacoli metropolitani è il primo passo – senza più scandalizzarsi – ed accettare come normale una piccola, grande «finestra rotta».

L’Italia è una Repubblica democratica fondata sulla raccomandazione

Chi ha chiuso la strada?

A Napoli il traffico è un vulcano pronto ad esplodere in qualsiasi momento.
Basta l’inatteso battito d’ali di una farfalla per far saltare il delicato equilibrio metropolitano, figuriamoci la chiusura di una importante arteria come accadde qualche anno addietro ad Agnano, il quartiere dove lavoro.

Senza preavviso, l’ingresso della carreggiata per la tangenziale viene sbarrato da un anonimo cartello “STRADA CHIUSA PER MANUTENZIONE” mandando in tilt l’intera zona.
Un annuncio scritto a penna su uno squallido manifesto bianco senza ulteriori informazioni: chi l’ha deciso?
Il Comune?
Chi si occupa dei lavori?
E quando verrà riaperta la corsia?
Al mistero segue un’unica certezza: un intero rione nel caos.

L’anomala telefonata alla Municipilità

Infuriato – e senza troppe speranze – telefono alla Municipalità “Bagnoli-Fuorigrotta” per protestare.

Al terzo squillo, con mio sommo stupore, risponde un tizio che senza presentarsi ed in tono pacchiano mi chiede chi desidero.
«Vorrei parlare con il rappresentante della municipalità» replico stizzito.
«Sono io, chi è lei?» domanda mezzo impaurito.
«Mi chiamo Mario Monfrecola e lavoro ad Agnano» rispondo ingenuamente.
«E chi l’ha dato il mio numero?» chiede meravigliato.
«E’ un numero pubblico, l’ho letto dal sito del Comune» obietto.
«Monfrecola? Ma a quale gruppo appartiene?» farfuglia lo pseudo-politico.
«Gruppo? Che gruppo intende? Nessun gruppo … sono un cittadino … » replico senza comprendere l’insinuazione.
«Nessun gruppo? Forse lei è il fratello di quel Monfrecola … » riflette a voce alta cercando una possibile connessione tra me e qualche suo conoscente.
«Senta, io vorrei solo sapere quando apre la strada ad Agnano! Le sembra normale chiudere un’arteria così importante senza ulteriori dettagli per i cittadini? E poi cos’è quel cartello svolazzante senza nessuna intestazione?» mitraglio tutto d’un fiato.
«Le dico un’informazione riservata: entro due giorni la strada riaprirà» sentenzia il tizio ed attacca stroncando ogni mia ulteriore velleità.

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La raccomandazione

Questa breve conversazione testimonia come molti (non tutti, ovvio) rappresentanti delle Istituzioni intendano la politica: i diritti dei cittadini passano attraverso “amicizie”, gruppi di interesse, conoscenze e favoritismi, azioni descritte da una sola, maledetta, diffamante parola: raccomandazione.

Cambiano le mode, i Governi si vestono di nuovi colori politici ma restano le vecchie, intollerabili, «mostruose» abitudini italiane.

L'Italia è una Repubblica democratica fondata sulla raccomandazione?


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Terra dei Fuochi, non basta essere un onesto cittadino?

Diritti, non favori!

Anni addietro ero al Comune di Napoli per il rinnovo della carta di identità.
Mentre pazientavo fuori il corridoio dell’ufficio preposto, incontrai un conoscente che – poco dopo – scoprii essere un dipendente di palazzo San Giacomo.

«Dammi i moduli, l’addetto è un mio amico, un minuto e avrai il nuovo documento» esordii furtivamente.
«Ti ringrazio ma preferisco attendere il mio turno» ribattei senza fornire spunti per ulteriori spiragli a trattamenti di favore.

Non è forse questo un esempio del male endemico di cui è vittima l’Italia?
Far passare per un favore ciò che è invece un sacrosanto diritto del cittadino.

26 ottobre, la manifestazione contro i roghi

A Napoli, oggi 26 ottobre, migliaia di persone oneste hanno manifestato per chiedere allo Stato di fermare i roghi tossici che quotidianamente avvelenano la Terra dei Fuochi.
Analogamente, le popolazioni chiedono alle Istituzioni locali e centrali le bonifiche dei territori violentanti dalle discariche abusive gestite dalla camorra.

Io, cittadino di un paese civile, trovo queste due richieste scandalose.

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Perché chiedere i propri diritti?

Debellare la criminalità organizzata non è un dovere del Governo?
Far vivere ogni abitante in un luogo salubre, privo di rifiuti tossici ed inquinanti non è un dogma di uno Stato di legalità?
I cittadini devono manifestare per chiedere di essere tutelati?
L’esasperazione del popolo è la molla che fa agire i nostri politici?
La richiesta di difesa della salute deve passare attraverso slogan e proteste?

Allora mi sorge un dubbio: ad un cittadino che vive nella martoriata Terra dei Fuochi, non basta essere onesto, pagare le tasse, lavorare (duramente) ed adempiere ai propri doveri civili per essere protetto dallo Stato nel quale – nonostante tutto – continuare a credere?

Perché ciò che gli spetta di diritto (la tutela della salute) viene promesso dai governanti come se fosse un «favore» personale?

I mostri della terra dei fuochi


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Pronto Soccorso, il film dell’horror inizia al crepuscolo

Location: sala d’attesa del Pronto Soccorso dell’ospedale Cardarelli di Napoli

Trama: disperazione dei bisognosi e richiesta di assistenza di chi necessita di cure mediche immediate.
Cast: uomini invisibili, nessuna prima donna, dottori ed infermieri coraggiosi, malati di gravità diverse (dalla mamma infortunatasi in casa fino all’incidentato grave)
Spettatori: parenti ed amici degli ammalati.

Pronto Soccorso, scene di ordinaria follia (sociale)

Con il calare del sole emerge il mondo sommerso

Persone bisognose, uomini indigenti, essere umani soli ed abbandonati, individui sprovvisti di tutto alla ricerca disperata di un riparo per la notte.

Il Pronto Soccorso è il luogo nel quale converge l’esercito di nullatenenti che vivono ai margini delle nostre città, una moltitudine di povera gente dimenticata dalla cosiddetta «società civile», sfortunati a cui è negata ogni forma di assistenza (sanitaria e non) costretti a rifugiarsi nella sala d’attesa dell’ospedale.

Un film che si ripete ogni giorno

Amare considerazioni, verità palesi e scene di ordinaria sofferenza tratte da un drammatico film (vietato ai minori) a cui ho assistito questa notte e che, temo, vada in onda al crepuscolo di ogni santo giorno.

Alle Istituzioni il compito di cambiare questo inquietante palinsesto, a noi testimoni sporadici la rabbia per l’indifferenza della politica ed i dilaganti tagli alla spesa pubblica.
Perplesso mi interrogo:

possibile che anche i servizi minimi necessari alla collettività debbano sottostare alle regole dell’economia?


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La risposta è tra la gente (comune)

Voci di popolo

Le voci della strada descrivono meglio di un telegiornale la realtà odierna.
Basta passeggiare per la città per carpire il mondo di oggi, gli stati d’animo delle persone comuni e le mode del momento.

Cammino, incrocio l’altro e negli istanti di intersezione delle nostre vite ascolto frammenti di discorsi, particelle di sfoghi, briciole di esistenze.

Poi il tizio a passo veloce svanisce tra la folla subito sostituito da un altro anonimo individuo.
Nuove parole urlate al vento, frasi incomplete per disegnare parti del mondo che vivono dietro ogni essere umano.

Bisogna però prestare la giusta attenzione.

Voci di popolo: perché la risposta è tra la gente (comune)

Lasciarsi su facebook

Tra il fiume di pendolari mattutini che scorre nei tunnel del metrò, capto lo sfogo di una giovane ragazza: «mi sono appena lasciata e difatti su facebook ho messo nessuna relazione» urla al cellulare mentre tenta di aprire un varco tra la ressa della stazione.

La generazione social vive mischiando realtà virtuale e vita privata: il confine è ormai depennato e probabilmente il suo ex (eterno) amore scoprirà di essere tornato single perché non è più tra gli “amici” di lei.

I politici sono tutti ladri

Il battito di un occhio ed afferro il più gettonato tra i luoghi comuni: «Berlusconi si trova bene in Parlamento perché sono tutti ladri!» sentenzia un tale mentre corre verso la biglietteria con un altro sconosciuto che annuisce pacchiano.

Giunge il sospirato treno, in breve la mandria dei pendolari riempe le carrozze-bestiame.
Compressi come sardine, per restare in equilibrio non è necessario nemmeno mantenersi alle maniglie: la schiena dell’uno appoggiata a quella dell’altro a formare un unico, voluminoso corpo compatto autogestito.

Dal fondo si alza una protesta: «il biglietto aumenta ma il servizio fa sempre schifo» sentenzia un uomo in vena di polemiche.
A parlare è uno dei pochi fortunati che viaggia seduto.

Non tutti i frammenti captati sono esempi di buon senso.


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L’uomo invisibile imparò a volare

Una presenza impercettibile

Via Toledo è – come sempre – un viavai anarchico di gente impegnata nello shopping del sabato pomeriggio.

La strada è un fiume in piena di voci e colori, una folla omogenea in viaggio senza una meta precisa.
Lui vive ai margini della strada e la sua presenza è impercettibile alla marea umana di (finti) consumatori.

L’Uomo Invisibile ha varie personalità.

Una statua immobile di gesso bianco e un arlecchino colorato, un pagliaccio impacciato su un velocipede, un acrobata spericolato, un mangiafuoco e un generatore di bolle di sapone a forma di nuvole.

Gli unici capaci di percepire la sua esistenza sono i bimbi.

Agli occhi degli adulti, invece, l’Uomo Invisibile non è un supereroe moderno ma solo un fantasma fastidioso da evitare, qualcosa di seccante al pari di una mosca ronzante, un rumore di sottofondo da annullare con un gesto risoluto.

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E lui – pur di esistere – con la forza della disperazione inventa esibizioni sempre più spettacolari.

Addirittura, l’Uomo Invisibile ha imparato a volare o – per essere più precisi – a galleggiare in aria con un’espressione che non tradisce sforzi.

Questo ulteriore superpotere sembra abbattere il muro di indifferenza di noi adulti occidentali assuefatti alla visione di persone prostrate ai bordi strada.

Il trucco del pakistano volante riscuote un discreto successo: c’è chi lo fotografa, chi gli gira intorno per indagare, la curiosità spinge la generosità e le monetine riempono lo scatolino viola ai piedi dell’uomo fluttuante.

Al momento la folla apatica si ferma e per pochi minuti l’Uomo Invisibile torna ad esistere.

Sono certo però che lo stupore non durerà molto: se non vuole sparire nuovamente, l’Uomo Invisibile – oltre a volare – dovrà presto inventarsi un nuovo incantesimo.

E l'uomo invisibile imparò a volare


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Galleria di volti a Montecalvario, il metrò dell’arte di Napoli

Montecalvario, stazione Toledo

Domenica mattina, in giro per Napoli, visito la nuova uscita di Montecalvario, stazione Toledo del MetroNapoli, la famosa metropolitana che ha innovato il concetto di spostamento in città.

Ogni fermata un museo da visitare, i viaggiatori si ritrovano in un ambiente unico ricco di opere d’arte antiche e moderne.

Stazione Toledo, Montecalvario

Il metrò dell’arte di Napoli

Nel mio precedente post, MetroNapoli, viaggio nelle stazioni-museo ho descritto la coreografica successione di Fibonacci a piazza Vanvitelli, osservato le vecchie cinquecento FIAT ospitate a Salvator Rosa, la stazione “Pink”, fotografato i volti famosi di Materdei, letto le divine citazioni presenti a Dante e immortalato il blu di Toledo, la mia stazione preferita. Il viaggio terminava tra i colori giovanili dell’Università.

Montecalvario, foto di Oliviero Toscani

Oggi, invece, è possibile continuare e scoprire le nuove installazioni di Oliviero Toscani che accompagnano il pendolare da Toledo fino ai quartieri spagnoli, nel centro storico della città.

Mi limito a pubblicare gli scatti così come il mio modesto smartphone li ha catturati: la bellezza e la fantasia delle immagini non necessitano di ulteriori dettagli.
Dopotutto, siamo pur sempre in una stazione della metropolitana.

Balotelli, rigore sbagliato ed espulsione: colpa di un tweet

La previsione

Il mio tweet delle 19.36 – settantanove minuti prima dell’inizio del big match Milan-Napoli – si insinua tra la cresta appuntita ed il cervello incerto di Super Mario:

“stasera prevedo un rigore a favore del #milan con errore di @FinallyMario balotelli. Cmq sia errore influente ai fini del 3a0 per il #napoli”

Balotelli, il mio tweet negli spogliatoi

Immagino la scena nello spogliatoio rossonero: pettorali all’aria, smartphone tra le mani, cuffie bianche nelle orecchie, Balotelli ascolta la sua playlist preferita in cerca della concentrazione smarrita.

Il cellulare vibra, giunge una notifica via twitter: “sei stato menzionato”.
Incuriosito, superMario pigia col pollicione sullo schermo e legge il mio tweet.

Ridacchia nervoso mentre l’Iphone passa tra le mani dei compagni: scherzi, virili pacche sulle spalle, battute scaramantiche per sdrammatizzare ma è evidente, il dubbio si è incuneato tra i giocatori, la fiducia incrollabile nel tiratore infallibile di penalty vacilla, la domanda aleggia tra la squadra: Balotelli può sbagliare un calcio di rigore?

Balotelli ed tweet maledetto

Il labiale di Balotelli

Il malefico cinguettio perseguiterà il bomber rossonero fino al 17′ del secondo tempo quando sbaglierà il suo primo rigore da professionista, il ventiduesimo (interrompendo una serie di ventuno centri consecutivi).

Il Napoli trionfa al Meazza e SuperMario non si dà pace, a fine partita sbraita, urla inviperito: «datemi il cellulare, voglio cancellare il mio account da twitter!».

I compagni cercano di calmarlo ma Balotelli è un furia, carico di rabbia corre verso l’arbitro: «tu non sei su twitter, non puoi capire!» strepita esasperato.

E difatti l’arbitro non lo perdona: alla conseguente espulsione, dal labiale dello stupito SuperMario si carpiscono poche, laconiche parole di meraviglia: «ma tu non sei nemmeno un mio follower, perché?»

Balotelli stupito in cerca di nuovi follower

 

Sentenza Mediaset, i servizi sociali minacciano: «dateci il Presidente spazzino»

La pena del Cavaliere

Il senatore Silvio Berlusconi, rinchiuso nella fortezza di Arcore, medita sull’inquietante interrogativo che ogni italiano per bene oggi si pone: come espiare la condanna per la sentenza Mediaset?
(i delinquenti si darebbero alla fuga ma non è il caso del Cavaliere, è ovvio).

La reclusione è da escludere: la prigionia dell’ex Premier accenderebbe il riflettore mediatico sul dramma-carceri, una seccatura che meglio fingere non esistere.
D’altronde, lo staff marketing di Forza Italia sconsiglia gli arresti domiciliari: l’isolamento non gioverebbe all’immagine del leader.

Il silenzio, l’assenza di polemiche, l’impossibilità di sparare dichiarazioni senza senso e la privazioni della diretta tv, rischierebbero di far cadere nel dimenticatoio lo showman politico.

Non c’è altra possibilità: Sivlio Berlusconi sceglierà di essere affidato ai servizi sociali.
Ma quale ingrato compito utile per la collettività può svolgere un uomo sulla soglia degli ottant’anni?

La proposta del sottoscritto

Io un’idea ce l’ho e lo spunto emerse durante quella sporca estate napoletana del 2008.
L’allora Primo Ministro – sempre lui – per affrontare l’ennesima nauseabonda emergenza rifiuti, si trasformò nel Presidente spazzino.

Ve lo ricordate?
Scopa in mano, un sorridente ed ottimista Berlusconi raccoglie qualche cartaccia buttata sull’improvvisato set televisivo di piazza del Plebiscito invitando gli spettatori ad una corretta raccolta differenziata.

Sentenza Mediaset, i servizi sociali minacciano: «dateci il Presidente spazzino»

Dov’è il vero spazzino?

Nel mio quartiere lo spazzino è una figura mitologica, quando si materializza viene puntualmente assalito da cittadini indignati con le solite, inutili domande senza risposta.

La scena è sempre la stessa: un gruppo di persone accerchia il netturbino indifeso, una voce incavolata urla il primo quesito complesso quanto il mistero sull’esistenza di forme di vita extraterrestri: «paghiamo fior di quattrini per avere delle strade così sporche?».

Segue la domanda del secolo «perché non viene a spazzare i marciapiedi ogni santo giorno?»

Il povero uomo – un anziano operatore ecologico dal volto affranto – si scusa: «sono solo, gli altri colleghi sono in malattia e non c’è personale disponibile».

La pietà per l’onesto lavoratore placa gli animi, un grido di speranza si alza dal gruppo: «quando tornerà?». 
L’ingenuo netturbino ammette sconsolato: «non lo so, quando mi mandano …», si fa largo tra la folla e continua il suo onesto compito.

Se da metà settembre i servizi sociali di Napoli potranno contare su un nuovo addetto, affidate il Presidente-spazzino al nostro povero netturbino.
Un aiuto se lo merita.


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Calcio e soldi: a Napoli si paga pure l’amichevole …

Amichevole estiva: 10€

E’ normale pagare dieci (10!) euro per assistere in televisione ad una partita di calcio amichevole di fine luglio?

Siamo tutti d’accordo: tifiamo Napoli e c’è un enorme attesa per conoscere i nuovi campioni azzurri, curiosità per l’inno, desiderio per le magliette della prossima stagione.

Il popolo partenopeo ringrazia il suo infaticabile Presidente Aurelio De Laurentis per l’impegno e la passione profusi, è davvero un fenomeno del marketing come i risultati (sportivi ed economici) dimostrano.

Ma pagare un allenamento – perché di questo si tratta, seppur coreografico – quanto un incontro di Champions League è davvero troppo, anche se sei il più sfegatato tra i tifosi.

Inoltre, per gli abbonati alla pay-tv (sia Mediaset Premium Calcio che Sky) la beffa è doppia: nonostante versino già la quota mensile per vedere tutti gli incontri di serieA, l’amichevole del Napoli è al di fuori del pacchetto standard.

Napoli Galatasaray, amichevole a 10euro in pay-tv

Paga solo il tifoso del Napoli?

Difronte alle cifre astronomiche che circolano nel (cinico) mondo del calcio, i proventi dell’acquisto di una singola partita come evento televisivo, quanto potranno mai fruttare alle casse azzurre?
Credo spiccioli.

E allora, perché il nostro amato Presidente non si comporta come gli altri club impegnati in altrettanti match altisonanti (il cui risultato sportivo è oltretutto irrilevante) ma visibili in chiaro?

Tifosi azzurri, non è una (ingiustificata) esagerazione pagare dieci auro per la partita contro il simpatico Galatasaray di questa sera?
A Voi la risposta.


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Parole, parole, parole

Le parole (troppe) ed i fatti (pochi)

Da bambino mi insegnavano che «tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare» e con gli occhi innocenti di allora non comprendevo appieno la saggezza di questo proverbio.
Oggi, da qualsiasi parte mi giri, non posso che concludere sdegnato: il mondo si basa sulle parole.

Discorsi, promesse, dichiarazioni, comizi, «faremo», «costruiremo», «bonificheremo», «creeremo» … parole, parole, parole non sono altro che parole. Il verbo ha sostituito l’azione, la promessa il motore della politica, l’illusione la benzina dei governanti.
Ed i fatti concreti?
Quando? Come? Dove?

Baia Domitia, un mare di promesse

Le bonifiche promesse e mai realizzate

La Regione Campania da anni promette le bonifiche nei territori martoriati da discariche abusive e scempi ambientali (una per tutti, la Terra dei Fuochi).

Si discute col ministro di turno, segue il comunicato ufficiale e poi?
Quale azione concreta viene eseguita?
Indicatemi una sola zona tra Napoli e Caserta bonificata, un pezzo di terra sottratto allo scarico illegale di sostanze pericolose (poi bruciate) e restituite all’agricoltura e farete di me un uomo felice.

Ogni estate torno sul litorale casertano per trascorrere qualche giorno al mare ed ogni anno – noi villeggianti del litorale Domitio – alla vista del mare ci chiediamo dubbiosi: «i depuratori funzionano?».

I gestori dei lidi ed i politici locali annunciano convinti ai turisti: «ci aspetta una stagione bellissima, stiamo investendo milioni di euro per valorizzare l’intera zona».

Le solite domande si ripetono ogni anno

E’ la promessa eterna che non cancella il dubbio sul mare pulito e così uno specchio d’acqua cristallino nel quale tuffarsi diviene l’eccezione e non più la normalità.
I depuratori funzionano regolarmente?
Le acque sono balneabili?
L’ARPAC ha analizzato l’intera costa e pubblicato i risultati delle analisi?
Possiamo bagnarci senza esitazione?
I controlli sono reali oppure solo numeri senza nessuna verifica reale da parte degli organi competenti?

BASTA! BASTA! BASTA!

Sono stanco … invece dei mostruosi BLA BLA BLA desidero un pezzo di carta sul quale sia documentato un’azione REALE E CONCRETA.

Il tempo delle parole è scaduto, per tutti.


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