Alberto Rimedio ed il tweet di protesta
Il “mer@a” sul rilancio del portiere avversario durante una amichevole, la dice lunga sulla nostra cultura sportiva.
Una condanna dei giornalisti @RaiSport in telecronaca contro questi idioti sarebbe gradita#ItaliaUcraina— Mario Monfrecola (@mariomonfrecola) 10 ottobre 2018
Al minuto ottantatrè di Italia Ucraina il telecronista RAI Alberto Rimedio ed il commentatore sportivo Antonio Di Gennaro censurano gli indegni cori della curva di Marassi.
I due giornalisti, senza appello, bocciano l’assurdo comportamento di una fetta del pubblico genovese.
Ad ogni rilancio del portiere ucraino, un gruppo di idioti, urla a squarciagola l’indicibile epiteto già sentito in molti altri stadi italiani.
La condanna giunge dopo gli innumerevoli messaggi di indignazione via twitter.
Tra i tanti, anche il suddetto cinguettio del sottoscritto.
Cultura sportiva, questa sconosciuta
A conferma del raggiungimento del mio tweet, Alberto Rimedio evidenzia un giusto passaggio: «amichevole o partita ufficiale non c’è differenza».
In effetti, il cronista ha perfettamente ragione e corregge una imprecisione del messaggio scritto sull’onda dell’emozione.
L’insulto risulta ancora più grave per la presenza delle tante scuole calcio sugli spalti di Marassi.
Quali insegnamenti mostriamo ai baby calciatori?
Che esempio sportivo presentiamo ai giovani telespettatori?
Denigrare l’avversario con un coro divenuto «normale» in molti stadi è proprio insopportabile.
Ma, purtroppo, è una triste normalità italiana.
Basta guardare le partite della SerieA ed ascoltare l’urlo della curva al rilancio del portiere avversario.
Ricordavo un romantico «volaaaa» per accompagnare il pallone calciato con forza dal portiere.
Oggi, invece, un volgare insulto gridato da una parte dello stadio cancella e sporca anche quel volo magico.
Forse, noi che guardiamo quella palla viaggiare in cielo, nella sua fantasiosa traiettoria, dall’area al centrocampo in attesa che atterri tra i piedi dei nostri giocatori, siamo anacronistici ingenui?
No, mi dispiace.
Non confondiamo la realtà.
Sono quegli idioti che urlano oscenità i veri «mostri».
Un sincero grazie ad Alberto Rimedio per aver dato voce alla nostra indignazione.