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Tag: parigi

Italia90 e Francia98: la mia doppia esperienza ai Mondiali di calcio

Italia90, a Napoli contro l’Argentina di Maradona

Tifammo per gli azzurri fino all’ultimo rigore.
Tra i sessantamila del San Paolo, in quella maledetta notte che non fu magica, c’era anche il sottoscritto.

Da giovane universitario – oltre alle immancabili ripetizioni private – lavoro come steward allo stadio.
Più che un lavoro, si tratta di vero sfruttamento giovanile.

Entri se un amico è già nel giro e ti segnala.
Ragazzi sottopagati lasciati indifesi contro le belve che, da ogni angolo del San Paolo, sbucano per intrufolarsi senza biglietto.

Dopo la battaglia per regolare gli ingressi tra curva e distinti,  posso assistere ad un tempo della partita.
E, in quel periodo, a Napoli gioca un certo Diego Maradona.

Così, grazie ad un amico steward in servizio, quel martedì 3 luglio del 1990, entro gratis per assistere ad una partita storica.

La montatura mediatica è ridicola: «Napoli tifa Argentina» titolano molti giornali.

Non fischiammo l’inno argentino, non insultammo gli avversari, applaudimmo alle azioni e alle giocate di Maradona, è vero.
Ma, rispettare l’avversario e tributargli i giusti meriti, non dovrebbe essere la normalità sportiva?

Oggi, quel falso storico, appare come l’ennesima fake news montata ad arte per nascondere l’allora fallimento calcistico.

Ed io, ne fui testimone.

Ai Mondiali di calcio, Francia del 1998, io c'ero!

A Francia98 come vincitore di un concorso

Nel 1998 lavoro in EDS, una multinazionale americana dell’IT, sponsor del mondiale francese.

Un concorso interno mette a disposizione – per ogni sede dell’azienda – quattro biglietti per la partita Italia Austria, a Parigi.

Partecipo per curiosità, siamo in tanti e non aspiro alla vittoria.
Ma, a volte, la fortuna bussa alla porta dell’ultimo arrivato (ero un neoassunto).
Vinco due biglietti per la partita più un soggiorno tutto pagato in giro per la capitale francese!

Per lo stupore dei colleghi, senior, manager e amministratori delegati.

Ecco, la seconda avventura del sottoscritto ad un mondiale di calcio, è legata alla buona sorte.

Una volta nella vita ma è successo 🙂

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A Russia 2018, stavolta non ci sono

Per il Mondiale di Russia, giungono da ogni parte del mondo, cinque milioni di turisti.

Tra loro, manca il sottoscritto.

Stavolta non conosco amici steward e non vinco concorsi.
Attendo la prossima occasione.

La vita, quando meno te l’aspetti, bussa alla tua porta.
E quando accade, devi avere la valigia pronta.


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«Fotografo per catturare le emozioni», Luigi Borrone e la ricerca dell’attimo perfetto [INTERVISTA]

Luigi Borrone, fotografo per passione

Stavolta tocca a Luigi Borrone, fotografo per passione.

Perché l’ispirazione è il terzo occhio del fotografo – professionista o semplice appassionato che sia – e Luigi possiede la scintilla.

Luigi, definisci l’ispirazione.

L’ispirazione non esiste, o meglio, non è un qualcosa di tangibile che si può avere a comando: viene quando vuole e se ne va quando vuole, soprattutto senza mai avvisare.
Può rivelarsi come uno stato di entusiasmo, un impulso improvviso di eccitazione che fa scattare la creazione dell’opera, nel nostro caso fa scattare la fotocamera e riesce a fermare l’attimo per incastonarlo nell’immagine.

Luigi Borrone, il fotografo che ferma il tempo

«Cerco quell’attimo perfetto»

D: Luigi, nei tuoi scatti, immortali angoli nascosti di Napoli e della zona flegrea da un punto di vista originale, il tuo.
Catturi l’istante in una foto.
Da dove nasce quel momento unico che ti obbliga a fermare il tempo e catturare l’emozione?
R: Ho sempre voluto fotografare, anche da piccolo.
Mi piaceva molto e mi piace tutt’ora avere la testimonianza di ciò che vedo e, attraverso la foto, ricordo le emozioni che ho provato in quel momento.
Mi diverto moltissimo a ricercare l’attimo perfetto da fotografare, catturare il momento in cui io e i miei amici ridiamo oppure catturare un pezzo della città che amo per portarlo sempre con me.

Uno scatto denso di ispirazione di Luigi Borrone

«Dopo gli attentati di Parigi, la mia foto di successo»

D: L’ispirazione si può allenare oppure è un dono naturale?
R: Capire e carpire l’attimo in cui scattare è uno stato d’animo che risiede dentro il fotografo e, per ritrovare gli stimoli giusti, occorre sempre esercizio costante, mettersi continuamente in relazione con questo fantomatico attimo.
E fermarlo.
Per regalarlo all’eternità attraverso lo scatto.

D: Luigi, ricordi la tua prima foto di successo?
Lo scatto che ha sancito la voglia di condividere le tue pubblicazioni?
R: La foto dopo gli attentati a Parigi.
Pensai quanti amici e concittadini erano per lavoro e quante persone lasciavano la propria città per trovare fortuna altrove.
Invece, per un gesto folle, hanno trovato la morte.
Per essergli vicino, presi i due simboli delle città e scattai una foto.
La mia città, Pozzuoli, e quella dove i miei concittadini avevano trovato il terrore, Parigi con la torre Effeil.
Con grande sorpresa, la ritrovai twittata dal sindaco di Pozzuoli.
E su Facebbok con oltre 3000 like.

Luigi Borrone, i canali social 

D: Luigi, prima di chiudere, condivido una riflessione di Paola – nostra comune amica: chi scrive (nel tuo caso, chi fotografa) lo fa per se stesso o per gli altri?
R: Cito il grande Daniel Pennac:

Ho fatto delle foto.
Ho fotografato invece di parlare.
Ho fotografato per non dimenticare.
Per non smettere di guardare.

Poi, per me, come già ti dissi, vale sempre il concetto: la foto è l’unico strumento per fermare il tempo.

Luigi Borrone è su facebook, twitter e instagram

A Luigi il mio sincero ringraziamento per l’interessante intervista che ci ha rilasciato.
Per chi volesse seguirlo, segnalo la fanpage ufficiale Luigi Borrone – Fotografo Per Passione, il profilo twitter ed i canale Instagram.


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Napoli con Belgio (foto di Carlo Morelli)

PIazza del Plebiscito con i colori del Belgio

Immagino Carlo Morelli proteggersi dal diluvio abbattutosi su Napoli.
Piazza del Plebiscito la sera dopo l’attentato a Bruxelles presenta i colori del Belgio.

Nascosto dietro ad un porticato, con l’impermeabile inzuppato di pioggia, Carlo immortala la scena.

La presenterà nella community Napoli image Naples suscitando la giusta reazione.

L’emozione nello scatto di Carlo

Colpito dalla foto (da notare la camionetta dei militare icona dei nostri tempi), chiedo di poterla pubblicare.

L’immagine emoziona e vorrei conservarla in un cassetto della mia casa digitale, in un angolo dei miei ricordi personali.

A voi la foto.
Grazie Carlo.

Piazza del Plebiscito con i colori del Belgio dopo l'attentato a Bruxelles (foto di Carlo Morelli)


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Central Park, di Guillaume Musso – la recensione

Alice e Gabriel, personaggi affascinanti

Premetto: non amo i gialli.
Ammetto che Central Park di Guillaume Musso è la piacevole eccezione.

Si fa presto ad amare Alice, la delicata e forte poliziotta dal passato atroce.
E come non rimanere intrigati dal misterioso e sensibile Gabriel?

La storia è appassionante già dalla primo rigo: perché Alice e Gabriel si svegliano una mattina ammanettati tra loro su una panchina di Central Park a New York? (lei vive a Parigi, lui a Dublino)

Un giallo psicologico

La trama è avvincente, i colpi di scena si susseguono.
Più che sparatorie e scazzottate, la vicenda è incentrata sui misteri della mente e l’indagine scorre veloce tra ipotesi, moventi ed intuizioni.

Attenzione: non parliamo di una novella Agatha Christie ma di una poliziotta che combatte prima di tutto contro i fantasmi del passato.

Al povero Lettore non resta che leggere tutto d’un fiato il libro fino allo sconcertante finale.

Central Park, di Guillaume Musso - un giallo psicologico

Central Park, di Guillaume Musso – un giallo psicologico

Il dettaglio per i personaggi ed i luoghi

I personaggi – principali e non – sono profondi e tratteggiati con dettaglio.
L’autore pone attenzione anche a descrivere i luoghi con particolari maniacale: durante le scene di azione ambientate a New York sembra di vedere un film!
(scommettiamo che dal libro tirano fuori una pellicola hollywoodiana di successo?)

 

Perché (non) leggerlo

Per il finale di speranza.
Per il finale amaro.
Dipende dagli occhi del Lettore.
A voi la scelta.

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Charlie Hebdo, quale pena per i terroristi?

Ergastolo

L’ergastolo è la condanna prevista: una società civile non può giustiziare i fratelli Kouachi, i due «mostri» autori del massacro parigino «Charlie Hebdo».
Gli assassini meritano la galera a vita, la più dura prevista dal codice penale ma non la pena di morte.
D’altronde, il carcere – oltre ad impedire al killer ulteriori delitti – ha il dovere di rieducare il colpevole: è possibile recuperare le menti di questi pazzi?
Certamente no.
Sono ancora giovani (30 e 32 anni) ma i due terroristi sono persi nel loro fanatismo armato.
Dunque, il carcere a vita come limitazione della libertà personale e garanzia per la società civile è una soluzione valida?

Charlie Hebdo quale pena per i terroristi

Pena di morte

Secondo i terroristi, è in atto una guerra.
La condanna prevista per reati militari è stabilita dalla corte marziale che, in alcuni paesi, prevede anche la pena capitale.
La strage di civili (i giornalisti «Charlie Hebdo») non è una violazione dei diritti militari internazionali giudicabile come crimine di guerra?
L’orrore può essere sconfitto con altro orrore?

Giustiziare degli innocenti, autori di vignette ed articoli, diviene un crimine contro l’umanità perché la libertà di espressione è una valore universale.

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