Il gioco dei quindici per la Generazione Y
I numeri da 1 a 15, una cella vuota.
Appena il mio sguardo incrocia il quadrato con le cellette rosse e bianche, la mente torna a quando ero bambino.
Il gioco del quindici, da piccolo, era tra i miei passatempi preferiti.
Le dita sottili scorrono lungo il quadrante con l’agilità della giovane età, sposto i numeri in modo fluido senza intoppi.
Alla ricerca della successione perfetta: ordinare (in modo crescente o decrescente) il caos.
Come un minestrone nel quale separare gli ingredienti.
Un bell’esecizio di manualità, applicazione, divertimento.
Mi chiedo: oggi, nel ventunesimo secolo, tra videogames, smartphone e Whatsapp, esiste un eroico adolescente che prova ad ordinare i numeri?
Il gioco del quindici, è un perfetto sconosciuto per la Generazione Y?
Gioco minuscolo o mani giganti?
Acquisto il magico passatempo.
Esco dal negozio, non resisto alla tentazione.
Mi accomodo sulla panchina, emozionato, apro e provo subito.
Nonostante il trascorrere del tempo, le tecniche le ricordo bene: sposto a sinistra, la cella verso il basso, poi torno su, muovo a destra e l’UNO è al primo posto.
Tocca al DUE …
Però ora le celle non scorrono con fluidità come quarant’anni fa.
Il pollicione non vola sul quadrante.
Le dita occupano due celle invece di una.
Possibile che, per risparmiare, abbiamo ridotto le dimensioni del gioco del quindici?
Oppure sono le mani del sottoscritto cresciute a dismisura?
Perplesso, rientro nel negozio.
Mentre acquistavo il gioco del quindici, il terzo occhio registrava l’immagine.
Gli Shangai!
Quelle simpatiche asticelle colorate, da prelevare con la pazienza orientale … da piccolo ci giocavo sempre … era divertente … o no?