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Tag: PD (Page 1 of 3)

Sindaco di Napoli, le tre richieste di un elettore normale

Capace ed onesto

Il futuro Sindaco di Napoli è un integralista della moralità.
Nessun cedimento, l’onestà prima di tutto.

L’etica – virtù rara – guida ogni singola azione del primo cittadino perché la credibilità si conquista con l’esempio (positivo).

L’inciucio, l’insulso minestrone partitico, cancellato dall’agenda politica: rigare dritti senza accettare sporchi compromessi per ammorbidire posizioni opposte.

Contro la camorra

La camorra, il cancro della nostra terra, è una cappa nera sulla città (nazione?) che ci opprime ed impedisce di respirare.

Il Sindaco anti-camorra guida la città nella nuova rivoluzione, un esercito di cittadini pronto a combattere la guerra culturale per spazzar via quella sporcizia delinquenziale che infesta le nostre terre da troppo tempo.

Il Sindaco ribadisce un principio dimenticato: «convivere con la camorra è anormale. La quotidianità è una città senza camorra».

Chi non crede in questo ovvio (ma potente) slogan, è sconfitto in partenza.

Ambiente, grandi e piccoli obiettivi

E’ un dovere del futuro Sindaco immaginare una città «a misura d’uomo».
Napoli deve cambiare, tendere agli standard delle grandi capitali europee.

Perseguire obiettivi importanti:

  • apertura di nuove stazioni della metropolitana
  • prolungare gli orari dei mezzi pubblici
  • eliminare il pedaggio dalla tangenziale per spostare il traffico verso l’esterno della città
  • sostituire i vecchi, pesanti e rumorosi autobus pubblici con nuovi mezzi ecologici (al metano ad esempio)

… e lavorare su piccole e quotidiane migliorie:

  • piste ciclabili
  • ampliare e curare le zone verdi
  • creare spazi-giochi e strutture sportive per i bambini (una piscina comunale in ogni circoscrizione)
  • centri di ritrovo per gli anziani
  • pulire i marciapiedi
  • prevedere lo spazzamento delle strade secondo un calendario prestabilito
  • incrementare la raccolta differenziata porta a porta ed eliminare (in via definitiva) i cassonetti della spazzatura sempre aperti
  • lavorare sul decoro urbano

Richieste (di normalità) al futuro sindaco di Napoli

Sindaco di Napoli, utopia o normalità?

Richieste assurde o pretese normali di un cittadino non assuefatto?
A voi, Lettori ed elettori, la risposta.


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L’importanza di chiamarsi Gianni Morandi

Gianni Morandi, la fanpage è farina del tuo sacco?

Osservo con occhio attento i contenuti pubblicati dall’astuto Gianni Morandi.

La pagina ufficiale facebook supera il prestigioso traguardo dei due milioni di “Mi piace” ma, nonostante voglia crederci, nutro seri dubbi sull’autenticità dei post.

Il guru dei social media

Più che un uomo di spettacolo maturo, il buon Gianni sembra un guru di social media.

Troppi trucchetti pacchiani: Gianni sorride perché «Mia madre mi diceva sempre: “Gente allegra il ciel l’aiuta!”» (il buon umore emana segnali positivi, il consiglio della mamma educazione e gentilezza, confidenza ed affetto).
La firma della foto? Manco a dirlo Anna, la fedele moglie di una vita.

Una galleria marketing quotidiana: ogni giorno un post ammiccante.

Gianni Morandi, guru dei social media

Gianni Morandi, guru dei social media

Tra i pescatori di Bari vecchia, un affettuoso selfie per Anna, la foto col pancione per i troppi dolci natalizi, immerso nella natura ed in riva al mare, abbracciato a tre vecchi amici …

La sagra dei buoni sentimenti per sfamare i due milioni di fans virtuali scatenati nei commenti, coccolati con risposte sempre attente, curati e seguiti come «clienti».

Il buon Gianni ancora una volta cavalca i tempi con intelligenza: meno note musicali, più post facebook.

La fanpage, un efficiente social care

La notorietà ha bisogno di carburante e la curiosità dei fan è insaziabile.
Gianni l’ha capito trasformandosi in un efficiente social care.

Complimenti: una trovata geniale, un «mostro» di bravura.

Però la domanda necessita di una risposta sincera: la fanpage è genuina oppure è un inganno?

Dopotutto siamo difronte ad una galleria di immagini da far invidia al miglior politico in campagna elettorale.
A tal proposito: a quando una foto di Gianni alle primarie del PD?

Astensionismo, le quattro mosse di Renzi

1 – Lo streep seggio

L’elettore, dopo aver compiuto il suo dovere, potrà nominare uno scrutatore (o una scrutatrice).
Ogni cento proposte, il prescelto si toglierà un indumento a sua scelta.
Il Presidente – con l’ausilio delle forze dell’ordine – garantirà il regolare svolgimento delle elezioni nonché la correttezza dello streep-tease referendario.

Astensionismo, le quattro mosse di Renzi

2 – I punti regalo

Il cittadino, uscito dalla cabina, presenterà la scheda elettorale al Presidente di seggio.
Verrà posto un timbro con data e firma per confermare la partecipazione.
Tale timbro sarà valido nei supermercati convenzionati ed ogni tre elezioni verrà convertito in un buono spesa da 15€.
L’iniziativa vale per i lavoratori della Pubblica Amministrazione con redditi al di sotto dei 18 mila euro lordi annui (i pensionati sono esclusi perché già possessori di molteplice schede punti).

3 – Segnalazione al partito vincitore

L’elettore, cittadino modello, potrà iscriversi ad una lista di «segnalati».
Dopo lo scrutinio, da questo elenco di meritevoli, verranno estratti a sorte cinque nomi che contatteranno il capolista del primo partito per entrare – da subito – tra i primi, stimati raccomandati del nuovo Governo (Regione o Comune).
Unico requisito: il cittadino modello non deve essere un condannato in via definitiva.

4 – Provino al Grande Fratello

Il Presidente di seggio valuterà se l’elettore è fotogenico.
In caso positivo, dopo il consenso al trattamento dei dati personali, il cittadino televisivo potrà compilare il modulo per il casting del prossimo reality show in onda su Canale5.

Il comunicato ufficiale di Palazzo Chigi

Il Premier, soddisfatto della campagna mediatica lanciata per combattere l’astensionismo, dirama un sentito comunicato stampa di cui cito la parte saliente:

Ringrazio Mario per lo spazio dedicato alle nostre iniziative.
Insieme, possiamo sconfiggere il «mostro» astensionismo.
Prometto che le prossime elezioni per il futuro mio Governo – casomai sarà necessario votare – verranno svolte il pomeriggio del 31 dicembre e le urne resteranno aperte fino alle 19,00 onde evitare ritardi al cenone di fine anno.
La trasparenza prima di tutto: dal primo gennaio sarà elementare contare il numero di anni che resterò in carica #resteraunosolo

 

La telefonata elettorale

La faccia tosta si presenta via cellulare

«Ciao Mario, come stai? Sono Enrico».
«Enrico? mmm … scusami, ho la memoria corta … »
«Enrico, il cugino dell’amico del nipote del cognato del tuo vicino di ombrellone».

Nonostante la minuziosa informazione, non associo la voce ad un volto noto.

La scandalosa richiesta: il voto

Tergiverso e resto in attesa della mossa successiva di questo «mostro» invadente.
«Mario, tu mi conosci, non mi permetterei mai di chiederti il voto se non credessi veramente in ciò che faccio» spara tutto d’un fiato l’ignoto candidato.
«Enrico, non so chi tu sia e non voglio nemmeno sapere come ti sei procurato il mio numero» ribatto indignato.

L’aspirante amministratore, impassibile, continua la cantilena come un vecchio disco rotto: «se mi voti, ti prometto … cioè non ti prometto nulla … sarò eletto in una lista civica senza pregiudicati e condannati definitivi. Non siamo ne di destra ne di sinistra ma nemmeno di centro. Abbiamo idee precise ed un programma elettorale globale. Poi, dopo il voto, vienimi a trovare per quattro chiacchiere di persona. Lo sai meglio di me, oggi i telefonini sono pericolosi» spiega in tono latitantesco il futuro politicante.

la telefonata elettorale, una moderna interpretazione della mala politica

La reazione

Chiudo la conversazione schifato ed inserisco il numero nella black list dello smartphone.
Non voglio correre nessun rischio, blocco l’intruso da ogni possibile forma di contatto.

Un futuro esponente politico che racimola voti rubando adesioni telefoniche stile il peggiore venditore di pentole? (senza offesa per i venditori di pentole e affini)

La telefonata elettorale, un pessimo biglietto da visita, un autogol clamoroso, lo spam ingenuo di un neofita in cerca di «voti facili», il nuovo concetto di propaganda oppure una interpretazione decaduta della politica?

PS: questo post, anche se pura fantasia, è ispirato a malsane abitudini nostrane


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Politici di professione (a tempo indeterminato)

Lo scout Matteo Renzi

La pagina Chi sono del Premier (e segretario del PD) parla chiaro: Matteo Renzi – laureato in Giurisprudenza – si dedica alla vita politica fin da giovane (alle superiori è già rappresentate d’istituto).
Sul sito ufficiale, cerco “lavoro” e trovo la seguente voce:

Lavora come dirigente nell’azienda di famiglia che si occupa di servizi di marketing, mentre prosegue l’impegno scout, come capo della branca R/S e come caporedattore della rivista “Camminiamo insieme”.

Dunque, il rottamatore – casomai si ritirasse dal Parlamento – potrebbe candidarsi come capo scout oppure conquistarsi un posto nell’azienda di famiglia.
E’ in politica dal 1996 (comitato Prodi).

Anni di professione: dato non pervenuto.
Anni in politica: 2015-1996=19 (quasi la metà della sua attuale età)

Renzi ed i politici a tempo indeterminato

L’Avv. Prof. Sergio Mattarella

Il dodicesimo Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, è laureato in Giurisprudenza (1964).
Inizia come avvocato e poi intraprende il percorso universitario fino ad ottenere la cattedra di Diritto Parlamentare.
Dal 1983 – tra alti e bassi – è un politico.

Anni di professione: 1983-1964=19
Anni in politica: 2015-1983=32

Il Cavaliere

Silvio Berlusconi – anch’egli laureato in Giurisprudenza – presenta il problema opposto alla stragrande maggioranza dei politici italiani: proprietario di molteplici aziende, è in perenne conflitto di interesse.
Più imprenditore che parlamentare, scende in campo nel lontano 1994.
Le sue prime attività professionali iniziano nel 1961 (agente immobiliare).

Anni di professione: 1994-1961=33
Anni in politica: 2015-1994=21

Politici di professione

Massimo D’Alema giornalista, Angelino Alfano avvocato, Matteo Salvini – studente fuori corso per dodici anni presso l’l’Università degli Studi di Milano – giornalista (e nei primi anni di università lavoratore presso la catena di fast food Burghy), Umberto Bossi – con diploma di maturità scientifica – operaio, informatico ed insegnante di matematica e fisica …

L’elenco dei politici che preferiscono la poltrona istituzionale alla professione è interminabile come sono interminabili gli anni dedicati ai  rispettivi partiti.

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In Italia la politica è un lavoro (a tempo indeterminato)

Il più giovane tra i nostri politici ha alle spalle una carriera (almeno) ventennale tra incarichi di segretaria, enti, commissioni, emergenze, Parlamento e Senato (e galera – ma per pochi sfortunati).

A fronte di cotanto impegno politico, costoro quanto tempo hanno dedicato alla professione?

La politica è lo strumento per lavorare a favore della collettività oppure è il mezzo per conservare la propria occupazione?

E se non fossero politici?

La domanda è lecita: se i vari Mastella, De Mita, Maroni, Mussolini, La Russa … non fossero politici, quale lavoro svolgerebbero?
Dibatterebbero ancora di meritocrazia, tagli al personale, riforma delle pensioni e facili licenziamenti? (chiedo venia, intendevo flessibilità)

Un quesito senza risposta (da aggiungere alla lista infinita dei misteri italiani).

L’irraggiungibile Re Giorgio

L’ex Presidente della Repubblica Re Giorgio Napolitano è il mito irraggiungibile per i moderni politici italiani: eletto deputato nel 1953 (28 anni), è rimasto in sella fino al 2014 quando, stanco e con un gesto di estremo altruismo applaudito da destra e sinistra coese, cede il trono all’Avvocato Professore Sergio Mattarella.

Con i suoi sessantuno anni di incarichi politici – senza soluzione di discontinuità – è lui il «mostro» a cui consegnare questo post.

Anni di professione: 0
Anni in politica: 2014-1953=61


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ARRESTATO ROBERTO SAVIANO [ULTIM’ORA]

Il blitz

Il blitz è scattato questa mattina alle cinque.
Le forze speciali di Polizia, i NOCS, centoventi carabinieri ed i GICO della Guardia di Finanza hanno circondato l’abitazione dello scrittore a Casal di Principe, a pochi metri dal Comune.
Fonti non ufficiali confermano che l’autore di Gomorra, negli ultimi mesi, viveva stabilmente proprio nel paese dei boss di camorra circondato e protetto dalla scorta, complici del folle disegno stragista di Saviano.

Secondo i magistrati antimafia, difatti, Roberto Saviano progettava un attentato contro il clan dei Casalesi.

Subito dopo l’arresto, il ricercato – con la barba sfatta ed il pigiamo di ordinanza – in manette viene spinto in un blindato della Polizia e tenta una labile, disperata difesa: «vi sbagliate, questa storia è la trama del mio prossimo romanzo!».
Ma i PM non gli credono (nel suo personal computer è stato ritrovato un documento Word di 246 pagine con i nomi dei personaggi, i dettagli, i colpi di scena) ed ora Saviano è rinchiuso nel carcere di Secondigliano al 41bis.

Le reazioni politiche

Il primo a commentare la notizia è Nicola Cosentino, più volte denunciato dallo stesso Saviano come riferimento politico dei Casalesi in Campania.
Dalla cella di massima sicurezza dotata di wifi, l’ex numero uno di Forza Italia invia un tweet al veleno con l’hashtag #savianodentro già divenuto trend su twitter nelle ultime ore.

Il PD, dopo una riunione fiume, si spacca e per evitare la scissione dichiara: «massima fiducia nella magistratura ma anche massima stima per Roberto Saviano».
Forza Italia annuncia una manifestazione a Roma (diretta su Rete4) contro il possibile pentimento di Saviano e chiede al Ministro degli Interni la massima pena per lo scrittore napoletano.
Il Movimento 5Stelle lancia un sondaggio on-line che terminerà fra due mesi: scoppiano le polemiche tra gli iscritti e Casaleggio minaccia di espellere Grillo.
Il Vaticano applaude all’appello dei partiti del centro che, compatti, chiedono il rispetto delle Istituzioni ed invitano a abbassare i toni.

La verità dei fan

I milioni di fan di Roberto Saviano non credono alle menzogne dei media e all’unisono urlano: la notizia è una bufala.
Controllate le fonti, incrociate le informazioni: buon pesce d’aprile Roberto 🙂

L'arresto di Roberto Saviano


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I buoni ed i cattivi (politici)

La riforma del lavoro in tv

Concentrato, guardo un talk show.
Si parla della riforma sul lavoro, l’argomento – nonostante la seconda serata e la stanchezza galoppante – mi interessa.
Raccolgo le ultime energie e provo a resistere: la forza di attrazione del divano è un potente sonnifero.

Entropia

Il Ministro del Lavoro dichiara: «da oggi l’occupazione crescerà perché è più facile licenziare».

Al sottoscritto, dipendente privato, l’affermazione appare un preoccupante paradosso ma probabilmente, visto l’orario, sono io poco lucido.

La confusione aumenta quando lo scaltro presentatore annuncia gli illustri ospiti:
– un politico del centro-sinistra esponente del Governo
– un politico del centro-destra esponente del Governo
– un politico del centro-sinistra esponente dell’opposizione
– un politico del centro-destra esponente dell’opposizione
– un ex sindacalista poi ex politico del centro-sinistra che critica il Governo del suo ex partito
– una personalità di Confindustria felice delle scelte del Governo

Il caos: i buoni ed i cattivi (politici)

Il dibattito

Parte la discussione.
Tutti contro tutti, la rissa è servita.

Le colpe rimbalzano tra disfattisti e cercatori di soluzioni, tra chi scommette sulla crescita e chi teme il perdurare della crisi.
«Le ricette sono note, perché non le avete applicate e completate le riforme quando eravate voi al Governo?» denuncia un esponente del centro-destra di maggioranza ad un esponente del centro-destra di opposizione.
Lo scaricabarili impazza, i meriti anche.

Per mettere ordine e sentenziare verdetti certi, in collegamento da Milano (perché i numeri li danno sempre da Milano?), interviene l’esperto nei sondaggi: il centro-sinistra è in crescita mentre il centro-destra perde due punti.

La perplessità dei politici presenti in studio dura un attimo, il tempo di scambiarsi occhiatacce complici e poi il teatrino riparte tra finte accuse e falsi sorrisi.
La confusione regna sovrana, la relatività dei verdetti è la teoria regina.

Nel mentre, cedo alle lusinghe del divano e cado in un dolce e profondo sonno conciliatorio
Domani la sveglia suona all’alba, devo andare a lavoro.

Il caos: i buoni ed i cattivi (politici)


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Mattarello

Il tweet ufficiale del Premier

Matteo Renzi ufficializza la candidatura di Sergio Mattarella come futuro #PresidentedellaRepubblica.

La scoperta

Via Google cerco notizie sul candidato ma un refuso inganna il risultato: una maldestra «o» al posto della «a» ed il futuro Presidente si trasforma in un mattarello.
Nonostante la differenza palesi, lo strumento tuttofare e l’uomo politico non sono poi così distanti come una prima, superficiale analisi potrebbe far apparire.
Non mi resta che rispondere al tweet del Premier con i 140 caratteri del #Mattarello

Mattarello e Mattarella

Le 10 parole magiche di Renzi

Matteo Renzi avanza a colpi di hashtag

Segue la lista delle parole-chiave estratte dalle dichiarazioni del Primo Ministro (considerata la notevole esposizione mediatica del segretario del PD, l’elenco è in continuo aggiornamento):

  1. da domani si svolta
  2. cambiamo tutto
  3. non molliamo di un centimetro
  4. nessun alibi
  5. il tempo è scaduto
  6. non cambiamo idea
  7. non trattiamo
  8. non accetto diktat
  9. non ci fermeranno
  10. cambiamo l’Italia

La lista-Mario

Il Premier ama la propaganda sintetica in contrasto con la politica chiacchierona dei salotti romani indice di accordi segreti e lavori infiniti sui quali lucrare.
Renzi, invece, punta sull’immediatezza dei titoli, piccoli slogan che colpiscono il cittadino sconfitto dalla mala-politica e stanco di guardare le macerie nascoste oltre il muro appena ritinteggiato.

Al futuro elettore – probabile astensionista – piacciono gli elenchi cose da fare perché trasmettono concretezza e scadenze temporali certe, dettagli che non sfuggono ad un mago dei social media come il nostro Premier twitterino.
Utilizzando lo stesso linguaggio stringato, contrappongo alla lista-Renzi la lista-Mario.
Scegliete voi quale preferite:

  1. oggi è il giorno della svolta
  2. cambiamo tutto con l’esempio personale
  3. andiamo avanti insieme
  4. le scuse non servono
  5. il tempo è prezioso
  6. discutiamo per gli interessi comuni
  7. non trattiamo mai con i delinquenti
  8. non accetto compromessi morali
  9. non fermeranno gli onesti e la legalità
  10. distruggiamo la mafia e cambieremo l’Italia

le 10 parole chiave di Renzi


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Job Act, da oggi sarà possibile licenziare via WhatsApp

Il nostro Premier ama le nuove tecnologie ed il recente tour presso la Silicon Valley conferma il convincimento: occorre inserire nel moderno Job Act elementi innovatori rivoluzionari.
La premessa è chiara ed accettata pure dai Sindacati: la riforma del lavoro è necessaria, cambiano le regole del gioco e chi non si adegua è superato dai giovani paesi emergenti ove le norme sono elastiche ed i diritti un optional.

La Commissione di Saggi voluta fortemente da Matteo Renzi, dopo sette giorni di duri dibattiti in un cottage di Cortina d’Ampezzo, giunge alla choccante conclusione: da oggi sarà possibile licenziare il lavoratore con un semplice messaggio via Whatsapp.

Job Act, da oggi sarà possibile licenzionare via whatsapp

La nuova opportunità riguarda tutti i dipendenti privati assunti dopo il primo gennaio del 1923 e solo le aziende con più di due impiegati. I lavoratori della Pubblica Amministrazione sono – al momento – esclusi (si parla di una deroga fino al 2043).

Su questa norma, il PD si spacca, Forza Italia parla di «occasione di crescita per il Paese», l’UCD chiede di «abbassare i toni nel rispetto delle Istituzioni» mentre il M5S lancia un referendum on-line. La CGIL, dopo una estenuante trattativa con Confindustria, entusiasta annuncia: «sarà anche possibile assumere con un semplice messaggio via Whatsapp».

E Renzi?
Dalla sua residenza privata, twitta: «questa nuova possibilità non provocherà l’aumento delle tasse e favorirà le comunicazioni».

Bene.
Smartphone acceso, da oggi non resta che attendere una notifica.

Marco Miccoli (PD) e Fabio Rampelli (FdI), due politici in cerca della verità

Proposta Miccoli-Rampelli su Juve-Roma

Il Governo delle larghe intese è unito anche sull’inutile: Marco Miccoli (PD) e Fabio Rampelli (FdI) dichiarano di voler presentare in Parlamento una interpellanza sul discusso operato dell’arbitro Rocchi nell’ultima sfida di serieA, Juve-Roma.

Oltre ai due firmatari, ai rimanenti 59,83 milioni di cittadini italiani, interessa la questione?

A chi interessa l’arbitro Rocchi?

Sicuramente la problematica coinvolge il 44% dei giovani disoccupati che, di tempo libero per esaminare la moviola, ne ha a sufficienza.

Il mezzo milione di cassa integrati, dopo una settimana instabile, certamente vorrà rilassarsi nei weekend e pretende un arbitraggio corretto.

I 3,3 milioni di precari – già con la schiuma alla bocca per la rabbia – necessitano di tutele (non possono ammalarsi per contratto) ed il calcio è un valido effetto placebo.

Dei 200 mila esodati chi se ne frega (numero irrisorio): la mozione, invece, potrebbe appassionare il 44% dei pensionati italiani che riceve un assegno sotto i 1000 euro lordi (ammesso che abbiano la paytv) poiché, in questa moltitudine di disperati, la statistica garantisce la presenza contemporanea di tifosi bianconeri e supporter giallorossi.

Ci consola constatare che l’ esercito di cervelli in fuga, abbandonata la nostra piccola Italietta, non usufruirà dei benefici della proposta Miccoli-Rampelli (vuoi vedere che sti cervelli non sono poi così intelligenti?).

E allora, ringraziamo i due «mostri» bipartisan, politici interessati alla verità e all’interesse nazionale (il rigore su Progba era in area oppure un sentito regalo di Rocchi per la zebra in difficoltà?).

La proposta Miccoli-Rampelli /Marco Miccoli e Fabio Rampelli), i due politici autori dell'interpellanza parlamentare per Juve Roma?

Link utili:


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TassaMundial, la tassa dei veri contribuenti della Nazionale di Calcio

La Nazionale di Calcio per il bene del Paese

Il Premier twitta l’annuncio ufficiale alle 3,12 di questa notte: «è pronta la #TassaMundial: unirà il paese e si pagherà ogni 4anni».

A Palazzo Chigi non si dorme mai, la crisi economica morde i polpacci degli italiani ed il Governo lancia l’economia-fantasia.

Per «il bene del Paese» si chiede uno sforzo ai milioni di contribuenti-tifosi e, dopo una lunga trattativa con i Sindacati e le opposizioni, a poche ore dall’inizio della più importante manifestazione di calcio si è finalmente raggiunto l’accordo.

L’aliquota dipenderà dai risultati della nostra nazionale: si parte da un equo 20% «valido per tutti i cittadini che durante il Mondiale brasiliano risiedono sul territorio nazionale» (approvato un emendamento della Lega per estendere l’imposta anche agli extracomunitari ed i clandestini) ma, citando direttamente le parole del Premier «l’aliquota scende di 3punti per ogni vittoria della Nazionale, 1punto per il pareggio, 0 per una malaugurata sconfitta. In caso di superamento del turno è previsto un bonus di 5punti».

Tassamundial, la tassa dei veri tifosi della nazionale di calcio

Il tweet del Premier

Gli esperti prevedono che, se la Nazionale raggiungesse la finalissima, l’italiano medio pagherebbe ben volentieri l’imposta sul reddito ed i sondaggi a favore del Governo schizzerebbero alle stelle.

Con un tweet delle 4.18 di questa mattina, il Premier evidenzia:

«saranno esclusi i lavoratori a nero e gli evasori fiscali. A loro il Governo non riconosce lo status di tifoso-DOP».

L’anatema ha già scatenato le proteste del Vaticano che parla di «discriminazioni nei confronti degli sfruttati».
Su questa dichiarazione il PD si è spaccato, il PDL invita a non strumentalizzare le sentenze della magistratura mentre il M5S lancia un referendum on-line.
Quelli del centro attendono gli eventi e nel mentre invitano tutti ad abbassare i toni nel rispetto delle Istituzioni.

Il Premier enfatizza il risultato e con un selfie delle 6,11 – con l’ottimismo che lo contraddistingue – esplode in un gioioso: «Forza Italia!»


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