faCCebook.eu

Sbatti il mostro in homepage!

Tag: PD (Page 3 of 3)

Tra l’indulto di ieri e di oggi, il quesito (ingenuo) resta irrisolto

L’indulto non è la soluzione

Nel luglio 2006 l’allora Ministro della Giustizia Clemente Mastella promuoveva l’indulto (governo Prodi).

A distanza di sette anni ritorna la stessa (discutibile) soluzione e le motivazioni di oggi sono le medesime di ieri: «le carceri italiane non sono degne di un paese civile», «il Parlamento deve risolvere il dramma del sovraffollamento», «condizione umiliante e violazione dei princìpi sul trattamento umano dei detenuti» …

Negli ultimi sette anni, quanti nuovi penitenziari sono stati realizzati? L'indulto è la soluzione?

La lettera del Presidente della Repubblica

La denuncia è corretta ma incompleta.
La lettera del Presidente della Repubblica al Parlamento sulla questione carceraria, infatti, è monca della dovuta premessa: vista l’incapacità della classe politica italiana, la totale inefficienza dello Stato, l’inettitudine di chi ci governa nel riuscire a programmare un progetto a lungo termine (in qualsiasi campo), l’improvvisazione dei decreti legge a secondo delle emotività del momento, il tirare a campare come modus operandi … in pratica l’assenza totale di una classe dirigente degna di questo nome … occorre svuotare le patrie galere.

I reati (non) gravi

Al mancato mea culpa poi si aggiunge l’inevitabile (beffarda) giustificazione: «la clemenza non è prevista per reati gravi».

L’onesto cittadino rientra a casa e trova l’abitazione svuotata e violentata da un topo d’appartamento: è un reato grave?
Il lavoratore che si spacca la schiena per guadagnarsi da vivere non trova più l’automobile: è un reato grave?
L’eco-delinquente incendia pneumatici nella martoriata Terra dei Fuochi: è un reato ambientale grave?

Zero nuove carceri?

E dunque, come rispondere al quesito dell’italiano medio se – ingenuamente – si domanda interdetto: negli ultimi sette anni, quanti nuovi penitenziari sono stati realizzati?
Zero è una risposta realistica oppure sono io pessimista?


Ti è piaciuto questo post? Ricevi la newsletter

Letta e Alfano, i Tom e Jerry della politica italiana

Tom e Jerry ed il finto odio

Seduto sul divano del salotto, guardo la TV insieme al mio piccolo pargoletto.
Ride come solo un bimbo di sei anni può ridere difronte alle peripezie di Tom che dal 1940 (data di nascita del cartone animato ideato da Hanna e Barbera) sogna di catturare l’inafferrabile Jerry.

La natura imporrebbe alle due simpatiche canaglie l’odio ancestrale della razza ma la coppia è oramai umanizzata e – sotto sotto – la lotta per l’evoluzione della specie ha fatto posto ad un più conveniente equilibrio domestico. 

Il gatto minaccia ma tutto sommato è buono, il topo è vendicativo però disposto a perdonare: l’uno ha bisogno dell’altro, vivono una finta guerra per il predominio territoriale ma in realtà si godono il vantaggioso dualismo.

Tom e Jerry e la finta guerra politica

Letta ed Alfano: sogno o realtà?

«Forza, a dormire domani ti aspetta la scuola, devi alzarti presto …».
Dopo le solite proteste, costringo il marmocchio ad andare a letto con la mamma; finalmente il potere torna tra le mie mie mani, mi impossesso del telecomando ed inizio il meritato zapping serale.

Pochi minuti e cado in uno stato di torpore, l’anticamera al dolce sonno preserale davanti la TV accesa.

All’improvviso sobbalzo, guardo lo schermo ed intravedo Enrico Letta congratularsi con Angelino Alfano: una vigorosa, sportiva stretta di mano, un sorriso soddisfatto di entrambi ed il patto è suggellato, le grandi intese sono salve, la fiducia ritrovata salverà il Paese.

Con gli occhi semichiusi, la realtà per un attimo si ingarbuglia con la fantasia confondendo i personaggi: intravedo nei due politici gli stessi volti compiaciuti di Tom e Jerry che dopo le infinite (ma finte) guerre si ritrovano amici nella stessa casa e con il medesimo obiettivo.

La finta lotta

Costretti per natura ad una subdola diversità, si combattono senza mai annientarsi per poi essere più vicini di prima.

Mi stropiccio gli occhi e balbetto perplesso: «che minestrone   … ».
La stanchezza gioca brutti scherzi, forse è solo uno di quei pensieri assurdi che balenano di sera e svaniscono la mattina successiva.
Forse …


Restiamo in contatto: ricevi la newsletter

PD-PDL, la nuova guerra dei Roses «per il bene del Paese»

PD-PDL, sposati da vent’anni

Litigano da più di vent’anni ma continuano a restare insieme.
Lui è arrogante, lei è permalosa, impossibile trovare un punto comune.

Lui ama la libertà anarchica tipica di chi vive senza regole, lei è petulante, boriosa e autolesionista. 
Insieme sono capaci di distruggere qualunque cosa/persona incontrino sul loro tortuoso cammino, eppure convivono sotto lo stesso tetto.

Chi li conosce, ammette sconsolato: «sono il diavolo e l’acquasanta» e come tutti gli estremi si scontrano e si attraggono.

La diversità apparentemente palese è in realtà meno evidente di quanto appaia e dopo le urla pubbliche segue un’appassionata riappacificazione privata.

La guerra dei Roses (The War of the Roses, 1989)

Finti litigi, vere alleanze

La «guerra dei vent’anni» sfocia in lunghe e profonde crisi ma lui&lei trovano sempre un armistizio e «per il bene dei figli» evitano traumatiche separazioni.

La coabitazione forzata continua per interessi superiori e convenienza reciproca non certo per Amore.
D’altronde, gli adulti ragionevoli sono consci che a volte è necessario mettere da parte i sentimenti – o peggio ancora gli irrealizzabili ideali  – per necessità anche se sono convinti di poter vivere meglio l’uno senza l’altro, due entità egocentriche e fortemente individualiste che si sacrificano «in modo responsabile».

La separazione?
E’ un pensiero ricorrente ma è anche rischioso: nessuno vuole abbandonare la dimora ed i privilegi costruiti faticosamente nel tempo.

Va bene odiarsi ma con la sicurezza del tetto domestico.


Ti è piaciuto questo post? Ricevi la newsletter

Sentenza Mediaset, i servizi sociali minacciano: «dateci il Presidente spazzino»

La pena del Cavaliere

Il senatore Silvio Berlusconi, rinchiuso nella fortezza di Arcore, medita sull’inquietante interrogativo che ogni italiano per bene oggi si pone: come espiare la condanna per la sentenza Mediaset?
(i delinquenti si darebbero alla fuga ma non è il caso del Cavaliere, è ovvio).

La reclusione è da escludere: la prigionia dell’ex Premier accenderebbe il riflettore mediatico sul dramma-carceri, una seccatura che meglio fingere non esistere.
D’altronde, lo staff marketing di Forza Italia sconsiglia gli arresti domiciliari: l’isolamento non gioverebbe all’immagine del leader.

Il silenzio, l’assenza di polemiche, l’impossibilità di sparare dichiarazioni senza senso e la privazioni della diretta tv, rischierebbero di far cadere nel dimenticatoio lo showman politico.

Non c’è altra possibilità: Sivlio Berlusconi sceglierà di essere affidato ai servizi sociali.
Ma quale ingrato compito utile per la collettività può svolgere un uomo sulla soglia degli ottant’anni?

La proposta del sottoscritto

Io un’idea ce l’ho e lo spunto emerse durante quella sporca estate napoletana del 2008.
L’allora Primo Ministro – sempre lui – per affrontare l’ennesima nauseabonda emergenza rifiuti, si trasformò nel Presidente spazzino.

Ve lo ricordate?
Scopa in mano, un sorridente ed ottimista Berlusconi raccoglie qualche cartaccia buttata sull’improvvisato set televisivo di piazza del Plebiscito invitando gli spettatori ad una corretta raccolta differenziata.

Sentenza Mediaset, i servizi sociali minacciano: «dateci il Presidente spazzino»

Dov’è il vero spazzino?

Nel mio quartiere lo spazzino è una figura mitologica, quando si materializza viene puntualmente assalito da cittadini indignati con le solite, inutili domande senza risposta.

La scena è sempre la stessa: un gruppo di persone accerchia il netturbino indifeso, una voce incavolata urla il primo quesito complesso quanto il mistero sull’esistenza di forme di vita extraterrestri: «paghiamo fior di quattrini per avere delle strade così sporche?».

Segue la domanda del secolo «perché non viene a spazzare i marciapiedi ogni santo giorno?»

Il povero uomo – un anziano operatore ecologico dal volto affranto – si scusa: «sono solo, gli altri colleghi sono in malattia e non c’è personale disponibile».

La pietà per l’onesto lavoratore placa gli animi, un grido di speranza si alza dal gruppo: «quando tornerà?». 
L’ingenuo netturbino ammette sconsolato: «non lo so, quando mi mandano …», si fa largo tra la folla e continua il suo onesto compito.

Se da metà settembre i servizi sociali di Napoli potranno contare su un nuovo addetto, affidate il Presidente-spazzino al nostro povero netturbino.
Un aiuto se lo merita.


Ti è piaciuto questo post? Ricevi la newsletter

Casa Alfano

Va sempre tutto bene

La famiglia è allo sfascio ma lui finge, prima agli altri e poi a se stesso.
A forza di mentire si è convinto che tutto vada bene, nonostante la realtà racconti una storia diversa, anzi opposta.
Sua figlia è incinta, anche se minorenne; il grande Amore – dopo aver appreso la dolce notizia – si è liquefatto come neve al sole.
Il primogenito incrementa l’esercito dei milioni di giovani italiani che non studiano e non lavorano.
La moglie, infine, lo tradisce da anni con il maestro di tennis.

E lui?

Le verità nascoste

Non coglie la disperazione della piccola Cenerentola innamorata, inganna le speranze del disoccupato, mente sui finti progressi sportivi della dolce metà.

Il povero uomo è troppo occupato, deve convincere i parenti («la famiglia è unita»), i vicini pettegoli («andiamo d’accordo») ed i creditori esigenti («nessun problema economico e comunque siamo in ripresa»).

E’ entrato talmente nella parte da divenire il più ridicolo degli attori.
Recita perfino quando non è necessario; all’inizio si poteva pensare ad una “doppia personalità”, oggi si può affermare che la falsa natura ha sovrastato la vera identità di cui – oramai – non c’è più traccia.

Il triste finale giunge atteso, direi quasi scontato: i ladri entrano in casa mentre lui è al lavoro, rapiscono la moglie, la figlia gravida ed il figlio sfaccendato.

Sul divano lasciano le foto del maestro di tennis.
Imbrattano le mure casalinghe, svuotano l’appartamento e scappano via con la refurtiva: nessuno vede e sente nulla, sebbene un grosso furgone nero con i vetri fume’ e targa kazaka non passi certamente inosservato.

Il nostro eroe torna a casa e – come se nulla fosse accaduto – continua la sua vita con la solita normalità assuefatta, senza curarsi dell’assenza della famiglia e la casa svaligiata.

Poco dopo, quando giunge la Polizia a sirene spiegate, nonostante i tragici, palesi avvenimenti egli conserva la sua inappuntabile calma anche difronte allo scandalo e le accuse.
Accerchiato dai poliziotti, dichiara convinto: «non mi sono accorto di nulla».

Benvenuti in casa Alfano.

Casa Alfano

Le scuse scadute

Calderoli e gli insulti razzisti

Sono sempre più convinto: Calderoli è un idiota.
Chiedo scusa, credo di essere stato frainteso e la precisazione è d’uopo.
Il mio epiteto non è riferito all’uomo bensì al personaggio politico, il dirigente leghista che durante i comizi (s)parla con toni razzisti e volgari sparando imbecillità a raffica.

Evidentemente considera la platea un branco di trogloditi capaci di comprendere solo concetti rozzi …

Calderoli e le scuse scadute

La  «porcata» del vice Presidente del Senato

Ricordo che l’attuale legge elettorale (a tutti nota come «Porcellum») fu formulata dall’allora Ministro per le Riforme Roberto Calderoli dopo che egli stesso – in un lapsus freudiano – la definì «una porcata».

E’ chiaro che nel suo intimo il nostro vice Presidente del Senato si considera un porco (senza offesa per i maiali, animali di atavica generosità).

L’equivoco

Lo sapevo, sono stato equivocato!
Possibile che voi Lettori siate sempre in malafede?

Mi vedo costretto subito a rettificare ciò che ho scritto: non intendevo certo ironizzare sulle tendenze dell’uomo Calderoli, la mia deduzione è legata al solo desiderio di veder presto abolita la legge elettorale voluta dal governo Berlusconi (era il 2005) di cui Calderoli fu meritevole ministro.

Spero che il nostro (indegno) vice Presidente del Senato non si offenda nel leggere questo post, meglio dedicare il tempo ai veri problemi dell’Italia (anzi, della padania).

E comunque, anche se leggesse queste farneticanti considerazioni di un anonimo cittadino italiano, non capirebbe.
Chiedo scusa, sono stato di nuovo travisato.


Ti è piaciuto questo post? Ricevi la newsletter

Legge elettorale, il dibattito tra la casalinga di Voghera ed il signor Rossi

Dibattiti tra gente comune

Il display sentenzia: «prossimo treno tra sei minuti».
In attesa della metropolitana, seduti sulla panchina, io, la casalinga di Voghera ed il signor Rossi, attendiamo impazienti.

«Ma voi avete capito il governo che sta combinando?» l’uomo qualunque rompe il ghiaccio con la domanda del momento.
«Ha tolto l’IMU?» risponde distratta la signora-prototipo mentre con lo sguardo controlla il cellulare per verificare l’improbabile presenza di una chiamata senza risposta (sappiamo tutti e tre che nella profondità della stazione, il telefonino non ha campo).

In fila alla posta, su un autobus pubblico, in viaggio in un treno di pendolari (scompartimento a quattro posti) … gli scenari cambiano ma il concetto è il medesimo: la saggezza popolare denuncia il malcontento verso la classe politica che governa la nostra bistrattata Italia.

Il deputato Giacchetti (PD) propone una nuova legge elettorale

La nuova legge elettorale

«L’IMU? No! Intendevo la legge elettorale. Avete visto che scandalo? Quel deputato del PD (Roberto Giachetti, ndr) ha proposto una legge molto semplice: eliminare l’attuale PORCELLUM per tornare a votare con la legge precedente, vi ricordate quando potevamo scegliere il candidato?» incalza l’uomo qualunque.
«Finalmente si sono decisi!» ribatte la casalinga di Voghera.
«Ma non avete capito? Alla fine la legge non è passata! Hanno votato tutti contro!!!» urla il signor Rossi sdegnato.

Perchè?

Il rumore della metropolitana copre la nostra innocente indignazione, il treno arriva e ci porta via insieme alla rabbia verso questi politici ipocriti.
«Mostri» ripeto a denti stretti mentre salgo sulla carrozza ed ingoio l’ennesima semplice domanda senza risposta: perché non è stata approvata la proposta di legge Giachetti?

Io, la casalinga di Voghera, il signor Rossi e la folla di pendolari incastrati nella carrozza come sardine in scatola, saremo pure gente “semplice” incapace di capire la complessa macchina istituzionale ma non meritiamo una spiegazione?
Perché non è possibile applicare una soluzione semplice ed immediata invece di attendere le famose riforme annunciate per i prossimi diciotto mesi?

faCCebook è anche su Telegram: unisciti al canale!

Link utili
– dal sito della Camera dei Deputati: proposta di legge Giacchetti
– sul blog di Beppe Grillo è pubblicato il post Il pdmenoelle ha una parola sola nel quale si evidenza l’esito della votazione: “415 voti contrari (tutto il PD tranne Giachetti, tutto il PDL, tutta la Lega, tutta Scelta Civica); 139 voti favorevoli (tutto M5S, tutta SEL, 1 del PD (Giachetti)”.
– dal blog ufficiale dello stesso Giacchetti: Primo: abbattere il Porcellum


Ti è piaciuto questo post? Ricevi la newsletter

Page 3 of 3

Powered by WordPress & Theme by Anders Norén

Translate »