Jeeg Robot ci ricorda l’amara verità
Una branco di iene affamato sogna il salto di qualità: da squallida banda della degradata periferia romana a boss della malavita nazionale.
L’inaudita violenza sbalordisce lo spettatore impreparato al Pulp fiction di borgata ma ha un indiscutibile merito: ci sbatte in faccia – casomai girassimo la faccia per non vedere – l’amara verità.
Intere fette della società vivono prive di qualsiasi valore etico ed aspirano a soldi, denaro, successo con ogni mezzo (illecito).
Lo Stato impotente osserva: droga, camorra, prostituzione, delitti efferati (uccidere un amico colpendolo col cellulare perché sbaglia l’acquisto «lo volevo nero, questo è bianco!»), conquistare il potere criminale dimostrando di essere il Capo con una lucida follia criminale.
Ad ogni costo.
Jeeg Robot, film d’amore
Lo chiamavano Jeeg Robot è un film d’amore.
Nonostante il fango del Tevere, l’imbarbarimento dei personaggi, l’assenza di qualsiasi indizio di umanità nei protagonisti, il marcio non trionfa.
Perché la scintilla dell’amore può nascere anche nell’angolo più remoto dell’inferno metropolitano.
Un abbraccio tramuta gli sporchi destini di Enzo ed Alessia – lui caduto nel fiume romano inquinato dai fusti atomici acquista i superpoteri, lei cresciuta tra violenze e degrado si rifugia in un mondo di fantasia e crede in Jeeg Robot il Salvatore.
Un film raccontato come un fumetto dark, ogni fotogramma una denuncia per capire fin dove può sprofondare l’animo umano.
E risorgere.
corri ragazzo laggiù
vola tra lampi di blu
corri in aiuto di tutta la gente
dell’umanità