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Il giorno degli scatoloni

Dalle puntate precedenti

E’ giunto il giorno dei saluti: un gruppo di marinai abbandona la nave “HP Pozzuoli” per sempre.
Gli uomini raccolgono i propri effetti personali negli scatoloni, salgono su una scialuppa e scompaiono all’orizzonte.
L’addio, per il fedele marinaio, è una profonda ferita …

Puntata1: Hp Pozzuoli affonda, colpita dal fuoco amico
Puntata2: HP Pozzuoli, il giorno della decisione
Puntata3: fatti non foste a viver come bruti?
Puntata4: «Io non sono d’accordo», l’orgoglio dell’ultimo marinaio
Puntata5: Chi è il verno nemico?

Il saluto

«Vorrei dire qualcosa ma non trovo le parole».
Il fedele marinaio saluta il vecchio Gabriele, un amico con un destino diverso.
Pochi minuti prima, col sorriso forzato, l’addio ad Isa pronta ad abbandonare la nave “HP Pozzuoli”.

Isa, Gabriele, Antonio, Gianni, Davide … da domani navigheranno in mari diversi.

Dopo quasi vent’anni di viaggi affrontati nella stessa barca, gli uffici del nord smantellano la squadra: una piccola parte promossa sulla terraferma, la maggioranza vivrà sul piccolo e misterioso isolotto dal futuro incerto, chi rifiuta andrà via – per sempre.

«In bocca al lupo a voi che restate» è l’augurio di chi non crede alle promesse della multinazionale e rinuncia.

La comunicazione

La nave “HP Pozzuoli” è ferma nelle acque calme, la fine dista poche ore.
Un funzionario degli uffici del nord sale a bordo, l’aspetto rassicurante tradisce le reali intenzioni dell’uomo.

Dal megafono ordina perentorio: «depositate ogni bene aziendale nello scatolone posto al centro del ponte: chiavi, telefoni, computer e la divisa. Consegnate tutto prima di scendere sull’isolotto, avete 48 ore di tempo a partire da questo istante».

Difronte la platea ammutolita, il funzionario degli uffici del nord non mostra segni di rispetto.
Anzi, infierisce: «coloro i quali rifiutano l’isolotto, lascino entro stasera la nave».

Il tempo degli scatoloni

Una nuvola di tristezza cala sulla nave.
I marinai che hanno scelto un fato diverso, raccolgono i propri effetti personali in piccole scatole.
Chi resta, invece, consegna vent’anni di ricordi in un unico, grosso scatolone.

La metafora beffarda è servita: «piccole scatole per destini individuali, lo scatolone per il destino di gruppo».

L'addio dei marinai

L’addio

L’uomo osserva impotente gli altri marinai abbandonare la nave nel silenzio generale e questa assurda calma piatta gli provoca una profonda ferita nella coscienza.

Vorrebbe fermarli, abbracciarli ad uno ad uno, rimediare a tale ingiustizia, bloccare la fine, invertire la traiettoria, sfidare la sorte, riprendere la navigazione verso l’orizzonte, solcare di nuovo le onde perché la vita di un marinaio è nel mare aperto, insieme ai suoi marinai.

Mille avventure, tempeste e difficoltà, successi e burrasche, momenti di gloria e sconfitte, da giovani ad uomini la nave “HP Pozzuoli” ha forgiato la loro esistenza.

Ma oggi è il giorno dell’addio, un gruppo andrà via – per sempre.

I marinai, aggrappati ai loro scatoloni come salvagente, salgono sulla scialuppa. Pochi minuti e la piccola imbarcazione si allontana e scompare al tramonto.

Con il dolore nell’anima, il fedele marinaio scruta impotente la scena.
Non ama le parole inutili, preferisce cercare le risposte nei libri, i detentori delle chiavi per leggere l’animo umano.

Ai suoi marinai, dedica a denti stretti i versi immortali del Manzoni.

tutto ei provò: la gloria
maggior dopo il periglio,
la fuga e la vittoria,
la reggia e il tristo esiglio:
due volte nella polvere,
due volte sull’altar.


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Terremoto su (HP) Pozzuoli

Terremoto a Pozzuoli, la prima scossa

Ore 9.30 circa di questa mattina, il boato anticipa il terremoto.
Sono in ufficio, in HP Pozzuoli, vicino l’epicentro dello sciame sismico che colpirà la zona flegrea nelle ore successive.

«Che botta!», agitato mi rivolgo ai colleghi presenti nel corridoio.
L’intera sede – un palazzone di sette piani che ospita più aziende – trema per qualche secondo, l’oscillazione è avvertita da tutti.
«Il terremoto!» ribadiamo in coro.
Le agenzie non battono ancora la notizia, rimedio ed aggiorno i media:

Dopo il tweet, seguono le altre testimonianze: il fenomeno è locale, circoscritto tra Pozzuoli ed Agnano.
A pochi kilometri di distanza, direzione Napoli, la vita scorre normale.

Terremoto in HP Pozzuoli

Terremoto, la seconda scossa

Ritorniamo alle postazioni di lavoro, proviamo a ripartire.
La nostra già labile psiche colpita dalla vertenza Maticmind subisce un nuovo colpo: altro boato, altro giro di giostra.
Ancora pochi secondi di spavento, tanto basta per raccogliere gli effetti personali ed abbandonare l’edificio.

Suona la sirena, la sicurezza impone a tutti gli occupanti di uscire e ritrovarsi nelle zone predisposte.
Al telefono, contattiamo i nostri cari: in nessuna altra zona è stata avvertito il sisma.

Terremoto, il terzo boato

Nel parcheggio, mentre dibattiamo, terzo boato e terza scossa.
Sarà pure bradisismo ma il timore aumenta.

Tra il brusio, lo smartphone aziendale di un collega conferma la notizia: siamo autorizzati a non rientrare in sede.

Andiamo via con un’ultima, amara riflessione: dopo il terremoto occupazionale, ci mancava solo la calamità naturale #hpemergency.

La firma: storia di una pecora coraggiosa

Io, la pecora

Essere parte del gregge presenta un indubbio vantaggio: poter ascoltare in diretta il belare della pecora vicina.
A scanso di equivoci preciso: sono anche io una pecora.

«BEEEE firmiamo? BEEEE» è il ritornello che salta di pecora in pecora.
«BEEEE calma, siamo ruminanti o galline? BEEEE» risponde un ariete con l’ultima goccia di orgoglio incastrata tra la lana.

La (non)scelta del gregge

La sofferta preadesione a Maticmind segna il destino della massa.
Noi, informatici della sede HP di Pozzuoli, siamo con le mani legate: firmare il trasferimento dalla multinazionale americana (che chiuderà il sito campano) presso la nuova società oppure entrare nel tunnel della Cassa Integrazione Straordinaria.

Il pastore inviato da HP per chiudere la trattativa conosce bene le strategie di guerra.

In un gregge, ogni pecora ha la sua dignità

In un gregge, ogni pecora ha la sua dignità

L’uomo, col tipico cinismo del guardiano violento, sfrutta a suo vantaggio le indubbie difficoltà occupazionali del Sud, l’impossibilità per le mamme-informatiche di rischiare un trasferimento a Saragozza, la responsabilità familiare del lavoratore monoreddito, la volontà dei molti a non rinunciare, dopo innumerevoli sacrifici, ad una propria vita.

E dunque, dopo una breve lotta intestina, l’animo dell’ovis aries prevale nel gruppo: animale addomesticato, teme il pastore e non brilla certo per coraggio.

La firma

Il governante non concede l’onore delle armi al gregge bastonato, al contrario infierisce: «se non entrate subito nell’ovile, vi butto nella jungla!».

Cinque suoi fidati collaboratori – pecore anche loro – guidano il gregge impaurito.
«BEEE firmare è la scelta migliore BEEE» ripetono e lo slogan si propaga come un mantra rassicurante tra gli agnellini privi di velleità.

Giunti nel luogo predisposto, il pastore ordina alle pecore di disporsi in fila e, con le zampe ammanettate, il trasferimento degli informatici HP verso Maticmind si conclude con la soddisfazione di tutti (o quasi).

Il coraggio della pecora

Io sono una pecora del gregge firmatario e come tale godo di una visione privilegiata: posso osservare le altre pecore dal “di dentro”.

Durante l’esodo, la mia attenzione viene catturata da un piccolo gruppo che, distaccatosi dal gregge, ragiona, discute, resiste, cammina con la schiena dritta, si indigna.

Sbatto le palpebre, la vista si schiarisce: non sono più delle pecore.

Passeranno in Maticmind perché nessuna pecora ha una valida alternativa ma, almeno, non belano.


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Maticmind, la preadesione

HP, l’avventura è finita

Stordito.
Stamane mi alzo dal letto come se avessi bevuto due litri di Bulleit Bourbon, un vecchio whisky irlandese conservato per le grandi occasioni (e mai stappato).

Non mi sono ripreso dalla sbronza emotiva della serata: inviare una e-mail per lasciare HP ed aderire al passaggio in Maticmind lascia il segno.

Un clic sofferto, conscio del cambiamento radicale che un semplice messaggio di testo porterà nella vita lavorativa (e non) mia e dei 160 dipendenti di HP Pozzuoli.

La sera prima, una dolorosa e-mail

L’Outlook aziendale attende un comando.
Pigio sul bottone “Send”, in un infinitesimo di secondo la mail attraversa la cartella “Outbox” e atterra in “Sent Items”.

Apro il messaggio appena spedito e leggo.
Chiudo.
Riapro.
Rileggo.

Maticmind, la mail di preadesione, la fine in HP

Maticmind, la mail di preadesione, la fine in HP

Il mistero Maticmind

E’ fatta.
Acconsento ad essere trasferito presso la Maticmind.
E’ iniziata la mia eutanasia informatica.

Mi sveglierò dal coma?
Incubi, sogni, speranze, certezze, precariato, jungla … una nuova vita … forse.

Pensieri affollati, ipotesi, entropia ed una sola certezza: dalle 18:51 di mercoledì 30 settembre 2015 sono fuori da HP.

Amen.

Chi è il vero nemico?

Dalle puntate precedenti

Mancano una manciata di giorni per l’ultimo attracco, sulla nave “HP Pozzuoli” cala la nebbia ed i 160 marinai, impegnati in una lotta interna, dimenticano il vero nemico da combattere.

Puntata1: Hp Pozzuoli affonda, colpita dal fuoco amico
Puntata2: HP Pozzuoli, il giorno della decisione
Puntata3: fatti non foste a viver come bruti?
Puntata4: «Io non sono d’accordo», l’orgoglio dell’ultimo marinaio

L’agnello sacrificale

«Siamo caduti nella trappola» il fedele marinaio ammette l’errore.
La nave “HP Pozzuoli” è prossima all’ultimo attracco, il piccolo isolotto dista pochi giorni di navigazione.
Una manciata di ore e la fine avrà inizio, gli uffici del nord potranno così depennare la sede flegrea dall’elenco globale delle maestranze da comandare.

I 160 marinai, abbandonati ad un premeditato destino, sono vittime di un piano perfetto.
A loro insaputa, chi avrebbe dovuto guidarli, li ha traditi; chi avrebbe dovuto tutelarli, li ha venduti.

Un complotto tra falsi rivali, antagonisti in pubblico e complici tra le private stanze: individuare l’agnello sacrificale è risultato fin troppo facile.

Affondare “HP Pozzuoli”, spezzare qualsiasi legame con gli uomini che hanno contribuito alle fortuna della casa madre perché il sacrificio di una unità servirà al salvataggio dell’intera flotta.
Almeno fino al prossimo ordine, fino al successivo tradimento.

Dividi et impera

Una fitta nebbia cala sulla malridotta imbarcazione, la visibilità è nulla, ad occhio nudo risulta impossibile capire cosa accadrà a breve, la nave barcolla tra le onde, isolata risulta invisibile al mondo.

Le ferite lacerano l’animo dei lavoratori oramai provati da due mesi di continue pugnalate amiche, la lucidità scarseggia, i marinai divisi in fazioni contrapposte combattono un’inevitabile guerra fratricida.

HP Pozzuoli immersa nella nebbia: chi è il vero nemico da combattere?

HP Pozzuoli immersa nella nebbia: chi è il vero nemico da combattere?

«Contattiamo gli uffici del nord, accettiamo la resa incondizionata» urlano da un angolo del ponte.
«Trattiamo prima di giungere sull’isolotto, possiamo ancora cambiare la sorte» protesta un gruppo di uomini.

Frammenta e comanda, l’antica regola vale anche oggi: per governare un popolo bisogna dividerlo, istigare rivalità, fomentare discordie.

Marinai contro marinai e nessuno ricorda più il nome del vero nemico da combattere.

L’illusione del numero congruo

Sul ponte della nave fantasma, i pensieri del fedele marinaio sono spezzati da una giovane voce.
«Marinaio, come siamo giunti fino a questo punto?» chiede la recluta con gli occhi dello stupore.

Senza voltarsi – come volesse parlare al mare – il fedele marinaio con tono pacato ed il peso dell’ingiustizia sulle spalle ribatte convinto.

«La guerra è sporca e quando il pericolo colpisce in prima persona, prevale il becero individualismo. I gruppi si frantumano sotto i colpi dell’egoismo, la forza dell’unità fa posto al si-salvi-chi-può. In guerra, non esiste un’operazione non traumatica nè tantomeno un numero congruo di marinai sacrificabili. Ogni battaglia porta ferite irreparabili sia negli sconfitti che nei presunti vincitori».

I 160 marinai si preparano all’ultimo ormeggio.

HP Pozzuoli, da polo informatico a studio legale?

«devo consultare il mio avvocato»

Può un dipendente di una multinazionale americana ignorare l’articolo 1406, 1408 comma1 e comma2 del codice civile?
Purtroppo no.

Sono un informatico eppure oggi per lavorare: «devo consultare il mio avvocato».

Con una e-mail, un intero ramo di azienda scompare (persone).
Con un click a Palo Alto, chiude HP Pozzuoli (persone).
E la legge lo consente.

«Posso essere licenziato anche se ho un contratto a tempo indeterminato?» è una domanda ingenua.

Studio (il)legale

Eppure, fino a quel maledetto sette luglio – giorno dell’annuncio choc della chiusura di HP Pozzuoli – in ufficio discutevamo di algoritmi, architetture web, sviluppo software, clienti, business.
Oggi, dopo due mesi di lotte e scioperi, alla macchinetta del caffè dibattiamo di trasferimenti individuali, i sofismi del Jobs Act, la differenza tra la cassa integrazione ordinaria e straordinaria.

I drammatici eventi che noi lavoratori della sede HP Pozzuoli subiamo, traghettano inesorabilmente i nostri pensieri verso carte bollate, consulenze legali, codice civile ed incivile.
Eppure noi siamo altro.

L'Informatico, eroe moderno (foto di repertorio)

L’Informatico, eroe moderno (foto di repertorio)

L’Informatico, chi è costui?

Con orgoglio ricordo a me ed i miei colleghi chi siamo, il lavoro svolto, la passione e la professionalità con la quale costruiamo e ripariamo le autostrade digitali del Paese, le tanto importanti infrastrutture sulle quali tutti dichiarano di investire ma in realtà risultano abbandonate al loro misero destino.

Non siamo uno studio legale, HP Pozzuoli resta un polo tecnologico.

progettiamo iperboliche soluzioni durante interminabili meeting, filosofeggiamo in infinite discussioni su come disegnare pirotecniche architetture web, scoviamo errori che – precisi come bombe ad orologeria – esplodono improvvisi nella jungla di programmi sparsi nello sconfinato universo di byte.

Fantastichiamo algoritmi strampalati ed istruzione dopo istruzione diamo vita a programmi e pagine internet, affascinanti opere colorate, nodi della Rete globale, strumenti immateriali che migliorano la vita quotidiana dell’umanità, potenti e leggeri segnali che viaggiano veloci tra le intercapedine dei server disseminati per il Pianeta e raggiungono i computer di mezzo mondo.

Il nostro lavoro è impalpabile e non è facile da misurare: non costruiamo nulla che si possa toccare con mano né tantomeno spostiamo le montagne.

Perseguiamo un compito oscuro, operiamo da dietro le quinte, manipoliamo informazioni delicate, siamo le fedeli sentinelle dei dati conservati in sicuri archivi-cassaforte, operai delle infrastrutture su cui si fonda la società moderna.

Siamo invisibili ma non «virtuali».

Da L’Informatico, chi è costui?

HP Pozzuoli, giornale di bordo di un dipendente – data astrale 1709.05

Giornale di bordo del capitano

Data astrale 1709.05
Condizioni della sede: valutiamo se trasferirci sul pianeta CIGS o passare nella galassia Maticmind. I pensieri sono bruciati, i lavoratori viaggiano a velocità astrale quasi nulla, gli altri uffici lontani in condizioni normali solo alcuni giorni, ora sono ad anni luce di distanza.
L’interrogativo è questo: che cosa ha distrutto la sede HP Pozzuoli?
Gli altri dipendenti sono passati incolumi attraverso quella barriera, noi no.
Che cosa accadrà dopo?

HP Pozzuoli oggi

Giovedì 17 settembre
Le parole del capitano Kirk mi servono per analizzare gli eventi incalzanti degli ultimi due mesi.

L’effetto domino scatenato dall’annuncio dell’apertura della CIGS per i 161 dipendenti di HP Pozzuoli attanaglia le menti.

Quale destino ci attende?

Dopo una serie di riunioni tra la multinazionale americana, l’RSU ed i sindacati, viene proposto un’ipotesi di accordo che prevede il passaggio di 120 dipendenti alla Maticmind ed i rimanenti 41 trasferiti presso gli uffici HP di Pomezia e Roma.

Chi dovesse rifiutare le proposte aziendali, cadrà nel tunnel della CIGS.

HP Pozzuoli, giornale di bordo di un dipendente - data astrale 1709.05

Il film del tormentato viaggio

Come in un film, riavvolgo la pellicola e rivedo le scene salienti.

L’annuncio-choc del 7 luglio per la chiusura della sede, la scoperta di questa ignota azienda milanese che desidera investire a Napoli, la delusione per la pugnalata ricevuta dalla «nostra HP», la società nella quale abbiamo creduto, investito tempo, speso passione e professionalità, la reazione.

L’enorme sacrificio dei venticinque giorni di sciopero consecutivi, l’orgoglio per la manifestazione al MIURle parole del Ministro Guidi ben presto disattese dai fatti, i due incontri al Ministero dello Sviluppo Economico, l’attenzione mediatica con i riflettori di fanpage ed Il Mattino, la lotta impossibile contro le armi globali delle multinazionali, l’assenza delle Istituzioni e la prima pagina di Repubblica mai pubblicata.

Due mesi di lotte, sessanta giorni di tormento psico-fisico, una battaglia per la sopravvivenza che noi, lavoratori di HP Pozzuoli, non avremmo mai voluto combattere.

Dal giornale di bordo di HP Pozzuoli

Data astrale 1709.05
Non siate emotivi! Per me esiste solo la logica ed è logico sacrificare una vita piuttosto che sei. Comunque, è curioso come spesso voi umani riusciate ad ottenere tutto quello che non volete.

L’osservazione analitica di Spock riporta i pensieri divergenti verso la dura realtà.
Per fortuna, il dottor McCoy mi vieni in soccorso:

Signor Spock, devo avvertirla che sono stanco della sua logica.

Il diario di bordo di oggi – 17 settembre 2015 – si conclude dove tutto ha inizio, dal viaggio infinito dell’incoerente e maltrattato animo umano.

Spazio, ultima frontiera. Eccovi i viaggi dell’astronave Enterprise durante la sua missione quinquennale, diretta all’esplorazione di strani, nuovi mondi, alla ricerca di altre forme di vita e di civiltà, fino ad arrivare là dove nessun uomo è mai giunto prima

«Io non sono d’accordo», l’orgoglio dell’ultimo marinaio

Dalle puntate precedenti

La nave “HP Pozzuoli” naviga verso l’isolotto, i 160 marinai oramai rassegnati all’infausto destino sono incapaci di reagire a qualsiasi ordine giunto dagli uffici del nord.
Può un solo uomo cambiare le sorti già segnate?
Forse no, però un solo uomo può decidere secondo i propri principi e vivere con dignità anche le vicende più drammatiche.

Puntata1: Hp Pozzuoli affonda, colpita dal fuoco amico
Puntata2: HP Pozzuoli, il giorno della decisione
Puntata3: fatti non foste a viver come bruti?

L’ordine inderogabile

«Entro due settimane, dovete affondare la nave “HP Pozzuoli”».
Il comando giunto dagli uffici del nord è perentorio, scolpito nero su bianco.

Il dispaccio è nelle robuste mani del fedele marinaio, liberato dai suoi stessi carcerieri dopo l’ammutinamento, la ribellione figlia della paura che ora porta la nave “HP Pozzuoli” verso l’inesorabile destino.

«Giunti sull’isolotto, centoventi vi si stabiliranno mentre i seguenti quaranta saranno prelevati per tornere nella capitale» continua il messaggio.
Seguono nomi e cognomi dei prescelti, strappati al mare e trasferiti sulla terraferma.

La rotta controllata dagli uffici del nord

“HP Pozzuoli” viaggia in acque tranquille, la tempesta appare lontana.
Nessun marinaio presiede il ponte di comando, la nave è guidata a distanza e la rotta stabilita dai lontani uffici del nord.

I 160 uomini, attanagliati dal panico, smarriscono qualsiasi forma di opposizione, paralizzati dall’incertezza del futuro sono oramai ridotti ad automi inermi.

La quiete apparente nasconde l’inganno, la fine di”HP Pozzuoli” e dei 160 professionisti è prossima ed accettata con rassegnazione crescente.
L’ineluttabile fato potrà essere modificato?

«Burattini, siamo burattini nelle mani dei superiori» è la pacata riflessione del fedele marinaio.

principi e dignità, l'orgoglio dell'ultimo marinaio

L’orgoglio dell’ultimo marinaio

L’uomo è solo sul ponte della nave, l’isolotto è visibile ad occhio nudo.

«Ci ordinano di affondare le nostre vite, tradire i principi nei quali crediamo. Come possiamo accettare? Cosa siamo diventati?» riflette mentre il sole tramonta alle sue spalle.

«Non lottiamo più, ci siamo arresi, abbiamo perso, siamo divisi e rassegnati. Gli uffici del nord hanno vinto, la partita è finita!» le voci degli automi riunitosi in spontanee assemblee si alza da ogni angolo della nave.

Il fedele marinaio guarda il foglio di carta che ancora conserva tra le robuste mani tipiche di chi ha sempre navigato.
Con rabbia strappa il dispaccio e riduce il messaggio in mille innocui coriandoli portati via dal vento.
«IO NON SONO D’ACCORDO» urla a denti stretti con l’ultima goccia di orgoglio.

HP Pozzuoli, siamo ai titoli di coda

HP Pozzuoli in CIGS, l’e-mail ufficiale

Venerdi undici settembre, ore venti.
La comunicazione era nell’aria ma leggere nero su bianco le parole «CIGS», «Pozzuoli» e «tutti i lavoratori saranno sospesi» è un colpo difficile da metabolizzare.

L’e-mail sancisce ufficialmente la fine di un’epoca: HP Pozzuoli chiude, la totalità dei 159 lavoratori andrà in CIGS.

Il piano di ristrutturazione prevede il passaggio di quaranta colleghi tra le sedi HP di Roma e Pomezia, i rimanenti centoventi in Maticmind.

Come in un film

Leggo, resto sbigottito.

Siamo difronte ad un bivio, chi resterà in HP (pochi) e chi andrà via (la maggioranza), ognuno con i propri pensieri e paure, tutti amareggiati e preoccupati.

Ripenso ai diciotto anni spesi prima in EDS e poi in HP e come in un film scorrono i mille volti dei colleghi: avevo ventotto anni quando fui assunto, a breve ne compirò quarantacinque.

Un film durato diciotto anni, un pezzo di vita cancellato da una e-mail, mille scene tagliate senza una vera ragione, una pellicola spezzata dalla censura americana (nonostante gli incassi sempre eccellenti).

Come in un film, in HP Pozzuoli scorrono i titoli di coda

Scorrono i titoli di coda

Il film della sede di HP girato a Pozzuoli è alle battute finali,  i titoli di coda scorrono lenti con una scia di malinconia.
La struggente colonna sonora di Ennio Morricone è perfetta per l’epilogo senza l’happy-end.

Il futuro: un cortometraggio o un thriller?

Come ogni dramma che si rispetti, la sceneggiatura prevede la sofferenza fino all’ultimo fotogramma: il sottoscritto – insieme ai rimanenti centoventi – dovrà scegliere se girare il cortometraggio in Maticmind oppure provare il thriller della CIGS.

In ogni caso, il film HP Pozzuoli non prevede sequel.

Best Shore, come licenziare un italiano ed assumere tre indiani

Analizzo gli avvenimenti degli ultimi due mesi, i sessanta giorni che hanno stravolto la mia vita e quella dei 160 colleghi HP Pozzuoli (con relative famiglie).

Best Shore: un italiano vale tre indiani

L’annuncio della chiusura irrevocabile della sede napoletana avvenuta lo scorso 7 luglio per «ristrutturazione», segue una strategia industriale diffusa: il best shore.

HP utilizza il best shore: tre lavoratori indiani al costo di un lavoratore italiano

HP utilizza il best shore: tre lavoratori indiani al costo di un lavoratore italiano

L’emorragia dei bilanci (vera o presunta) oggi si combatte con la delocalizzazione (nel nostro caso, delocalizzazione informatica): in Italia il costo del lavoro è alto? Si sposta la produzione industriale nei paesi emergenti.

Il principio vale per i beni materiali (la costruzione di un auto) come per le risorse dematerializzate (la scrittura del software).

Il manager di Palo Alto – sede del quartier generale della Hewlett Packard – calcola: tre informatici indiani costano quanto un informatico italiano.

Best Shore, dov’è l’etica e la professionalità?

Tre lavoratori al prezzo di uno, è la globalizzazione bellezza!

La ricetta è  fin troppo facile: a parità di budget, triplico il team di lavoro e partecipo alle gare di appalto con offerte al ribasso.

Segue lo tsunami occupazionale: un altro pezzo di Italia chiude i battenti ed insieme alle catene di montaggio, call center e cervelli fugge oltre le Alpi con il beneplacito delle Istituzioni (nazionali e locali).

E la qualità del lavoro? L’assistenza? La soddisfazione del cliente?
Gli investimenti al Sud? Il rilancio del Mezzogiorno?
Spente le telecamere, a nessuno interessa il tema.
L’unico, inderogabile dio al quale obbedire è il cinico foglio excel del manager americano.

Mille sacrifici, zero risultati

Venticinque giorni di sciopero, sacrifici economici, due incontri al Ministero dello Sviluppo Economico, le promesse del Ministro Guidi, l’impegno della Regione Campania, l’appoggio del Sindaco di Napoli De Magistris e del primo cittadino di Pozzuoli Figliolia, la campagna mediatica per sensibilizzare l’opinione pubblica non sono serviti a nulla: HP continua la sua «missione esternalizzatrice».

Il punto sulla trattativa

HP Pozzuoli a breve chiuderà.
Noi, 161 dipendenti, valutiamo le seguenti tre opzioni:

  • alcuni fortunati resteranno in HP presso altra sede
  • i rimanenti verranno trasferiti in Matic Mind (piccola società IT)
  • chi rifiuterà il suddetto salto nel buio, cadrà nel pozzo della CIGS

La trattativa tra sindacati ed azienda continua, i dubbi si moltiplicano, l’assenza di criteri trasparenti genera entropia.

Per nostra fortuna abbiamo la pistola della CIGS puntata sulla tempia: vuoi vedere che tale minaccia «faciliterà» la decisione impossibile?

La caccia

La caccia è aperta

Un pericoloso informatico si aggira tra gli uffici di HP Pozzuoli, l’unica sede della multinazionale americana presente in Campania.

Convocati i migliori tagliatori di teste del settore, autorizzati a sterminare – con ogni mezzo – i pochi tecnici altamente specializzati sopravvissuti negli ultimi dieci anni di crisi.

La caccia è aperta, la preda non avrà scampo.

La caccia ed il condannato innocente

La forza del licenziato

Braccato, sanguinante, disperato.
L’informatico HP Pozzuoli è solo, abbandonato dai suoi simili e da chi dovrebbe tutelare la specie, non accetta l’infausto destino: è già un condannato a morte.

Ma come tutti i condannati, il «mostro» non ha più ha nulla da perdere.

Quale grave minaccia può spaventare un futuro licenziato?
Un «andrai in cassa integrazione» non smuove una sopracciglia, «trasferimento a Cuneo» provoca un impercettibile movimento del labbro superiore destro, «ti aspetta il jobs act» suscita uno sbadiglio annoiato.

Un uomo già morto non può essere ammazzato due volte, è questo il segreto.

La condanna di un innocente

I tagliatori di teste operano con armi potenti e munizioni illimitate, in breve isoleranno la preda per far terra bruciata intorno alla tana.

Secondo i piani, la resa è prossima.

L’esperienza insegna: attenzione agli ultimi giorni di vita del licenziato.
Pur di non cadere in trappola, la disperazione potrebbe portare il fuggitivo ad un ultimo gesto insensato.

Nulla viene lasciato al caso, ogni dettaglio è studiato nei minimi particolari, l’obiettivo deve essere raggiunto, non sono previsti slittamenti e concessioni, la trattativa è indice di debolezza.

Alla preda viene concessa un’unica attenuante: è innocente.

Una informazione considerata ininfluente, la caccia continua fino allo sterminio totale della specie presente a Pozzuoli.


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HP Pozzuoli, il giorno della decisione

Prefazione

La prima puntata Hp Pozzuoli affonda, colpita dal fuoco amico evidenzia la fedeltà del marinaio ed il cinismo del comandante: il sottoposto crede nel suo lavoro, ai Generali interessa solo salvare la merce e rispettare gli ordini ricevuti.

Si tratta di un articolo di pura fantasia, una metafora per raccontare la chiusura della sede HP Pozzuoli, vicenda tristemente reale.

All’autore l’idea della storia immaginaria piace perché richiede uno sforzo creativo, la fatica necessaria per definire un proprio stile riconoscibile (e, si spera, apprezzato) dal Lettore.
Continuerò su questa strada.

La ripresa

«Signore, la falla è riparata!» annuncia il fedele marinaio con entusiasmo.
Dopo tre settimane di silenzio radio obbligato, la comunicazione è miracolosamente ripristinata.

«Come cavolo avete resistito?» rispondono esterrefatti dagli uffici del nord.
«Con tutto il rispetto signore, credo che sottovalutiate le nostre competenze e forse ignorate il nostro lavoro» replica il marinaio.
«La nave “HP Pozzuoli” è tornata a navigare, la squadra ha compiuto un mezzo miracolo e, nonostante il tradimento, i 160 continuano a compiere il proprio dovere. Signore, dovreste vedere per capire» spiega il coraggioso marinaio con l’orgoglio ritrovato.

HP Pozzuoli torna a navigare

HP Pozzuoli torna a navigare

L’uomo è sul ponte, la nave malridotta è in balia del mare, l’equipaggio all’estremo delle forze.

«Signore, chiediamo di tornare a Pozzuoli» chiede con decisione.
«Escluso marinaio, Pozzuoli non esiste più. Continuate a navigare» ribattono dagli uffici del nord.

Il marinaio osserva l’orizzonte, il cielo è denso di nuvole nere, violenti fulmini precipitano in acqua mentre rombi di tuoni si udono in lontananza.
«Signore, a breve affonderemo e lei lo sa. Ci aiuti» chiede il marinaio con un filo di voce.

La proposta

«Sui nostri radar è indicata un’isola, gli strumenti segnalano clima sereno, natura amica, fiumi puliti, vegetazione sicura. Luogo perfetto, attraccate» ordinano dagli uffici del nord.

Il fedele marinaio, armato di binocolo, scruta l’orizzonte e dopo un’attenta osservazione individua il pezzo di terra in prossimità della tempesta.

«Signore, è un isolotto molto piccolo. Possono sopravvivere al massimo una quarantina  …» osserva stupito il marinaio.
«Quarantotto per la precisione» confermano dagli uffici del nord «ma abbiamo inviato una scialuppa per prelevare subito trenta persone. Marinaio, tu salirai su quella scialuppa insieme ai migliori. Seleziona tu …» sibillano dagli uffici del nord.

HP Pozzuoli e la decisione impossibile

HP Pozzuoli e la decisione impossibile

La decisione

Il destino della nave “HP Pozzuoli” è ad un bivio: fermarsi sull’isolotto e salvare – per un tempo ristretto – una parte dell’equipaggio oppure evitare questa ulteriore umiliazione?
E come scegliere i trenta da far salire sulla scialuppa di salvataggio inviata dagli uffici del nord? E a questi fortunati, quale sorte toccherà?

L’uomo guarda i 160 marinai con i quali ha condiviso gli ultimi vent’anni della sua vita: nonostante sia ben presente la ferita provocata dal siluro-amico, continuano a lavorare con la solita professionalità.

«Signore, con tutti il rispetto, credo che lei non sia un vero marinaio e immagino che non abbia mai messo piede su una nave» afferma tutto d’un fiato l’uomo.

La nave “Hp Pozzuoli” supera il piccolo isolotto fantasma, ora procede verso l’orizzonte incerto.

Il marinaio chiude la comunicazione radio, raggiunge sul ponte gli altri 160 marinai e si prepara.
Li attende una tempesta mai affrontata e dopo, riflette il marinaio, nulla sarà più come prima.

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