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Tag: Prandelli

Balotelli, il salvatore della Patria

Al bar, in metropolitana ed in ufficio non si discute d’altro: l’Italia è uscita dal Mondiale brasiliano e la colpa è di Prandelli e del suo flaccido alfiere, Balotelli.

Ai veri problemi, quelli importanti, siamo assuefatti.

Disoccupazione alle stelle, camorra-mafia-ndrangheta che controllano indisturbate intere zone della nazione, corruzione e politica fuse in un’unica soluzione indivisibile come lo zucchero mischiato col caffè, cassa integrazione a valanga su ogni tipo di azienda (privata), crisi perpetua del lavoro e la fine del tunnel non si intravede.

Eppure riflettiamo sull’infedeltà della moglie dell’arbitro, sugli sforzi fisici dei nostri (presunti) campioni costretti a giocare all’ora della merenda, se il morso di Suarez a Chellini abbia danneggiato la dentiera dell’uruguaiano, perché Pirlo parla poco e Marchisio sia stato licenziato senza giusta causa . Preferiamo omettere la palese verità: il mondiale brasiliano ha celebrato il funerale del calcio italiano ma nel Belpaese le rivoluzioni durano il tempo di uno spot pubblicitario.

Balotelli il parafulmine

E allora prendiamocela pure con Balotelli, dopotutto è facile.

E’ nero, antipatico per natura, non esulta se realizza un gol ed ha l’espressione sempre angosciata nonostante sia ricco e famoso.

E’ lui l’antieroe per eccellenza, colui che attira le attenzioni mediatiche e gli sfoghi popolari, una calamita di offese e prime pagine, il bel tenebroso, il perfetto capro espiatorio per far dimenticare i drammi, quelli seri almeno.

Teniamocelo stretto, di «mostri» la nostra martoriata nazione ne è purtroppo piena ed una risorsa del calibro di SuperMario è necessaria per la conservazione dei giusti equilibri sociali.

Il Governo si impegni a trattenere questo giovane «cervello».

L’Italia non si pieghi al cinismo di una qualsiasi multinazionale straniera, nessuno ci ruberà il nostro parafulmine nazionale.

#MundialBrasil2014, il funerale del calcio italiano

Illusione Prandelli

Il malato era grave ma l’amore ha celato i sintomi e ci siamo illusi di poter guarire senza nessuna cura.

L’effetto placebo ha dato i suoi (fittizi) risultati: dopotutto una finale europea ed un terzo posto nella Confederation Cup sudafricana sono stati una boccata d’ossigeno per il malandato calcio italiano.

Prandelli, il dottore capace di risollevare la salute degli azzurri?
Così pensavamo, anzi speravamo.

MundialBrasil2014, il funerale del calcio italiano

MundialBrasil2014, un ko annunciato

Ma la drammaticità del paziente-Italia, a chi non era coinvolto direttamente, era evidente: stadi vecchi e fatiscenti, una cultura sportiva inesistente, le curve sinfonie di cori razzisti, ultrà più delinquenti che tifosi, criminalità organizzata infiltrata nei club in ogni categoria, calciatori super-pagati contro ogni logica di fair-play finanziario, squadre composte per la quasi totalità da giocatori stranieri, la sterilità dei settori giovanili, una generazione di campioni al tramonto senza l’atteso ricambio, i risultati deludenti dei club nelle competizioni continentali.

I sinistri presagi erano evidenti ma, come spesso accade nel Belpaese, non sono stati presi provvedimenti (sportivi).

Abbiamo preferito fingere, tirare a campare, vivere giorno per giorno senza programmare, senza agire, senza investire ma proclamare sull’onda emotiva del momento per poi non decidere nulla e continuare come prima, di proroga in proroga fino ad oggi.

La nostra debole Italietta non ce l’ha fatta, è caduta al primo turno del Mondiale brasiliano.
Dopo otto anni di agonia, finalmente siamo al capolinea, apriamo gli occhi ed affrontiamo la dura realtà: il nostro calcio è morto.

Amen.

La sofferenza è finita, da domani la Rivoluzione può avere inizio.


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Italia vs Uruguay, i giornali di domani

Eroi o bidoni?

Gli articoli dei giornali di domani sono già pronti (con foto annesse), si attende solo il risultato della partita per capire se enfatizzare la vittoria o deprimersi per la sconfitta.
Vi risparmi l’attesa, a Voi – cari Lettori – le due versioni.

In caso di vittoria dell’Italia

Gli azzurri, guidati dal sapiente stratega Prandelli, sono riusciti nell’impresa. Battuta l’ostica Uruguay, approdiamo meritatamente agli ottavi di finale del mondiale brasiliano.

La granitica difesa ha annullato i due bomber tanto temuti alla vigilia: Cavani è sembrato stanco mentre Suarez è rimasto ingabbiato nella trappola tattica disegnata dal nostro CT.

Le rare occasioni concesse sono state puntualmente disinnescate da un redivivo Buffon, una sicurezza per l’intera squadra.
Pirlo, il mago del centrocampo, ha nascosto la palla alla celeste ed alla fine del match è risultato il migliore in campo. Dai sui piedi sono nati gli assist per i gol e le azioni più pericolose.
Balotelli è il campione che tutti aspettavamo: Prandelli gli ha dato fiducia e la scommessa è vinta.
Il rossonero è il giusto mix tra potenza e tecnica, l’attaccante moderno che attendavamo da anni. Oltre i meriti dei singoli, va sottolineato come l’intera squadra abbia mostrato una forma fisica invidiabile, la preparazione atletica dei nostri giocatori è notevole e corriamo più di tutti.
Con queste premesse, c’è da essere ottimisti.

Italia vs Uruguay, i giornali di domani

In caso di sconfitta dell’Italia

L’Italia esce di scena a capo chino.
Gli azzurri hanno mostrato una forma fisica scadente, deconcentrati già dai primi minuti e senza la giusta cattiveria agonistica.

La difesa ha evidenziato i soliti limiti e Cavani e Suarez sono apparsi due extraterresti ed hanno goduto di spazi insperati. Buffon è ormai l’ombra di se stesso,
Pirlo e Marchisio sono apparsi stanchi e privi di idee, Balotelli svogliato ed autore dei soliti atteggiamenti che infastidiscono sia gli avversari ma soprattutto gli stessi compagni di squadra.

C’è da chiedersi se sia davvero l’attaccante moderno capace di fare la differenza oppure solo un personaggio da rotocalco.

Eppure Prandelli aveva preparato bene la partita ma le novità tecniche sono apparse delle improvvisazioni, figlie dei continui esperimenti per una squadra senza un preciso disegno tattico. Anche il CT non è stato all’altezza del palcoscenico globale.

Dopo l’ennesima figuraccia, siamo all’anno zero del calcio italiano ed è giunta l’ora della rivoluzione: via i senatori, dentro i giovani (perché non puntare su Insigne?).

Il fallimento mondiale spinga i vertici della FIGC ad una dura riflessione e – perché no? – anche ad un sincero mea culpa. Ora godiamoci le vacanze ed impariamo dagli altri, dopotutto un po’ di umiltà non potrà che aiutarci a ripartire dalle macerie brasiliane.


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