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Tag: racconti

L’ispirazione, cos’è? Risponde Paola, scrittrice col vizio [INTERVISTA]

L’ispirazione secondo (il vizio) di Paola

Cerco la scintilla.
Desidero carpire quel momento magico nel quale un pensiero illumina la mente e diviene un’idea felice.

L’ispirazione: da dove nasce?
L’ispirazione: chi la possiede?
L’ispirazione: si può allenare oppure è un dono naturale?

La risposta è nella mente degli artisti, esseri speciali capaci di creare dal nulla, trasformare un pensiero illuminato in un’opera.
Scultori, pittori, scrittori, fotografi: uomini dotati del talento, della scintilla.

Il vizio di Paola è una visione di Paola.

Paola scrive racconti, dunque crea con la forza dell’immaginazione storie fino ad oggi mai narrate.

Paola possiede il dono: è ispirata.

Intervista a Paola, per carpire il mistero dell'ispirazione

«Chi scrive prova a tradurre il vento in parole»

D: Paola, definisci l’ispirazione.
R: Mi riesce difficile definire l’ispirazione, posso solo provare a descrivere che tipo di esperienza è per me.
Dunque, stai tra la gente per strada, o al lavoro o a casa tra i fornelli, e improvvisamente vedi o avverti qualcosa che ti accende una lampadina e ti fa venire un’idea.

D: Paola, tu scrivi storie, crei racconti mai narrati fino ad oggi.
Storie nate dalla tua fantasia, l’intreccio dei pensieri irrazionali con emozioni ataviche. 
Da dove nasce la scintilla?
Quel fulmine che trasforma una riflessione in una trama? 
Quel momento magico che ti obbliga a buttar fuori e mettere nero su bianco le parole imprigionate nel tuo cervello?
R: Non so se definirlo un momento magico, quello in cui ti viene ‘l’idea’. sicuramente si avverte una necessità, un’irresistibile voglia di catturare, con le parole, delle emozioni che si stanno vivendo e che altrimenti svanirebbero nel nulla.
Quando rileggo qualcosa che ho scritto, anche a distanza di tempo, ho l’impressione di rivivere il momento in cui quelle parole sono state scritte.
Come se le emozioni venissero liberate nell’aria.

D: L’ispirazione: credi che possa essere allenata oppure è un dono naturale?
R: Non credo che l’ispirazione sia un esercizio nè un dono naturale.
E’ una ventata: in alcuni giorni è forte, in altri debole, in altri completamente assente.
Chi scrive prova a tradurre il vento in parole.

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Paola, scrittrice per passione … della lettura

D: Paola, ami scrivere e noi apprezziamo i tuoi racconti  ed il sono il tuo primo fan.
Sei anche una «lettrice seriale» come tu stessa ti definisci.
Credi nel circolo vizioso: leggo, dunque scrivo?
R: Assolutamente no.
Credo che la lettura sia fondamentale e formativa, quindi sicuramente uno scrittore è sempre un buon lettore, ma non tutti i lettori possono diventare scrittori, sarebbe come pensare che basti mangiare dell’ottimo cibo per diventare un bravo cuoco.

D: L’amore per la lettura/scrittura è nata a scuola oppure è una passione sorta all’improvviso, in un tempo indefinito, in un luogo non luogo?
R: La scuola è sicuramente il primo luogo in cui si viene a contatto con la lettura, e così è stato anche per me.
Ho iniziato da bambina, anche con letture impegnative, e non ho più smesso.

D: Paola, segnalaci gli ultimi tre libri letti e due titoli che non possono mancare nella libreria di famiglia.
R: Gli ultimi tre libri che ho letto sono:

  • Souvenir, di Maurizio De Giovanni
  • Se mi tornassi questa sera accanto, di Carmen Pellegrino
  • L’altra madre, di Andrej Longo

Per quanto riguarda i libri che non possono mancare, direi sicuramente tutta la produzione di Pirandello, che è il mio preferito da sempre.

Paola con Maurizio De Giovanni

L’ispirazione dove ci porta?

D: Paola, i tuoi racconti nascono dalla realtà che ti circonda?
Quali le maggiori fonti di ispirazione?
R: Sai, io non credo a quelli che dicono che i loro racconti sono frutto esclusivo di fantasia.
In ogni racconto, o romanzo, c’è qualcosa che è capitato a noi o a qualcuno vicino a noi.
Qualche volta può trattarsi anche di qualcosa di cui abbiamo anche solo sentito parlare, ma comunque lo scrittore è presente in ogni parola che scrive.

D: Paola, l’ispirazione ti porta in un’isola felice dove crei, trasformi, adatti, realizzi i tuoi sogni. Come raggiungere questo luogo magnifico?
R: Riesco a raggiungere un ‘luogo magnifico’, che per me significa riuscire a estranearsi da ciò che mi circonda, ogni volta che leggo una storia, anche mentre leggo quella che sto scrivendo.

D: Paola, chiudiamo l’intervista con una riflessione libera:l’ispirazione sia con te.
R: Più che con una riflessione vorrei chiudere con una domanda che pensavo mi venisse posta: chi scrive lo fa per se stesso o per gli altri?

«Il vizio di Paola», note sull’autrice

Paola, lettrice per passione e scrittrice per vizio.
Alla continua ricerca di ispirazione.
Gli specchi è il suo breve racconto vincitore del primo premio della «III edizione di Scintille in cento parole».

Paola, autrice della rubrica «Il vizio di Paola»

 Luigi Borrone, fotografo per passione

«Amo la fotografia perché unico strumento per fermare il tempo. due foto scattate nello stesso istante non saranno mai uguali »
Luigi Borrone, fotografo per passione, è l’autore della prima foto presente in questo post.
A Luigi il mio sincero ringraziamento.

Per chi volesse seguirlo, segnalo la fanpage ufficiale Luigi Borrone – Fotografo Per Passione, il profilo twitter ed i canale Instagram.

 


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Come raccontare Napoli con le immagini

Napoli attraverso le foto

Pasquale Gucciardo è il fondatore della fortunata community Napoli image Naples che si prefigge il nobile intento di raccontare il capoluogo campano attraverso le foto pubblicate dai partecipanti (in un gruppo così cordiale, il termine «utente registrato» appare fuori luogo).

E così giungono flash da ogni angolo della Campania, immagini di vita quotidiana, vicoli nascosti, panorami meravigliosi, luoghi e testimonianze sui quali dibattere.
Conosciamo meglio questo spazio web sulla metropoli campana ed il suo garbato fondatore.

Pasquale Gucciardo, ideatore della community Google Napoli image Naples

La community Google+

D: Pasquale, immaginavi tale successo?
R: Beh, forse parlare di successo mi sembra un po’ troppo. Di certo, però, non mi aspettavo che ‘Napoli image Naples’, in appena otto mesi dalla sua nascita, raccogliesse tante manifestazioni di simpatia e di consenso (interesse).
Soprattutto considerando che Napoli, sebbene conosciuta in tutto il mondo, nell’universo infinito del web, risulta (rappresenta) un piccolo punto luce.

D: perchè raccontare Napoli per immagini? Come ti è balenata tale idea?
R: La città, con la sua lunga storia, la cultura, i panorami e ancor di più l’intensa vita vissuta, intrisa  di problemi ed eccellenze, ha molto da mostrare. Tutto ciò, unito al piacere di immortalare l’attimo, in questo spazio trova anche il piacere di condividerlo. Dove regna “il mordi e fuggi” come il POST, le immagini, nella comunicazione, risultano vincenti o addirittura indispensabili. Più veloci del pensiero. Sarà che sono motociclista da una vita e amo muovermi in fretta.

Le finalità della community

D: quali sono le finalità della community?
R: Raccontare Napoli per immagini, non ha, e non potrebbe avere, la pretesa di rappresentare la nostra città in tutti i suoi innumerevoli aspetti. Ma vuole essere una piacevole galleria fotografica che racconta principalmente la città e momenti della sua vita, possibilmente con immagini originali, e al contempo, tentare di far confluire nello stesso luogo visioni dei fatti, conoscenze ed esperienze dei suoi partecipanti attraverso discussioni e dibattiti.
Abbiamo poi, diverse categorie dove è possibile sviluppare anche altri temi.

D: passione per la fotografia dunque. Quali sono i soggetti/panorami che preferisci  immortalare? C’è uno scatto pubblicato che ti ha colpito particolarmente?
R: In realtà non sono un appassionato fotografo, unicamente amo catturare quei momenti che attirano la mia attenzione. Napoli ci regala dei panorami unici, ma le scene di vita mi emozionano di più; purtroppo non sempre è possibile pubblicarle.
La foto fra quelle pubblicate che preferisco, è quella che unisce/fonde i due momenti: Rotonda Diaz, la vendita del pescato impressa nel panorama del golfo.

D: immaginiamo una community quota cinquantamila amici. Credi che si possa far confluire cotanta energia positiva in azioni reali e costruttive per la collettività?
R: Il numero che mi proponi di immaginare è da brivido pensando all’impegno che ne conseguirebbe. Ma ragionando in via del tutto ipotetica, non escluderei la possibilità di azioni concrete.
Più grande è la comunità piu è facile trovare passione per il sociale.

D: perché aderire a Napoli image Naples. Lancia lo spot!
R: Se hai passione per le ImmagiNa..poli aderisci!

La community Napoli image Naples racconta Napoli con le immagini

Pasquale Gucciardo, l’ideatore

D: domanda impossibile per una risposta istintiva: Pasquale, quali aspetti ami di Napoli e cosa detesti della nostra città?
R: La Napoli migliore è fatta di mescolanze, di creatività, di passione. Questa è la Napoli che amo, laboriosa e geniale. Detesto la falsità e le mezze misure.

D: Pasquale, in community si respira un’aria di cordialità che raramente nel web si riscontra. Credi che l’educazione civica sia un sentimento assente nella nostra città e come recuperare un ideale così importante per la convivenza comune?
R: La cordialità è un sentimento diffuso tra i tanti che aderiscono da ogni luogo e uniti dalla comune passione per la città. Mi fa star male vedere i miei concittadini maltrattare Napoli. Anche se la maggior parte della cittadinanza è costituita da persone oneste e rispettose, questo non basta per cambiare le cose. Occorrerebbe una decisa reazione, sorretta però concretamente dalle istituzioni.

D: quale futuro immagini per la nostra città? Sei iscritto al partito dei disfattisti o dei sognatori?
R: La Napoli virtuosa, troppe spesso oscurata da fatti di cronaca che ne mortificano l’identità, prima o poi saprà trovare le soluzioni per migliorare la vivibilità e  l’immagine percepita della città.
Ottimista!

D: Napoli è un inferno metropolitano oppure un luogo con mille problemi ma che vale la pena visitare almeno una volta nella vita ed addirittura viverci?
R: Napoli è certamente una città difficile, contraddittoria, caotica, ma la sua vitalità in termini di cultura, tradizioni, di arte e di architettura, non dimenticando i suoi panorami, non è seconda a nessun’altra.
Visitarla quindi è quasi un obbligo, per viverci bisogna amarla.


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Un caffè con Maria Carmela Micciché, la scrittrice delle storie perdute

Chi è Maria Carmela Miccichè?
Non lo so.
Non la conosco personalmente, l’incontrai nel cyberspazio in un tempo ed un luogo indefinito e link dopo link l’ho apprezzata attraverso i suoi appassionati scritti.
Ignorare chi sia rafforza l’idea positiva che ho dei suoi racconti (brevi e non) e delle sue poesie; mi sento come il coach in «The Voice», il reality-show ove i giudici ascoltano le esibizioni dei concorrenti concentrando la loro attenzione soltanto sulla loro voce senza vederli.
D: Maria Carmela, cosa significa scrivere?
MCM: scrivere è comunicare, uno dei mezzi per comunicare, a volte con se stessi a volte per dire cose che non sapevamo di voler dire, sicuramente rimane un canale che unisce qualcosa dentro di noi con l’esterno.

D: a che età hai sentito la necessità di porre nero su bianco i tuoi pensieri? E dopo aver stilato un racconto/poesia, nel rileggere provi una sensazione di piacere o di frustrazione? Ad esempio, a me capita quando non riesco ad imprimere sul foglio i concetti che ho in mente ma, ovviamente, è una questione soggettiva.
MCM: a otto anni scrissi un poesia molto lunga “Il paesello molto bello” dove immaginavo questo paese con le case, le piazze, la gente. Il giorno dopo portai a scuola il foglietto di quaderno dove avevo scritto la mia poesia. La maestra lesse e mi fece giurare che fosse mia. Ero un po’ confusa, per me era stato un gioco, una cosa che avevo fatto senza tante pretese, fu molto imbarazzante. Giurai davanti alla maestra e a tutta la classe e a quel punto mi resi conto che era meglio tenere per me ciò che immaginavo. In effetti andò che continuai a scrivere, la maestra veniva a sbirciare e poi mandava i miei quaderni alle altre maestre. Non mi sono mai fermata, ho sempre avuto il bisogno, desiderio, voglia di appoggiare su qualcosa ciò che mi passa per la testa… e ne passano cose…
Scrivo sempre di getto non sapendo mai a priori cosa racconterò, quindi posso dire di essere sempre la prima lettrice di me stessa e in genere mi piace ciò che leggo 🙂

D: da dove attingi l’ispirazione per le tue storie? Quali generi preferisci raccontare?
MCM: l’ispirazione arriva da dove vuole, un foglio bianco è già un invito a metterci su qualcosa. Le foto, amo le foto che dicono tante cose e a volte trovo delle foto che invece seguono le mie parole, non lo so come accade, di conseguenza anche il genere varia, a volte segue il mio stato d’animo a volte vedo una foto o succede qualcosa e il foglio si riempie di altre cose.

Maria Carmela Micciche, il sito ufficiale

D: quali sono le doti necessarie per chi ama scrivere? Io sono un assertore della teoria: «più leggo più scrivo più leggo»
MCM: questa è una domanda difficile e quindi alle domande difficili è sempre meglio rispondere sinceramente: non ne ho la più pallida idea. Io ho sempre letto e sempre scritto, scrivevo le recite scolastiche inventando tutto di sana pianta e poi facevo la regista dirigendo i miei compagni e leggevo “La storia dei partiti politici” o “Carrie” insomma di tutto un po’. Credo che l’unica dote veramente necessaria è avere delle storie dentro da raccontare e le storie dentro nascono dall’osservare ciò che succede fuori. Ho scritto una poesia su questo, forse non è molto elegante citare se stessi ma credo possa spiegare ciò che voglio dire: Le storie delle cose perdute

D: come immagini i tuoi Lettori? Sei curiosa di carpire la loro espressione quando, col volto immerso nelle pagine del tuo sito, leggono le parole uscite da dentro la tua anima? Sorrideranno? Rifletteranno? Si emozioneranno?
MCM: curiosissima, vorrei conoscerli uno per uno e osservarli mentre leggono ogni rigo. Vorrei vedere l’espressione del viso e capire come le mie parole sono arrivate. Non è per, come dicono a Napoli “atteggiarmi”, per darmi l’aria della scrittrice, realmente non mi sento una scrittrice, ma mi piacerebbe sul serio incontrare ogni persona che legge ciò che scrivo e commentare con lei ogni cosa, credo sia la cosa più elettrizzante e affascinante che possa capitare.

D: se avessi la possibilità – anche temporale – quale scrittore vorresti incontrare? Chi condideri i tuoi «maestri» letterali?
MCM: ogni volta che prendo in mano un libro penso alla magia che lo ha reso libro. L’immaginazione che c’è dentro, la ricerca, la scelta di tante cose. Avrei voluto scrivere come Ken Follett perchè è uno scrittore che già al secondo rigo ti prende per il colletto e ti trascina fino all’ultima pagina e scrive sempre cose diverse, non è mai monotono. Comunque come dicevo prima ho letto di tutto un po’ ed è raro che un libro non mi piaccia totalmente, beh… a volte si ma succede raramente, per cui da quello che considero uno dei più geniali, Pirandello, a quello che magari ho letto per caso e di cui non ricordo il nome, lo so che faccio una pessima figura ma questa è, la cosa che mi “prende” di più è quando le parole riescono a portarmi dentro alle pagine, vorrei essere sempre in grado di fare questo.

D: Maria Carmela, che ricordo hai della scuola e del tuo professore di italiano? Ha contribuito a modellare la scrittrice che sei oggi oppure la formazione scolastica pensi sia solo nozionistica e non produce vera cultura?
MCM: questa domanda mi fa sorridere perchè mi riporta indietro ai banchi di scuola. Io ho frequentato il Liceo Scientifico del mio paese, adoravo la mia scuola e ricordo sempre con piacere il tempo trascorso con i compagni di classe e con i professori, le manifestazioni, erano gli anni ‘70 e ‘80, la scuola era un fermento di idee e cambiamenti. In terza liceo litigai con il mio prof d’italiano che mi assegnò il sei politico per tutto l’anno, il voto dei temi era sempre lo stesso: forma corretta, fuori tema 6. L’anno successivo arrivò un anziano professore che ascoltavo con la stessa dedizione di come all’epoca ascoltavo i Pink Floyd, adoravo le sue spiegazioni e il mio voto per tutto l’anno fu 9, ma non era questione di voto, non sono mai stata attaccata ai voti ma a quanto mi piacesse partecipare alle discussioni. Se la devo dire tutta la prima persona che credette alla mia “dote” di mettere i pensieri su dei fogli fu il mio parroco don Corrado Carpenzano. Ogni domenica veniva dato gratis, poi con un contributo di cento lire, il Notiziario, un giornalino della parrocchia dove ogni gruppo scriveva l’ordine del giorno delle varie riunioni, le comunicazioni di servizio, gli orari delle varie funzioni eccetera. iI venerdì lo ciclostilavamo a mano. Io avevo più o meno 13 anni e scrivevo ciò che discutevamo nel gruppo ragazzi e un giorno il parroco mi disse: “Mi piace come scrivi, dalla settimana prossima avrai una rubrica tutta tua dove potrai scrivere quello che vuoi” Ricordo come mi batteva il cuore quando vidi per la prima volta le mie parole stampate, era un’emozione, ed è sempre così.

Il caffè di Marek, la pagina facebook di Maria Carmela Micciché

D: tra i tuoi tanti racconti, a quale sei più affezionata? Segnala anche una tua poesia alla quale sei particolarmente legata.
MCM: Elena e i fiori di sale rimane il racconto al quale sono più legata. Per le poesie Un semplice pomeriggio d’autunno o Phasor e tante altre che sento mie nel senso intimo.

D: sei un’autrice molto produttiva oppure scrivi col contagocce? Hai mai distrutto una tua opera oppure consideri ogni racconto degno di essere pubblicato e saranno poi i Lettori a giudicare?
MCM: per quanto riguarda la quantità delle cose che scrivo non dipende da me, nel senso non programmo nulla, a volte mi sveglio nel cuore della notte con un’idea e fino a quando non diventa storia sta lì a darmi fastidio, a volte ci sono giorni che sono presa da altre cose e non riesco a scrivere nulla, dipende.  Ogni cosa che scrivo per me è importante, anche quella che sembra ordinaria, nel momento che prende forma per me diventa parte di me, è ovvio che alcune sono, come dire, più coinvolgenti e altre meno ma non ho mai distrutto nulla volontariamente, poi c’è da dire che essendo diversamente ordinata alcune cose le ho perse, rimaste chissà dove, scritte di vecchi quaderni… da quando ho il sito e la pagina ufficiale ho fatto dei passi avanti.

D: come tuo affezionato fan, ti confido che amo la sezione Buonbelgiorno mentre, tra i «brevi racconti» mi suscita emozioni positive Gli occhiali. Da dove nasce questa storia bella proprio per la sua semplicità?
MCM: Buonbelgiorno nasce per caso, ogni giorno mettevo qualcosa sulla pagina ufficiale Il caffè di Marek per dare il benvenuto a chi passava dal mio caffè virtuale, è divertente trovare uno spunto ogni giorno. Mi sono accorta che alcuni erano davvero originali così li ho raccolti in una sezione a parte. Gli occhiali è di fattura semplice, nel senso che siamo fatti in un determinato modo, chi si lamenta per ogni cosa, chi si adatta a ogni cosa e chi riesce a trovare una magia ogni giorno, è il modo di guardare il mondo. Non ci sono occhiali che possiamo indossare per essere diversi, possiamo solo essere consapevoli e spostarci in modo da vedere il mondo da un angolo diverso.

D: da poco mi sono avvicinato ai libri di Tiziano Terzani e nella sua biografica viene riportata la seguente citazione: «ormai mi incuriosisce di più morire. Mi dispiace solo che non potrò scriverne». Che ne pensi? Può la passione per la scrittura essere più forte di ogni altro sentimento?
MCM: la passione per definizione è qualcosa che va oltre il razionale modo di vivere quella situazione. Non so come funziona per gli scrittori veri, se riescono a essere programmati o sono divorati dal fuoco della creatività. Io come hai capito scrivo quando posso, come posso, a volte dopo un giorno di lavoro e famiglia mi metto davanti al computer e faccio le quattro del mattino senza cenni di stanchezza, presa dalla storia che sto scrivendo. A volte scrivo in ufficio mentre la gente esce ed entra, mentre suona il telefono, mentre organizzo il pranzo ma io non sono una vera scrittrice e per fortuna non faccio testo 🙂

D:  ultimi tre libri letti? E cosa stai leggendo ora?
MCM: Delitti e Misteri del passato – Sei casi da RIS di Luciano Garofano Giorgio Gruppioni e Silvano Vinceti – Mondo senza fine di Ken Follett – Una notte di luna piena per l’ispettore Dalgliesh di P. D. James – La mennulara di Simonetta Agnello Hornby. Adesso ho preso: Il libro segreto di Shakespeare

D:  Maria Carmela, a proposito di libri: quando fornirai alle stampe il tuo primo volume? Ti senti pronta oppure pensi sia un passo troppo impegnativo? Ma non sono proprio i sogni a contribuire all’evoluzione dell’individuo? Che permettono quel passo che razionalmente non intraprenderemo mai?
MCM: quando? Ci penso da un po’, avrei anche il materiale pronto ma l’editoria è un percorso strano. Intanto un mio racconto “Il pezzetto d’America sotto al cuscino” è tra i finalisti al concorso della città di Sortino. La premiazione dei tre racconti vincitori avverrà il 3 Ottobre all’interno della mostra dell’editoria, vediamo che succede. Io continuo a sognare di vedere un mio libro in libreria ma il sogno più grande è quello di incontrare i miei lettori.

Maria Carmela, avrei voluto porti altre cento domande ma non posso abusare della tua disponibilità.
Coltiva il tuo talento

Un grazie da tutti noi, i tuoi Lettori.

MCM: spero di non essere stata tediosa o prolissa in tal caso chiedo scusa, se invece avete letto tutto fino a qua… bravi vi devo un caffè, napoletano ovviamente.

Grazie
Maria Carmela Micciché

PS: è doverosa una precisazione da parte dell’autore di questa intervista: non ho mai guardato un reality-show nè tantomeno un minuto di «The Voice»


Maria Carmela Micciche, la scrittrice delle storie perdute

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