Fin dove giunge la maleducazione?
Viaggio in metropolitana (Linea1).
Carrozza piena, ne abbiamo viste di peggio.
Entra un ragazzo non vedente: col bastone lungo e sottile, guadagna spazio tra i passeggeri incuriositi.
Pian piano attraversa la carrozza, con calma raggiunge la porta opposta all’ingresso.
E’ sicuro nei movimenti, evidentemente prende la metro con regolarità.
Mentre il treno riparte, il ragazzo non vedente appoggia la schiena sulla parete, in prossimità dell’uscita.
Tutti osservano, nessuno si alza per cedergli il posto.
La reazione del sottoscritto
I ragazzi isolati nelle cuffie, signori indifferenti, donne chiuse nel loro mondo.
Mentre il treno attraversa le gallerie (buie) e corre veloce verso la successiva stazione, nell’ecosistema underground – specchio del mondo di sopra – trionfa l’egoismo.
Tutti incollati al sediolino della metro, il ragazzo non vedente in piedi.
Assurdo, davvero assurdo.
Anzi, inaccettabile!
Reagisco.
Mi avvicino ad un giovane: lui, seduto, comodo.
Il coetaneo in piedi, più in là.
Con le mani, indico il non vedente.
Il giovane alza lo sguardo con aria stupita, non comprende le intenzioni.
Con le dita, punto ai miei occhi con un movimento continuo destra-sinistra della mano.
Il giovane osserva ancora il non vedente, poi il sottoscritto.
Infine capisce.
«Vuole accomodarsi?» dalla bocca distratta, finalmente, partono le parole magiche.
«Grazie, fra poco scendo» il non vedente risponde senza esitazione.
Dopo pochi minuti, la metro giunge alla stazione.
Le porte si aprono ed il ragazzo, aiutandosi col sottile bastone, esce e prosegue il suo cammino con fiducia.
Dal treno, lo seguo con lo sguardo.
Ben presto, il non vedente svanisce tra la folla dei pendolari, un fiume di persone concentrate solo su se stesse incapace di aiutare il prossimo.
La metro riparte.
La maleducazione cieca, resta.