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Tag: salute (Page 3 of 5)

Nuvola di Fantozzi, l’evoluzione

Nuvola di Fantozzi, ieri

Osservazione di un lavoratore degli anni duemila: dopo la crisi economica e l’indispensabile riforma Fornero, la nuvola di Fantozzi raggiunge la maturazione massima.

La teoria appurata dal dipendente-modello nella sua eterna carriera – oramai solo gli highlander aspirano al traguardo finale –  risulta (come l’impiegato cinquantenne) obsoleta:

*** TEORIA SUPERATA ***

il sole brilla dal lunedì mattina al venerdì pomeriggio.
Prevista pioggia nel week end

Nuvola di Fantozzi, oggi

Il meteo impazzito costringe gli esperti del settore, per non esporsi alla solita doccia gelata, ad assegnare nomignoli ai temporali e rifugiarsi nell‘instabilità, termine tecnico che cela l’incapacità previsionale dei più moderni modelli aeronautici.

E così la tradizionale e burlona nuvola di Fantozzi, pronta a rovinare i week end degli impiegati di ieri, oggi è incattivita: piccole e fastidiose piogge cadono nella pausa pranzo del dipendente per rovinare l’ambita mezz’ora d’aria.

L'evoluzione della nuvola di Fantozzi

La pioggia? Durante la pausa pranzo

Anche oggi osservo il piccolo, minaccioso «mostro» avanzare proprio alle ore tredici, il momento tanto agognato dall’esercito dei lavoratori.

Una boccata d’aria per ossigenare il cervello.
Una caffè per ricaricare le batterie ed affrontare il pomeriggio.

Sono pronto.
La nuvola di Fantozzi, geneticamente modificata, non mi fermerà.

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Non sono un alieno

Alieno (per necessità)

«Terrorista! Se ti ferma la polizia, t’arresta!»
«Talebano, fai paura!»
Le battute si sprecano, gli epiteti pure.

Il volto nascosto dietro la maschera avvolgente nera, la testa protetta dal casco militare, lo sguardo impenetrabile.
Le occhiate perplesse dei passanti, inchiodano il sottoscritto e la sua e-bike alla dura realtà: nel contesto urbano dove è totalmente assente la cultura della bicicletta, il ciclista risulta un elemento estraneo, un corpo da emarginare, un extraterrestre da abbattere.
Un alieno, appunto.

Io, ciclista napoletano, non sono un alieno: chi sono i veri mostri?

La giungla metropolitana

Eppure, l’eroico ciclista napoletano, resiste.
Per sopravvivere nella giungla metropolitana utilizza le uniche armi a sua disposizione: pazienza, tolleranza, concentrazione, passione per la pedalata, fede inossidabile per la salvaguardia dell’ambiente, lotta senza quartieri contro i «mostri» metropolitani.

Il sorpasso

Il clacson cafone chiede strada.
Arranco in salita con mille occhi(ali) aperti per intercettare i pericoli contromano, le orecchie-radar a percepire il rombo dell’idiota di turno pronto al meschino sorpasso a destra.

L’auto si avvicina, l’ennesima strombazzata e la grossa tartaruga metallica supera la piccola lumaca a due ruote.

Avrà cinque anni.
Il bimbo – in braccio alla mamma, seduto d’avanti lato passeggero – affacciato al finestrino dell’auto, durante gli interminabili istanti del sorpasso, studia il sottoscritto pedalare.

Lo sguardo innocente tradisce lo stupore.
La meraviglia si fa largo nei suoi occhi puliti.

L’adocchio.
Catturo la sua sorpresa.
Il mio sorriso resta imprigionato nella maschera antismog.
Saluto il piccolo con la mano.
Intimorito dall’aspetto cibernetico che trasmetto, il bimbo non risponde al cenno.

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Chi è il vero «mostro»?

Vorrei gridare: «ehi piccolo, l’alieno non sono io!»

I «mostri» siete voialtri che usate l’auto anche per comprare le sigarette sotto casa, evitate i mezzi pubblici come la peste bubbonica, ignorate il car-sharing, odiate passeggiare, impestate l’aria con i tubi di scappamento delle vostre carcasse metalliche sempre bollenti.

La tartaruga sgancia l’ultima nuvola nera di veleno, accelera e prosegue nella giungla.

Il bimbo allunga il collo, si affaccia di nuovo, mi osserva ancora.
Prima di sparire dietro la curva, muove la manina per un timido saluto.


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#SaveBikeSharingNapoli: se il MIUR mi ruba la bicicletta

Burocrazia del MIUR: il «mostro»

L’ultima «pedalata condivisa» risale allo scorso ottobre (2015).
Da allora, le bici arrugginiscono in chissà quale deposito mentre sale l’indignazione tra i cittadini: perché il progetto Bike Sharing di Napoli è fermo?

Il post Ridateci le bici! #SaveBikeSharingNapoli svela il mistero.
Il «mostro» ha un volto: la burocrazia, termine astratto per indicare l’inefficienza della farraginosa macchina pubblica capace di complicare (e fermare) un’idea tanto geniale quanto semplice.

In 15.000 per tre giri intorno alla Terra

Muoversi in città con il bike sharing presenta mille, innegabili vantaggi ed i numeri incredibili del progetto partenopeo lo dimostrano (io stesso ho provato il servizio con estrema soddisfazione).

Dal sito ufficiale::

Forse non lo sapevate, ma ci abbiamo creduto in più di 15.000 e insieme abbiamo percorso in bici oltre 120.000 km.
Circa 3 volte il giro della Terra, per intenderci!

Bloccare un’idea vincente a favore dei cittadini è tipico della burocrazia italiana, capace di ingessare un paese per una firma dimenticata su un modulo o la vacanza di un dirigente.
Oppure per negligenza ed incapacità.

#SaveBikeSharingNapoli, l’hastag dell’SOS

Gli organizzatori non si arrendono e lanciano l’SOS social.
L’hashtag #SaveBikeSharingNapoli vola su twitter: al MIUR giunge la rabbia, le proteste, richieste, testimonianze e foto dei tanti napoletani ai quali hanno scippato le bici.

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Invece di ampliare, chiudono

Il sottoscritto, fermo d’avanti la ciclostazione «fuori servizio» di Castel dell’Ovo, pone un quesito elementare: invece di combattere per ripristinare il servizio (gratuito) di condivisione della pedalata, non dovremmo festeggiare l’estensione del progetto e le aperture di nuove ciclostazioni?

In una città (o nazione?) normale la domanda sembrerebbe assurda, da noi invece assume un tono provocatorio che suscita la risposta cinica del Lettore assuefatto: «ma dove credi di vivere? A Stoccolma?».
Domanda rispedita al mittente: anche a Napoli abbiamo il diritto di pedalare!

Ridateci le bici! #SaveBikeSharingNapoli

Ciclostazione di Castel dell’Ovo di Napoli: il bike sharing fermo dall’ottobre 2015. Perché?

Col casco ma senza le bici

Sul lungomare di Napoli, alla visione dell’ennesima ciclostazione in disuso, con i monitor spenti, i display privi di qualsiasi segnale vitale, l’assenza delle bici colorate, abbandonata al suo triste destino per colpe non sue, sorrido amaro alla mia stessa battuta:

 a Napoli usiamo il casco ma ci hanno tolto le bici

Mettiamo la parola fine a questa (ennesima) vergogna.
Ridateci il Bike Sharing.


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Le ossessioni alimentari di un quarantenne moderno

Soia, semi di lino ed antiossidanti

«Assaggia i semi di lino, sono speciali».
A casa di coetanei ritrovo le manie alimentari di noi, over quarantenni.

Il menù generazionale prevede:

  • azzeramento della carne rossa
  • a colazione, il tè (meglio se verde) a favore del latte (pesante da digerire)
  • a pranzo e/o cena, hamburger di soia, insalata di tofu, seitan al forno
  • alla scoperta dei valori nutrizionale di quinoa e affini
  • verdura e frutta di stagione a tutte le ore

Semi di lino, soia, tofu, seitan, antiossidanti: i cibi vegetariani aiutano a star meglio

Cibi vegetariani per tutti

La lotta alla pancia da impiegato-sedentario ingrassata dalle serate dopo cena da-Re-dello-zapping-srotolato-sul-divano-davanti-la-tv si combatte con un tuffo nel mondo vegetariano.

Al supermercato, il reparto dedicato ieri agli integralisti della salute, oggi è un settore di massa (con i prezzi in aumento vista la richiesta crescente).

Tips and tricks

E’ furbo allungare le braccia per la presbiopia galoppante, sperimentare pilates per prevenire il mal di schiena, utilizzare Runtastic per contare i diecimila passi al giorno consigliati dal dottore, bere otto bicchieri d’acqua in otto ore e mangiare lo yogurt a metà mattinata, preferire il caffè d’orzo e lo zucchero di canna se necessario.

Il trionfo dell’integrali tra pane e pasta e gli immancabili cibi antiossidanti (mandorle, noci e frutta secca) completano il quadro della prevenzione ed attenzione alla forma fisica non più «quella di una volta».

Fissazioni?
Ossessioni moderne di un quarantacinquenne preoccupato?
No.
Significa accettare i cambiamenti del proprio fisico col trascorrere del tempo.

Adattarsi è sintomo di intelligenza.
Ad ogni età.


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Il ciclista napoletano

La gioia del ciclista

Pedalo per San Gregorio Armeno con calma, tra turisti e passanti.
Il famoso vicolo è affollato anche in un anonimo venerdì pomeriggio di marzo.

Giro in bici nel centro storico di Napoli, esperienza per pochi fortunati, affascinante ed alquanto originale.

Osservo vetrine, bancarelle, presepi, chiese, volti e colori.
Incamero odori e profumi.

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Pedalare a Napoli tra mille difficoltà

Pista ciclabile assente, pavimentazione sconnessa rendono faticoso ogni singolo metro percorso.

Mancanza assoluta di cultura ciclistica, un continuo zigzag tra pedoni e sanpietrini malefici trasformano la bici in un doloroso yoyo.
Ogni sussulto una pugnalata alla schiena.

Pedalare a Napoli è un’impresa eroica.

Bicicletta a Napoli, una scelta coerente

Sono conscio: l’indubbia morfologia del territorio partenopeo – salite / discese / strade strette / vicoli / buche – non favorisce l’uso della bici per spostamenti quotidiani.

Eppure desidero pedalare in città perché girare in bici è coerente con la mia personale visione della vita.

Acquisto una bici a pedalata assistita ed aderisco all’esercito – ancora in minoranza – di cittadini napoletani che, nonostante tutto, lasciano l’auto in garage e raggiungono il luogo di lavoro con mezzi non inquinanti.

Il motore elettrico montato discretamente sul mezzo permette di affrontare il tragitto casa-lavoro con serenità.
Giungo in ufficio senza particolari sforzi fisici eppure l’attività quotidiana aiuta il corpo, rilassa la mente, combatte lo stress, mi aiuta a star meglio.

Nonostante il traffico, lo smog ed i mille «mostri» presenti in una metropoli dove il ciclista è considerato ancora un alieno da abbattere.

Io, ciclista (napoletano) felice

Io, ciclista (napoletano) felice

Un fantastico itinerario verso il mare

Saluto San Gregorio Armeno.
Procedo lungo i decumani, raggiungo via Toledo, intravedo il teatro San Carlo, l’ennesimo slalom intorno alla fontana di piazza Trieste e Trento ed accelero verso piazza del Plebiscito.

Ancora poche pedalata ed intravedo il mare.
Sulla mia e-bike sembra di volare, piccole lacrime escono spontaneamente dagli occhi colpiti dal vento gelido d’autunno.

Arrivo sul lungomare.
Mi fermo, osservo le onde ancora alte.
Tolgo i guanti.
Poi il casco.

Con la mano destra mi asciugo gli occhi.
Sorrido mentre guardo l’orizzonte blu.

Anche oggi ho sconfitto i mille «mostri».
Anche oggi sono un ciclista (napoletano) felice.

Quando sei in salita e non ce la fai più, le gambe ti fanno male e vuoi fermarti, è giunto il momento di pedalare ancora più forte.

Mario, un ciclista napoletano


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Io napoletano innocente, vittima di un esperimento segreto?

Il triangolo delle Bermude? E’ a Napoli

Attesa prevista: quasi venti minuti.
GiraNapoli spara cifre a caso: l’autobus passa fra dodici minuti, dopo un refresh sul display dello smartphone compare uno stupefacente sedici, poi un nuovo tentativo e la sentenza: «dato non disponibile».

L’elefantiaco mezzo pubblico scompare dai radar, risucchiato dal traffico cittadino non fornisce più posizione e tempi.

Il mistero del triangolo delle Bermude è a Napoli, e noi cittadini di serieB in attesa di notizie che non giungeranno mai, non resta che pregare.

Alla fermata dell’autobus, la piccola folla radunatosi intorno al sottoscritto – nominato speaker ufficiale a furor di popolo – chiede spazientita: «quant pass sto benedett?».

Curare lo spirito e la forma fisica

Dopo trenta minuti di speranza, mantenere la calma è difficile.
A noi napoletani la pazienza non manca: inspirare e espirare, placare l’istinto distruttivo e ritrovare l’equilibrio psico-fisico.

Non resisto oltre, cedo.
«Vado a piedi» annuncio alla platea rumorosa.

Lascio alle spalle il brusio.
Distinguo chiaramente le due fazioni, i rassegnati ed i reazionari: i primi attendono il miracolo, i secondi reagiscono.

Inizio a camminare verso la fermata successiva.
Percorro il primo chilometro.
Interrogo l’app per curiosità più che convinzione: l’autobus è svanito dai satelliti ANM.

Mi sento in forma, continuo a passeggiare.
Passo dopo passo, scarico il malumore e ritrovo fiducia.

L’esperimento segreto

Sono sicuro: in qualche stanza buia del Comune si pianifica un progetto classificato TOP SECRET.

Il concetto è chiaro: la privazione, se non ammazza, rende più forte.

Gli autobus pubblici sono uno dei tanti elementi: l’attesa estenuante e la mancanza di informazioni sicure tempra lo spirito, la reazione e la passeggiata combattono l’obesità ed aiutano il cuore.

Il parcheggiatore abusivo?
Un incentivo a lasciare l’auto a casa o distante dal cinema utile a verificare il livello di passività del napoletano.

L’emergenza rifiuti?
Un test per comprendere il grado di assuefazione alla anormalità.

Un’unica, spietata regia a favore della salute del cittadino partenopeo.

I primi esiti: il napoletano reagisce bene

I primi risultati sono incoraggianti.
La resistenza del napoletano è superiore alla media nazionale e – caratteristica sviluppata negli anni di disservizi continui – si adatta in ogni altro luogo senza difficoltà alcuna.

Io stesso traggo notevoli benefici dall’inefficienza del trasporto pubblico: cammino di fermata in fermata e dimagrisco, m’abbronzo in estate e mi tonifico d’inverno, la resistenza aumenta di mese in mese.

Preso dall’entusiasmo, al prossimo ritardo della metropolitana proseguirò lungo i binari e  – da giugno – proverò la traversata a nuoto del golfo con destinazione Procida (per settembre, conto di giungere a Capri senza sostare per Ischia).

L’esperimento funziona.
Parola di una cavia napoletana.

Io napoletano innocente, vittima di un esperimento segreto su Napoli?

Io napoletano innocente, vittima di un esperimento segreto su Napoli?


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Piscina Scandone, i numeri dell’inefficienza

Ruggine nell’acqua: stop di due settimane

«Per colpa di un tubo rotto c’è della ruggine nell’acqua e l’ASL ha chiuso per controlli».
E’ la spiegazione fornita dall’Amministrazione della piscina Scandone per l’ennesimo imprevisto che ha fermato le attività per due settimane di novembre (nel momento in cui scrivo).

Da quanto ricordo, anche lo scorso anno (2014), accadde il medesimo incidente.

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Il fallimento della Piscina Scandone

Se la piscina Scandone di Napoli fosse gestita da un privato, l’imprenditore avrebbe già dichiarato fallimento.

Le foto del’incuria pubblicate lo scorso 18 novembre nel post Scandone, la piscina di Napoli tra degrado e voglia di nuotare testimoniano l’assenza di manutenzione regolare da parte degli addetti.

I bagni guasti da quattro mesi sono ancora inutilizzabili, le docce funzionano a scartamento ridotto, le luci fulminate restano spente per intere settimane.

Uno dei bagni della piscina Scandone: «GUASTO» da quattro mesi

Uno dei bagni della piscina Scandone: «GUASTO» da quattro mesi

Anche l’aumento del prezzo delle schede

Annoto anche l’aumento di prezzo delle schede magnetiche utilizzate per accedere alle docce ed i phon a muro presenti negli spogliatoi: da 1,5€ per otto passaggi a 2€ per dieci (ogni doccia ed utilizzo dell’asciugacapelli prevedono due passaggi).
Ovviamente, in corrispondenza di tale incremento, non si evince una miglioria del servizio (anzi …).

I numeri dello scandalo

Scandalizzarsi o adattarsi (anzi, accontentarsi) dipende dalla sensibilità di ognuno di noi.
Dunque, vado oltre: ragiono sui numeri (fino a prova contraria, la Matematica è certezza).

Seguono le date salienti dell’ultimo anno, la misura dell’inefficienza della Scandone:

  • metà giugno 2015: chiusura estiva
  • inizio ottobre 2015: apertura della stagione agonistica
  • novembre 2015: chiusura della struttura per due settimane
  • dicembre 2015: chiusura della struttura per il ponte dell’Immacolata e delle vacanze natalizie (scommetto fino all’Epifania)

Da veloci calcoli:

  • tre mesi e mezzo di chiusura estiva (con zero lavori di manutenzione apprezzabile e/o visibile per noi utenti)
  • ottobre attività piena
  • tra novembre e dicembre, su nove settimane almeno quattro saltano per la rottura del tubo e feste natalizie
  • riapertura della piscina nel nuovo anno (dopo l’Epifania?)

Le dichiarazioni dell’Assessore allo Sport del comune di Napoli

Causa rottura del tubo e ruggine in acqua, Repubblica Napoli evidenzia l’impossibilità di giocare le partite di pallanuoto dell’A1:

Per la città di Napoli è una brutta figura perché sabato 28 novembre sono in programma due partite di A1 di pallanuoto, Acquachiara -Trieste ed addirittura il derby tra Posillipo e Canottieri.

L’assessore allo sport del Comune di Napoli Ciro Borriello dichiara:

“Il tubo era stato sostituito regolarmente martedì, i tecnici in tempi record avevano pure provveduto ad isolarlo. Purtroppo le analisi hanno dato esito non conforme su un campione d’acqua marginale, che si trova vicino ai filtri. Probabilmente si tratta di un residuo di ruggine che però ci impedisce di riaprire l’impianto. Ho chiamato le società di pallanuoto per scusarmi, lunedì alla riapertura degli uffici dell’Arpac provvederemo immediatamente a far analizzare un altro campione”.

Il disagio degli utenti e delle società sportive

Nessuno pensa alle centinaia di atleti (dai bimbi agli anziani) costretti a subire l’ennesimo disagio dovuto all’assenza di manutenzione regolare che meriterebbe il vecchio e glorioso impianto di viale Giochi del Mediterraneo?

Chi risarcirà i danni economici subiti dalle società private che lavorano con professionalità, disponibilità e tamponano i molteplici imprevisti per noi utenti?

Domande senza risposte.

Alla piscina Scandone vige una sola amara certezza: prima di nuotare, armati di tanta pazienza.


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Il mio compleanno speciale

45 anni, evento irripetibile

Sono entusiasta, compio quarantacinque anni.
La notizia è ufficiale: oggi ventisei novembre è il mio compleanno ed è un compleanno speciale.
Mi spiace solo di non poter ripetere l’evento, dunque mi godrò la giornata appieno prima che fugga via.

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L’età di mezzo

Quarantacinque anni, l’età perfetta.

Adulto e giovane, dipende dall’occasione e dal contesto.
Uomo maturo per le decisioni importanti, giocatore di calcetto per una partita senza senso tra vecchi amici.
Professionista nel mondo del lavoro, turista per caso nel weekend.
Insegnante per i giovani, allievo degli anziani.

L’età nella quale vale il tu ed il lei (o il voi per chi vive al sud), dipende dagli occhi di chi ti guarda.

Quarantacinque anni, sono ideali per godersi la vita.
Basta capirlo.

Il mio compleanno, 45 anni età perfetta!

Il mio compleanno, 45 anni età perfetta!

Presbiopia, effetto collaterale del 45

«Dottore inizio a non vedere bene da vicino» ammetto durante la visita oculistica annuale.
«E’ normale per la sua età» sentenzia il medico mentre scrive apatico il referto.
«Comunque ho risolto: per leggere allungo le braccia» ribatto felice come se avessi scoperto l’invenzione del secolo.
«Prima o poi le braccia terminano» risponde asettico l’uomo abituato a smontare l’entusiasmo dei quarantenni presbiti.

Il «giro di boa» può attendere

Guardo indietro ed osservo il tratto già percorso, non breve ma nemmeno chilometrico.
D’avanti la strada da esplorare è ancora lunga, scruto lontano ma non vedo l’orizzonte (la miopia, in questo caso, aiuta).
Buon segno.

Dopotutto non sono ancora giunto nemmeno nel dantesco mezzo del cammin di nostra vita, un’amica mi suggerisce i cinquanta come «giro di boa».
Ottima idea, accetto il consiglio.

Il mio regalo di compleanno per te

Oggi, 26 novembre 2015, il download dell’ebook da Amazon Gli ultimi giorni di HP Pozzuoli è gratuito!
E’ un regalo per tutti voi Lettori che seguite con fedeltà le nostre sorti lavorative (come già specificato, tutti i profitti comunque andranno in beneficenza).
Il relativo PDF, ovviamente, è sempre disponibile e gratuito.

Scarica l'ebook gratuito "Gli ultimi giorni di HP Pozzuoli"

Il tuo regalo di compleanno

«Mario, che regalo desideri?» chiedo a me stesso.
«Nulla, ho già tutto» rispondo al sottoscritto.
«Ti conosco meglio di me stesso, è il giorno del tuo compleanno, sento che desideri qualcosa» il mio alter ego è testardo.
«Sbagli Mario, non cosa desidero ma chi desidero» correggo la mia coscienza.

Vorrei che tu – dico proprio a te che leggi il post in questo momento – dopo aver cliccato su “Mi Piace” e condiviso l’articolo sui social, mi telefonasti.

E’ vero, amico mio, non ci sentiamo da tempo e quale migliore occasione per rompere il ghiaccio?

Drin drin drin … il cellulare squilla, se tu vero? 🙂


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Montella, la sagra della castagna: la classifica delle bontà

Montella, la castagna doc

Se (come il sottoscritto) ami le caldarroste, registra nel calendario l’evento: la sagra della castagna di Montella merita la visita.

Una passeggiata nel verde dell’Irpinia, nel centro del piccolo paese in provincia di Avellino, tra più di cento stand dedicati all’oro marrone cucinato in mille gustose ricette.

La sagra, cosa assaggiare

Una giornata d’autunno con un clima primaverile, ecco il mio sabato a Montella.

Mi sento un bimbo in un negozio di giocattoli, vorrei assaggiare tutto, ogni stand un profumo, ogni singola castagna una sirena tentatrice.
Castagne, mon amour arrivo!

Dunque – con un chilo in più – il giorno dopo stilo la classifica degli imperdibili:

  • le caldarroste (1€ a coppetto) cucinate sul fuoco ardente con un rullo che viene fatto girare lentamente
  • il dolce secco ripieno di sola crema di castagna (a forma di rombo e senza cioccolato o altro). Ignoro il nome ma è squisito (1,5€ a pezzo)
  • panino con salsiccia al tartufo (alla brace, ovvio – 4€)
  • pizza fritta con i funghi (davvero speciale – 3,5€)

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I colori dell’autunno

Se poi l’estate di San Martino compie il suo dovere, all’appagato visitatore non resta che godersi la splendida giornata ed immortalare i colori dell’autunno.

I colori dell'autunno, Montella (AV)

I colori dell’autunno, Montella (AV)


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Dal dentista, il tweet perfetto

La sala d’attesa, luogo di pentimento

Con trepidazione crescente, attendo la convocazione.
Lo smartphone è morto, non c’è campo.

Giocherello con Whatsapp, guardo le foto dei contatti e leggo lo stato.
Mio cugino cita una frase storica di Nelson Mandela: «un vincitore è solo un sognatore che non si è mai arreso», un’amica ricorda il fascino della lettura: «un libro ben scelto ti salva da qualsiasi cosa, persino da te stesso» (Daniel Pennac).
La fantasia e la tecnologia, un binomio vincente.

La sala d’attesa è vuota, il prossimo condannato sarà il sottoscritto.
La pausa forzata sprona, l’ambiente invita a riflettere.

Dal dentista, l'attesa genera il tweet perfetto

Le riviste del secolo scorso

Depongo il cellulare.
Dal tavolino posto vicino le poltrone, estraggo una rivista dal mazzo.

Elisabetta Gregoraci incinta beccata dal paparazzo mentre è in posa sullo yacht di famiglia, Belen mostra le grazie al mondo con la dovuta timidezza, una donna confessa di essere l’ennesima miracolata di Padre Pio, una ex pornostar illustra la sua nuova vita da suora di clausura.

Perché i dottori non si abbonano a riviste intelligenti?
E per quale mistero le sale d’attese sono zeppe di giornali del secolo scorso?

La tortura ha un prezzo (alto)

Tocca a me.
Percorro il corridoio illuminato dai neon bianchi, la giovane segretaria con un cenno gentile mi invita ad entrare nella sala delle torture.
Varco la soglia, la porta si chiude, restiamo solo io ed il crudele dentista.

Il piccolo «mostro» sarà debellato in trenta minuti, la carie non può nulla contro le armi appuntite del torturatore.
«Operazione conclusa con successo, nulla di grave, ci vediamo fra un anno» sentenzia l’odontoiatra col sorriso di chi sa il fatto suo.

Passo alla cassa, il funerale al piccolo «mostro» costa caro.
Torturato e felice scappo via desideroso di addentare una zuppa di lenticchie (meglio non rischiare).

Il tweet perfetto

Un tweet generato dall’estenuante attesa sintetizza per i posteri (pazienti) l’emozione del momento.

Cinque consigli per una salutare vita d’ufficio

1 Lo yogurt

A metà mattinata mangio uno yogurt per evitare un calo di energie e traghettare lo stomaco senza traumi verso la pausa pranzo.
Inoltre, lo spuntino respinge le sirene tentatrici celate dietro le saporite merendine appostate nel distributore automatico.
Per i valorosi, c’è lo yogurt magro (ci sto lavorando …)

2 L’indistruttibile borraccia d’acqua

Sulla scrivania dell’ufficio non manca la borraccia, la prima arma per contrastare il selvaggio «uso e getta».
L’indelebile bottiglia mi ricorda il doppio obiettivo: bere due litri di acqua al giorno e difendere l’ambiente dalla feroce invasione della plastica.

Lo scopo idrico lo raggiungo sorseggiando ogni trenta minuti l’equivalente di un mezzo bicchiere – anche in assenza dello stimolo della sete.

A fine giornata, mentre spengo le luci per andar via, osservo il cestino della raccolta differenziata stracolmo di bicchieri e bottigliette, rifiuti giornalieri prodotti dalla eco-pigrizia dei miei colleghi: io ho bevuto senza contribuire a tale scempio.

Cinque consigli per una vita d'ufficio salutare: la borraccia contro l'uso e getta e tutelare l'ambiente

3 La pausa pranzo

La corretta educazione alimentare d’ufficio prevede un primo piatto leggero ed una frutta di stagione (un pasto frugale aiuta la concentrazione pomeridiana).

Il contenitore dei cibi, rigorosamente in vetro, evita l’odiato monouso tipico dei cibi d’asporto e risulta conforme al riscaldamento veloce nel microonde.
Del pane non vi è traccia.

Il mercoledì è il giorno dell’eccezione.
Il meritato premio? Una pizza con i pochi, fidati colleghi (al più quattro per non trasformare la pausa pranzo in un noioso meeting aziendale).

4 Due caffè al giorno

La mattina, appena giunto in ufficio, un caffè al distributore automatico è d’obbligo: una chiacchiera social, un approfondimento sull’attualità scottante, il gossip sul collega e via.

Dopo pranzo, la seconda ed ultima tazzina al bar: uscire, passeggiare, incontrare volti diversi ossigena il cervello ed aiuta ad affrontare la seconda parte della giornata.

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5 Il consiglio più importante

Le otto ore d’ufficio, sommato al tempo speso per raggiungere la sede, comportano un’assenza da casa di quasi dieci ore per gran parte dell’anno (cioè della vita). Dunque, mi sono imposto il rispetto di semplici regole del viver sano:

  • non restare digiuno per più di tre ore consecutive
  • ogni due ore di lavoro, fermarsi per una pausa di 10-15 minuti
  • non fumare (evergreen)
  • dopo la pausa pranzo, concedersi quattro passi fuori dall’ufficio

Un ultimo, importante suggerimento senza il quale l’intero discorso crolla, denominato il consiglio zero: non facciamoci licenziare.


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Fatbooth, l’app per battere l’obesità

Fatbooth

In vista della prova-costume, consiglio una simulazione con l’app Fatbooth.
Io l’ho provata: il volto ingrassato e le guance gonfiate mi rendono simile a Sherman Klump, il professore di genetica interpretato da Eddie Murphy alle prese con l’obesità (nel film Il professore matto)

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Il messaggio

Eppure, il gioco nasconde un messaggio importante: attenti, la salute parte da una corretta dieta alimentare che non significa rinunciare a mangiare bensì rispettare le giuste regole.
Perché qualsiasi cucina voi decidiate di seguire (vegetariana, vegana, onnivora, …) esiste una verità comune: non esagerare, variare e mangiare prodotti di stagione.

L’esperimento

Scattate una foto a chi volete bene e macinate la sua immagine con FatBooth.
Mostrategli come potrebbe diventare, spaventatelo con l’app cicciona.
D’istinto vi allontanerà con una grassa risata, poi un giorno – d’avanti ad una pizza – vi ringrazierà.

ecco come potrei essere secondo FatBooth


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